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    Tutino a Cosenza: certi amori non finiscono

    TORINO – “Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano”. Inevitabile fare ricorso agli imperituri versi di Antonello Venditti per parlare del ritorno al Cosenza di Gennaro Tutino, 27 anni il 20 agosto. Tuttosport ci aveva sempre creduto, fin da subito, quando tanti reputavano il suo ritorno in Calabria una sorta di sogno irrealizzabile. In realtà, quando alla fine della scorsa stagione Tutino fece una visita a Cosenza per salutare vecchi amici (ma anche per incontrare la società), già si posero le basi per rivederlo in maglia rossoblù. La situazione era chiara: al Parma per lui non c’era più spazio, nonostante il grosso investimento fatto dagli emiliani nell’estate del 2021 (circa 5 milioni complessivi). A gennaio, il passaggio in prestito al Palermo non aveva portato al riscatto sperato, si sperava di rivedere il bomber che nel 2020/21 a suon di gol aveva portato in A la Salernitana. Così, nonostante l’operazione non fosse semplice per il club di Guarascio, anche per il Parma, interessato a rivalutare il suo cartellino, non restava che l’opzione Cosenza, cioè il ritorno a casa di Tutino. Riavvolgiamo il nastro e scopriamo che Gennaro ha fatto la storia recente dei lupi silani. Giunse la prima volta al Cosenza il 17 luglio 2017, doveva ancora compiere 21 anni. Al’epoca, era un promettente attaccante sfornato dal vivaio del Napoli, in precedenza già dato in prestito, nonostante la giovane età, a Vicenza, Gubbio, Avellino, Bari e Carrarese. Un girovagare per l’Italia in cui Tutino ha poca fortuna, anche perché deve fare i conti con un paio d’infortuni seri. Finché non arriva a Cosenza, ed è la consacrazione. Nel 2017/18 i lupi silani fanno un’impresa ancora ineguagliata: vincere i playoff-mattanza della Serie C partendo dal primo turno, tornando in quella B che al San Vito-Marulla mancava da 15 anni. Tutino in quella stagione chiude a 12 reti, 4 le fa nei playoff, in avanti giostra con un certo Okereke, è una bellezza vederli insieme. La stagione successiva, il Napoli rinnova il prestito col Cosenza e arriva la salvezza in B, anche grazie alle 10 reti di Tutino. A questo punto, Gennaro diventa una punta che va testata in A e il Napoli lo gira al Verona. Esperienza sfortunata (6 presenze, zero gol), a gennaio 2020 torna in B all’Empoli, dove va un po’ meglio (16 gare, 3 gol). In estate approda alla Salernitana, mossa azzeccata: Tutino sale in A coi campani, mette a segno 13 reti in 38 gare. Sembra la svolta della sua definitiva consacrazione e invece no. Quella Salernitana che vive i giorni difficili della vendita obbligatoria del club da parte di Lotito, non ha i soldi per comprarlo dal Napoli. Il Parma invece, appena retrocesso, ce li ha e lo arruola per lo squadrone che nel 2021/22 in teoria dovrebbe dominare la B. Ma quell’anno, tutto il Parma è un flop clamoroso e anche Tutino ne risente. Nella successiva stagione, con l’avvento di Pecchia, Gennaro scende nelle gerarchie, inevitabile l’approdo a gennaio in prestito al Palermo (18 gare, 3 gol). Fino al 21 luglio scorso, quando Tutino torna a Cosenza in prestito dal Parma per la gioia di tutto il clan silano. Concretizzatosi questo affare, tutto il mercato del club di Guarascio assume un altro volto: ora potrebbe seguirlo un altro nome importante per la B come Improta, già a Benevento col tecnico Caserta. Ma si parla anche di La Mantia e Di Carmine, tutti nomi che non era semplice immaginare a Cosenza fino a ieri. A inizio estate il presidente Guarascio, parlando del prossimo Cosenza, annunciava una squadra che potesse fare almeno una stagione tranquilla, lontana dalle solite avventurose salvezze che il Cosenza ha ottenuto negli ultimi anni (vincendo gli ultimi due playout). Con il ritorno di Tutino, i rossoblù potrebbero essere sulla strada giusta, presto al San Vito-Marulla potrebbe tirare un’aria tutta nuova. LEGGI TUTTO

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    Perché Ballardini può riportare in A la Cremonese

