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    Frabotta e Da Graca, la Samp di Pirlo fa mercato in casa Juventus

    GENOVA – La nuova Sampdoria è ancora un cantiere aperto. Quella precedente invece continua a perdere i pezzi. Dopo l’addio di Antonio Romei ieri si è dimesso dal consiglio d’amministrazione del club anche Gianni Panconi, che dal dicembre 2021 aveva fatto parte del board emergenziale – dopo le vicissitudini giudiziarie dell’ex azionista di maggioranza Massimo Ferrero – che aveva portato poi tra la fine di maggio e la metà di giugno al tanto sospirato passaggio di proprietà ad Andrea Radrizzani e Matteo Manfredi che ha evitato il fallimento della società. LEGGI TUTTO

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    Aquilani a Pisa, una sfida intrigante

    TORINO – Fossimo nei panni di Alberto Aquilani, ogni volta che viene definito “un predestinato della panchina”, faremmo sempre tutti gli scongiuri del caso e non è escluso che li faccia. Perché è la stessa cosa che si diceva un anno fa di Daniele De Rossi, che alla Spal, poi retrocessa in C, ha fallito l’esordio da allenatore. E ora è il turno di Aquilani, prossimo al debutto su una panchina professionistica in un Pisa reduce dall’11° posto dell’ultimo campionato. Il club toscano in effetti, non poteva che ripartire da zero, o quasi, dopo l’ultima deludente annata. Iniziata con l’infelice scelta di Maran in panchina che ereditava una squadra sconfitta pochi mesi prima in finale playoff e con lui precipitava all’ultimo posto della B. Proseguita col ritorno dell’allenatore totem, Luca D’Angelo, capace di riportare il Pisa in pochi mesi fino al 5° posto. Salvo poi crollare nel girone di ritorno, mancando anche il piazzamento playoff, riuscendo a perdere in casa all’ultima giornata dalla Spal già condannata. Da queste macerie ripartirà Aquilani. Certo, uno che a livello Primavera, con la Fiorentina, vince 5 trofei in tre annate, va guardato con rispetto. Ma la Serie B è forse il campionato più imprevedibile del mondo, dunque occhio alle sorprese, nel bene e nel male. Molto dipenderà dalla squadra che il ds Kolarov, anche lui al debutto nella nuova veste, gli metterà a disposizione. Certo, è normale avere dubbi su due esordienti, come in parte la tifoseria pisana ha. Ma  se li tiene per sé, il popolo nerazzurro è pronto a concedere ad entrambi tutto il credito che meritano due figure che da calciatori hanno raggiunto uno spessore internazionale. L’importante sarà archiviare subito il desolante finale dell’ultima stagione per riportare subito dalla propria parte la piazza che quando serve sa essere decisiva, dà qualcosa in più con un tifo particolarmente viscerale. Tuttavia, è ancora da capire che tipo di squadra costruirà Kolarov, di certo c’è solo che cambierà parecchio. Ma con quale filosofia? All’inizio dello scorso campionato, quando la squadra annaspava con Maran, si imputò alla società di aver pescato troppo all’estero, importando