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    Pirlo, Calhanoglu e la rivelazione a Gattuso: “Glielo avevo anticipato”

    COSENZA – Dopo tre partite la Sampdoria torna a vincere e lo fa per 2-1 sul campo del Cosenza. Le parole di Andrea Pirlo nel post-partita: “Le prestazioni ultimamente sono sempre state fatte bene, abbiamo buttato via punti per episodi. Oggi abbiamo fatto la partita che dovevamo fare contro un’ottima squadra che voleva festeggiare i 110 anni; ho ricordato ai miei ragazzi che avremmo dovuto rovinargli la festa per festeggiare noi a fine partita e sono stati di parola. Sono soddisfatto dell’approccio alla gara, abbiamo cercato di imporre il nostro gioco mettendo il Cosenza nella sua metà campo. Da migliorare gli ultimi 2 minuti perché sul 2-0 bisogna gestire le partite in un modo diverso senza soffrire ma l’importante erano i 3 punti”

    Obiettivo e atteggiamento

    “Pensiamo partita per partita, vediamo cosa fare. Ma se approcciamo le gare in questo modo possiamo toglierci soddisfazioni. Ora cerchiamo di recuperare bene da questa partita perché martedì c’è una gara importante contro la Cremonese. Speriamo di recuperare qualche giocatore, ora dobbiamo gioire per questa gara e pensare alla prossima perché se non la vinciamo non abbiamo fatto niente – aggiunge – Da giocatore ero molto più calmo perché in campo gestivo tutto quello che succedeva. Qui puoi dare delle indicazioni ma sono gli altri gestiscono la partita. È un altro lavoro e bisogna capirlo bene”

    La risposta a Calhanoglu

    Il centrocampista dell’Inter aveva celebrato l’ex allenatore della Juventus che ha voluto ringraziare rispondendo: “Si può dire che lui sia un po’ come me? Sì, in certe giocate. Cosa mi accomuna? La visione di gioco. Io, parlando con Gennaro Gattuso qualche anno fa quando allenava il Milan, gli avevo detto che Calhanoglu sarebbe diventato un play per caratteristiche, per visione di gioco e per personalità. Adesso sta diventando un giocatore fondamentale per l’Inter” LEGGI TUTTO

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    Il triangolo della felicità fa splendere la via Emilia