    TORINO – Zio Balla – come affettuosamente chiamano i tifosi genoani Davide Ballardini – ha una nuova missione. Sì, proprio lui, col tempo specializzatosi nelle salvezze impossibili che raggiungeva in A soprattutto col Genoa, adesso deve misurarsi col compito di riportare subito la Cremonese nella massima categoria, dopo la retrocessione maturata nella scorsa stagione: Ballardini aveva ereditato da Alvini una situazione ormai compromessa ma la squadra con lui ha mostrato buone cose, soprattutto la solidità che Zio Balla sa dare, maturate nella cavalcata in Coppa Italia, dove i grigiorossi sono stati capaci di arrivare fino in semifinale. Giusto dunque confermarlo perché ha iniziato un lavoro che può portare ottimi frutti. Anche perché dal mercato stanno arrivando buone nuove, fra un mese la Cremonese potrebbe essere una delle squadre da battere. Il colpo più intrigante non può essere che quello del Mudo Vazquez, lasciato partire dal Parma nonostante i 25 gol delle sue due stagioni emiliane: coi crociati faceva la differenza anche quando le cose non giravano, se si conferma su quei livelli, potremo vederne delle belle. Ma soprattutto la Cremonese avrà una mediana nuova di zecca. L’ultimo colpo è Michele Collocolo, prelevato dall’Ascoli per quasi due milioni, superando il Palermo che pareva in vantaggio per l’acquisto di un elemento che aveva mercato anche in A. Poi, dopo l’esperienza coi turchi del Karagumruk guidato da Pirlo, è tornato in Italia Andrea Bertolacci che Ballardini ebbe al Genoa. Inoltre, dal Cesena, è giunto un prospetto interessante, Alessio Brambilla, 22 anni, scuola Milan. Sempre dal Cesena, dovrebbe arrivare il difensore Luca Coccolo, ex Juventus Under 23. E attenzione, perché proprio dalla Next Gen bianconera è giunto l’attaccante Nikola Sekulov, 21 anni, origini macedoni ma nato a Piacenza, sul suo esordio in B c’è molta curiosità. Poi, come sempre accade dopo una retrocessione, chi avrà mercato in A o all’estero, è destinato a partire (Dessers si è già sistemato ai Rangers Glasgow). Ma la sensazione è che patron Arvedi, il re italiano dell’acciaio, investirà ancora nella squadra cdella sua città, come minimo la Cremonese andrà tenuta d’occhio nella corsa alla A, anche se chi stila le griglie di partenza del prossimo campionato, qualche volta si dimentica dei grigiorossi e preferisce fare altri nomi. Certo, c’è sempre l’incognita del post-retrocessione che può portare scorie non semplici da superare, chi arriva dalla A non è raro che fatichi al primo campionato di B. Rispetto alla Cremonese che nel 2021/22 salì in A con Pecchia in panchina, ora si punta su elementi più esperti, quella squadra invece aveva i più interessanti giovani italiani. Ma in B paga quasi sempre schierare veterani, se sanno calarsi nella categoria. A iniziare da bomber Daniel Ciofani, reduce da una stagione in A coi fiocchi: una delle prime mosse della Cremonese è stata quella di rinnovargli il contratto, anche se il 31 luglio compie 38 anni. Ha chiuso la stagione in A dei grigiorossi con 8 reti in 32 gare: quanti potrà farne in B, a maggior gloria della Cremonese? Magari avvicendandosi in avanti con Massimo Coda, il bomber del Genoa reduce da 52 reti segnate negli ultimi tre campionati di B, portando in A i rossoblù e prima il Lecce. Mezza Serie B lo vorrebbe ma forse solo la Cremonese di Arvedi può avere le risorse per aggiudicarselo. E sarebbe pure un ritorno: Coda giocò per i grigiorossi dal 2008 al 2011, poco più che ventenne e la porta la vedeva già bene (81 presenze, 24 reti). Insomma, la carne al fuoco per Ballardini non mancherà e le sue idee calcistiche potrebbero ancor più esaltarsi nel calcio più fisico che tecnico della B. LEGGI TUTTO

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    Arthur debutta con la Fiorentina. Tris Monza e Verona, Sassuolo ko

