INVIATO A PINZOLO – Gigi Buffon prepara la riscossa del Parma da Pinzolo, in Trentino, dove in passato ha trascorso diverse estati anche con la Juventus. «È la prima volta che ritorno qua – ricorda il portiere campione del mondo -. È un’esperienza completamente diversa rispetto ai tempi della Juve, dove stavi sempre in camera e non potevi uscire dall’hotel perché all’esterno c’erano dodicimila tifosi. Anche l’arrivo al campo era blindato. Era difficile conoscere e avere consapevolezza del posto in cui ti trovavi. Pinzolo la sto conoscendo ora». Se chiude gli occhi e ripensa ai ritiri di Pinzolo con la Juventus, qual è il primo aneddoto che le torna in mente? «Il primo ricordo non è proprio bellissimo… Qui, ai tempi di Ranieri, colsi il primo segnale della protrusione discale che negli anni successivi mi costrinse ad andare sotto i ferri». Ai tempi si temeva che lei potesse anche smettere, invece è ancora protagonista a 44 anni… «Vivo tutto da uomo e da sportivo libero, con la massima serenità. Io all’età non penso, a me fa piacere quando si rimarcano le cose che faccio in campo. Mi piace ancora competere, l’adrenalina si accende in maniera automatica. E quando non sento la partita, in un modo o nell’altro riesco a crearmi delle situazioni per entrarci». Che stagione sarà per Buffon? «Personalmente spero sia come l’ultima, almeno fino a febbraio. Per i primi 6-7 mesi ho dato risposte forti, poi ho avuto prima un infortunio e quindi una ricaduta: nel finale non ci sono praticamente mai stato. Stavolta vorrei mantenere lo stesso livello per undici mesi. Per la squadra, invece, deve essere la stagione del riscatto. Al di là del vincere o arrivare secondi o terzi, la cosa principale deve essere quella di dimostrare di essere squadra. Lo scorso anno in molte occasioni davamo segnali di non esserlo e non esiste niente di peggio. Dobbiamo tornare a competere». La voglia di riscatto del Parma è la stessa della Juventus, reduce da una stagione senza trofei. Allegri è stato chiaro: «Abbiamo il dovere di vincere lo scudetto». Concorda? «Nessuno meglio di lui sa interpretare ciò che la gente si aspetta dalla squadra. E nessuno meglio di Max sa come parlare, anche pubblicamente. Se Allegri dice così è perché probabilmente vuole aumentare il tasso di concentrazione in tutti, giocatori compresi. Fin dalla prima partita la Juventus deve essere protagonista. Allegri conosce perfettamente l’ambiente Juve, dove si passa al massimo un anno da non protagonista. Che non significa necessariamente vincere, bensì lottare fino all’ultimo per il campionato. La società si è mossa molto bene e ha costruito una squadra che rispecchia anche di più le caratteristiche dell’allenatore. Sono convinto che Allegri riuscirà a farla rendere meglio e renderà meglio anche lui. Max sa gestire bene i campioni e capire certi momenti della stagione e delle partite». Tra i colpi della Juventus spicca Di Maria, che è stato suo compagno al Paris Saint-Germain. Come racconterebbe l’argentino a un bambino? «Angel è uno di quei giocatori che hanno avuto la “sfortuna” di far parte di squadre fortissime, composte da tanti campioni. E lui, essendo meno mediatico rispetto ad altri, ne è uscito penalizzato. Ma ce ne sono tanti di esempi così nel calcio. Mi viene in mente Barzagli, uno straordinario difensore reclamizzato meno di altri. Alcuni grandi non sono stati celebrati quanto avrebbero meritato. Ma visto che io li ho vissuti in prima persona, pian piano li racconto… Di Maria è uno di questi. Parliamo di un campionissimo che abbina qualità, fisicità, mentalità, professionalità, capacità di stare nel gruppo e di sacrificarsi per la squadra». A bruciapelo: Di Maria è il più forte giocatore della prossima Serie A? «Sì!». Di Maria ha raccontato di aver parlato con lei prima di firmare con la Juventus: quali parole ha usato per convincerlo? «Non l’ho convinto io, queste sono scelte personali. Ho scritto ad Angel soltanto quando la trattativa era in dirittura d’arrivo. Gli ho mandato un messaggio per esprimergli la mia felicità e per dirgli che aveva fatto la scelta giusta perché la Juventus, intesa come società e ambiente, non tradirà le sue attese. Ho sentito Angel felicissimo. Avevamo un ottimo rapporto al Psg: prendevamo il caffè insieme prima dell’allenamento, a volte me lo preparava lui ma capitava anche il contrario. E poi Angel era uno di quelli con cui, assieme a Marquinhos, Dani Alves e a volte Kimpembe, ci trovavamo a lavorare in palestra un’ora prima dell’allenamento». Di Maria è uno specialista degli assist: quanti gol realizzerà