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    Palermo-Bari: derby del Sud da brividi

    TORINO –  La 23ª giornata di Serie B si apre stasera, fischio d’inizio alle 20.30, col derby del Sud per eccellenza, Palermo-Bari. Entrambe vivono una stagione al di sotto delle aspettative. I rosanero di Corini dovevano lottare per la A diretta ma, dopo un buon avvio di stagione, hanno perso continuità con troppi ko in casa, così oggi la classifica dice che il Palermo è quinto a -5 dalla zona promozione, anche se nel frattempo ha riconquistato il Barbera (vi ha vinto nelle ultime tre uscite, stasera si dovrebbero superare le 20mila presenze). Nulla di compromesso, dunque, del resto in questa B può veramente ancora succedere di tutto, la lotta resta aperta per tutti i verdetti. Però, per rilanciarsi in chiave A diretta, stasera i siciliani dovrebbero non solo portare a casa i 3 punti ma convincere anche, per dare spessore a un 2024 che li ha visti esordire col brutto ko di Cittadella (2-0), vincere in casa sul Modena (4-2, pescando il jolly Soleri nel finale, la differenza la fece la sua doppietta) e pareggiare a Catanzaro (1-1, prova discreta, pur passando in svantaggio, poi ci ha pensato la mezzala Segre, al 6° gol stagionale, tutti su azione, 4 di testa, è la sua miglior annata). Senza dimenticare che il City Group ha chiuso a questo mercato colpi significativi: Ranocchia, giunto dalla Juve, ha già mostrato buone cose, Diakitè, che era l’ultimo gioiello della vecchia Ternana, può dare ancor più peso a una difesa che sulla carta dovrebbe essere fra le migliori mentre il colpo dell’ultima ora è stato Chaka Traoré in prestito dal Milan, ragazzo in rampa di lancio che viene a farsi le ossa in B. Il Bari invece, se la passa decisamente peggio, anche se già in estate era chiaro che i pugliesi avrebbero fatto un altro campionato rispetto agli obiettivi che potevano avere i siciliani. Il Bari era partito forte nel 2024, con la bella vittoria sulla Ternana (3-1), la miglior prova stagionale in cui i dettami del giochista Marino venivano messi in pratica con efficacia. Poi, dal secondo tempo di Ascoli, col Bari avanti 0-2 e acciuffato sul 2-2, il blackout, proseguito nello scorso turno con la sconfortante caduta al San Nicola di fronte alla Reggiana di Nesta (0-2), che ha fatto un figurone pur rimaneggiata. Così la piazza è tornata sulle barricate contestando con forza i De Laurentiis perché le scorie della Serie A sfumata in finale playoff a giugno, al 94’ contro il Cagliari, sono sempre lì, covano sotto la cenere e qualcuno s’è spinto a chiedere che Mignani venga richiamato, anche se la squadra ha ancora 5 punti di margine sui playout mentre i playoff distano 4 lunghezze. Bari che ha fatto un mercato tutt’altro che disprezzabile. Kallon s’è presentato molto bene (già 2 assist), Lulic per la mediana deve trovare il ritmo partita, idem per Puscas davanti, presentatosi piuttosto giù di forma. Da capire quanto tempo avrà ancora Marino – scelta su cui il ds Polito ha puntato molto – nel caso la squadra dovesse deludere anche stasera al Barbera, dove nel Palermo in attacco rientra Brunori dopo aver scontato un turno di squalifica.  LEGGI TUTTO

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    Frabotta a Cosenza: non è mai troppo tardi