    Si rivede in campo Arthur: il centrocampista brasiliano, arrivato in prestito con diritto di riscatto dalla Juventus, ha debuttato in maglia viola nel successo della Fiorentina per 3-0 contro il Catanzaro.
    Sassuolo-Spezia 2-3, marcatori e tabellino
    Reti: 7’ Amian (Sp), 29’ Cipot (Sp), 38’ Henrique (Sa), 55’ Krollis (Sp), 61’ Defrel (Sa).
    Sassuolo: Consigli (36’ Cragno, 71’ Pegolo); Toljan (71’ Missori), Erlic (53’ Flamingo), Tressoldi (79’ Viti), Kyriakopoulos (61’ Antiste); Lopez (61’ Leone), Henrique (92’ Miranda); Berardi (71’ Russo), Bajrami (46’ Mulattieri), Ceide (46’ Defrel); Pinamonti (46’ Rogerio).A disposizione: Theiner, Paz.Allenatore: Alessio Dionisi.
    Spezia: Dragowski (36’ Zoet, 79’ Zovko), Amian (64’ Ferrer) , Bertola (36’ Serpe), Nikolaou, Reca (53’ Holm), Cassata (36’ Bourabia), Zurkowski (46’ Kouda), Bandinelli (53’ Sala), Moro (36’ Krollis), Cipot (36’ Balde Sanca), Candelari (64’ Candelari).A disposizione: Plaia.Allenatore: Massimiliano Alvini.
    Arbitro: Minelli di Varese.
    Hellas Verona-Virtus Verona 3-0, marcatori e tabellino
    Reti: 21′ Hongla, 24′ Lazovic, 40′ Djuric
    Hellas Verona: Montipò (46′ Perilli), Lazovic (62′ Saponara), Lasagna (28′ Djuric), Cabal (64′ Doig), Ceccherini (73′ Coppola), Hongla, Mboula (73′ Cisse), Magnani (46′ Amione), Terracciano (88′ Ghilardi), Ngonge (46′ Kallon), Dawidowicz (46′ Hrustic).A disposizione: Chiesa, Faraoni, Joselito, Diao.Allenatore: Marco Baroni.
    Virtus Verona: Sibi, Mazzolo, Cellai, Daffara, Begheldo, Casarotto, Ruggero, Toffanin, Gomez, Faedo, ZarpellonA disposizione: Zecchin, Lodovici, Cabianca, Nalini, Menato, Danti, Voltan, Ambrosi, Mehic, Braga, Ntube, Feltrin, Viviani, Anticoli.Allenatore: Luigi Fresco.
    Arbitro: Gualtieri di Asti. LEGGI TUTTO

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    Il Catanzaro può stupire tutti

    TORINO – In Serie B c’è una consolidata tradizione, quella della squadra capace in due anni di salire dalla C alla A. Quasi un classico potremmo chiamarlo, anche se nell’ultimo campionato non è accaduto in altre annate, come ad esempio nel 2016/17, ci riuscirono ben due squadre, Benevento e Spal. Guardando alle quattro neo promosse dalla C dell’ultima annata, il Catanzaro di Vivarini potrebbe essere il principale indiziato per il doppio salto. Certo, per Catanzaro è già stata una bella festa riprendersi quella B che mancava dal 2006.

    Ma l’entusiasmo unico che si respira in città può dare uno scatto in più. E anche il fatto che l’inizio del campionato possa essere spostato a settembre, viene vissuto come un’opportunità per la questione stadio: il Ceravolo non sarebbe stato pronto per l’inizio della stagione, così invece potrà esserlo, senza bisogno di migrare a Lecce, il campo alternativo indicato dalla società. E la spinta del Ceravolo può dare una marcia in più al campionato del Catanzaro. Che per il resto, salvo qualche piccolo ritocco, per la prossima stagione si affiderà al blocco della scorsa annata perché il campo ha detto che quel Catanzaro, superbamente assemblato da Vivarini, era già una squadra da almeno metà classifica in Serie B, visto che ha vinto a suon di record il girone C della Lega Pro.