    Bologna, 21 anni fa l’ultima volta in Europa
    Male che vada, stavolta c’è comunque tutto per rientrare nel calcio internazionale con l’Europa o la Conference League. L’ultimo viaggio del Bologna fuori dall’Italia risale a 21 anni fa. A Parma la serie A manca invece da tre anni, dopo due tentativi andati a vuoto questo sembra essere l’anno giusto: nove punti di vantaggio sulle terze a tredici giornate dalla fine sono un buon tesoretto, al netto che la serie B è infida come il triangolo delle Bermude. Quel campionato è nuovamente alla portata del Cesena, che nel girone B della serie C ha ben dieci punti di margine sulla seconda e ha perso solo una volta in ventisette partite.   Bologna, Parma e Cesena sono ripartite quest’anno con gli stessi allenatori, nonostante nella scorsa stagione nessuno tra Thiago Motta, Fabio Pecchia e Domenico Toscano avesse raggiunto l’obiettivo. Il Bologna, dopo aver assaporato l’ottavo posto che avrebbe portato in Conference League per la squalifica della Juventus, ha chiuso a due punti dalla Fiorentina. Parma e Cesena hanno invece dovuto interrompere la loro corsa in semifinale playoff, eliminate rispettivamente da Cagliari (poi promosso) e Lecco (idem come sopra).
    La fiducia delle società verso gli allenatori
    In estate non sono mancate le riflessioni sulla guida tecnica. Le tre proprietà americane, altro punto di congiunzione, hanno però analizzato il percorso e alla luce anche degli interessamenti di altri club sui tre allenatori (per Thiago Motta si era parlato di Napoli, Milan e addirittura Paris Saint Germani, Pecchia avrebbe fatto gola a più di un club d’alta serie B, Toscano aveva ricevuto proposte dalla categoria superiore con il Brescia e lo Spezia i primi ad interessarsi) nessuno se l’è sentita di interrompere il progetto.
    Fosse stata una proprietà italiana, chissà… L’abitudine, inutile negarlo, ormai è questa: non raggiungi l’obiettivo, fai le valigie. Di fronte alle pressioni di media e tifosi più di un presidente è crollato in situazioni simili. Saputo, Krause e Lewis no. Ci sono proprietari che cambiano anche tre allenatori in un anno e ci sono quelli, esteri, americani nella fattispecie, che sono invece abituati a gestioni più manageriali, influenzati da culture sportive diverse. Negli Usa l’allenatore è spesso una figura intoccabile in sport come football, basket, baseball e hockey. 
    I mantra di Motta, Pecchia e Toscano
    Le regole di questi allenatori sono chiare. Nessuno può dire di non aver capito. Thiago Motta ne fa una questione di atteggiamento e impegno, prima ancora che di qualità: “Giocare in questo Bologna non è per tutti, solo chi sputa anche l’anima avrà una maglia il giorno della partita”. Fabio Pecchia ha la sua filosofia: “Intensità e controllo del gioco sono le armi che in questa stagione più di una volta ci hanno portato al risultato”. Domenico Toscano ora ha 12 punti di vantaggio sulla seconda, la Torres, ma il suo mantra è sempre stato nel corso dei mesi: “Pensare solo a noi stessi, limare i nostri difetti”. Alla fine del girone d’andata disse: “Ho capito che questa squadra nel ritorno può fare anche meglio di quanto stia facendo ora”.
    Zirkzee, Orsolini, Ferguson. Chi fa la differenza
    Una sentenza. Lavorando sulla testa degli uomini, oltre che sulle loro skills, il trio Motta-Pecchia-Toscano ha fatto esplodere attaccanti che fino alla scorsa stagione non erano così performanti. Joshua Zirkzee, 9 gol e 4 assist, sta scomodando da parte degli addetti ai lavori paragoni clamorosi che vanno da Higuain (lo sostiene Franco Colomba) a Bettega (secondo Domenico Marocchino), a un mix di Baggio, Kolyvanov, Signori e Andersson (lo pensa Paramatti), quattro attaccanti che hanno fatto la storia a Bologna.
    Ma anche i 9 centri di un rinato Orsolini sono un capolavoro di Thiago Motta, che ha messo il trequartista Ferguson (costato solo 2 milioni a Saputo, che l’ha preso dall’Aberdeen) al centro del progetto, ma anche la valorizzazione del terzino Posh (5 milioni dall’Hoffenheim) è sintomo di ottima connessione con Giovanni Sartori, colui che ha saputo pescare i giocatori più adatti al calcio del brasiliano.
    Man e Shpendi i jolly di Parma e Cesena
    Il gioco di Pecchia ha già portato in doppia cifra Man, sul quale l’ambiente crociato cominciava a nutrire forti dubbi: arrivò ancora in serie A nel mercato di gennaio 2021 per la cifra monstre di 11 milioni, adesso nessuno ha più nulla da ridire. La panificazione a Parma è tutto. Anche il direttore sportivo Mauro Pederzoli, affiancato da Roel Vaeyens (lo scopritore di De Ketelaere al Bruges), è rimasto nonostante la promozione mancata nella scorsa stagione e i tanti che volevano la sua testa, si gode la vetrina di Bernabè, Mihaila, Benedyczak, presi proprio nell’ottica di una crescita progettuale.
    A Cesena il cognome chiave è Shpendi. L’anno scorso fu il turno di Stiven (12 gol in 33 partite e il consequenziale passaggio in serie A all’Empoli), quest’anno Toscano l’ha sostituito con il gemello Cristian e le cose stanno andando pure meglio: 16 gol per la punta albanese e una promozione ormai in cassaforte. Programmare per vincere. Se non oggi, domani. Sulla via Emilia si può. LEGGI TUTTO

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    Palermo, adesso sì che sei da A

     / Calcio / Serie B / PalermoNelle ultime gare la squadra di Corini ha trovato la continuità e l’autostima che mancavano, anche grazie al contributo degli acquisti di gennaio. Sabato la cruciale sfida di CremonaGianluca Scaduto21 LEGGI TUTTO

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    Ascoli-Cremonese: Stroppa cerca la zampatA