    TORINO – Gianluca Frabotta: per la serie, non è mai troppo tardi. Il terzino sinistro che Pirlo lanciò giovanissimo nella Juve (stagione 2020/21), rischiava seriamente di perdersi, o perlomeno, di sparire dai radar, a 24 anni ormai pareva avesse un radioso futuro alle spalle. Uscito dalla Juve, aveva iniziato un lungo peregrinare per l’Italia, prima in A (Verona enLecce), poi in B (Frosinone e Bari), lasciando poche tracce di sé (nella promozione in A dei ciociari di un anno fa, non è che fosse un punto fermo, anzi). La scorsa estate c’era la possibilità che tornasse dal suo vecchio maestro, alla Samp di Pirlo, per provare a risalire la china. E invece dopo un passaggio anonimo al Bari, anche per problemi fisici, Frabotta si è mosso soltanto a gennaio, è ripartito dal Cosenza e pareva un altro passo indietro che seguiva i precedenti. E invece, a giudicare dalle sue ultime due partite per i lupi silani, Gianluca potrebbe aver finalmente trovato la piazza giusta per imporsi. Col Cosenza, Frabotta aveva esordito giocando la mezzora finale nel ko dei calabresi a Cremona, alla ripresa della B del 14 gennaio. Poi, una partita sontuosa (con tanto di assist) partendo titolare nel trionfo del Cosenza sul Venezia, un 4-2 (che era già 3-0 dopo 21’) con cui i rossoblù di Caserta sono usciti da una lunga crisi e impostato tutto un altro campionato. Lo si è visto sabato scorso nel cruciale scontro salvezza a Bolzano, tana del Sudtirol. E chi te la decide? Proprio Frabotta, con un sinistro pulito e chirugico dal limite dell’area messo nell’angolino grazie al quale il Cosenza è emerso dalla zona calda della classifica, tornando a imporsi in trasferta dopo 4 mesi. Una vittoria meritata, quella dei calabresi, con Frabotta match winner anche perché poco prima Forte aveva sbagliato un rigore (parato da Poluzzi in due tempi). E ora, può essere tutto un altro campionato, per il Cosenza e per Frabotta. Che a giugno tornerà nuovamente alla base. Stavolta però, continuando a giocare così, Frabotta potrebbe rientrare in bianconero con ben altre referenze, rispetto alle altre volte. Stavolta, come minimo, non sarebbe da mandare in prestito, potrebbe avere mercato e dare alla Juve la possibilità di realizzare una discreta plusvalenza con questo ragazzo nato a Roma che la Juve aveva pescato nella Primavera del Bologna. Mentre il Cosenza, che vive un ottimo 2024, fino a giugno potrebbe aver trovato quell’esterno sinistro che mancava e che ora fa sognare la piazza silana. Anche con un Frabotta così, il Cosenza può può mettere nel mirino una salvezza tranquilla, come minimo, che era poi l’obiettivo stagionale stabilito da patron Guarascio, stufo di mantenere la squadra in B dal 2018 fra mille peripezie. Il trionfo sul Venezia ha dimostrato che ad andare a vedere i rossoblù al San Vito-Marulla può essere molto divertente. E con un mancino come Frabotta, ancora di più. Si attende conferma sabato, quando a Cosenza sbarcherà il Pisa di Aquilani, squadra con non pochi problemi. Che se battuta, schiuderebbe ai calabresi una stagione tutta da scoprire. LEGGI TUTTO

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    Ricordando Arpad Weisz, l’allenatore assassinato

