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    Lecco: momento assurdo, ma c’è speranza

    TORINO – Nell’ultimo mese è come se il calcio italiano avesse adottato il Lecco che vive il momento più assurdo della sua storia. Fondato nel 1912, nella loro vita i blucelesti hanno disputato tre campionati di Serie A (frequentata per l’ultima volta nel 1967) e 12 di B, un mese fa avevano riconquistato la seconda serie dopo mezzo secolo esatto, con la possibilità di disputare il derby col Como che in B manca proprio da 50 anni. Praticamente una favola, vista anche com’era maturata la promozione in B ai playoff, dove i blucelesti di Foschi non scendevano in campo da favoriti anzi, a ogni sorteggio le avversarie erano ben felici di affrontare il Lecco, salvo poi cambiare idea a confronto terminato. Una cavalcata straordinaria, cominciata con il passaggio del primo turno della fase nazionale (dove il Lecco iniziava i playoff a seguito del terzo posto in campionato) in cui elimina l’Ancona con due pareggi (2-2 e 1-1) e si qualifica in virtù del miglior piazzamento in campionato. Proseguita al secondo turno eliminando il Pordenone in maniera rocambolesca: sconfitti in casa 0-1 dal Pordenone (col presidente Di Nunno che irrompeva in campo a contestare il rigore della vittoria friulana), nella gara di ritorno il Lecco passava 1-3, imponendosi nel finale. Quindi la semifinale col Cesena: vittorie per 2-1 di entrambe in trasferta, poi calci di rigore decisivi per la qualificazione lombarda. Fino alla discussa doppia finale col Foggia, che tanto ha fatto arrabbiare i tifosi pugliesi: successo per 2-1 del Lecco allo Zaccheria, nonostante la presenza del Var, risultato assai influenzato dalle decisioni dell’arbitro Bonacina (che vive a Cisano Bergamasco, 15 km da Lecco) e poi chiusa col 3-1 e la festa B al Rigamonti-Ceppi. Già, lo stadio di Lecco, è lì che si sta arenando il ritorno in B dei blucelesti. Fosse stato pronto per la B, non ci sarebbero stati tutti i problemi d’iscrizione legati all’indicazione di un campo alternativo, individuato, tardivamente e non del tutto per colpa del Lecco, nella lontana Padova. Sarebbe necessaria una riflessione su come siano fatiscenti, di norma, gli stadi di Serie C. Forse bisognerebbe discutere di questo prima di avventurarsi sulle possibilità che ha il Lecco di essere ammesso alla B dopo la bocciatura di lunedì scorso operata dal Coni. E’ intollerabile che delle 4 promosse in B (Feralpisalò, Reggiana, Catanzaro e Lecco), soltanto i granata emiliani dispongano di un campo di casa utilizzabile nella seconda serie. Nell’attesa, tutta Lecco vive in una sorta di strano limbo, aspettando il 2 agosto, giorno in cui il Tar riammetterà o meno i blucelesti in B. La speranza c’è e si fonda sul fatto che il Lecco, dopo la bocciatura della Covisoc, comunque era stato ammesso in B dal Consiglio Federale Figc del 7 luglio. Per l’eventuale ricorso, ci sarà da aspettare il 29 agosto, data del verdetto al Consiglio di Stato. Nel frattempo però, è tutto bloccato. Il Lecco, per affrontare la B, stava facendo incetta di giovani promettenti provenienti dai migliori vivai italiani. Di fatto il club bluceleste è riuscito a ufficializzarne solo uno, proprio nel giorno che arrivava la stangata dal Coni: è il terzino sinistro italo-albanese Brayan Boci, nella scorsa stagione lanciato da Giardino nel Genoa dopo averlo trovato nella Primavera rossoblù. Tutti gli altri sono in stand-by, si aspetta che arrivi la B, come nel caso di Cortinovis, centrocampista scuola Atalanta, ex Verona e Cosenza. Difficile dire come andrà a finire. Intanto sono state pubblicate le motivazioni della sentenza Coni di lunedì scorso: i giudici del Collegio ddi Garanzia rilevano come la data dell’iscrizione al 20 giugno sia sempre perentoria, va rispettata in tutti gli aspetti, anche quello che riguarda l’indicazione del campo, non solo per le pur decisive incombenze economiche. Ma quel che fa più paura è che il Lecco non si è iscritto alla C e dunque, saltasse la B, dovrebbe ripartire dai dilettanti. Sarebbe un finale atroce per quella che doveva essere la stagione più bella nell’ultimo mezzo secolo dei blucelesti. LEGGI TUTTO

