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    Rabiot, infortunio in allenamento con la Francia: cosa è successo

    Problemi fisici per Adrien Rabiot. Il centrocampista della Juventus (che in stagione ha realizzato 11 gol con la maglia bianconera) ha avuto un problema al polpaccio durante l’ultimo allenamento mattutino in gruppo con la Francia e sarà costretto a saltare le ultime due sfide stagionali della squadra di Deschamps. Rabiot avrebbe dovuto giocare venerdì 16 giugno a Faro, contro Gibilterra, e lunedì 19 giugno contro la Grecia allo Stade de France.
    Rabiot, i risultati degli esami
    Il centrocampista classe 1995 (il cui futuro con la Vecchia Signora è ancora in dubbio) ha effettuato un’ecografia e una risonanza magnetica che hanno confermato la lesione al polpaccio. Lo staff dei Bleus, per rimpiazzarlo, ha deciso di puntare su Boubacar Kamara dell’Aston Villa, che lunedì raggiungerà il resto dei compagni. LEGGI TUTTO

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    Birindelli: “Alla Juve devi metterci la faccia. Quella volta con l’Avvocato…”

    «Mi diventa semplice rispondere perché fin da bambino tifavo Juventus, in camera avevo il post di Zoff, Gentile, Scirea, Cabrini, Tardelli, Platini, Boniek, Rossi… E da ragazzo che iniziava a tirare i primi calci, quella squadra era il punto di riferimento, un sogno. Se per un professionista essere un giocatore della Juventus era toccare il tetto del mondo per le figure carismatiche, come l’Avvocato, il dottor Umberto, la triade, Lippi, Ventrone, che ne facevano parte, immaginatevi le sensazioni di un giovane professionista tifoso: il mio sogno era diventato realtà. Ambientarmi non è stato difficile grazie ai compagni e a tutto lo staff tecnico e societario, dal presidente al magazziniere Romeo o al massaggiatore Giunta, mi hanno fatto sentire uno di loro come se fosse sempre stato lì».
    Qual è il ricordo più significativo della sua carriera per spiegare che cos’è la Juventus? 
    «Ricordo e racconto sempre un episodio per far capire il senso di appartenenza al club e quale fosse il rapporto che avevamo con l’Avvvocato. Eravamo in ritiro nell’hotel del Lingotto, dove c’erano anche gli uffici della Fiat che Giovanni Agnelli raggiungeva con l’elicottero: una mattina io, Van der Sar e Blanchard eravamo nella hall e ci dissero di non muoverci perché sarebbe arrivato l’Avvocato per un saluto. Parlò con me, poi si rivolge al portiere in inglese e a Blanchard in francese, a tutti dava sempre del lei e questo accresceva il senso di imbarazzo. Invece, ci mise subito a nostro agio, anche perché avevamo di fronte una persona competente che conosceva tutto di noi e che si era messo al nostro livello. In genere, in situazioni così ti chiedono come stai, se va tutto bene, invece a me disse “lei Birindelli è molto forte sulla fascia” e poi mi descrisse nei dettagli alcune fasi di una partita. Sapeva tutto ed era molto attento a tutto».
    Che cosa ha di differente la Juventus dalle altre società? 
    «Io ho giocato soltanto nella Juventus come top club, però sentendo i racconti di compagni che avevano giocato in altre squadre importanti, la differenza stava nel senso di appartenenza, nell’attaccamento alla maglia, nel dna che si respirava, nello spirito di squadra. In altre squadre si arrivava e si cercava di creare quel clima, alla Juve c’era già, un allenatore o un giocatore nuovo lo respiravi subito e veniva tramandato. In ogni momento della giornata di facevano capire la responsabilità di indossare quella maglia…».
    Causio: «Da noi ex ai tifosi, è il momento di stare vicini alla Juventus»
    Qual è il dirigente della Juventus che ne ha più incarnato lo spirito? 
    «Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi professionisti come Bettega, Giraudo e Moggi. Ognuno ha ricoperto il proprio ruolo con rispetto, passione e grande impegno: non ci facevano mancare nulla, erano sempre presenti per noi. Non si sono mai esaltati quando le cose andavano bene, né si sono tirati indietro nei momenti di difficoltà».
    Cosa non deve fare mai un giocatore, un dirigente e un allenatore della Juventus? 
    «Nascondersi, se hai la maglia della Juve devi avere la personalità di metterci sempre la faccia, nel bene e nel male».
    I tifosi della Juventus sono più difficili di altri tifosi in termini di aspettative e severità di giudizio? 
    «Sono viziati, nel senso buono del termine, perché sono abituati troppo bene a vincere. Secondo me, rispetto ad altri tifosi digeriscono meno bene la sconfitta e sono meno pazienti quando le cose non vanno bene, ma non si esaltano troppo nelle vittorie perché, come dicevo prima, sono abituati».
    Che cosa significa in termini di responsabilità avere la famiglia Agnelli alle spalle? 
    «Loro ti danno tutto, ma pretendono tutto: sei la persona più curata di questa terra, soddisfano qualsiasi tua esigenza, ma pretendono che tu porti in giro i valori della società. Il comportamento e lo stile è fondamentale, vogliono essere accerchiati da persona competenti, capaci, che rispecchino i loro valori: quando venni scelto mi dissero che oltre alle qualità calcistiche contavano anche le mie qualità umane e morali».
    Brio, parola di stopper: «Risollevarsi sempre, ecco cos’è la Juve»
    Che cosa pensa di questa stagione? 
    «Si torna al discorso di prima, in questa stagione Allegri ha dovuto fare troppo e ha perso di vista il suo lavoro principale, allenare la squadra. Ha perso tante energie nell’occuparsi di altre cose che non dipendevano da lui e che non avrebbe dovuto gestire lui. Il rispetto dei ruoli è fondamentale, quando si mescolano si crea una confusione generale. Poi ci sono stati i tanti infortuni, i giocatori chiave che non si sono visti per quasi tutto l’anno. Occorre fare tabula rasa e ripartire da zero, chiarendo però chi è il ds, l’allenatore e il responsabile dell’area tecnica». LEGGI TUTTO