    Costretto all’addio
    L’Italia era il Paese che Árpád Weisz aveva scelto per vivere. Non lo avrebbe mai detto, ma era andata così. Era uno studente di Giurisprudenza a Budapest quando aveva dovuto interrompere gli studi per andare a combattere contro gli italiani nelle fila dell’esercito dell’Austria Ungheria. Fatto prigioniero sul monte Merzli, al confine tra Friuli e Slovenia, era stato mandato in un campo di detenzione in Sicilia, nei pressi di Trapani, da dove era rientrato in Ungheria a fine conflitto. Pensava di non tornare mai più in Italia ed invece il calcio ce lo aveva riportato. I suoi figli, nati a Milano, erano di cultura italiana. Erano anche battezzati perché lui e la moglie Ilona, anzi Elena, non erano ebrei integralisti. Le leggi sulla razza imposero ai cittadini ebrei di origine non italiana, arrivati in Italia dopo il 1919, di abbandonare il Paese entro sei mesi. Nel gennaio 1939, di conseguenza, la famiglia Weisz lasciò Bologna, in treno, per raggiungere Parigi. Árpád, Ilona, Roberto e Clara erano impauriti, disorientati, increduli. Non poteva essere diversamente. Weisz sperava di trovare una squadra francese, magari il Red Star, da allenare. Ma al club parigino non c’era posto, così la famiglia si trasferì in Olanda.
    Weisz nei Paesi Bassi trovò un ingaggio al Dordrecht, nell’omonima città, un club minore che lui salvò al primo anno e poi lanciò ai vertici al secondo piegando Feyenoord ed Ajax. Proprio quest’ultimo club, che era nell’orbita della comunità ebraica di Amsterdam, si interessò a lui. Ma il 10 maggio 1940 i tedeschi invasero i Paesi Bassi e in sette giorni il Paese cade nelle mani dei nazisti. Dall’Olanda non si poteva più entrare né uscire. Pochi mesi dopo, nel 1941, Adolf Hitler da Berlino ordinò la “soluzione finale”. La Gestapo andò a prenderlo il 2 agosto 1942. Con lui furono arrestati la moglie ed i figli. Il 2 ottobre i quattro vennero inviati al campo di raccolta di Westerbork da dove vennero caricati su un treno blindato, destinazione Auschwitz, in Polonia. Dopo tre giorni di viaggio in condizioni disumane, Árpád fu dirottato ai lavori forzati nell’Alta Slesia, mentre la moglie ed i figli furono subito destinati alle camere a gas nel settore di Birkenau.
    C’era la neve ad Auschwitz
    Árpád Weisz rimase ai lavori forzati quasi sedici mesi. Poi, sfinito, fu anche lui mandato ad Auschwitz dove, senza conoscere la sorte della famiglia, privato del nome, dell’identità, della dignità, un numero tra i tanti, il 31 gennaio 1944, ottant’anni fa, venne spinto dentro una camera a gas, o forse morì di stenti, l’epilogo non cambia la tragedia. C’era la neve, quel giorno, ad Auschwitz. E c’era la neve anche un anno dopo, il 27 gennaio 1945, quando i cancelli del campo di sterminio furono sventrati dai carri dell’Armata Rossa, l’esercito dell’Unione Sovietica, e il mondo, incredulo, poté da quel momento iniziare a scoprire, con sgomento, cosa è stata la follia nazista.
    Árpád Weisz pagò con la vita una colpa che colpa non è. Non è una colpa essere ebrei. Se è una colpa essere ebrei, allora è una colpa essere cristiani, musulmani, induisti, buddisti, atei, e così via. Invece sei milioni di donne e uomini, tra cui il migliore allenatore degli anni Trenta e la sua famiglia, furono eliminati solo perché ebrei. È stato un orrore così grande, inspiegabile, raccapricciante, da sembrare impossibile. Invece è avvenuto tutto otto decenni fa, niente nella storia dell’Umanità. Un abominio. Non dimentichiamo cosa è accaduto negli anni del delirio nazista. LEGGI TUTTO

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    Parma travolto a Modena, tonfo Como: Cremonese e Venezia ne approfittano

    Ventiduesima giornata di campionato in Serie B. Dopo il pareggio nell’anticipo del venerdì tra Catanzaro e Palermo, a risaltarenel sabato è il crollo del Parma capolista. La squadra di Fabio Pecchia cade sotto i colpi del Modena. Bene la Cremonese, che vince allo Zini contro il Brescia e accorcia sul primo posto. Tiene il passo il Venezia, vittorioso sulla Ternana, mentre cade il Como contro l’Ascoli. Vittoria esterna del Cosenza contro il SudTirol. Nelle gare delle 16,15 vince la Reggiana a Bari, crolla il Lecco con la FeralpiSalò mentre lo Spezia di D’Angelo supera il Pisa.  LEGGI TUTTO

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    Il sabato dei derby regionali