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    Reggina, ufficiale il cambio di proprietà: Ilari nuovo patron

    REGGIO CALABRIA – La Reggina ha comunicato ufficialmente che “è stato ceduto a Manuele Ilari il 100% delle quote della Reggina 1914. L’accordo è stato sottoscritto oggi tra Ilari e le società che fanno capo a Felice Saladini e Angelo Ferraro, che insieme detenevano la totalità delle quote della società calcistica”. Saladini ha commentato: “Abbiamo fatto la scelta migliore per il futuro del Club. Continueremo a lavorare affinché venga riconosciuta alla Reggina l’ammissione al prossimo campionato di serie B, un diritto che abbiamo ottenuto sul campo e anche con il rigoroso rispetto delle leggi dello Stato”. La Reggina, attualmente impegnata nel raduno al centro Sant’Agata, ha ricevuto nella giornata di mercoledì la conferma dell’esclusione dalla Serie B da parte Collegio di Garanzia del Coni.
    Reggina, le parole del nuovo proprietario Ilari
    “Ringrazio Saladini e Ferraro per l’opera di risanamento del Club che hanno portato avanti nell’ultimo anno. Prendo il testimone per proseguire il percorso di evoluzione e sviluppo di uno dei club più appassionanti del Sud Italia. Ringrazio anche Guild Capital Partners, con la quale continueremo a lavorare per un riassetto societario solido per il futuro della Reggina”. LEGGI TUTTO

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    Buon compleanno Cittadella, splendida cinquantenne