Vlahovic grazie all’argentino? «Angel, già di suo, può realizzare una decina di reti. Poi, è vero, è un altruista e servirà molti assist». Dopo Di Maria, c’è un altro suo ex compagno del Psg nel mirino dei bianconeri: Paredes. «Sì, lo vedrei bene nella Juventus. Leandro, oltre che affidabilissimo, è abituato a giocare e a stare in squadre di livello. Può dare una mano». Pogba si è fermato per infortunio (lesione del menisco laterale) e andrà sotto i ferri… «Mi dispiace per il grande Paul, che ha fatto una scelta giustissima tornando a Torino. Per lui la Juventus è speciale come squadra e come ambiente. Pogba, quando si riprenderà, sarà un avatar in Serie A». A proposito di scelte di cuore: giocherebbe una pizza con un amico sull’ennesimo ritorno di Morata alla Juventus? «Alvaro si è sempre trovato a meraviglia e vuole un gran bene alla Juve. È un attaccante sottovalutato. Allegri lo sa benissimo, infatti lo rivorrebbe». Dybala, invece, sta mandando in estasi Roma e la Roma… Vedere la Joya in giallorosso le fa effetto? «No, perché Paulo aveva il diritto di scegliere dopo l’addio a parametro zero alla Juventus. Quando nelle scorse settimane ho visto che Dybala sarebbe potuto andare all’Inter, alla Roma o al Napoli ho sperato che scegliesse una delle ultime due. Lo speravo per la sua carriera. Paulo aveva bisogno di uno choc emotivo ed ero convinto che soltanto Roma e Napoli glielo avrebbero potuto dare. Glielo ho scritto anche con un messaggio e sono contento di vederlo alla Roma. Dybala, dal punto di vista tecnico, è il migliore della Serie A assieme a Di Maria». È più sorpreso di De Ligt al Bayern o di Bremer alla Juventus? «Mi dispiace vedere De Ligt via dalla Juventus perché Matthijs era il classico giocatore e capitan futuro da Juve per bravura, qualità e carattere. Peccato, però se è stata una sua volontà: amen. Bremer è reduce da un campionato strepitoso, nel quale è stato eletto miglior difensore della Serie A. Il salto alla Juve è grande e magari un po’ di dazio lo pagherà. È successo anche a De Ligt all’inizio. Ma le potenzialità di Bremer non sono in discussione». Cristiano Ronaldo è in rotta con il Manchester United: vista la vostra amicizia, non le è ancora venuta la tentazione di proporgli il Parma? «In passato Cristiano è già stato vicino, al Parma… Ma Ronaldo mi sembra che abbia l’obiettivo della Champions, quindi noi ancora non gliela possiamo promettere. È un po’ che non sento Cris. Abbiamo un ottimo rapporto, di stima reciproca. CR7 è un campione, un giocatore diverso. Possiede una forza animalesca di vincere, un qualcosa di ancestrale». Pirlo, dopo una stagione sulla panchina della Juventus e un anno sabbatico, è ripartito dai turchi del Karagumruk: è stupito? «Ho sentito Andrea l’altro giorno ed è felicissimo dell’esperienza che sta vivendo. Si è rimesso in gioco, gli auguro il meglio». Un po’ come ha fatto lei la scorsa estate, scegliendo il ritorno al Parma. Il nuovo allenatore gialloblù è Fabio Pecchia. Com’è essere allenati da un avvocato? «Di un avvocato c’è sempre bisogno… Pecchia negli ultimi anni ha raggiunto traguardi eccellenti: è una certezza. È importante sapere di avere al comando un allenatore che sa trasmettere determinate sicurezze. Siamo stati compagni nell’Under 21 e non dimenticherò mai anche un gol che mi fece in un Napoli-Parma». Quali compagni la stanno impressionando di più? «Abbiamo 3-4 giovani con potenzialità da big, anche da Juve. Penso soprattutto a Benedyczak, Bernabé, Oosterwolde, Sohm, Circati…». Che Serie B immagina? «È una A2, non una B. I pronostici sono complicati, sebbene anche nella passata stagione siano state promosse due squadre come Lecce e Monza, considerate tra le favorite fin dall’inizio. Noi siamo stati una delusione, poi ci sono state sorprese come il Pisa. In Serie B c’è molto equilibrio: è il dettaglio che fa la differenza tra il vincere e il perdere». Nel Parma ha trovato qualcosa della Juventus? «Il Parma, in questo momento, mi ricorda un po’ la Juventus di inizio ciclo, quando arrivò Andrea Agnelli: dobbiamo consolidarci e prendere consapevolezza». Vedendo Chiellini a Los Angeles e il trio azzurro di Toronto (Insigne-Criscito-Bernardeschi) pensa mai a un ultimo ballo in Mls, il campionato nordamericano? «Non metto limiti alla provvidenza. Posso smettere tra un mese come fra dieci anni. Se sto bene, mi diverto e nelle cose che faccio ci sono delle motivazioni, vado avanti. Adesso ho uno stimolo fortissimo: riportare il Parma in Serie A. Per i tifosi e per il presidente Krause, che continua a investire». LEGGI TUTTO