    TORINO – Dopo l’anticipo di ieri (Catanzaro-Palermo 1-1), la 22ª giornata di Serie B prosegue oggi con otto gare, 5 alle 14, 3 alle 16.30. Per la capolista Parma guidata da Pecchia, a +6 sul Como secondo e a +7 su Cremonese e Venezia, test probante al Braglia (ore 14), dove va in scena uno dei derby emiliani, quello col Modena. Che non se la passa bene, anzi, il tecnico Bianco vive il momento più difficile da quando guida i canarini. Dopo il ko di sabato scorso a Palermo, patron Rivetti gli ha rinnovato la fiducia, anche perché al Barbera il Modena ha fatto una discreta partita. Però, con zero punti nel 2024 e una crisi che di fatto dura da quasi due mesi, i canarini stanno perdendo la zona playoff, Rivetti non è un mangia allenatori, anzi, però la situazione va monitorata. All’andata comunque, al Tardini finì 1-1: canarini avanti col contestato gol di Duca (fuorigioco non segnalato), pari nel recupero di Partipilo (sarebbe uno dei big della B ma nel Parma non è titolare e questo dice tutto sulla vastità della rosa, Pecchia naviga nell’oro). Il Como, sempre alle 14, ospita l’Ascoli per cercare di avvicinarsi al Parma ma soprattutto per staccare le altre squadre che possono ambire al secondo posto. Ma occhio ai marchigiani: oggi sarebbero retrocessi ma la semina di Castori – l’ultimo italianista doc rimasto – inizia a fruttare qualcosa: l’Ascoli, nel 2024, ha pareggiato a Parma dopo essere passato in vantaggio e domenica scorsa, sotto di 2 gol in casa col Bari, ha chiuso sul 2-2 con la doppietta del portoghese Pedro Mendes (salito a 9 gol, sempre più uomo squadra perché di categoria superiore). Per la Cremonese di Stroppa invece, c’è il sentitissimo derby regionale col Brescia (ore 14), già vinto facilmente 0-3 nell’andata al Rigamonti ma quello era tutto un altro Brescia, con in panchina il traghettatore Belingheri, utilizzato solo per quella partita, dopo l’esonero di Gastaldello, poi sarebbe sbarcato Maran che ha portato la squadra in zona playoff ma che sabato scorso, in casa col Sudtirol (1-1), ha rischiato di perdere (forse la testa era già al derby dello Zini). Gara della verità anche per il Venezia di Vanoli, reduce dal tonfo di Cosenza, un 4-2 coi lagunari andati sotto 3-0 dopo soli 21’. E pensare che a fine 2023 a un certo punto qualcuno ipotizzò che il Venezia potesse andare in A a braccetto col Parma, quando era arrivato a eguagliarlo in classifica. Poi, qualcosa s’è inceppato e il Venezia attuale potrebbe avere non pochi problemi con la Ternana rivitalizzata da Breda, ora in zona playout ma reduce dal bel 3-1 sul Cittadella (che veniva da 9 risultati utili di fila con 23 punti conquistati), in cui l’uruguaiano Gaston Pereiro, appena giunto dal Cagliari, ha debuttato con due assist e un gol (splendido), pareva di vedere Platini al Liberati. Occhio anche a Bari-Reggiana (ore 16.15, pugliesi a -2 dalla zona playoff, in serie positiva da 4 turni con 6 punti conquistati; emiliani di Nesta che sognano il sorpasso, hanno due punti in meno dei pugliesi ma oggi saranno privi degli squalificati Cigarini, Girma, e Portanova). Pisa-Spezia (ore 16.15, partita sentita come fosse un derby per la vicinanza fra le due città, i toscani di Aquilani forse hanno svoltato dopo la vittoria di sabato a Lecco ma oggi mezzo stadio resterà vuoto per la protesta dei tifosi nerazzurri, esasperati dalla situazione che si vive all’Arena Garibaldi, liguri in caduta libera verso la C, sul fondo con la Feralpisalò dopo l’ultimo turno ma rinforzati dagli arrivi di Jagiello, Falcinelli e Mateju). Sudtirol-Cosenza (ore 14, altoatesini in ripresa col subentrato Valente, nel 2024 hanno battuto la Feralpisalò e sfiorato il successo a Brescia; calabresi euforici per il trionfo sul Venezia ma privi dello squalificato Tutino che aveva segnato una tripletta nel 4-2 ai lagunari). Feralpisalò-Lecco (ore 16.15, nei gardesani, ora a -2 dai playout e a -6 dalla salvezza, Zaffaroni può replicare il miracolo fatto in A col Verona, salvatosi nel giugno scorso allo spareggio con lo Spezia; i blucelesti di Bonazzoli, che oggi giocherebbero i playout con la Ternana, hanno iniziato il 2024 con zero punti, ko a Catanzaro e in casa col Pisa). Il turno si chiude domani, fischio d’inizio alle 16.15, col posticipo Cittadella-Sampdoria. LEGGI TUTTO