    TORINO – La 25ª giornata di Serie B si apre stasera, fischio d’inizio alle 20.30, con un anticipo che incrocia la lotta per la salvezza con quella per andare in Serie A: Ascoli-Cremonese. I marchigiani di Castori vengono da due sconfitte di fila e nelle 5 uscite del 2024 hanno raccolto solo 5 punti. In classifica, sono a quota 22, assieme a Ternana e Spezia, con un punto di vantaggio sulla Feralpisalò e due sul Lecco, ultimo. Poiché le ultime squadre ad essere salve, Sampdoria e Sudtirol, hanno un margine di 5 punti sulla zona playout, si potrebbe anche pensare che alla fine, i giochi per non retrocedere, siano ormai ristretti alle ultime 5: tre retrocederanno direttamente, le altre due cercheranno di mantenere la categoria vincendo il playout. Ma la Serie B è uno dei campionati più imprevedibili al mondo e dunque, attendiamoci ancora sorprese. Certo, l’Ascoli deve cambiare registro. E anche oggi rischia di essere privo del suo giocatore cardine, il portoghese Pedro Mendes, 10 gol in questa B, il fiore all’occhiello dei marchigiani: ha ancora un problema alla caviglia, farà un provino poco prima della gara. E stasera al Del Duca sbarca una Cremonese reduce dal pari interno con la Reggiana, 1-1 in rimonta, grazie al gran gol di Massimo Coda chesi è portato in vetta alla classifica cannonieri con 12 reti, acciuffato il sorprendente Daniele Casiraghi del Sudtirol. Tuttavia, contro la Regia di Nesta, la Cremo ha fatto una buona partita, in linea con le precedenti prove, nelle quali i grigiorossi, dall’inizio del 2024, avevano sempre vinto per 1-0, la squadra di Stroppa è quella che ha fatto più punti dall’inizio del girone di ritorno: 13 sui 15 disponibili, contro i 10 di Parma, Como e Palermo, i 9 del Venezia. Non solo, la Cremonese ha la miglior difesa del campionato, 17 gol al passivo, dato col quale quasi sempre si fa molta strada. Tuttavia, la lotta a cinque per salire in A, non concede pause e se stasera Stroppa la sfanga dal Del Duca, si porta per una notte a -3 dalla capolista Parma (che domani riceve il Pisa), in attesa di avere buone nuove dal Como, che ha gli stessi punti dei grigiorossi e che domani sarà di scena al Barbera, in casa del Palermo che se vince acciuffa i lariani, mentre il Venezia, a un punto dal duo Cremonese-Como, domenica ha una gara non semplice in casa col Modena che nell’ultimo turno ha riconquistato la zona playoff. Insomma, senza mancare di rispetto all’Ascoli – che anzi, spesso al Del Duca gioca con una “garra” unica – stasera Stroppa ha una occasione che non si può assolutamente fallire. Per Castori invece, sarà comunque una serata speciale: quella di stasera sarà la sua panchina numero 549 in B, eguaglia Eugenio Fascetti, secondo in una classifica guidata da Guido Mazzetti, a quota 572. LEGGI TUTTO

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    Perché Iachini può portare il Bari ai playoff