    TORINO – Buon compleanno, Cittadella! Sei davvero una splendida cinquantenne. I granata veneti nel 2023 stanno festeggiando il mezzo secolo di vita con una serie d’iniziative che coinvolgono tifosi e vecchie glorie, tutti uniti alla società e ai giocatori per festeggiare cinquant’anni di successi di un club che non ha eguali, da decenni il suo modo di fare calcio viene considerato esemplare. L’Associazione Sportiva Cittadella nacque il 12 giugno 1973 dalla fusione di due club dilettantistici del borgo veneto: l’Unione Sportiva Cittadellese e l’Olympia Cittadella, la prima militava in Prima Categoria, la seconda in Promozione. Fosse stata una fusione politica, si sarebbe parlato di una sorta di Compromesso Storico: la Cittadellese aveva sostenitori comunisti, l?Olympia radici cattoliche, Peppone e Don Camillo insieme, insomma. Il primo successo eclatante arriva nel 1980, quando il Cittadella vince la Coppa Italia Dilettanti, due anni dopo i granata iniziano a giocare nello stadio attuale, il Tombolato. Il professionismo, cioè la C2 dell’epoca, lo si raggiunge nel 1989. Negli anni successivi, coi granata si fa un nome un allenatore all’epoca considerato rivoluzionario, Ezio Glerean. che col Citta utilizza il 3-3-1-3 o il 3-3-4, si parla di lui in tutto il Paese, calcio totale, si discute dei granata perché giocano come l’Ajax. Nel 2000 è per la prima volta in B, visti i problemi societari che ci sono nella vicina Padova, lì emigra, assumendo la denominazione di Cittadella Padova, salvo tornare al nome originario (e a giocare al Tombolato) nel 2004. Il resto è la storia recente, fatta quasi sempre di campionati di B, andando due volte a un passo dalla A. Dal 2017 al 2021, gli anni migliori del Cittadella con Roberto Venturato in panchina, i granata disputano regolarmente i playoff, giocando anche due finali, nel 2019 e nel 2021, perdendo sempre al cospetto di un’altra veneta, rispettivamente Verona e Venezia. Nelle ultime due stagioni, con Gorini in panchina, sono arrivati un 11° e un 15° posto. Non è che il modello Cittadella sta mostrando la corda, anzi. I granata restano un club esemplare nella conduzione sportiva, per la tigna con cui scendono in campo e a livello societario, sempre coi conti a posto. Ma la concorrenza nel frattempo è molto aumentata, si parla di Serie B che sembra un’A2, ma il Citta è sempre lì, a giocarsela. Nell’ultima stagione a dicembre si temeva il peggio, la squadra si era incartata e pareva destinata alla C. Poi a gennaio il dg Stefano Marchetti, lo storico deus ex machina del Cittadella, trova l’uomo giusto, il centrocampista (ma anche trequartista) Giovanni Crociata. Se lo fa imprestare dall’Empoli, visto che nella prima parte della stagione aveva faticato al Sudtirol. E lui ripaga a suon di gol belli e decisivi (è anche eletto dall’Aic miglior calciatore della B di febbraio) che rimettono la squadra in carreggiata, fino alla salvezza finale. E adesso Marchetti cerca di varare un altro Cittadella che possa ancora salvarsi rifondando la squadra perché a suo avviso, si è chiuso un ciclo e bisogna aprirne un altro. Molto dipenderà dal futuro del trequartista Mirko Antonucci, 24 anni. Marchetti due stagioni fa se lo faceva dare dalla Roma per un tozzo di pane, a Cittadella il ragazzo è diventato uno vero, mettendo assieme 14 gol in 72 partite, imponendosi soprattutto nell’ultima annata: lo scorso autunno il Cittadella ha vissuto uno dei momenti più alti della sua storia battendo il Genoa a Marassi con un suo gol e col Citta che a fine gara usciva fra gli applausi del pubblico genoano. Antonucci meriterebbe la A e c’è una trattativa col Frosinone. Così come dovrebbe aver mercato il portiere albanese Kastrati, altra grande intuizione di Marchetti che lo prese a zero euro dopo l’esclusione del Trapani. In entrata, finora sono arrivati giovani prospetti dalla C, tutti da verificare. Ma a Cittadella, quel che fa la differenza, è lo spirito unico con cui gioca la squadra, sempre seguita come un figlio da Marchetti che ha appena confessato di essere stato in lizza per il dopo Giuntoli a Napoli. Ma lui è l’anima del Citta, non poteva lasciarlo, serve il suo manico. Che non mancherà neanche nel prossimo mezzo secolo. Buon compleanno Cittadella, splendida cinquantenne. LEGGI TUTTO

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    Spezia: provaci ancora, Alvini

