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    Nonge e McKennie, siparietto da ridere: “Figlio? Non sa parlare italiano…”

    Giornata d’allenamento alla Continassa per la Juventus in vista del posticipo di Serie A contro l’Udinese, in programma lunedì alle 20:45. Prima dell’inizio della seduta, Weston McKennie e Joseph Nonge sono stati protagonisti di un divertente siparietto.
    Juve, Nonge scherza con McKennie: “È mio figlio”
    Arrivati al campo d’allenamento insieme, Nonge ha preso in giro così il centrocampista statunitense: “Lui è mio figlio Weston McKennie, il mio bambino”. Pronta la risposta del numero 16 bianconero, che ha scherzosamente giustificato le frasi del compagno dicendo: “Scusatelo, ancora non parla bene italiano. Non sa nemmeno cosa vuol dire figlio”. Una frase a cui Nonge ha risposto affermando di conoscere la lingua meglio di lui. Il tutto è stato postato sulla pagina Instagram della Juventus.
    Juve, la “giornataccia” di Cambiaso
    Oltre a McKennie e Nonge, c’è stato spazio per altri calciatori bianconeri. Tra questi anche Andrea Cambiaso, che ha commentato il meteo di oggi a Torino: “Buongiorno a tutti, nonostante la giornataccia”. Simpatica anche la battuta di Szczesny che ha definito lui e Pinsoglio come due vecchietti. LEGGI TUTTO

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    Di Francesco: “Non dico mai la formazione. Voglio tutti come Jovic”

    Fiorentina-Frosinone, la conferenza di Di Francesco
    L’allenatore ha analizzato la posizione di Seck e le sue caratteristiche: “Con lui possiamo giocare anche in maniera differente cercando anche nuove linee di passaggio. Anche col 4-3-3 con la mezzala più tecnica diventavamo spesso 4-2-3-1. Col Milan peccato perché siamo stati un po’ sfortunati in alcuni episodi. Sono delle situazioni molto delicate e sottili. Ci sono state molte cose buone e altre da migliorare.  Dire “fare il fuorigioco” sul singolo per me è sbagliato, perché si lavora di reparto”. Sulla quota salvezza: “Non saprei dire, credo che dovremmo ripetere gli stessi punti dell’andata. Al momento non dobbiamo fare troppi calcoli”. Sulla sfida contro la Fiorentina: “Sono molto bravi a non dare punti di riferimento. Cercano il duello. Ora Nico Gonzalez sta meglio rispetto alla gara d’andata. Sono molto bravi ad arrivare sugli esterni e crossare in area dove hanno dei bravi colpitori di testa”. Infine una curiosità: “La formazione la svelo qualche ora prima della gara. Qualcuno può capire che sarà titolare ma a me piace cambiare perché si può essere decisivi giocando 10 minuti, 70 o 90, prendete Jovic per esempio”. LEGGI TUTTO

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    Torino, Juric e i dubbi in vista del Sassuolo: “Ha avuto la febbre a 39,5”

    “Noi abbiamo già svoltato come carattere e come stare in campo. A volte andiamo oltre e altre un po’ meno come con la Salernitana, ma tante cose stanno andando bene. Dobbiamo continuare così ed essere positivi, trasformiamo l’energia positiva in risultati per creare una mentalità vincente. Quando vinciamo, lo meritiamo alla grande; altre gare, giocando meno bene, dovresti portarle a casa. È questo che ci manca per completare un percorso positivo”.

    Può esserci una difesa tutta nuova?

    “Le perdite di Schuurs e Buongiorno sono pesanti, sono pezzi da novanta e ce li siamo costruiti. Mancano entrambi, Rodriguez ha fatto quasi tutta la settimana a parte e vediamo se riusciamo a utilizzarlo. Lovato ha fatto tante presenze a Verona e a Salerno, a volte bene e a volte male, ma è un ragazzo che può crescere: è un’opzione”.

    Torino, senti Lovato: “Per me Juric è l’ideale per crescere”

    Sugli infortunati?

    “Linetty ha avuto l’influenza tutta la settimana con febbre alta a 39,5, vediamo come sta. Anche Pellegri è stato influenzato”.

    Che Sassuolo sarà?

    “Quando sei nella loro situazione, a livello di carattere dai qualcosa in più e meno tranquillità. Mi aspetto il solito Sassuolo: si chiudono, ma sanno ciò che fanno e lavorano bene in entrambe le fasi”.

    Sta pensando qualcosa di nuovo per l’attacco?

    “A volte riusciamo a creare tanto e altre in cui con la stessa disposizione in campo creiamo meno. Non solo in questa settimana, ma negli ultimi mesi lavoriamo molto di più sull’attacco e su come fare gol. Speriamo di migliorare, anche sui calci piazzati che sono fondamentali: le grandi squadre sbloccano le gare sui calci d’angolo, dobbiamo crescere”.