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    Diretta Catanzaro-Palermo ore 20.30: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    CATANZARO – La 22ª giornata del campionato di Serie B si apre con il Derby del Sud tra Catanzaro e Palermo, una sfida dal sapore playoff. I ragazzi di Corini, reduci dalla vittoria contro il Modena, occupano il 6° posto (35) a +2 proprio su quelli di Vivarini che stanno vinvendo un momento difficile (4 sconfitte nelle ultime 5 partite). Per i rosanaero un blitz al Ceravolo per restare attaccati al treno della promozione diretta e per vendicare la sconfitta dell’andata che lasciò ferite profonde. Doppio obiettivo per il Palermo che fuori casa non fa festa da inizio ottobre, quando vinse a Modena. I rosanero ci riprovano a Catanzaro, contro una squadra che qualche mese fa banchettò al Barbera, impartendo una sonora lezione alla squadra di Corini.
    Catanzaro-Palermo: quote e consigli sulle puntate
    Segui la diretta di Catanzaro-Palermo su Tuttosport.com
    Dove vedere Catanzaro-Palermo streaming e diretta tv
    Catanzaro-Palermo, gara valida per la 22ª giornata del campionato di Serie B e in programma alle ore 20:30 allo stadio Nicola Ceravolo di Canatanzaro sarà visibile in diretta su Dazn, Sky Sport (252) e la piattaforma Now. In alternativa, sarà possibile seguire la cronaca testuale della sfida live sul nostro sito
    Guarda Catanzaro-Palermo su DAZN. Attiva ora
    Le probabili formazioni di Catanzaro-Palermo
    CATANZARO (4-4-2): Fulignati; Situm, Scognamillo, Brighenti, Veroli; Sounas, Verna, Pontisso, Vandeputte; Iemmello, Biasci. Allenatore: Vivarini.A disposizione: Sala, Borrelli, Antonini, Miranda, Stoppa, Petriccione, Oliveri, Pompetti, Brignola, D’Andrea, Donnarumma, Ambrosino. Indisponibili: Krajnc, Ghion. Squalificati: nessuno. Diffidati: Brighenti.
    PALERMO (4-3-3): Pigliacelli; Graves, Nedelceauru, Ceccaroni, Lund: Henderson, Gomes, Segre; Insigne, Di Francesco, Soleri. Allenatore: Corini.A disposizione: Kanuric, Nespola, Marconi,Diakité, Buttaro, Aurelio, Coulibaly, Stulac, Vasic, Ranocchia, Valente, Di Mariano, Mancuso. Indisponibili: Desplamches, Lucioni. Squalificati: Brunori. Diffidati: Coulibaly, Lucioni.
    Arbitro: Baroni (Firenze)Assistenti: Cecconi e Cirpriani.IV uomo: Grasso.Var: Gariglio.Avar: Abbattista.
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    Viaggio nella crisi della Samp (e di Pirlo)