    TORINO – “Non abbiamo fatto ancora nulla”, ha detto Beppe Iachini dopo la vittoria di sabato scorso al San Nicola sul Lecco, nel suo esordio sulla panchina del Bari. E in effetti battere, per quanto nettamente (3-1), l’ultima in classifica che nel 2024 ha collezionato solo sconfitte (5 su 5) e che dopo il ko ha esonerato Bonazzoli e assunto Aglietti, è troppo poco per poter dire che il Bari ha svoltato – nella sua tribolatissima stagione – con l’arrivo del terzo allenatore stagionale dopo Mignani e Marino. Però, sembra essere nato un feeling particolare con la piazza. I tifosi pugliesi, già in fermento per i guai precedenti, hanno apprezzato molto come Iachini si è messo totalmente a disposizione della squadra, dandosi anima e corpo a Bari, che resta la città di sua madre e con la quale sembra essere nata la chimica giusta. Anche perché la classifica dice che oggi il Bari dista 3 punti da una zona playoff che è scalabile, gli ultimi due posti sono assolutamente contendibili, tanto più che chi oggi li occupa, ha i suoi problemi: il Cittadella settimo viene da 4 sconfitte di fila e nelle 5 gare del 2024 ha fatto solo 3 punti; il Modena ottavo ne ha fatti 5, pur avendo rifilato un 3-0 alla capolista Parma. Altro aspetto importante è aver messo subito la zona calda della classifica a distanza di sicurezza, archiviando la grande paura vissuta nelle ultime partite con Marino: ora il Bari sui playout ha 8 punti di margine, si può andare in campo con maggiore tranquillità. Del resto, se ti guida Iachini è normale puntare a qualcosa d’importante, resta un allenatore capace di portare in A già 4 piazze: il Chievo nel 2008 (fece gli stessi punti della Juve quando vinse la B due anni prima), il Brescia nel 2010 (da subentrato a Cavasin, vincendo i playoff battendo in finale il Torino), la Sampdoria nel 2012 (rilevando Atzori, con una rincorsa epica, acciuffando in extremis l’ultimo biglietto buono per i playoff, poi dominati), il Palermo nel 2014 (subentrando a Gattuso e salendo in A con 5 turni d’anticipo). Certo, si tratta di successi un po’ datati, poi a Iachini è andata meno bene e l’ultima esperienza, due stagioni fa a Parma, aveva avuto un sapore malinconico (subentrato a Maresca ma squadra rimasta piatta e lontana dai playoff, nonostante quell’anno fosse considerata la prima favorita per la A). Iachini poi, ha dovuto fare i conti con certi dogmi della critica sportiva degli ultimi anni, che chiedono agli allenatori di avere sempre una fregola giochista. E così l’italianista-risultatista Iachini veniva considerato, superficialmente e ingiustamente, superato. Ma iè una stupidaggine. E infatti la bella e convincente vittoria del Bari sul Lecco è arrivata anche grazie a una grande compattezza di squadra, al tenere le linee vicine, all’aiutarsi tutti in campo nelle due fasi, concetti che non tramonteranno mai nel calcio, al di là delle mode giocaiole. E mettiamoci anche la carica agonistica che trasmette Iachini, quella che aveva da giocatore, un bel mediano sottovalutato, meritava molto di più. Certo, l’incognita maggiore sul suo futuro coi galletti è la situazione ambientale che si vive a Bari dove di fatto la tifoseria è sulle barricate da quella Serie A mancata per un soffio lo scorso giugno in finale playoff col Cagliari. Sicuramente i De Laurentiis hanno fatto i loro errori. Ma quando il padre Aurelio dice che il Bari è la seconda squadra del Napoli, afferma una verità che è sotto gli occhi di tutti. Certe indignazioni, anche da parte della politica locale, fanno solo che sorridere: fra i più critici il sindaco Decaro, cioé colui che nel 2018, alla ripartenza del Bari dalla Serie D, affidò la rinascita del club proprio al padrone del Napoli. Però la proprietà, a inizio stagione, non aveva promesso la luna, l’obiettivo dichiarato era la conquista dei playoff. Che oggi, dopo tante  disavventure, sono ancora conquistabili. Dunque, prima di tirare le somme sulla stagione del Bari, non sarebbe male mettere Iachini e i suoi nelle condizioni di provarci a dare un senso a questa annata. Tanto più che sabato, fischio d’inizio alle 14, il Bari sarà di scena di nuovo al San Nicola, arriva la Feralpisalò penultima. C’è insomma la possibilità abbastanza concreta di agganciare dopo due uscite la zona playoff (ma bisognerà aspettare domenica, quando il Modena ottavo sarà di scena a Venezia). E se Iachini dovesse concedere il bis, poi chissà che finale di stagione si farebbe ancora in tempo a impostare. LEGGI TUTTO

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    Venezia, per la A aggrapparsi a Pohjanpalo