    Laurienté è la chiave della partita?

    “È un giocatore forte e veloce, riesce a determinare. All’andata ha fatto bene anche Tameze su di lui, ma ne hanno anche altri come Volpato e Pinamonti. Hanno diverse soluzioni, Laurienté è quello che dà qualcosa in più e spacca la partita. Ora vediamo se sarà Djidji o Tameze a prenderlo”.

    Cosa ci dice di Kabic? Può finire in Primavera?

    “Lo vogliamo conoscere. Ha una posizione alla Miranchuk e alla Seck, ha fatto un paio di allenamento e vediamo nelle prossime settimane a che livelli siamo”.

    Zapata per l’Europa e il Sassuolo nel destino: il Toro cerca i gol decisivi LEGGI TUTTO

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    Le sliding doors che hanno fatto grande l’Inter

    Circola una narrazione malefica, eppure qualcuno ci crede: l’Inter vince grazie ai “parametri zero”, quindi bravissimo Inzaghi; la Juve perde malgrado i milioni spesi, perciò scarsissimo Allegri. La discussione è così polarizzata e violenta che diventa quasi inutile rispondere. Tempo perso e fiato sprecato. Ma almeno qui si può provare ad argomentare senza la manipolazione dialettica (tipo monte ingaggi, parametri e dettagli simili), a beneficio di argomenti tecnici, tattici e insomma puramente calcistici. Questa Inter che sta meritatamente dominando il campionato nasce per bravura, opportunismo e – senza offesa – anche casualità. Il caso più clamoroso è Calhanoglu, diventato miglior play a livello internazionale. Eppure, per giocare al posto di Brozovic si era messo in fila. È stato lasciato a lungo mezzala, e prima di lui in regia vennero sperimentati Vecino, Barella e addirittura Gagliardini.
    Calhanoglu, effetto sliding doors
    La storia è cambiata quando Inzaghi ha dato la regia al Genio Turco in Inter-Barcellona della scorsa Champions League, che per la panchina viene ricordata come partita “sliding doors” tra probabile esonero e futuribile finale. A parte i risultati – sempre oggettivi – le valutazioni su giocatori e allenatori sono spesso soggettive. A volte contraddittorie. Il primo a sperimentare Calhanoglu regista fu addirittura il Milan, nella traumatica sconfitta d’esordio (1-0 a Udine) della breve avventura di Giampaolo allenatore. Poi mezzala per tanti anni e altrettante decisioni tipo quella, di Maldini&Co, di non rinnovargli il contratto. Quello che oggi è “il miglior regista del mondo” (cit Montella), a giugno 2021 veniva scaricato perché chiedeva al Milan quei cinque milioni che poi l’Inter gli dà al volo quando decide – a costo di sanguinose minusvalenze – di liquidare a zero euro sia Joao Mario che Nainggolan. È l’estate in cui l’Inter non si gode lo scudetto perché Conte non vede futuro e sbatte la porta, incassando perfino un’insensata buonuscita. Sono gli stessi giorni bollenti in cui – anche questa è storia – Marotta e Zhang offrono la panchina nerazzurra ad Allegri, prima di andare su Inzaghi. È il calciomercato 2021 in cui Lukaku esce ed entra Dzeko; Hakimi viene venduto e rimpiazzato da Dumfries. E per esempio c’è Federico Dimarco, già ventiquattrenne, che non ha la fiducia nemmeno per essere prima alternativa di Perisic, visto che a gennaio viene acquistato (e ben pagato) Gosens dall’Atalanta. Ieri e l’altro ieri, Dimarco girellava in prestito tra Empoli, Sion, Parma e Verona, perché un anno l’Inter gli aveva preferito perfino il logoro Young dal Manchester United. Oggi non ha rivali sulla fascia sinistra.
    Da Madjer a Klinsmann
    La storia nerazzurra di quest’anno riporta la memoria a quello che veniva chiamato lo “scudetto dei record”: 1988/89, allenatore Trapattoni, 58 punti quando la vittoria ne valeva due e la Serie A composta da diciotto squadre. Quella Inter aveva preso il fantasista algerino Madjer, detto “il tacco di Allah”, che però non superò le visite mediche. In fretta e furia venne rimpiazzato dall’argentino Diaz, che pure aveva un altro ruolo: rapido e guizzante, spalla ideale per il fisicato Aldo Serena. Coppia perfetta, ma smontata nel giro di qualche mese perché era stato prenotato un altro attaccante, Klinsmann, per rimodellare l’attacco. Per la cronaca, che serva da insegnamento per i narratori di ultima generazione, Jurgen Klinsmann era più giovane, costava molto di più e guadagnava il doppio di Ramon Diaz. Tutti parametri difettati, perché poi la prova tecnica e l’armonia tattica evidenziarono un peggioramento passato alla storia del calcio, non solo interista. La storia è fatta di coincidenze anche fortunate. Non c’è nulla di male, né tolgono qualcosa al merito. Anzi, diventano aneddoti meravigliosi da ricordare.
    Gli aneddoti di Marotta
    Sfogliando le pagine della memoria, proprio Marotta racconta di fine secolo scorso, quando dirigeva il Venezia e viaggiava in direzione Milano per prendere un centrocampista bravo ma senza fantasia: Federico Giunti dal Milan. Tutto fatto, a parole, ma all’improvviso l’affare salta. In ansia perché rischia di tornare a mani vuote dall’allora irascibile presidente Zamparini, Marotta si salva perché fa uno “stop and go” in autogrill per rispondere a un numero anonimo. Non è un call center: è l’Inter che offre gratis Recoba, basta farlo giocare. Così, anziché un ordinato centrocampista centrale di quantità, il buon Marotta prende un disordinato fantasista di qualità. Il Venezia era ultimo. Alla fine si salva. Con i gol di Recoba e senza il regista che cercava sul mercato. L’Inter di quest’anno è fortissima, ben costruita e benissimo allenata. Ma nasce anche dalle opportunità successive a due tradimenti improvvisi e che sembravano quasi irreparabili. Infatti arrivano il campione del presente (Pavard) e il prospetto del futuro (Bisseck) solo grazie a Skriniar che giocherella con il rinnovo del contratto e la fascia da capitano, salvo poi scegliere Parigi. L’arrivo di Thuram è invece legato a Lukaku, il tradimento che più ha appassionato e avvelenato sotto l’ombrellone (“sotto l’ombrellone” fa molto vintage, proprio come “tradimento” riferito al calcio…).
    Thuram, il parametro zero di Ausilio
    Il figlio d’arte, Thuram appunto, è una splendida intuizione del direttore sportivo Ausilio, che lo coccola da “parametro zero”, vince il derby dell’ingaggio con il Milan e quindi suggerisce a Inzaghi di trasformarlo da generosa ma sterile seconda punta a centravanti fornitore di assist e gol. Aggiornamento riuscito, oggi. Ma non l’altro ieri, perché durante l’estate l’Inter va a caccia di un attaccante vero e ci prova con tutti: Morata, Scamacca, Balogun, guarda caso Taremi appena preso a parametro zero e perfino Choupo-Moting, fino a pagare dieci milioni al Bologna per il trentaquattrenne Arnautovic. Ricordate qual era il gran colpo del mercato nerazzurro, quello strappato alla concorrenza di Napoli, Roma e Juventus? Sì, Frattesi. Proprio lui. È stato valutato più di 30 milioni ma finora ha giocato – peraltro molto bene – solo pochissime partite da titolare. Andrà all’Europeo e sarà punto di forza in azzurro con Spalletti. Il giocatore c’è, l’investimento anche. Ma non è un “parametro zero”, sta in panchina, rendeva di più quando era allenato da Dionisi, ha un ottimo monte ingaggi personale e tutto il resto. Finisce qui la risposta ragionevole sulla narrazione malevola. Tanto, più che le parole, resta il bello del calcio che si gioca in campo, non su un foglio excel. E per fortuna le squadre non si fanno con l’intelligenza artificiale, né si spiegano con la malafede naturale. Proprio l’Inter ne è la dimostrazione. LEGGI TUTTO