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    Carlos Augusto e gli altri: Juve, gli obiettivi credibili anche senza le coppe

    Il mercato della Juve (senza le coppe) si svilupperà soprattutto in uscita, ma subito dopo prenderà forma anche in entrata. Con un cambio radicale della strategia: si punterà soprattutto a profili giovani o con meno esperienza ad alto livello, giocatori da fare e non fatti, e soprattutto a formule condizionate al raggiungimento di obiettivi da perseguire sul campo e non ad avanzamenti a titolo definitivo. Dovendo fare i conti con le perdite causate dall’esclusione dalla Champions League (le altre competizioni sposterebbero comunque poco per le casse del club) i bianconeri dovranno calibrare gli investimenti soprattutto su prestiti legati all’obbligo di riscatto solo in caso di qualificazione alla massima competizione europea nella stagione 2024-25. LEGGI TUTTO

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    Titolari a zero, Lukaku bis e non solo: la strategia di mercato che ha portato l’Inter in finale

    Marotta, Ausilio e Baccin protagonisti fuori dal campo con campagne acquisti low cost ma perfette: ecco come l’Inter ha sfiorato il poker in ChampionsDal nostro inviato Andrea Ramazzotti11 giugno
    – Istanbul (Turchia)L’Inter che a Istanbul ha sfiorato la quarta Coppa Campioni/Champions League della sua storia è una squadra che nelle ultime due campagne acquisti, quelle della stagione 2022-23, è stata rinforzata in maniera decisiva con acquisti low cost. Determinante il lavoro dell’a.d. Beppe Marotta, del d.s. Piero Ausilio e del suo vice Dario Baccin, abili a non perdere la bussola pur essendo chiamati a migliorare la qualità della rosa non avendo soldi da investire. LEGGI TUTTO

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    Mercato, spogliatoio, tifosi, stadio: tutti i “post-it” appesi a Milanello (a un mese dal raduno)

    Il 10 luglio scatterà la nuova stagione e il club rossonero deve gestire diverse situazioni delicate: ecco le più importantiPoco meno di un mese, e sarà già ora di tornare in campo. Il raduno rossonero è fissato infatti per lunedì 10 luglio e l’obiettivo del club è cercare di consegnare a Pioli una rosa che contenga già qualche faccia nuova. Fattore utile in termini di tempistiche di inserimento, ma anche per dimostrare a una piazza in comprensibile fermento che l’addio di Maldini e Massara non ha fermato il mercato. Un mese in cui il Milan, inteso come società, avrà parecchio da fare su diversi fronti, mentre Milanello si preparerà presto a riaccogliere i giocatori vecchi e nuovi. E’ come se sui muri del centro sportivo fossero appesi tanti “post-it” colorati, con tutte le incombenze da affrontare (e d’altra parte Pioli è abituato ad appendere cose in spogliatoio…). LEGGI TUTTO

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    Infantino, la Fifa che tifa Inter e il post “Amala” alla finale Champions

    Grandi polemiche sui social network contro Gianni Infantino dopo la finale di Champions League tra Inter e Manchester City. Il presidente della Fifa, nonostante il suo ruolo, ha condiviso sui social network diversi contenuti da ‘tifoso interista’ e ha scatenato i commenti di tantissimi utenti, che non hanno apprezzato i suoi post con il messaggio “Amala” e i cuori nerazzurri. Oltre a immagini ‘nostalgiche’ con Maicon, Materazzi e Cambiasso. Forse un po’ troppo per il numero uno del calcio mondiale.  LEGGI TUTTO