    TORINO – Aggrapparsi a Pohjampalo per superare il momento no. Il Venezia stava vivendo giornate difficili, tali da allontanare gli arancioneroverdi dalla lotta per la promozione diretta che soltanto in autunno sembrava alla portata e certi problemi degli ultimi tempi non erano all’orizzonte. La squadra di Vanoli non è ancora ai massimi livelli che aveva raggiunto con l’ex terzino in panchina. Ma sta guarendo, grazie soprattutto ai gol del gigante finlandese, giunto a Venezia nell’estate del 2022 dal Leverkusen e amatissimo in Laguna anche perché, a differenza dei compagni che abitano a Mestre e dintorni, lui ha scelto di vivere nella città più bella del mondo, come se fosse un vero veneziano. Nella passata stagione Pohjanpalo aveva chiuso la sua prima annata nella B italiana con 19 reti. Questa stagione per gli scommettitori partiva come il primo favorito per la conquista della classifica cannonieri, anche perché certe squadre di A se lo sognano un centravanti del suo rango, non è esagerato dire che metà dei club della massima serie giocano con prime punte meno forti di lui. Ma fino al termine del 2023, non era stata una stagione semplice per il finlandese. Il 10 novembre scorso, dopo aver segnato su rigore il suo 4° gol in questa B, nella vittoria sul Catanzaro, doveva fermarsi a causa di una fascite plantare che lo teneva fuori per quattro partite (durante le quali il Venezia incassava due delle sei sconfitte finora al passivo, a Cremona e in casa con il Sudtirol, la più svagata prova stagionale). Pohjanpalo rientrava il 23 dicembre, giocava l’ultima mezzora nel 2-2 interno col Lecco. Poi, dal 26 dicembre, è stato un crescendo per il finlandese perché adesso sta bene, si vede, e può esprimersi sui livelli della passata annata, forse anche meglio: a Santo Stefano torna su rigore al gol nel 2-2 con la Feralpisalò. Alla ripresa del 14 gennaio, partita magica con la Sampdoria in casa, fa una tripletta. Due gare a secco (nel tonfo di Cosenza, 4-2, e nella vittoria sulla Ternana, 1-0). Poi realizza tre reti nelle ultime due uscite: il gol veneto nel ko per 2-1 di Parma, fino alla doppietta da centravanti di razza con cui sabato il Venezia ha sbancato il Druso di Bolzano, campo di casa del Sudtirol. In totale fanno 11 reti in questa B, solo una di meno di Massimo Coda, il bomber per eccellenza della Serie B, col quale probabilmente darà vita a una serrata lotta per il titolo di capocannoniere, già vinto due volte dal bomber della Cremonese, ai tempi del Lecce, con cui segnò 42 reti in due stagioni (22+20). Insomma, Pohjanpalo è la miglior medicina per il Venezia. Le sue prodezze hanno fatto dimenticare le polemiche per la cessione dell’estroso Johnsen alla Cremonese, elemento di spicco che è andato a rinforzare una diretta concorrente per la A, partenza non gradita dallo stesso Vanoli (lo ha detto chiaramente), mentre Johnsen in un’intervista dichiarava che secondo lui, se il Venezia ha deciso di cederlo, è perché non intende andare in Serie A. Ma le reti di Pohjanpalo potrebbero smentirlo. Col successo di sabato scorso in casa del Sudtirol, il Venezia è tornato a un solo punto dalla zona A diretta, da quella seconda piazza che si dividono proprio la Cremonese e il ricchissimo Como. Forse la nottata del Venezia (e in parte di Pohajanpalo) è finita. E chissà, se domenica nel posticipo, gli arancioneroverdi dovessero mettere sotto al Penzo il Modena (osso duro capace di rifilare tre gol alla capolista Parma), a quel punto la squadra di Vanoli potrebbe mettersi definitivamente alle spalle le polemiche d’inizio 2024 e giocarsi fino in fondo le sue carte per tornare in quella A lasciata nel 2022. Anche senza passare dai playoff, come invece accadde per la promozione del 2021. LEGGI TUTTO

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    Balata a Bruxelles incontra i vertici comunitari: “Qui per sottolineare il valore della B”