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    Diretta Salernitana-Empoli ore 20:45: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    Segui la diretta di Salernitana-Empoli su Tuttosport.com
    Dove vedere Salernitana-Empoli: streaming e diretta tv
    ll match valido per la 24ª giornata di Serie A tra Salernitana ed Empoli si disputerà oggi allo stadio Arechi di Salerno alle ore 20:45. La sfida sarà trasmessa in diretta tv su Sky Zona DAZN e in streaming sull’applicazione DAZN.
    Guarda su DAZN tutta la Serie A TIM e tanto altro sport. Attiva ora.
    Salernitana-Empoli: le probabili formazioni
    SALERNITANA (3-4-2-1): Ochoa; Pierozzi, Boateng, Pellegrino; Zanoli, Basic, Maggiore, Bradaric; Candreva, Kastanos; Dia. Allenatore: Inzaghi.A disposizione: Costil, Bronn, Sambia, Pirola, Legowski, Martegani, Gomis, Coulibaly, Tchaouna, Vignato, Weissman, Ikwuemesi.
    Indisponibili: Fazio, Gyomber, Pasalidis.Squalificati: nessuno.Diffidati: nessuno.
    EMPOLI (3-4-2-1): Caprile; Bereszynski, Ismajili, Luperto; Gyasi, Grassi, Maleh, Cacace; Zurkowski, Cambiaghi; Cerri. Allenatore: Nicola.A disposizione: Perisan, Berisha, Goglichidze, Pezzella, Kovalenko, Niang, Cancellieri, Fazzini, Destro, Bastoni.
    Indisponibili: Caputo, Ebuehi, Marin.Squalificati: Walukiewicz.Diffidati: Fazzini, Grassi, Gyasi.
    Arbitro: Mariani di Aprilia. Assistenti: Di Torio-Palermo. Quarto ufficiale: Zufferli. Var: Irrati. Avar: Sozza.
    Salernitana-Empoli: scopri tutte le quote LEGGI TUTTO