giocatori che dovevano impratichirsi col nostro calcio. In effetti i migliori exploit della B – a iniziare da quello formidabile di Grosso col Frosinone – sono stati creati senza esotici effetti speciali ma pescando elementi che conoscono a memoria una categoria che bisogna averla vissuta a lungo per poterla poi dominare. Par di capire comunque, che ad Aquilani sarà dato tutto il tempo necessario. L’intesa biennale con cui si legherà al Pisa fa pensare che per la prossima annata l’obiettivo sia puntare a una stagione promettente, di ricostruzione ma anche da playoff,, per poi mirare alla A in quella successiva. Quella A accarezzata nel maggio 2022 con la finale playoff persa, in maniera anche beffarda, dal Monza. Quello era pure il Pisa di Lorenzo Lucca. Il gigante di Moncalieri (è alto 2.01 metri) neanche due anni fa, al suo debutto in B, incantava tutti, si arrivò a definirlo l’Haaland italiano. La scorsa estate scommetteva su di lui l’Ajax. Ma per quanto possa essere stata formativa per lui un’esperienza all’estero, in Olanda non gli è girata tanto bene: molte partite con la formazione B dei lancieri, 14 presenze e 2 gol con la prima squadra. Tant’è che l’Ajax, dopo aver pagato il prestito oneroso, non lo ha riscattato alla cifra prefissata di 10 milioni, oggettivamente troppi per quel che ha mostrato in Olanda, anche se un anno fa quei soldi li valeva. Tuttavia, Lucca ha mercato in A, pesa ancora l’apprezzamento che ebbe per lui il ct Mancini nei momenti del suo massimo fulgore (salvo però mai farlo debuttare in Nazionale). Riproporlo a Pisa probabilmente non avrebbe senso, ormai è considerato di altra categoria. Non solo, parte della piazza nerazzurra non lo ama particolarmente perché non dimentica il deludente girone di ritorno che Lucca fece nel 2022, quando il Pisa perse il treno per la A diretta. Di fatto, Lucca segnò i suoi 6 gol in B nelle prime giornate, poi ebbe qualche problemino fisico ma qualcosa si era rotto nel girone di ritorno e una volta D’Angelo non lo convocò. “Ha avuto un comportamento non idoneo”, spiegò l’allenatore. Dunque Lucca oggi può essere una succosa plusvalenza che può fornire i denari necessari a fare un Pisa competitivo, la sua cessione all’Udinese pare dietro l’angolo. E un’altra buona plusvalenza potrebbe essere quella del terzino sinistro Pietro Beruatto, cresciuto nella Juve U23, cercato dalla A già un anno fa e ancora ambito dalla massima serie nonostante nell’ultima stagione si sia allineato all’andazzo visto nel girone di ritorno. Kolarov potrebbe piazzarli nelle battute iniziali del mercato, e allora poi potremmo vederne delle belle. E chissà che ci sia modo di anticipare i tempi e rimettersi sulla scia del Pisa versione 2021/22, capace di respirare aria di A come nel capoluogo toscano non capitava da tanti anni. In quella stagione, il Pisa non partiva certo come la squadra da battere, ma seppe diventarla per qualche formidabile mese condotto in testa. LEGGI TUTTO