    TORINO – Provaci ancora, Massimiliano Alvini. Piuttosto intrigante la sfida che attende l’ex tecnico della Cremonese, da poco insediatosi allo Spezia. Su Alvini girano da tempo giudizi lusinghieri che vanno al di là dei risultati che ottiene. Per dire, nel 2020 riportava la Reggiana in B, la stagione successiva gli emiliani ritornavano subito in C ma Alvini trovava comunque una panchina di B, al Perugia. Perché per il tecnico nato a Fucecchio 53 anni fa, c’è davvero grande stima, forse perché ci si fida della sua lunga gavetta iniziata sulle panchine dei dilettanti. E infatti, quando nel 2021 prese il Perugia, fece il miracolo di portarlo ai playoff, chiudendo il campionato davanti a squadre sulla carta molto più forti, con un gruppo che secondo i pronostici si sarebbe salvato a fatica. Perugia che, neanche due mesi fa, con un organico di fatto analogo, senza di lui precipitava in C. Perché nel frattempo Alvini si era guadagnato il debutto su una panchina di A, alla Cremonese. Esordio anche sfortunato, culminato con l’esonero del 14 gennaio perché il bilancio era il profondo rosso con la squadra che con lui non aveva mai vinto e raccolto 7 pareggi e 11 sconfitte. Però piace quel modo abbastanza “gasperiniano” di giocarsi le partite: difesa a tre, mediana muscolare, attacco al servizio della squadra, modulo prevalente 3-4-1-2 dove si va a giocare, con molta intensità, uomo contro uomo. E ora la nuova sfida con lo Spezia che sa tanto di prova della verità per la carriera di Alvini che coi liguri ha firmato un contratto annuale con rinnovo automatico in caso di ritorno in A degli aquilotti. Già, lo Spezia. Il modo con cui i liguri sono tornati in B dopo tre stagioni di Serie A, ha fatto parecchio arrabbiare la piazza, tradizionalmente calda, che non ha ancora digerito la retrocessione, di fatto è maturata ben prima di perdere lo spareggio salvezza col Verona. In B poi, chi proviene dalla A, spesso fa fatica a calarsi nella nuova realtà anche se nell’ultima stagione, due promosse su tre (Genoa e Cagliari), sono state capaci di riprendersi subito la massima categoria. Ma bisognava tornare al 2019, quando il Verona vinse i playoff, per trovare una squadra capace di tornare subito in A, dato che spiega bene come non sia facile la vita in B per le retrocesse, nonostante vengano messe di diritto nel novero delle favorite, le scorie della retrocessione spesso pesano più dei valori che la squadra possiede. Ma un dato deve far ben sperare la piazza: lo Spezia disporrà di molta liquidità, decine di milioni, che consentiranno di allestire una squadra che possa primeggiare in B. Questo perché i tre anni di A hanno fruttato l’importo massimo di paracadute (25 milioni). Ma non solo. I gioielli degli aquilotti sono fra i più ambiti. Dalle cessioni di Holm, Nzola, Dragowski, giusto per fare i nomi più di spicco, possono arrivare cifre importanti, con cui si può impostare un’ottima B. Ma al resto dovrà pensarci il calcio intenso di Alvini. Magari non sarà semplice trovare fin da subito la giusta amagama: ci saranno tanti volti nuovi e chi rimarrà andrà rimotivato a dovere dopo la delusione della scorsa stagione. Ma in B, Alvini ha già stupito col Perugia. E attenzione, quella squadra che si arrese al turno preliminare dei playoff, perdendo in maniera molto discussa a Brescia, aveva veramente una marcia in più nonostante i mezzi teoricamente ridotti. Sarebbe potuta andare ancora più in alto se non avesse subito troppe decisioni arbitrali difficili da digerire. Ma se lo Spezia giocherà con quello stesso spirito, i suoi tifosi avranno di che divertirsi. LEGGI TUTTO

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    Ternana, quante nubi sul dopo Bandecchi