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    C’è un calciatore della Nazionale in 2ª fila a Sanremo: lo avete riconosciuto?

    Dopo Zlatan Ibrahimovic, che ieri sera è tornato a sorpresa sul palco dell’Ariston, per la seconda serata del Festival l’ospite speciale è stato John Travolta che ha conquistato tutto il pubblico e non solo. Dai balletti con Amadeus allo show con Fiorello, un siparietto tutto da ridere. Ma proprio durante l’esibizione dell’attore di fama internazionale, le telecamere hanno pizzicato un giocatore della Serie A e della Nazionale, l’avete riconosciuto?

    Si tratta di Alessandro Buongiorno, difensore del Torino, presente in seconda fila, proprio dietro a Giovanna Civitillo e José. Il numero 4 granata ha scelto di presenziare al festival insieme alla sua fidanzata, come testimoniano gli scatti postati sul profilo Instagram. LEGGI TUTTO

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    Huijsen, la Roma ti intriga. Facundo, De Winter, Barbieri: che succede?

    Riavvolgiamo il nastro fino allo scorso dicembre, prima dell’apertura ufficiale del mercato di gennaio. Huijsen era il promesso sposo del Frosinone, lì dove c’è già una nutrita rappresentanza di juventini in prestito, da Soulé a Barrenechea passando per Kaio Jorge. Pare tutto perfettamente apparecchiato, tanto che il dt dei ciociari Angelozzi si era sbilanciato sulla riuscita dell’operazione, forte dei rapporti consolidati tra club e della volontà del giocatore (e della sua famiglia).

    E poi? E poi è successo che in scena è entrato Mourinho, che a modo suo ha convinto il ragazzo (e la sua famiglia) a scegliere Roma e la Roma per sei mesi in prestito. Ma non basta, perché la sceneggiatura del film aveva previsto un altro colpo di scena: la dirigenza giallorossa decide di cambiare e la Roma non è più Special. Via Mourinho, dentro una icona romanista come De Rossi. Ma soprattutto: via il tecnico che lo aveva voluto e cercato, dentro un allenatore che adotta un sistema di gioco differente e porta una nuova filosofia. Morale della favola: Huijsen non rientra nella lista Uefa, dunque non disputerà le partite di Europa League (che riparte la prossima settimana), e dovrà trovare spazio in campionato. LEGGI TUTTO

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    Chiesa, Juve un po’ in ansia: la serie di infortuni e la richiesta fuori portata

    Rimettere “il” Chiesa al centro della Continassa: ecco una delle sfide che deve affrontare la Juventus parallelamente, si capisce, a quella più ampia relativa al campionato e alla corsa sull’Inter. Che, poi, le due questioni camminano a braccetto e si sostengono l’una con l’altra: un conto è correre per raggiungere l’obiettivo con Federico Chiesa a pieni giri nel motore, altro sentire i suoi cilindri che tossicchiano e scoppiettano fino a fermarsi. Di tanto in tanto, ma pure di troppo in troppo come sta accadendo sistematicamente negli ultimi mesi.

    Chiesa, quanti infortuni!

    Se, infatti, nella prima parte del campionato aveva saltato solo il derby con il Torino (7 ottobre) per un problema che ne aveva condizionato anche la chiamata in Nazionale, da Natale in avanti si è innescato uno stillicidio di problemi e di problemini che ne hanno condizionato assai pesantemente l’efficienza fisica e, di conseguenza, la sua disponibilità alla causa juventina con 5 partite perse e la necessità di una continua gestione da parte di Massimiliano Allegri che da settimane non può contare sul miglior Chiesa: quello a cui si affidava sistematicamente nella prima parte della stagione e che sembrava aver imboccato la strada giusta per lasciarsi alle spalle le scorie fisiche e psicologiche del grave infortunio ai legamenti del ginocchio.

    Marotta: “Non volevo Ronaldo”. E svela il motivo dell’addio alla Juve LEGGI TUTTO