    Finora, il mercato in entrata è stato fatto con giovani elementi in rampa di lancio da mettere in competizione col gruppo consolidato della promozione. In mediana, dall’Inter è arrivato Marco Pompetti, 23 anni, la scorsa annata era al Sudtirol, a Catanzaro potrà completare il suo praticantato in B perché di lui sono anni che si parla bene. Dall’Atalanta è arrivato Andrea Oliveri, 20 anni, esterno destro, la scorsa stagione ha trovato poco spazio nel Frosinone salito in A ma sul suo talento non si discute, a livello giovanile era molto quotato. Tutti da scoprire due ventenni appena usciti dal campionato Primavera: dal Cagliari è giunto il difensore Davide Veroli, che prima di passare dal vivaio isolano da giovanissimo aveva debuttato in C nel Pescara mentre dalla Primavera della Fiorentina è arrivato il difensore bulgaro Dino Krastev. Prossimo arrivo, la punta Giuseppe Ambrosino, ex Como e Cittadella, c’è il via libera del Napoli per il prestito.

    In precedenza, la promozione in B aveva portato l’obbligo di riscatto dal Benevento di un attaccante importante come Enrico Brignola, uno che la B la conosce bene e, messi alle spalle i problemi fisici del passato, potrebbe tornare a frequentarla da protagonista: ha solo 24 anni, da ragazzino aveva debuttato in A dando l’impressione di poterci stare comodamente, dunque se sta bene da settembre può fare una grande B. Poi nel mirino c’è un difensore esperto e di categoria come Riccardo Gagliolo (per affondare il colpo, si monitora la situazione della Reggina, al momento esclusa dalla B), Un colpo intrigante potrebbe arrivare dal Sassuolo, se il Catanzaro riuscirà a farsi dare in prestito l’ala destra Luca D’Andrea, classe 2004, fresco vincitore dell’Europeo Under 19, che ha già esordito in A (5 presenze, 1 assist) mostrando tutto il suo talento: un anno di B a Catanzaro potrebbe essere fondamentale per la sua maturazione, anche se nel 3-5-2 di Vivarini trovargli una collocazione potrebbe non essere semplice.

    Al resto, ci penserà la carica di Pietro Iemmello, 31 anni, il centravanti che passati i 30 è tornato nella sua città d’origine col progetto di riportarla in alto. Nella scorsa stagione il suo contributo nella riconquista della B è stato straordinario: campionato da 28 gol (31 in totale) e tanta voglia di fare sfracelli anche in B. In quella B dove Iemmello arrivò a segnare 19 gol nel Perugia, salvo poi essere accusato di essere uno dei responsabili della retrocessione che quell’anno vissero gli umbri. Ma Iemmello sa anche che cos’è la A, vi giocò col Sassuolo di De Zerbi, ragione in più perché il Catanzaro possa essere considerata una possibile candidata al doppio salto di categoria. Facendolo però a fari spenti, zitti zitti, lasciando ad altri il peso del pronostico. LEGGI TUTTO

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    Lecco: momento assurdo, ma c’è speranza