    TORINO – Tempi difficili per la Ternana. Entro pochi giorni si definirà il cambio di proprietà del club, da Stefano Bandecchi a Nicola Guida, imprenditore nel ramo farmaceutico e degli integratori, proprietario di Pharmaguida. Il passaggio di consegne si è reso necessario quando Bandecchi è diventato sindaco di Terni, c’era incompatibilità fra le due cariche. Ma come ha rivelato il portale Tag24, sito d’informazione dell’Università Nicolò Cusano, cioè il principale dei suoi beni, Bandecchi sarà il presidente onorario della Ternana mentre l’Unicusano terrà per sé il 5% delle quote azionarie, tra il 15 e il 20 luglio tutto sarà definito. Nel frattempo però, per le Fere tira una brutta aria. Con l’imminente cambio di proprietà, il tecnico Aurelio Andreazzoli, che era tornato in panchina dopo aver abdicato nel corso della scorsa stagione, ha rescisso il contratto. Per la successione, dopo tanti allenatori contattati, dovrebbe toccare a Fabrizio Castori, reduce dalla retrocessione in C col Perugia. Per quale futuro? Guida, nelle poche dichiarazioni che finora ha concesso, ha parlato di una Ternana che dovrà ridurre monte ingaggi ed età media della rosa. Già Bandecchi programmava una rifondazione da zero della Ternana, presto sarà nei fatti con Guida. La tifoseria è molto preoccupata. Le Fere, tornate in B nel 2021, vengono da due campionati al di sotto delle loro possibilità, con qualche rimpianto. Perché il gruppo aveva mostrato di avere valori importanti, non del tutto espressi. Il giocatore più talentuoso, Anthony Partipilo, è già stato venduto al Parma. Di Tacchio, il regista-mastino del centrocampo, è passato al Sudtirol. Palumbo, altro grande talento delle Fere, bel mediano capace di fare il trequartista atipico, ha mercato sia in A che in B, si tratta solo di capire chi farà l’offerta giusta. E anche Diakité, il più promettente dei difensori, classe 2000, è molto ambito, per non parlare del coetaneo Niccolò Corrado, terzino sinistro che fa gola anche in A. Insomma, tira aria di ridimensionamento e ciò potrebbe anche essere pericoloso, visti i problemi che la squadra ha vissuto nella parte finale della scorsa stagione, salvandosi con qualche brividino, anche se in avvio di stagione, dopo cinque vittorie di fila, le Fere erano andate in testa da sole. Inoltre, ad alimentare il pessimismo che serpeggia nella piazza, c’è il possibile ingresso di Massimo Ferrero in società. L’ex proprietario della Sampdoria ha più volte partecipato alle riunioni per definire la cessione. Interpellato sul suo possibile ingresso nella Ternana, il Viperetta ha fatto il vago, dice che lui è soltanto “un operaio del calcio”. Fatto sta che larga parte della tifoseria lo vede come fumo negli occhi e infatti Guida, nelle ultime ore, si sarebbe convinto a non imbarcarlo nell’avventura a Terni. Tuttavia, le sensazioni per la prossima stagione restano perlopiù negative. Ma da tempo fra squadra e tifoseria il feeling s’era fatto sempre più difficile. L’entusiasmo per il ritorno in B nel 2021, con una squadra capace di vincere la Lega Pro a suon di record, è un ricordo ormai sbiadito. Nelle due successive annate di B, raramente il Liberati s’è riempito, la media presenze allo stadio è rimasta costantemente bassa e anche questo non aiuta a programmare un futuro migliore. Ma per capire come butterà con Guida, bisogna aspettare che vada in porto il passaggio di proprietà. Dopo quella tappa, potrà sbloccarsi anche il mercato in entrata. E solo a quel punto si potrà capire con quali obiettivi la Ternana si misurerà con la prossima B. LEGGI TUTTO

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    La Feralpisalò: e se fosse il nuovo Sudtirol?