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    Falcone dal Lecce alla Sampdoria: il portiere torna in blucerchiato

    La società blucerchiata ha controriscattato il portiere Wladimiro Falcone dal Lecce: ufficiale il ritorno dell’estremo difensore in Liguria.
    Sampdoria, esercitato il controriscatto per Falcone: il comunicato
    L’U.C. Sampdoria ha reso noto: “di aver esercitato il diritto di contro-opzione in essere con l’U.S. Lecce relativo ai diritti alle prestazioni sportive del calciatore Wladimiro Falcone. Il portiere tornerà dunque in blucerchiato a partire dal prossimo 1° luglio”. LEGGI TUTTO

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    Ecco come sarà la Sampdoria di Grosso

    TORINO – Come sarà la Sampdoria di Fabio Grosso? L’eroe del Mondiale 2006 è reduce da una stagione formidabile sulla panchina del Frosinone, coi ciociari che hanno dominato la B per due terzi del torneo, vincendo lil campionato a mani basse. Prima di questo exploit, Grosso era nel mirino della critica, quando nel marzo 2021 sbarcava a Frosinone, il prossimo tecnico blucerchiato era reduce da tre esoneri di fila per Verona, Brescia e Sion, ed era tutt’altro che un allenatore in rampa di lancio, come invece è adesso. Certo, a Frosinone è stato importante per Grosso incontrare, come dg, quel Guido Angelozzi che già fu decisivo nella sua ascesa da giocatore. Ma poi, decisivo soprattutto al termine della stagione 2021/22, quando il primo Frosinone di Grosso mancò all’ultima giornata la qualificazione ai playoff, preceduto in classifica da squadre sulla carta più deboli come Ascoli e Perugia. In un’altra piazza si sarebbe arrivatti alla separazione, non a Frosinone dove al contrario, da quella delusione si sono messe le basi per il sorprendente botto dell’ultima stagione, dove il Frosinone puntava ufficialmente a una salvezza tranquilla e invece è arrivato uno straordinario 1° posto con un organico che al massimo era accreditato di un piazzamento ai playoff. Ma come è stato possibile tutto ciò? Vediamo nel dettaglio il “metodo Grosso”. Il modulo, innanzitutto: il 4-3-3 è quello di riferimento ma non è un dogma. A seconda dell’avversario, Grosso ha mostrato una certa duttilità, anche a gara in corso se le cose non vanno per il meglio. Difficile, quasi impossibile, che si schiodi dalla difesa a quattro. Ma da metà campo in su, possono esserci variazioni a seconda del tipo di avversario. Però, la caratteristica vincente di Grosso, è la capacità di saper lavorare coinvolgendo tutta la rosa a disposizione. E’ come se Grosso, nell’arco della stagione, a ogni partita facesse un mini-turnover, dando sempre il cambio ad almeno 1-2 dei potenziali titolari. Tant’è che azzeccare la formazione di partenza diventa un’impresa perché di fatto non è mai la stessa. Così, spalmando al meglio il minutaggio dei giocatori in campo, al momento cruciale della stagione, la squadra si mostra più fresca della concorrenza. Il Frosinone che ha dominato l’ultima B, di fatto ha sbagliato la prima partita soltanto alla 30ª giornata, quando all’ultimo minuto perse in casa dal Cosenza. La concorrenza invece – ad esempio la Reggina che era partita fortissima – molto prima mostrava la corda perché più legata a un blocco di titolari e alla lunga non poteva competere per brillantezza e continuità di risultati. Non solo, tenendo coinvolta tutta la rosa, Grosso, nell’ultima B, è stato l’allenatore i cui cambi sono stati i più decisivi, spesso le vittorie dei ciociari sono arrivate con gol e assist dei subentrati. Insomma, col suo metodo si pensiona la figura dell’allenatore legatissimo a una ristretta cerchia di giocatori che vanno in campo a dispetto di tutto, talvolta perfino in condizioni fisiche precarie. Pure in questo Grosso è differente. Il suo ultimo Frosinone ha avuto un certo numero di infortunati, anche in figure cardine. Ma non si è mai affrettato il rientro: han giocato al loro posto le alternative (senza deludere) e quando, con molta calma, sono tornati i titolari, risultavano più decisivi di prima. E poi Grosso, giocando un calcio equilibrato, sa essere sia “giochista” che “risultatista”. Il suo Frosinone non soltanto è sempre stato bello a vedersi e di norma dominante in campo. Ma ha trovato fin da subito una continuità di risultati con la quale ha stroncato la concorrenza, incapace di tenere il suo passo. Certo, la Sampdoria sarà tutta un’altra storia. Grosso innanzitutto si troverà ad allenare una squadra che dovrà smaltire le scorie della caduta in B. Capita spesso, alle retrocesse dalla A, di avere grossi problemi in B, anche se nell’ultima stagione Genoa e Cagliari sono state capaci di riconquistare subito la massima serie (ma è stata un’eccezione: bisogna risalire al 2019, col Verona ai playoff, per trovare una retrocessa che risale subito).. Però, nella Genova blucerchiata c’è un clima diverso da quello di quando si viene da una retrocessione: nell’ambiente sampdoriano è prevalente l’entusiasmo per il salvataggio societario, dopo che si è convissuto per mesi con lo spettro della ripartenza dai dilettanti. La squadra che affronterà la B poi, sarà molto diversa da quella proveniente dalla A. Dunque vanno messi in preventivo iniziali problemi di amalgama? Forse no. Perché se guardiamo il Frosinone 2022/23 e lo confrontiamo a quello dell’annata precedente, troveremo nelle formazioni titolari delle due stagioni al massimo 2-3 giocatori in comune. Perché soprattutto questo è stato il Grosso capolavoro: dare fin da subito un’identità a una squadra che era stata completamente rifondata, proprio come accadrà a questa Sampdoria. Il Frosinone di Grosso giocava a memoria fin dalla prima amichevole estiva. Accadrà lo stesso anche in blucerchiato? Ce ne sarà ancora più bisogno, visto il più che probabile -4 in classifica con cui la gestione Radrizzani farò ancora i conti con la situazione ereditata dal Viperetta Ferrero. LEGGI TUTTO

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    Bari: come ripartire dopo la botta?