    TORINO – Nell’ultimo mese è come se il calcio italiano avesse adottato il Lecco che vive il momento più assurdo della sua storia. Fondato nel 1912, nella loro vita i blucelesti hanno disputato tre campionati di Serie A (frequentata per l’ultima volta nel 1967) e 12 di B, un mese fa avevano riconquistato la seconda serie dopo mezzo secolo esatto, con la possibilità di disputare il derby col Como che in B manca proprio da 50 anni. Praticamente una favola, vista anche com’era maturata la promozione in B ai playoff, dove i blucelesti di Foschi non scendevano in campo da favoriti anzi, a ogni sorteggio le avversarie erano ben felici di affrontare il Lecco, salvo poi cambiare idea a confronto terminato. Una cavalcata straordinaria, cominciata con il passaggio del primo turno della fase nazionale (dove il Lecco iniziava i playoff a seguito del terzo posto in campionato) in cui elimina l’Ancona con due pareggi (2-2 e 1-1) e si qualifica in virtù del miglior piazzamento in campionato. Proseguita al secondo turno eliminando il Pordenone in maniera rocambolesca: sconfitti in casa 0-1 dal Pordenone (col presidente Di Nunno che irrompeva in campo a contestare il rigore della vittoria friulana), nella gara di ritorno il Lecco passava 1-3, imponendosi nel finale. Quindi la semifinale col Cesena: vittorie per 2-1 di entrambe in trasferta, poi calci di rigore decisivi per la qualificazione lombarda. Fino alla discussa doppia finale col Foggia, che tanto ha fatto arrabbiare i tifosi pugliesi: successo per 2-1 del Lecco allo Zaccheria, nonostante la presenza del Var, risultato assai influenzato dalle decisioni dell’arbitro Bonacina (che vive a Cisano Bergamasco, 15 km da Lecco) e poi chiusa col 3-1 e la festa B al Rigamonti-Ceppi. Già, lo stadio di Lecco, è lì che si sta arenando il ritorno in B dei blucelesti. Fosse stato pronto per la B, non ci sarebbero stati tutti i problemi d’iscrizione legati all’indicazione di un campo alternativo, individuato, tardivamente e non del tutto per colpa del Lecco, nella lontana Padova. Sarebbe necessaria una riflessione su come siano fatiscenti, di norma, gli stadi di Serie C. Forse bisognerebbe discutere di questo prima di avventurarsi sulle possibilità che ha il Lecco di essere ammesso alla B dopo la bocciatura di lunedì scorso operata dal Coni. E’ intollerabile che delle 4 promosse in B (Feralpisalò, Reggiana, Catanzaro e Lecco), soltanto i granata emiliani dispongano di un campo di casa utilizzabile nella seconda serie. Nell’attesa, tutta Lecco vive in una sorta di strano limbo, aspettando il 2 agosto, giorno in cui il Tar riammetterà o meno i blucelesti in B. La speranza c’è e si fonda sul fatto che il Lecco, dopo la bocciatura della Covisoc, comunque era stato ammesso in B dal Consiglio Federale Figc del 7 luglio. Per l’eventuale ricorso, ci sarà da aspettare il 29 agosto, data del verdetto al Consiglio di Stato. Nel frattempo però, è tutto bloccato. Il Lecco, per affrontare la B, stava facendo incetta di giovani promettenti provenienti dai migliori vivai italiani. Di fatto il club bluceleste è riuscito a ufficializzarne solo uno, proprio nel giorno che arrivava la stangata dal Coni: è il terzino sinistro italo-albanese Brayan Boci, nella scorsa stagione lanciato da Giardino nel Genoa dopo averlo trovato nella Primavera rossoblù. Tutti gli altri sono in stand-by, si aspetta che arrivi la B, come nel caso di Cortinovis, centrocampista scuola Atalanta, ex Verona e Cosenza. Difficile dire come andrà a finire. Intanto sono state pubblicate le motivazioni della sentenza Coni di lunedì scorso: i giudici del Collegio ddi Garanzia rilevano come la data dell’iscrizione al 20 giugno sia sempre perentoria, va rispettata in tutti gli aspetti, anche quello che riguarda l’indicazione del campo, non solo per le pur decisive incombenze economiche. Ma quel che fa più paura è che il Lecco non si è iscritto alla C e dunque, saltasse la B, dovrebbe ripartire dai dilettanti. Sarebbe un finale atroce per quella che doveva essere la stagione più bella nell’ultimo mezzo secolo dei blucelesti. LEGGI TUTTO

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    Reggina, ufficiale il cambio di proprietà: Ilari nuovo patron

    REGGIO CALABRIA – La Reggina ha comunicato ufficialmente che “è stato ceduto a Manuele Ilari il 100% delle quote della Reggina 1914. L’accordo è stato sottoscritto oggi tra Ilari e le società che fanno capo a Felice Saladini e Angelo Ferraro, che insieme detenevano la totalità delle quote della società calcistica”. Saladini ha commentato: “Abbiamo fatto la scelta migliore per il futuro del Club. Continueremo a lavorare affinché venga riconosciuta alla Reggina l’ammissione al prossimo campionato di serie B, un diritto che abbiamo ottenuto sul campo e anche con il rigoroso rispetto delle leggi dello Stato”. La Reggina, attualmente impegnata nel raduno al centro Sant’Agata, ha ricevuto nella giornata di mercoledì la conferma dell’esclusione dalla Serie B da parte Collegio di Garanzia del Coni.
    Reggina, le parole del nuovo proprietario Ilari
    “Ringrazio Saladini e Ferraro per l’opera di risanamento del Club che hanno portato avanti nell’ultimo anno. Prendo il testimone per proseguire il percorso di evoluzione e sviluppo di uno dei club più appassionanti del Sud Italia. Ringrazio anche Guild Capital Partners, con la quale continueremo a lavorare per un riassetto societario solido per il futuro della Reggina”. LEGGI TUTTO

