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    Ternana, quante nubi sul dopo Bandecchi

    TORINO – Tempi difficili per la Ternana. Entro pochi giorni si definirà il cambio di proprietà del club, da Stefano Bandecchi a Nicola Guida, imprenditore nel ramo farmaceutico e degli integratori, proprietario di Pharmaguida. Il passaggio di consegne si è reso necessario quando Bandecchi è diventato sindaco di Terni, c’era incompatibilità fra le due cariche. Ma come ha rivelato il portale Tag24, sito d’informazione dell’Università Nicolò Cusano, cioè il principale dei suoi beni, Bandecchi sarà il presidente onorario della Ternana mentre l’Unicusano terrà per sé il 5% delle quote azionarie, tra il 15 e il 20 luglio tutto sarà definito. Nel frattempo però, per le Fere tira una brutta aria. Con l’imminente cambio di proprietà, il tecnico Aurelio Andreazzoli, che era tornato in panchina dopo aver abdicato nel corso della scorsa stagione, ha rescisso il contratto. Per la successione, dopo tanti allenatori contattati, dovrebbe toccare a Fabrizio Castori, reduce dalla retrocessione in C col Perugia. Per quale futuro? Guida, nelle poche dichiarazioni che finora ha concesso, ha parlato di una Ternana che dovrà ridurre monte ingaggi ed età media della rosa. Già Bandecchi programmava una rifondazione da zero della Ternana, presto sarà nei fatti con Guida. La tifoseria è molto preoccupata. Le Fere, tornate in B nel 2021, vengono da due campionati al di sotto delle loro possibilità, con qualche rimpianto. Perché il gruppo aveva mostrato di avere valori importanti, non del tutto espressi. Il giocatore più talentuoso, Anthony Partipilo, è già stato venduto al Parma. Di Tacchio, il regista-mastino del centrocampo, è passato al Sudtirol. Palumbo, altro grande talento delle Fere, bel mediano capace di fare il trequartista atipico, ha mercato sia in A che in B, si tratta solo di capire chi farà l’offerta giusta. E anche Diakité, il più promettente dei difensori, classe 2000, è molto ambito, per non parlare del coetaneo Niccolò Corrado, terzino sinistro che fa gola anche in A. Insomma, tira aria di ridimensionamento e ciò potrebbe anche essere pericoloso, visti i problemi che la squadra ha vissuto nella parte finale della scorsa stagione, salvandosi con qualche brividino, anche se in avvio di stagione, dopo cinque vittorie di fila, le Fere erano andate in testa da sole. Inoltre, ad alimentare il pessimismo che serpeggia nella piazza, c’è il possibile ingresso di Massimo Ferrero in società. L’ex proprietario della Sampdoria ha più volte partecipato alle riunioni per definire la cessione. Interpellato sul suo possibile ingresso nella Ternana, il Viperetta ha fatto il vago, dice che lui è soltanto “un operaio del calcio”. Fatto sta che larga parte della tifoseria lo vede come fumo negli occhi e infatti Guida, nelle ultime ore, si sarebbe convinto a non imbarcarlo nell’avventura a Terni. Tuttavia, le sensazioni per la prossima stagione restano perlopiù negative. Ma da tempo fra squadra e tifoseria il feeling s’era fatto sempre più difficile. L’entusiasmo per il ritorno in B nel 2021, con una squadra capace di vincere la Lega Pro a suon di record, è un ricordo ormai sbiadito. Nelle due successive annate di B, raramente il Liberati s’è riempito, la media presenze allo stadio è rimasta costantemente bassa e anche questo non aiuta a programmare un futuro migliore. Ma per capire come butterà con Guida, bisogna aspettare che vada in porto il passaggio di proprietà. Dopo quella tappa, potrà sbloccarsi anche il mercato in entrata. E solo a quel punto si potrà capire con quali obiettivi la Ternana si misurerà con la prossima B. LEGGI TUTTO

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    La Feralpisalò: e se fosse il nuovo Sudtirol?