    TORINO – La botta è stata fortissima e non sarà semplice assorbirla. Una settimana fa il Bari, nonostante i 58mila del San Nicola, vedeva la A svanire al 94’ nella finale di ritorno dei playoff contro il Cagliari. Poco prima del gol di Pavoletti che ha riportato in paradiso i sardi, c’era stato il clamoroso palo di Folorunsho a portiere battuto, fosse stato gol la A era certa. E comunque, anche senza quella clamorosa occasione, la massima serie sembrava in tasca: dopo l’1-1 dell’andata, il pari del ritorno stava garantendo la promozione ai pugliesi, in virtù del miglior piazzamento in campionato. E invece no, un’annata meravigliosa rovinata da una rete incassata nel recupero dell’ultima uscita. No, non sarà semplice ripartire dopo una botta simile. Anche perché sul futuro del Bari pesano parecchie incognite. A iniziare da quelle del futuro degli uomini guida. La conferma dell’allenatore Michele Mignani non è scontata, anzi. L’attuale allenatore del Bari s’è preso un po’ di tempo per riflettere ma se l’è preso anche la società. Nell’ambiente barese non è piaciuto l’atteggiamento che la squadra ai playoff ha tenuto per due partite su quattro. S’è detto che nella finale di ritorno il Bari ha avuto un fare troppo attendista, che alla lunga non ha pagato. Ma era lo stesso atteggiamento tenuto dal Bari all’esordio dei playoff: anche al Druso di Bolzano, contro il Sudtirol, i galletti giocarono per il pari e come contro il Cagliari furono puniti nel recupero, salvo poi riscattarsi nel ritorno al San Nicola con una prova superlativa nella ripresa, andando a vincere in inferiorità numerica. Comunque Mignani ha fatto un gran lavoro. Club come lo Spezia lo corteggiano e fanno capire di essere pronti ad assumerlo. Fra l’altro, Mignani è genovese e dopo gli esordi da calciatore nella Sampdoria, non ha mai giocato né allenato nella sua regione, sta girando l’Italia da trent’anni. Ci sta poi, che sia corteggiato: Mignani in due anni ha portato dalla C a un passo dalla A un Bari che un anno fa non era certo considerato la terza forza della B, come ha poi detto il campionato, normale che ci sia interesse per lui. Ma almeno, la permanenza del ds Ciro Polito non dovrebbe essere più in discussione. Se Giuntoli lascerà il Napoli per approdare alla Juventus, da più parti si sosteneva che i De Laurentiis potessero portare Polito sotto il Vesuvio. Ipotesi che ora sembra tramontata, anche se sarebbe stata una promozione strameritata, Polito a Bari ha fatto un lavoro straordinario. Ha costruito la squadra che ha dominato la C nel 2021/22 con un budget inferiore a quello che c’era nei due anni precedenti, quando la promozione non arrivò, nonostante il Bari fosse già la squadra da battere nel girone C della Lega Pro. L’operazione Cheddira, prelevato dal Parma per un tozzo di pane, è stata un capolavoro. Ma sono tanti i giocatori da lui scoperti e valorizzati, Caprile su tutti, scovato in C alla Pro Patria, che proprio nella partita maledetta contro il Cagliari con le sue parate ha tenuto a galla il Bari fino all’ultimo, confermando di essere il miglior portiere italiano sotto i 23 anni. Per non parlare del talentuoso Gregorio Morachioli, l’ultimo colpaccio di gennaio, anche lui prelevato in C (dal Renate), diventato una delle rivelazioni più belle degli ultimi mesi del campionato. Tuttavia, la A sfumata, non obbliga i De Laurentiis a cedere il Bari. Finché il club pugliese giocherà in una categoria diversa da quella del Napoli, gli attuali padroni di entrambi i club avranno tempo fino al 2028 per disfarsi di una delle due società. Certo, riconquistare quella A che a Bari manca dal 2011 sarebbe stato il completamento di un gran lavoro iniziato nel 2018 con la ripartenza dalla Serie D. Ma è vero anche che con la promozione era reale il rischio di rivedere il film andato in scena nel 2021, protagonista la Salernitana, con Lotito, già proprietario della Lazio, che riusciva a cederla solo l’ultimo giorno dell’anno e a un prezzo molto più basso di quello sperato. Ora invece, la prospettiva di vivere un’altra stagione di B e soprattutto il fatto che i De Laurentiis non sono più obbligati a vendere il club, avrebbe fatto scemare l’interesse per il club. Ma, paradossalmente, potrebbe anche essere un bene, si potrà ripartire con una tranquillità che non ci sarebbe stata se fosse scattato l’obbligo di vendere. Tuttavia, a una settimana dal “San Nicolazo” vissuto col Cagliari, tante nubi s’addensano sul futuro del Bari. Tre dei protagonisti del bel film girato dai De Laurentiis (Mignani, Cheddira e Caprile), sembrano destinati a salutare. Per non parlare di Folorunsho, altro uomo chiave, dotato di una duttilità unica: il suo praticantato in B sembra finito, il  suo cartellino è del Napoli, col quale potrebbe iniziare il ritiro e a Garcia un giocatore come lui può piacere molto. Insomma, all’orizzonte, al momento, non si intravede come e da chi ripartire. La prossima settimana, dopo l’incontro fra Polito e Mignani, ne sapremo di più. LEGGI TUTTO