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    Buon compleanno Cittadella, splendida cinquantenne

    TORINO – Buon compleanno, Cittadella! Sei davvero una splendida cinquantenne. I granata veneti nel 2023 stanno festeggiando il mezzo secolo di vita con una serie d’iniziative che coinvolgono tifosi e vecchie glorie, tutti uniti alla società e ai giocatori per festeggiare cinquant’anni di successi di un club che non ha eguali, da decenni il suo modo di fare calcio viene considerato esemplare. L’Associazione Sportiva Cittadella nacque il 12 giugno 1973 dalla fusione di due club dilettantistici del borgo veneto: l’Unione Sportiva Cittadellese e l’Olympia Cittadella, la prima militava in Prima Categoria, la seconda in Promozione. Fosse stata una fusione politica, si sarebbe parlato di una sorta di Compromesso Storico: la Cittadellese aveva sostenitori comunisti, l?Olympia radici cattoliche, Peppone e Don Camillo insieme, insomma. Il primo successo eclatante arriva nel 1980, quando il Cittadella vince la Coppa Italia Dilettanti, due anni dopo i granata iniziano a giocare nello stadio attuale, il Tombolato. Il professionismo, cioè la C2 dell’epoca, lo si raggiunge nel 1989. Negli anni successivi, coi granata si fa un nome un allenatore all’epoca considerato rivoluzionario, Ezio Glerean. che col Citta utilizza il 3-3-1-3 o il 3-3-4, si parla di lui in tutto il Paese, calcio totale, si discute dei granata perché giocano come l’Ajax. Nel 2000 è per la prima volta in B, visti i problemi societari che ci sono nella vicina Padova, lì emigra, assumendo la denominazione di Cittadella Padova, salvo tornare al nome originario (e a giocare al Tombolato) nel 2004. Il resto è la storia recente, fatta quasi sempre di campionati di B, andando due volte a un passo dalla A. Dal 2017 al 2021, gli anni migliori del Cittadella con Roberto Venturato in panchina, i granata disputano regolarmente i playoff, giocando anche due finali, nel 2019 e nel 2021, perdendo sempre al cospetto di un’altra veneta, rispettivamente Verona e Venezia. Nelle ultime due stagioni, con Gorini in panchina, sono arrivati un 11° e un 15° posto. Non è che il modello Cittadella sta mostrando la corda, anzi. I granata restano un club esemplare nella conduzione sportiva, per la tigna con cui scendono in campo e a livello societario, sempre coi conti a posto. Ma la concorrenza nel frattempo è molto aumentata, si parla di Serie B che sembra un’A2, ma il Citta è sempre lì, a giocarsela. Nell’ultima stagione a dicembre si temeva il peggio, la squadra si era incartata e pareva destinata alla C. Poi a gennaio il dg Stefano Marchetti, lo storico deus ex machina del Cittadella, trova l’uomo giusto, il centrocampista (ma anche trequartista) Giovanni Crociata. Se lo fa imprestare dall’Empoli, visto che nella prima parte della stagione aveva faticato al Sudtirol. E lui ripaga a suon di gol belli e decisivi (è anche eletto dall’Aic miglior calciatore della B di febbraio) che rimettono la squadra in carreggiata, fino alla salvezza finale. E adesso Marchetti cerca di varare un altro Cittadella che possa ancora salvarsi rifondando la squadra perché a suo avviso, si è chiuso un ciclo e bisogna aprirne un altro. Molto dipenderà dal futuro del trequartista Mirko Antonucci, 24 anni. Marchetti due stagioni fa se lo faceva dare dalla Roma per un tozzo di pane, a Cittadella il ragazzo è diventato uno vero, mettendo assieme 14 gol in 72 partite, imponendosi soprattutto nell’ultima annata: lo scorso autunno il Cittadella ha vissuto uno dei momenti più alti della sua storia battendo il Genoa a Marassi con un suo gol e col Citta che a fine gara usciva fra gli applausi del pubblico genoano. Antonucci meriterebbe la A e c’è una trattativa col Frosinone. Così come dovrebbe aver mercato il portiere albanese Kastrati, altra grande intuizione di Marchetti che lo prese a zero euro dopo l’esclusione del Trapani. In entrata, finora sono arrivati giovani prospetti dalla C, tutti da verificare. Ma a Cittadella, quel che fa la differenza, è lo spirito unico con cui gioca la squadra, sempre seguita come un figlio da Marchetti che ha appena confessato di essere stato in lizza per il dopo Giuntoli a Napoli. Ma lui è l’anima del Citta, non poteva lasciarlo, serve il suo manico. Che non mancherà neanche nel prossimo mezzo secolo. Buon compleanno Cittadella, splendida cinquantenne. LEGGI TUTTO