    TORINO – Visita istituzionale per il presidente della Lega B Mauro Balata a Bruxelles, dove fra oggi e domani incontrerà diversi rappresentanti delle istituzioni europee per consolidare i rapporti fra il mondo della Serie B e i vertici europei: «Oggi più che mai è fondamentale un dialogo con le istituzioni comunitarie – dice Balata –. Ai funzionari della Commissione europea e ai deputati dell’Europarlamento intendo sottolineare l’importante ruolo sociale e a vantaggio dei territori che la B ricopre in tutta Italia e, inoltre, come il nostro torneo rappresenti in tutto il mondo una vetrina del calcio italiano, dei giovani e dei vivai di casa nostra e come tale vada preservato». Proprio Balata, che incontrerà esponenti della Commissione europea ed eurodeputati di tutti gli schieramenti politici, ha sottolineato, in questi giorni, la necessità di garantire il principio solidaristico nel calcio, il merito sportivo e l’equa competizione, valori fondanti del Diritto europeo dello sport e richiamati nella recente decisione della Corte di Giustizia europea del 21 dicembre. LEGGI TUTTO

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    Palermo, due partite per prendersi la A

    TORINO – Vuoi vedere che, dopo tanti patimenti, il Palermo di Corini ha finalmente svoltato? I rosanero sono in serie positiva da 4 partite in cui hanno conquistato 10 punti, quanti ne ha fatti la Cremonese nello stesso lasso di tempo, contro i 9 del Parma, i 7 del Como e i 6 del Venezia, per restare alle prime cinque posizioni della classifica, cioé le squadre che si contenderanno i primi due posti, quelli che portano direttamente in A. Quel che più conta, dopo la vittoria di sabato scorso a Piacenza sulla Feralpisalò (1-2), è aver archiviato, magari per sempre, le difficoltà mostrate nel girone d’andata, chiuso col Palermo attardato sulle prime della classe per qualche sconfitta di troppo in casa (e non certo con squadroni, al Barbera ci aveva vinto anche il Lecco, ora ultimo). Non solo, anche il 2024 non era iniziato nel migliore dei modi, col 2-0 incassato a Cittadella (i granata veneti coi siciliani hanno fatto 6 punti). Ma ora, sembra essere tutto alle spalle, visto che la classifica adesso dice che il 2° posto, cioè la zona promozione diretta, dista solo tre punti, con la possibilità di acciuffarla già nel prossimo turno, quando al Barbera sbarcherà il Como, la regina del mercato di gennaio, con una squadra fortemente rinforzata dove sta brillando la stella dell’italo-brasiliano Strefezza, giunto nelle ultime battute di mercato dal Lecce, autore di 2 gol che hanno fruttato 6 punti (vittorie a Terni e sul Brescia). Eppure, per quel che s’è visto negli ultimi tempi, questo Palermo ha tutte le carte in regola per disputare la volata per la A diretta. Lo Strefezza del Palermo si chiama Filippo Ranocchia, 22 anni, acquistato a gennaio dalla Juve, ha griffato le ultime due vittorie su Feralpisalò e Bari. A Corini mancava un giocatore del genere, un centrocampista solo sulla carta perché in B Ranocchia sa pungere parecchio davanti e il tecnico di Bagnolo Mella sembra aver trovato subito il modo migliore per utilizzarlo, a ridosso del totem Brunori. Riduttivo però dire che è stato il suo arrivo ad aver fatto svoltare i siciliani, una certa crescita c’era stata pure nelle ultime battute del 2023, anche se la continuità che sta mostrando ora il Palermo, s’era vista solo nelle prime battute della stagione, quando i siciliani parevano poter competere per quel campionato da promozione diretta a cui ambisce il Football City Group, la ricca proprietà dei siciliani. Corini ha vissuto momenti difficili, a ogni rovescio ha fatto da parafulmine ma ora potrebbe essere tutta un’altra musica. Da giocatore, Corini era stato una colonna del Palermo di Zamparini e proprio per questo stringeva ancora più il cuore quando nei momenti difficili la tifoseria siciliana andava giù pesante con lui. Ma non è mai troppo tardi, Corini fa ancora in tempo a entrare, anche da allenatore, nel cuore dei tifosi rosanero. Che sabato affolleranno il Barbera perché il confronto col Como non è esagerato dire che vale una grossa fetta di Serie A. Battere il Como vorrebbe dire per il Palermo andare poi a Cremona, nel turno successivo, in casa di un’altra big della B, da seduti a tutti gli effetti al tavolo per la Serie A LEGGI TUTTO