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    Walukiewicz, ufficiale all’Empoli: esercitato il diritto d’acquisto

    L’Empoli, dopo la conferma e il prlungamento di Accardi come direttore sportivo, è al lavoro per rinforzare la rosa in cista della prossima stagione di Serie A. Il club ha ufficializzato il diritto di opzione per l’acquisto a titolo definitivo di Walukiewicz. Il difensore ha trovato spazio con Zanetti soprattutto nel finale di stagione, dopo una prima parte in panchina.  LEGGI TUTTO

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    Diretta Bari-Cagliari ore 20.30: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    Bari e Cagliari si affrontano allo stadio San Nicola nel ritorno della finale playoff di Serie B. Le due squadre si giocano la promozione in Serie A. La gara di andata in Sardegna è terminata 1-1 con le reti di Lapadula e Antenucci. Alla formazione pugliese, per raggiungere la seconda promozione consecutiva, basta non perdere la partita di ritorno in casa. Non sono previsti supplementari o rigori e in caso di parità, infatti, sarà il Bari a festeggiare grazie al miglior  piazzamento ottenuto nella regular season.
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    Dove vedere Bari-Cagliari: diretta tv e streaming
    La partita tra Bari e Cagliari è in programma alle ore 20.30 e sarà visibile in diretta streaming su DAZN, oltre che su Sky, SkyGo, Now ed Helbiz Live.
    Bari-Cagliari, le probabili formazioni
    BARI (4-3-1-2): Caprile; Dorval, Zuzek, Vicari, Ricci; Maita, Maiello, Benedetti; Morachioli; Cheddira, Esposito. Allenatore: Mignani. A disposizione: Frattali, Matino, Pucino, Di Cesare, Mazzotta, Benali, Bellomo, Molina, Folorunsho, Mallamo, Antenucci, Botta, Scheidler, Ceter. 
    CAGLIARI (4-3-1-2): Radunovic; Zappa, Goldaniga, Dossena, Azzi; Nandez, Makoumbou, Deiola; Mancosu; Luvumbo, Lapadula. Allenatore: Ranieri. A disposizione: Aresti, Ciocci, Altare, Barreca, Di Pardo, Kourfalidis, Obert, Lella, Rog, Viola, Millico, Pavoletti, Prelec.
    ARBITRO: Guida
    ASSISTENTI: Giallatini-Preti
    QUARTO UOMO: Doveri
    VAR: Fabbri
    AVAR: Dionisi  LEGGI TUTTO

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    Bari-Cagliari: stasera la terza promossa