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    Spezia: provaci ancora, Alvini

    TORINO – Provaci ancora, Massimiliano Alvini. Piuttosto intrigante la sfida che attende l’ex tecnico della Cremonese, da poco insediatosi allo Spezia. Su Alvini girano da tempo giudizi lusinghieri che vanno al di là dei risultati che ottiene. Per dire, nel 2020 riportava la Reggiana in B, la stagione successiva gli emiliani ritornavano subito in C ma Alvini trovava comunque una panchina di B, al Perugia. Perché per il tecnico nato a Fucecchio 53 anni fa, c’è davvero grande stima, forse perché ci si fida della sua lunga gavetta iniziata sulle panchine dei dilettanti. E infatti, quando nel 2021 prese il Perugia, fece il miracolo di portarlo ai playoff, chiudendo il campionato davanti a squadre sulla carta molto più forti, con un gruppo che secondo i pronostici si sarebbe salvato a fatica. Perugia che, neanche due mesi fa, con un organico di fatto analogo, senza di lui precipitava in C. Perché nel frattempo Alvini si era guadagnato il debutto su una panchina di A, alla Cremonese. Esordio anche sfortunato, culminato con l’esonero del 14 gennaio perché il bilancio era il profondo rosso con la squadra che con lui non aveva mai vinto e raccolto 7 pareggi e 11 sconfitte. Però piace quel modo abbastanza “gasperiniano” di giocarsi le partite: difesa a tre, mediana muscolare, attacco al servizio della squadra, modulo prevalente 3-4-1-2 dove si va a giocare, con molta intensità, uomo contro uomo. E ora la nuova sfida con lo Spezia che sa tanto di prova della verità per la carriera di Alvini che coi liguri ha firmato un contratto annuale con rinnovo automatico in caso di ritorno in A degli aquilotti. Già, lo Spezia. Il modo con cui i liguri sono tornati in B dopo tre stagioni di Serie A, ha fatto parecchio arrabbiare la piazza, tradizionalmente calda, che non ha ancora digerito la retrocessione, di fatto è maturata ben prima di perdere lo spareggio salvezza col Verona. In B poi, chi proviene dalla A, spesso fa fatica a calarsi nella nuova realtà anche se nell’ultima stagione, due promosse su tre (Genoa e Cagliari), sono state capaci di riprendersi subito la massima categoria. Ma bisognava tornare al 2019, quando il Verona vinse i playoff, per trovare una squadra capace di tornare subito in A, dato che spiega bene come non sia facile la vita in B per le retrocesse, nonostante vengano messe di diritto nel novero delle favorite, le scorie della retrocessione spesso pesano più dei valori che la squadra possiede. Ma un dato deve far ben sperare la piazza: lo Spezia disporrà di molta liquidità, decine di milioni, che consentiranno di allestire una squadra che possa primeggiare in B. Questo perché i tre anni di A hanno fruttato l’importo massimo di paracadute (25 milioni). Ma non solo. I gioielli degli aquilotti sono fra i più ambiti. Dalle cessioni di Holm, Nzola, Dragowski, giusto per fare i nomi più di spicco, possono arrivare cifre importanti, con cui si può impostare un’ottima B. Ma al resto dovrà pensarci il calcio intenso di Alvini. Magari non sarà semplice trovare fin da subito la giusta amagama: ci saranno tanti volti nuovi e chi rimarrà andrà rimotivato a dovere dopo la delusione della scorsa stagione. Ma in B, Alvini ha già stupito col Perugia. E attenzione, quella squadra che si arrese al turno preliminare dei playoff, perdendo in maniera molto discussa a Brescia, aveva veramente una marcia in più nonostante i mezzi teoricamente ridotti. Sarebbe potuta andare ancora più in alto se non avesse subito troppe decisioni arbitrali difficili da digerire. Ma se lo Spezia giocherà con quello stesso spirito, i suoi tifosi avranno di che divertirsi. LEGGI TUTTO