    TORINO – In Serie B c’è da aspettarsi di tutto, l’imprevedibile è sempre dietro l’angolo. Dunque, ci si può aspettare anche che la Feralpisalò, debuttante nella categoria, faccia una stagione sorprendente come quella che ha appena concluso l’esordiente di un anno fa, il Sudtirol di Bisoli, capace di terminare la scorsa stagione in semifinale playoff, dopo un pazzesco 6° posto in campionato. Ciò può accadere di nuovo anche perché le due squadre si somigliano non poco. Non solo nel modo di giocare, all’italiana. Pure la storia è simile. Sudtirol e Feralpisalò, che hanno assunto questi nomi nel nuovo millennio, rispettivamente nel 2000 e nel 2009, sono salite in B dopo parecchi campionati di vertice, fatti quasi a braccetto nei quartieri alti del girone A della Serie C. Quante volte entrambe sono andate vicino alla B, prima di riuscire nell’impresa, un’ascesa di fatto analoga. In panchina, a guidare i gardesani c’è Stefano Vecchi, si fece un nome con la Primavera dell’Inter. Poi, nel grande passo verso il calcio che conta, prima di Salò non gli era andata tanto bene, in B fu esonerato a Venezia. Dal 2021 guida i cosiddetti Leoni del Garda, promossi senza però ruggire troppo. Curioso infatti come sono riusciti a conquistarsi la B, vincendo un campionato molto equilibrato con la miglior difesa (21 gol al passivo) e un attacco che ha segnato solo 41 reti. Per dire, il Piacenza che ha chiuso il torneo all’ultimo posto, ne ha fatto uno di più. Questo atteggiamento sparagnino pagherà anche in B? Beh, intanto per muovere le acque in avanti, la Feralpisalò ha fatto un colpo potenzialmente molto interessante, riportando in Italia la punta olandese (ma di origini capoverdiane) Alessio Da Cruz. Da noi s’impose nel Novara, ci scommise il Parma, salvo poi farlo girare per anni in prestito, in B giocò anche ad Ascoli e Vicenza. Dotato di mezzi tecnici enormi, era noto per le sue bizze. Ma ora sembra abbia un’altra testa, dopo che si è sposato, è arrivato dalla A belga, dal Mechelen. Dovesse tradurre in gol sonanti i suoi enormi mezzi, a Salò potrebbero vederne delle belle, anche perché in riva al Garda potrebbe arrivare un altro giocatore geniale, Manuel Marras, rientrato al Bari dopo il prestito al Cosenza: vederli giocare insieme potrebbe essere una delizia. Tutto da scoprire invece, Joel Ideho: compie 20 anni il 17 luglio, olandese di origini nigeriane, ala sinistra di piede destro, cresciuto nell’Ajax, è rimasto svincolato dall’Under 23 dell’Arsenal, l’affare è di fatto chiuso. In difesa invece, è giunto un veterano come il 33enne Luca Ceppitelli, svincolatosi dal Venezia dopo una vita per il Cagliari. In queste ore poi, sta definendosi un’importante operazione con la Juve, che dovrebbe portare in prestito a Salò due dei più interessanti prospetti della formazione Next Gen: Sekulov e Compagnon. Insomma, sembra esserci il fermento giusto per varare una squadra che ufficialmente punterà alla salvezza, ma poi chissà…. Un grosso handicap però, sarà il campo di casa: il piccolo Turina non è pronto per la B e la Feralpisalò ha indicato il Garilli di Piacenza, distante 120 chilometri. Non poteva fare altrimenti: l’obiettivo era giocare a Brescia visto che Salò è un centro della sua provincia. Ma Cellino, che detiene la concessione dello stadio Rigamonti, si è opposto, dimostrando poca sportività. Quanto alla possibilità di giocare in casa al Turina, sarà dura. Poco si muove dall’amministrazione comunale per arrivare alla capienza che porti all’omologazione in deroga per la B. C’è anche il problema del mercato vicino allo stadio che si tiene ogni sabato, quando di norma va in scena la B. Insomma, in attesa di novità, al momento va messo in preventivo una stagione tutta a Piacenza. Ma il presidente, l’imprenditore siderurgico Giuseppe Pasini, proprietario del club attraverso la Feralpi Holding, ha il pragmatismo giusto per affacciarsi alla B. Dice che il budget sarà in linea con quel che di norma si spende per mantenere la categoria. Ma sotto sotto, sarà pronto a fare qualcosa di più, per coltivare il sogno di Salò, il secondo centro abitato più piccolo mai approdato in B, dietro solo al leggendario Castel di Sangro, per una società nata quando si fusero due espressioni della provincia bresciana: i biancoverdi del Feralpi Lonato e i biancoblù del Salò che unendosi scelsero di giocare in verdazzurro. LEGGI TUTTO

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    Per la A ci sarà anche il Como