    TORINO – In Serie B c’è da aspettarsi di tutto, l’imprevedibile è sempre dietro l’angolo. Dunque, ci si può aspettare anche che la Feralpisalò, debuttante nella categoria, faccia una stagione sorprendente come quella che ha appena concluso l’esordiente di un anno fa, il Sudtirol di Bisoli, capace di terminare la scorsa stagione in semifinale playoff, dopo un pazzesco 6° posto in campionato. Ciò può accadere di nuovo anche perché le due squadre si somigliano non poco. Non solo nel modo di giocare, all’italiana. Pure la storia è simile. Sudtirol e Feralpisalò, che hanno assunto questi nomi nel nuovo millennio, rispettivamente nel 2000 e nel 2009, sono salite in B dopo parecchi campionati di vertice, fatti quasi a braccetto nei quartieri alti del girone A della Serie C. Quante volte entrambe sono andate vicino alla B, prima di riuscire nell’impresa, un’ascesa di fatto analoga. In panchina, a guidare i gardesani c’è Stefano Vecchi, si fece un nome con la Primavera dell’Inter. Poi, nel grande passo verso il calcio che conta, prima di Salò non gli era andata tanto bene, in B fu esonerato a Venezia. Dal 2021 guida i cosiddetti Leoni del Garda, promossi senza però ruggire troppo. Curioso infatti come sono riusciti a conquistarsi la B, vincendo un campionato molto equilibrato con la miglior difesa (21 gol al passivo) e un attacco che ha segnato solo 41 reti. Per dire, il Piacenza che ha chiuso il torneo all’ultimo posto, ne ha fatto uno di più. Questo atteggiamento sparagnino pagherà anche in B? Beh, intanto per muovere le acque in avanti, la Feralpisalò ha fatto un colpo potenzialmente molto interessante, riportando in Italia la punta olandese (ma di origini capoverdiane) Alessio Da Cruz. Da noi s’impose nel Novara, ci scommise il Parma, salvo poi farlo girare per anni in prestito, in B giocò anche ad Ascoli e Vicenza. Dotato di mezzi tecnici enormi, era noto per le sue bizze. Ma ora sembra abbia un’altra testa, dopo che si è sposato, è arrivato dalla A belga, dal Mechelen. Dovesse tradurre in gol sonanti i suoi enormi mezzi, a Salò potrebbero vederne delle belle, anche perché in riva al Garda potrebbe arrivare un altro giocatore geniale, Manuel Marras, rientrato al Bari dopo il prestito al Cosenza: vederli giocare insieme potrebbe essere una delizia. Tutto da scoprire invece, Joel Ideho: compie 20 anni il 17 luglio, olandese di origini nigeriane, ala sinistra di piede destro, cresciuto nell’Ajax, è rimasto svincolato dall’Under 23 dell’Arsenal, l’affare è di fatto chiuso. In difesa invece, è giunto un veterano come il 33enne Luca Ceppitelli, svincolatosi dal Venezia dopo una vita per il Cagliari. In queste ore poi, sta definendosi un’importante operazione con la Juve, che dovrebbe portare in prestito a Salò due dei più interessanti prospetti della formazione Next Gen: Sekulov e Compagnon. Insomma, sembra esserci il fermento giusto per varare una squadra che ufficialmente punterà alla salvezza, ma poi chissà…. Un grosso handicap però, sarà il campo di casa: il piccolo Turina non è pronto per la B e la Feralpisalò ha indicato il Garilli di Piacenza, distante 120 chilometri. Non poteva fare altrimenti: l’obiettivo era giocare a Brescia visto che Salò è un centro della sua provincia. Ma Cellino, che detiene la concessione dello stadio Rigamonti, si è opposto, dimostrando poca sportività. Quanto alla possibilità di giocare in casa al Turina, sarà dura. Poco si muove dall’amministrazione comunale per arrivare alla capienza che porti all’omologazione in deroga per la B. C’è anche il problema del mercato vicino allo stadio che si tiene ogni sabato, quando di norma va in scena la B. Insomma, in attesa di novità, al momento va messo in preventivo una stagione tutta a Piacenza. Ma il presidente, l’imprenditore siderurgico Giuseppe Pasini, proprietario del club attraverso la Feralpi Holding, ha il pragmatismo giusto per affacciarsi alla B. Dice che il budget sarà in linea con quel che di norma si spende per mantenere la categoria. Ma sotto sotto, sarà pronto a fare qualcosa di più, per coltivare il sogno di Salò, il secondo centro abitato più piccolo mai approdato in B, dietro solo al leggendario Castel di Sangro, per una società nata quando si fusero due espressioni della provincia bresciana: i biancoverdi del Feralpi Lonato e i biancoblù del Salò che unendosi scelsero di giocare in verdazzurro. LEGGI TUTTO