    TORINO – La stagione di Serie B si chiude in bellezza, davanti ai circa 58mila spettatori che stasera, fischio d’inizio alle 20.30, affolleranno il San Nicola di Bari per la finale playoff di ritorno fra i pugliesi e il Cagliari che sancirà la terza promozione in A dopo quelle di Frosinone e Genoa. Giovedì sera, alla Unipol Domus, è stato un beffardo 1-1. Al vantaggio sardo in avvio col solito Lapadula (4° gol nei playoff, 26 gol nella sua prima stagione in rossoblù), ha risposto l’infinito Mirco Antenucci al 96’, su rigore. Quando è stato assegnato il penalty, il tecnico Mignani lo ha mandato in campo per farglielo battere, considerato che in precedenza Cheddira ne aveva fallito uno, ben parato da Radunovic. Ma al di là della beffa, è stato un pari giusto, come ha riconosciuto Ranieri. Sir Claudio ha fatto notare come il suo Cagliari in tutta la partita sia andato a strappi: in alcuni momenti era dominante e dava un’impressione di superiorità netta. In altri subiva non poco e se è arrivato in vantaggio fino al recupero, lo si deve alle prodigiose parate di Radunovic, il migliore in campo. Stasera però, è tutta un’altra storia. A Cagliari si sogna il “San Nicolazo”: sarebbe la versione italiana del Maracanazo, cioé la più eclatante e inaspettata vittoria in trasferta nella storia del calcio, quando nel 1950 l’Uruguay strappò il titolo mondiale al Brasile, vincendo in rimonta al Maracanà, lo stadio cattedrale per eccellenza. Ma al San Nicola, lo stadio astronave disegnato da Renzo Piano per Italia 90, il Cagliari ha già conquistato una promozione in A: accadde il 6 maggio 2016, Rastelli in panchina, vittoria sarda per 0-3 e ritorno in A dopo un anno, come accadrebbe anche stavolta, se si replica quell’exploit, anche se sette anni fa gli spettatori erano 31mila. Teoricamente, i mezzi tecnici ai rossoblù non mancano, non è una missione impossibile. Ma è chiaro che il Bari, fuori dalla A dal 2011, parte con qualche vantaggio. I ragazzi di Mignani hanno chiuso in campionato al 3° posto (contro il quinto del Cagliari) e dunque, se finisse in parità anche stasera, niente supplementari ed eventualmente rigori: vanno in Serie A in virtù del miglior piazzamento in campionato. Inoltre, in campo i pugliesi potrebbero mostrare più freschezza dei sardi, considerato che il Cagliari ha esordito in questi playoff il 27 maggio e stasera gioca la quinta sfida in 15 giorni, essendo partito dal turno preliminare. Per il Bari invece, che ha giocato la prima gara contro il Sudtirol al Druso di Bolzano il 29 maggio, si tratterà della quarta sfida in 12 giorni. Giusto comunque che i pugliesi abbiano quei vantaggi che il regolamento riserva alla miglior classificata in campionato: a differenza del Cagliari, per diversi mesi hanno lottato per la A diretta e nei playoff se ne deve tenere conto. Certo, in caso di A, poi a Bari ne vedremo delle belle. L’allenatore Michele Mignani, 51 anni, diventerebbe un uomo di copertina: genovese da esportazione, debuttò nel calcio professionistico nel 1991, nella Sampdoria di Vialli e Mancini che quell’anno avrebbe vinto lo scudetto. Seguì un’onorevole carriera per la provincia italiana, era un buon difensore centrale che avrebbe meritato più considerazione. Magari l’avrà da tecnico: se riesce a portare il suo Bari dalla C alla A in due anni, bisognerà parlare assai di lui, del suo interessante 4-3-1-2, interpretato dai suoi con l’intensità, l’applicazione e l’equilibrio giusti. E se vince questi playoff, la sorte lo ripagherà di quanto gli accadde nel 2018, quando da tecnico poco più che esordiente arrivò col Siena alla finale dei playoff di C che perse dal Cosenza perché quel giorno aveva la squadra a pezzi. Ma soprattutto, se il Bari sale in A, la famiglia De Laurentiis, già proprietaria del Napoli, sarà costretta a mettere in vendita il club. Anche se ci sarebbero già offerte in caso di promozione (dallo sponsor Casillo, oltre a una pista statunitense che potrebbe comprendere Pallotta, ex Roma), è alto il rischio di rivedere quanto accadde nel 2021 a Lotito con la Salernitana che chiuse la cessione soltanto all’ultimo giorno dell’anno e senza incassare una cifra congrua. Ora i De Laurentiis chiedono 100 milioni: giusto, se vengono a vederti quasi 60mila tifosi. Ma l’obbligo di cedere potrebbe far tenere a chi acquista il coltello dalla parte del manico . LEGGI TUTTO