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    Capitan America a Milano: cosa significa negli Usa l’acquisto di Pulisic

    Il nuovo trequartista del Milan è il simbolo calcistico del suo paese: il 90% dei tifosi alle partite ha la sua maglietta. Un colpo dai risvolti commerciali importanti: un impatto senza precedenti sul calcio americano

    La passione di Gerry Cardinale per i supereroi è ormai nota, e chi arriva nello splendido ufficio di RedBird su Madison Avenue, a New York, viene accolto all’ingresso dalle statue di Iron Man e Hulk. Ora il numero uno del Milan si è assicurato anche “Capitan America”, il volto del soccer a stelle e strisce Christian Pulisic. LEGGI TUTTO

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    Cosmi: “Napoli ancora favorito. I trequartisti? L’ultimo è stato Morfeo…”

    Il tecnico 23 anni fa fece tornare grande il Perugia, ora non molla: “In pensione non ci vado. Il calcio dei miei tempi è irripetibile, oggi mi piace il City ma non mi fa battere il cuore”

    V entitrè anni fa, nell’estate del 2000, mentre l’Italia si dimenava al ritmo di “Vamos a bailar esta vida nueva”, la Serie A accoglieva l’esordiente Serse Cosmi alla guida del Perugia. Oggi, dopo l’ultima esperienza a Rijeka (Croazia), Serse aspetta e si rilassa guardando il Tour de France, “il mio idolo Pogacar va come un treno. Mi entusiasma come mi entusiasmava Pantani. Con loro di scontato c’è una cosa sola: attaccano sempre”. LEGGI TUTTO

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    Cuadrado criptico sul futuro: “Ronaldo non vuole portarmi in Arabia”

    Intervenuto ai microfoni di As, l’ormai ex esterno della Juve, Juan Cuadrado, ha rilasciato delle dichiarazioni sia sul suo passato in bianconero, sia su quello che sarà il suo imminente futuro. SULLA JUVE – ‘Mi sento molto orgoglioso. Forse, qualcuno sta iniziado a rendersi contro di quello che è ho fatto davvero alla Juventus: 8 anni giocando su larga scala, semplicemente ringrazio Dio. Lo sognavo, ma non pensavo che sarebbe stato così, trascorrere così tanto tempo lì e giocare ad alto livello’.SUI COLOMBIANI – ‘Spero che i futuri giocatori colombiani che andranno lì possano superare tutto questo. Che siano i prossimi colombiani alla Juventus, al Milan e possano lasciare un’eredità. Mi riempie di orgoglio aver vissuto tutto questo’.  SUL FUTURO – “Sono molto tranquillo, sto pensando bene a cosa è meglio, chiedendo aiuto a Dio. Qui c’è il mio agente Andrey Martínez che era in Europa ed è appena arrivato per parlare delle varie situazioni. Ovviamente ci sono opzioni e andremo ad analizzare qual è la migliore”.SULL’ARABIA – ‘Futuro in Arabia? In questo momento ho ancora molta passione, mi piace competere. La panita (CR7 ndr.) è laggiù, ma non vuole portarmi’.NAZIONALE – ‘Ho ancora passione, forza, mi sento bene. Sarebbe una bella sfida, un traguardo. Se Dio mi darà la forza per esserci, da parte mia darò il 150% per essere nelle migliori condizioni e lascerò decidere allo staff tecnico’.  Carica altri LEGGI TUTTO

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    Il genio, l’arte, la semplicità: Luis raccontato a chi non l’ha visto

    Gli veniva naturale stoppare il pallone, alzare la testa, intuire lo scatto di Jair o di Mazzola, e recapitargli il pallone con una fiondata secca che era una sentenza: storia di un calciatore che ha fatto le imprese più difficili a suon di cose semplici