    TORINO – C’è anche il Como nel novero delle squadre che dichiarano di puntare alla Serie A. Niente di cui stupirsi: i lariani hanno una delle più solide proprietà, giacché i padroni, i ricchissimi fratelli Michael e Robert Hartono, economicamente hanno pochi eguali non solo in B ma in Italia e anche in Europa. E dunque, dopo due stagioni di assestamento nella categoria, è giunta l’ora di dare l’assalto alla massima serie. Certo, non sarà semplice. Sia per la folta concorrenza, sia perché la base di partenza non è delle più quotate. Il Como è reduce da una stagione complicata, chiusa al 13° posto ma a due punti dalla zona playoff, con un pizzico di convinzione in più i lariani avrebbero potuto acciuffare gli spareggi promozione. Ma nelle ultime battute della stagione, a Como si era già soddisfatti per aver raddrizzato una annata disgraziata. Certo, i playoff erano alla portata ma contava soprattutto essersi tirati fuori dalle sabbie mobili della classifica. Ciò è avvenuto con Moreno Longo in panchina che il 22 settembre di un anno fa raccoglieva una squadra penultima con tre punti dopo sei giornate, senza guida per i problemi di salute che viveva l’allenatore, la bandiera lariana Jack Gattuso. Dunque ora, per ambire a un campionato di vertice, il Como, che comunque dispone già di valori non trascurabili, deve fare un mercato importante che colmi il divario – non piccolo – dalle big. Finora, il club lariano ha messo a segno due colpi che fanno ben sperare la tifoseria. In porta ci sarà il croato Adrian Semper, uno dei migliori interpreti della categoria. Nella passata stagione al Genoa ha patito l’esplosione di Martinez ma per capire il suo valore basta andarsi a vedere certe partite che disputò in quel Chievo che prima della sparizione lottava per la A anche grazie alle sue prodigiose parate. Il secondo colpo è il centrocampista Oliver Abildgaard, nazionale danese, ex Verona e Rubin Kazan, uno che può dare un certo peso alla mediana di Longo. Centrocampo lariano che ha perso Cesc Fabregas: lo spagnolo, onusto di gloria, dopo una stagione anonima e frenata dai noti problemi fisici, ha anticipato di un anno il ritiro dal calcio giocato e iniziato la carriera da allenatore, guiderà la Primavera del Como ma lavorando sempre a stretto contatto con Longo. Ma al di là del nome, non è una grave perdita. Fabregas è stato soprattutto un’operazione di marketing che ha fatto conoscere Como in tutto il mondo, un anno fa quando sbarcava in città si scatenava un entusiasmo eccezionale ma era intuibile già allora, visti i suoi precedenti al Monaco, che il suo apporto sarebbe stato limitato. E così meglio anticipare il ritiro e lasciare a un elemento più affidabile uno dei 18 posti da Over 23 che si possono iscrivere in lista. Comunque, già la scorsa estate, il Como allestiva una squadra che poteva nutrire qualche ambizione. L’attacco Cutrone-Cerri è sulla carta uno dei migliori della B, ma anche loro, rispetto all’ultima annata, dovranno dare qualcosa in più perché il Como sia veramente da A. Infondate le voci che vorrebbero Cutrone destinatto alla Samp: resterà a Cono. Per il resto, il dg Charlie Ludi interverrà in ogni reparto per consegnare a Longo, fra un mesetto, un Como da quartieri alti, alla ricerca di quella Serie A che in città manca dal 2003. In un’annata che comunque si annuncia memorabile, visto che riproporrà, dopo mezzo secolo, il derby in B coi cugini blucelesti del Lecco, uno stimolo in più per i ragazzi di Longo. E a proposito dell’alllenatore, Longo ha già portato in Serie A il Frosinone: accadde nel 2018, quando i ciociari superarono in finale playoff il Palermo, al termine di un acceso e discusso confronto. LEGGI TUTTO

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    Parma: Partipilo può far dimenticare Vazquez