    A ranghi completi, si può ipotizzare questa Samp (4-3-1-2): Stankovic; Depaoli, Ghilardi, Murru, Giordano; Ronaldo Vieira (Benedetti), Yepes, Kasami; Esposito, Pedrola (Borini); De Luca. E sarebbe un undici di tutto rispetto che potrebbe tranquillamente competere per i playoff, come si sosteneva a inizio stagione e infatti i migliori risultati sono arrivati le rare volte che l’infermeria non era affollata. Poi, quando le defezioni sono troppe (e la Samp ne ha quasi sempre una marea, al punto che sono emersi dubbi sull’operato dello staff sanitario, rifondato dalla nuova società), mancano i ricambi di livello. Soprattutto se sono assenti certe colonne, sono dolori.
    A centrocampo, prima di tutto. I blucerchiati, dopo un brutto avvio di stagione, avevano trovato la quadratura giusta col cambio di modulo (da 4-3-3 a 4-3-2-1) ma anche grazie a due mastini della mediana come Ronaldo Vieira e Kasami: quando giganteggiavano in mezzo, non ce n’era per nessuno, la squadra era equilibrata, la giovane difesa più protetta e, insomma, l’orchestra suonava al meglio e poteva coltivare qualche ambizione. Non è un caso che la flessione – per non dire crisi – sia arrivata con la loro assenza. Sabato scorso la società, non a torto, s’è lamentata per il rigore che ha sbloccato il Parma a Marassi, non si capisce perché lo si debba assegnare se le immagini non chiariscono, nel dubbio buon senso suggerirebbe di astenersi. Ma non può essere un alibi perché la squadra una volta in svantaggio ha mostrato le solite fragilità mentali e subito dopo ha incassato il raddoppio, squagliandosi del tutto nella ripresa quando è arrivato il terzo gol del Parma.
    Come accade quasi a ogni rovescio blucerchiato, è tornato a girare il nome di Iachini come possibile sostituto, l’allenatore dell’ultima promozione blucerchiata in A (nel 20212, ai playoff). Voce subito seccamente smentita dalla società, troppo forte il legame che c’è con Pirlo, scelto la scorsa estate anche come uomo-immagine della Samp. Senza considerare il fatto che l’attuale organico blucerchiato non sembra rispondere alle idee tattiche di Iachini. Ma quali colpe ha l’allenatore della Samp? Con lui, spesso i blucerchiati un po’ troppe volte hanno sbagliato l’approccio alla gara (vedi i ko con Brescia e Feralpisalò, ad esempio) e l’allenatore è sempre responsabile dell’atteggiamento della squadra che troppe volte non si sporca le mani, non ha un carattere “da Serie B”, dove bisogna soprattutto dare peso all’agonismo, alla spada e non al fioretto.
    Certo, non è ancora il momento di tirare le somme. Ma la prossima gara, domenica al Tombolato di Cittadella, può dire molto. I veneti, che all’andata s’imposero con pieno merito a Marassi, avranno il dente avvelenato per il ko di sabato a Terni che ha chiuso la migliore e più lunga serie positiva di questo campionato, avevano raccolto 23 punti in 9 gare. Ecco, andare a Cittadella, comunque finisca, potrebbe essere l’occasione per la Samp (e per Pirlo) per confrontarsi con un calcio senza fronzoli ma terribilmente efficace, perché di temperamento. Cioè tutto ciò che troppo spesso questa Samp non mostra. E magari chissà, sarà l’occasione per dare almeno qualche minuto in più a un ragazzo proveniente dalla Primavera che va tenuto d’occhio: Samuel Ntanda, classe 2005, ala sinistra belga (di origini congolesi), a Genova dal luglio 2022, quando, proveniente dal St Truden, iniziò a giostrare per la Primavera blucerchiata. Finora, Pirlo lo ha mandato in campo per 4 gare, ma con un minutaggio ancora irrisorio (22’). Per quel che però ha mostrato – gamba, fame e discreta tecnica – merita di entrare in campo prima che la partita sia ormai segnata. Lo chiede a gran voce anche la tifoseria blucerchiata che, altro aspetto di questa crisi, in questi giorni sta vivendo interessanti riflessioni sulla propria natura.
    Considerato che nel 2024 saranno passati trent’anni dalla vittoria dell’ultimo trofeo blucerchiato (la quarta Coppa Italia, superando in finale l’Ancona), anche voci autorevoli della piazza sampdoriana si interrogano sul “carattere” che ha mediamente il tifoso blucerchiato. Va ricordato che negli anni d’oro con Paolo Mantovani, lo storico patron fece un lavoro enorme per addomesticare una tifoseria che non era proprio tranquilla ma che sotto la sua guida divenne un esempio di correttezza, pacatezza e sportività. E ora, con la squadra nei pressi dei playout di B, ci si chiede se questa natura tranquilla nel frattempo non sia diventata un limite, visto che negli ultimi anni i tifosi blucerchiati ne hanno dovute buttare giù di ogni. Certo, non s’arriva a invidiare il carattere fumantino del popolo genoano. Ma un po’, sì. LEGGI TUTTO

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    Aquilani a Pisa, ora può essere un’altra storia