    Nell’estate del 1962, mentre tutti ballavano sulle spiagge d’Italia al ritmo di “Quando quando quando”, i tifosi interisti s’interrogavano perplessi sotto gli ombrelloni e si chiedevano se l’avvento del Mago Herrera, giunto due anni prima, fosse davvero la medicina adatta per guarire il popolo nerazzurro, ora umiliato dallo scudetto appena conquistato dal Milan del Paròn Rocco. Il presidentissimo Angelo Moratti spendeva e spandeva, ma i risultati non si vedevano. Don Helenio era sbarcato nel nostro campionato con la presunzione di imporre il proprio gioco, di giocare all’attacco, di fare un calcio spettacolare, e così alla gente era stato venduto il prodotto, neanche fosse una scatola di biscotti, salvo poi rendersi conto che quello stile di gioco non era in linea con la storia italiana.  LEGGI TUTTO

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    Sacchi: tutti a caccia dei bomber, ma senza gioco non servono

    È innegabile l’importanza dei centravanti, ma serve una manovra che sappia coinvolgerli: l’esempio di Guardiola

    Secondo una consuetudine che si è consolidata nel corso dei decenni, appena parte il mercato scatta la corsa agli attaccanti. Grandi o meno grandi che siano. È una specie di regola non scritta alla quale il mondo del calcio si attiene: acquistare il centravanti, magari forte, è un fiore all’occhiello da esibire ai tifosi. L’esercizio, va detto subito, è assolutamente legittimo e dunque fanno benissimo i club a inseguire questo o quello per rinforzarsi. L’Inter va all’assalto di Lukaku, il Milan cerca la punta centrale, la Roma pure, e anche all’estero ci si muove. Operazioni che, se fatte rispettando i bilanci, sono condivisibili, ma mi preme sottolineare un aspetto non marginale del discorso: d’accordo, comprare l’attaccante è importante, ma ancora più importante è avere un gioco d’attacco che metta questo elemento nelle migliori condizioni per fare gol. Già, perché spesso noi italiani ci dimentichiamo che il calcio è un gioco collettivo e che in una squadra ci sono undici uomini e che tutti devono (dovrebbero) contribuire a costruire la manovra, ad arginare quella avversaria, a creare emozioni e a generare spettacolo.  LEGGI TUTTO

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    Lotito: “Scudetto alla Lazio, perché no? Milinkovic lo terrei, ma…”

    Parla il presidente biancoceleste, dopo il secondo posto dell’anno scorso: “Io a differenza di altri non devo cedere per comprare. Con Sarri c’è armonia, ma decido io e firmo io”

    Un’intervista con Claudio Lotito è sempre una piccola avventura tra telefoni che squillano (e ai quali risponde, sempre), toni della voce che si alzano, risposte che vanno dove vuole lui. È così da quando è presidente della Lazio, diciannove anni fa, e ora ai mille impegni ha aggiunto quello di senatore.  LEGGI TUTTO

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    Dal raduno alle interviste pre-partita: più visibilità per Franco Baresi

    Lo storico capitano del Milan avrà un ruolo più attivo nel nuovo assetto societario rossonero, non solo in chiave di ambasciatore del club

    Il Milan domani si radunerà a Milanello e molto probabilmente Franco Baresi ci sarà, come un tempo. Baresi è rimasto vice-presidente onorario ma nella prossima stagione sarà più visibile, in un certo modo allargherà le sue competenze.

     Il Milan progetta di affidargli alcune delle interviste pre-partita, i brevi botta e risposta con Dazn o Sky che vedono protagonisti allenatori e dirigenti. Non solo, Baresi sarà più spesso a Milanello e il suo ruolo non sarà più soltanto da ambasciatore del club (brand ambassador). Naturalmente molto si spiega con il cambio in dirigenza. Il licenziamento di Paolo Maldini e l’addio a Ricky Massara hanno suggerito una redistribuzione dei compiti, con diversi dirigenti più protagonisti. Baresi non sarà club manager e certo non parlerà quotidianamente ai calciatori ma comparirà più spesso davanti alle telecamere e agli eventi.  L’idea del Milan, chiara: affidargli il ruolo di simbolo del milanismo nella nuova gestione. LEGGI TUTTO