    TORINO – Ci sarà anche il Parma nella lotta per la A diretta? Le ultime mosse fatte dal club di Kyle Krause fanno pensare che chissà, potrebbe essere la volta buona per riconquistare quella massima serie persa nel 2021. Le basi si sono messe col non semplice rinnovo dell’allenatore Pecchia. L’ex vice di Benitez alla fine della passata stagione era un po’ sfiduciato e nicchiava sulla possibilità di rinnovare il contratto fino al 2025, come poi in realtà accaduto. C’era di mezzo il mercato, ovviamente. I tanti gioielli del Parma erano (e sono) ambiti non solo dalla A ma da mezza Europa, Pecchia chiedeva delle garanzie che evidentemente ha ottenuto al momento del rinnovo. Tiene poi banco il dilemma Buffon: si ritira o no? Intanto non è stato convocato per il ritiro, ufficialmente per un permesso. Ma al di là del forte impatto mediatico che potrebbe avere il suo addio anticipato di un anno al calcio giocato, quello sulle sorti della squadra sarebbe ridotto: nella passata stagione, Buffon e Chichizola si sono alternati quasi equamente fra i pali del Parma e se si vanno a vedere i numeri del due, l’argentino è andato meglio del 45enne Gigi, dunque non sarebbe un problema rilevarlo, Chichizola di fatto è già il titolare ed è uno dei migliori portieri della B. Quello che ha lasciato un po’ perplessi, è il mancato rinnovo del Mudo Vazquez, 25 gol nelle sue due stagioni al Parma, giocando quasi ovunque (trequartista, falso nueve, mediano), un contributo che non sarà semplice da surrogare. Poi però, a far capire come il Parma quest’anno vada tenuto d’occhio, c’è stato il colpo Partipilo, probabilmente il più pesante di questa prima fase del mercato di B. Anthony Partipilo, classe 1994, una decina abbondante di anni fa veniva associato ad Antonio Cassano. Giocatori diversi, anche caratterialmente. Ma accumunati dal fatto di essere entrambi baresi, i più grandi talenti sfornati dal vivaio dei galletti negli ultimi decenni. Eppure Partipilo nella sua città non è mai riuscito a sfondare. Nel 2016 rescindeva il contratto col Bari e meditava seriamente di ritirarsi a soli 22 anni. E invece no, il ragazzo si metteva ai remi e si faceva un nome in C con buoni numeri per Bisceglie e Virtus Francavilla. La svolta nel 2019, quando approda alla Ternana di Bandecchi. Partipilo diventa l’uomo in più nella promozione degli umbri in B del 2021, a suon di record. Seguono le due annate deludenti nella categoria con gli umbri, lui però, si mette in mostra per la tecnica superiore, il dribbling e la rapidità con cui parte largo per accentrarsi ed essere letale. Già la scorsa stagione poteva sbarcare in A, lo voleva il Lecce ma all’epoca Bandecchi chiedeva la luna e intanto gli prolungava il contratto. Quest’anno invece, alla Ternana, nell’ambito di un delicato cambio di proprietà,  tira aria di saldi da fine stagione, bravo il Parma ad approfittarne, portandosi a casa, con appena 1.5 milioni, un elemento che in B può fare la differenza (e magari far dimenticare anche Vazquez). L’arrivo di Partipilo fa pensare che il Parma stia cambiando nella scelta dei giocatori da acquistare. La gestione Krause ha portato, perlopiù, giovani talenti internazionali in rampa di lancio. Strategia che può portare ottime plusvalenze (vedi Oosterwolde ceduto a gennaio al Fenerbahce a peso d’oro) ma che per la riconquista della A, finora non sta pagando. Però la squadra è in crescita. Nel 2021 retrocedeva dalla A al termine di un’annata sconcertante. L’anno successivo partiva in B come la squadra da battere, la panchina passava da Maresca a Iachini senza che il Parma mai lottasse neanche per i playoff, chiuse al 12° posto. Nell’ultima annata Pecchia, con una rosa di fatto analoga, è riuscito a dare la sua impronta, la squadra ha chiuso quarta e la A è sfuggita in maniera beffarda in semifinale playoff col Cagliari poi promosso. Certo, si poteva fare di più, il Parma ha trovato la continuità della grande squadra solo negli ultimi due mesi di campionato. Ma almeno, rispetto alla precedente disastrosa annata, è stata in lizza per la A quasi fino all’ultimo. La base per riprovarci, insomma, c’è. Un anno fa c’erano solo le macerie di due stagioni fallimentari. Pecchia comunque, ha riportato il Parma in alto senza disporre di un vero, affidabile, centravanti di ruolo (e infatti perlopiù ha dovuto farlo Vazquez). Ora c’è il tempo per risolvere anche questo grosso problema mentre si tratta la risoluzione dell’oneroso contratto di Inglese che nel ruolo partiva forte un anno fa, salvo poi smarrirsi. E chissà che alla fine, a guidare l’attacco emiliano, possa esserci Coda, reduce da due promozioni in A di fila  con Lecce e Genoa, 52 gol segnati nelle sue ultime tre stagioni di B. Il Parma ci lavora, non è semplice arrivare a lui, il contratto che lo lega al Genoa non è facilmente sostenibile per una squadra di B. Ma se dovesse arrivare, si confermerebbe il cambio di strategia del Parma. Non più prevalenza di giovani talenti che talvolta danno l’impressione di giocare più per se stessi che per la squadra. Ma con Partipilo e magari Coda, elementi che la B l’affrontano, come dicono i loro numeri, con tutt’altro piglio, quello che ci vuole per condurre un campionato al vertice. LEGGI TUTTO