    TORINO – Fino a sabato scorso, Alberto Aquilani a Pisa era un De Zerbi che non ce la stava facendo ma del resto, anche il guru del Brighton ha dovuto mangiare pane duro prima di diventare l’allenatore più alla moda. Normale dunque, che nella sua prima annata su una panchina professionistica, dopo un promettente praticantato per le giovanili della Fiorentina, Aquilani avesse bisogno del suo tempo per confrontarsi col mestiere di allenatore, su una panchina non certo semplice come quella del Pisa, piazza calda ed ereditata dopo delusioni cocenti, non semplici da archiviare, anche se in estate era stato giusto chiudere il ciclo di D’Angelo e rifondare. Di sicuro Aquilani è stato molto protetto da tutti (e se non avesse un nome importante per i suoi trascorsi da calciatore, sarebbe andata diversamente), scelta che alla fine sta pagando. Perché la convincente vittoria di sabato del Pisa al Rigamonti-Ceppi di Lecco (1-3), è stata forse la miglior prova stagionale, la prima giocata dagli Aquilani’s boys con attenzione e intensità per 90 minuti. E che ha proiettato i toscani in un tranquillo centro classifica, a -3 dai playoff ma soprattutto con 5 lunghezze di margine sui playout. II Pisa era in crescita già da fine 2023 ma la vittoria netta sui blucelesti è stato forse il primo vero punto esclamativo dei toscani, ora il Pisa è in serie positiva da 4 partite, in cui ha fatto 8 punti. Un passo che per ora ha fruttato un vantaggio abbastanza rassicurante sulla zona calda che potrà dare tranquillità alle giocate dei nerazzurri, la palla scotterà meno. Poi, è chiaro che quando proponi un calcio fatto di costruzione dal basso, possesso palla e pressione alta, hai bisogno di tempo perché le tue idee s’impongano e il Pisa glielo sta dando, mai Aquilani in stagione è stato messo in discussione quando i risultati mancavano e anche la stessa piazza al massimo ha mormorato ma mai discusso veramente il tecnico. E così, adesso per il Pisa e per Aquilani può schiudersi tutta un’altra stagione. Giocando così, i playoff sono scalabili. Al momento, l’8° posto è occupato dal Brescia ma per quel che s’è visto nell’ultimo turno, il Pisa appare come la squadra più in palla e forse la più attrezzata per conquistarli. Gli altri cinque posti della zona playoff sono molto più distanti e potrebbero già essere prenotati dalle squadre che oggi li occupano (anche se va verificata la tenuta del Cittadella e la flessione del Venezia che comunque hanno 8 e 10 punti più del Pisa). L’importante è che un successo così ineccepibile permetta ad Aquilani di lavorare con la serenità necessaria. Nessuno gli ha chiesto la A per questa stagione. Ma a differenza della scorsa annata, chiusa con un girone di ritorno che fu un’autentica via crucis, basterebbe terminare la stagione in crescendo e magari con una qualificazione ai playoff, dimostrando che ci sono le basi per il progetto di riportare il Pisa in A, una annata insomma promettente, che archivi definitivamente quella finale beffarda, persa ai playoff del 2022, contro il Monza di Berlusconi e Galliani, partita che ancora fa sospirare la piazza nerazzurra. Vedremo intanto cosa riserverà il mercato di gennaio, dopo l’arrivo dell’attaccante Nichola Bonfanti, a segno all’esordio, gol pesante del 2-2 interno con la Reggiana. Purtroppo però, Bonfanti a Lecco s’è infortunato, ha avvertito un dolore muscolare alla coscia ma forse s’è fermato per tempo, potrebbe essere solo una contrattura. Dal mercato potrebbero arrivare, dalla Primavera del Milan, il terzino sinistro Davide Bartesaghì, 18 anni e dalla Cremonese, nello stesso ruolo (ma può fare anche il centrale) il 20enne Yuri Rocchetti, scuola Roma:ma serve anche un difensore più esperto mentre in avanti, la trattativa per Ciccio Caputo con l’Empoli, appare difficile. Attenzione allora alla pista Luca Moro che il Sassuolo vuole mandare da un’altra parte a maturare dopo 6 mesi al di sotto delle aspettative nello Spezia. Già, i liguri. Ultimi in classifica e coi tifosi in contestazione permanente, sabato sbarcheranno a Pisa. Partita tutt’altro che banale, di fatto le due tifoserie sono divise da una feroce rivalità e vista la ridotta distanza fra le due città, la vivono come una specie di derby. Attenzione però, perché i tifosi della Curva Nord, con un comunicato, hanno annunciato che a partire dalla gara coi liguri non entreranno all’Arena Garibaldi, scelta che manterranno a tempo indeterminato, finché non ci saranno risposte sui problemi che affliggono il vetusto stadio (di cui ne chiedono l’aumento della capienza). Una protesta di cui magari Aquilani e i suoi avrebbero fatto a meno, visto che sabato potrebbe essere la gara della verità per capire quanto vale questo Pisa. LEGGI TUTTO