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    Per la A ci sarà anche il Como

    TORINO – C’è anche il Como nel novero delle squadre che dichiarano di puntare alla Serie A. Niente di cui stupirsi: i lariani hanno una delle più solide proprietà, giacché i padroni, i ricchissimi fratelli Michael e Robert Hartono, economicamente hanno pochi eguali non solo in B ma in Italia e anche in Europa. E dunque, dopo due stagioni di assestamento nella categoria, è giunta l’ora di dare l’assalto alla massima serie. Certo, non sarà semplice. Sia per la folta concorrenza, sia perché la base di partenza non è delle più quotate. Il Como è reduce da una stagione complicata, chiusa al 13° posto ma a due punti dalla zona playoff, con un pizzico di convinzione in più i lariani avrebbero potuto acciuffare gli spareggi promozione. Ma nelle ultime battute della stagione, a Como si era già soddisfatti per aver raddrizzato una annata disgraziata. Certo, i playoff erano alla portata ma contava soprattutto essersi tirati fuori dalle sabbie mobili della classifica. Ciò è avvenuto con Moreno Longo in panchina che il 22 settembre di un anno fa raccoglieva una squadra penultima con tre punti dopo sei giornate, senza guida per i problemi di salute che viveva l’allenatore, la bandiera lariana Jack Gattuso. Dunque ora, per ambire a un campionato di vertice, il Como, che comunque dispone già di valori non trascurabili, deve fare un mercato importante che colmi il divario – non piccolo – dalle big. Finora, il club lariano ha messo a segno due colpi che fanno ben sperare la tifoseria. In porta ci sarà il croato Adrian Semper, uno dei migliori interpreti della categoria. Nella passata stagione al Genoa ha patito l’esplosione di Martinez ma per capire il suo valore basta andarsi a vedere certe partite che disputò in quel Chievo che prima della sparizione lottava per la A anche grazie alle sue prodigiose parate. Il secondo colpo è il centrocampista Oliver Abildgaard, nazionale danese, ex Verona e Rubin Kazan, uno che può dare un certo peso alla mediana di Longo. Centrocampo lariano che ha perso Cesc Fabregas: lo spagnolo, onusto di gloria, dopo una stagione anonima e frenata dai noti problemi fisici, ha anticipato di un anno il ritiro dal calcio giocato e iniziato la carriera da allenatore, guiderà la Primavera del Como ma lavorando sempre a stretto contatto con Longo. Ma al di là del nome, non è una grave perdita. Fabregas è stato soprattutto un’operazione di marketing che ha fatto conoscere Como in tutto il mondo, un anno fa quando sbarcava in città si scatenava un entusiasmo eccezionale ma era intuibile già allora, visti i suoi precedenti al Monaco, che il suo apporto sarebbe stato limitato. E così meglio anticipare il ritiro e lasciare a un elemento più affidabile uno dei 18 posti da Over 23 che si possono iscrivere in lista. Comunque, già la scorsa estate, il Como allestiva una squadra che poteva nutrire qualche ambizione. L’attacco Cutrone-Cerri è sulla carta uno dei migliori della B, ma anche loro, rispetto all’ultima annata, dovranno dare qualcosa in più perché il Como sia veramente da A. Infondate le voci che vorrebbero Cutrone destinatto alla Samp: resterà a Cono. Per il resto, il dg Charlie Ludi interverrà in ogni reparto per consegnare a Longo, fra un mesetto, un Como da quartieri alti, alla ricerca di quella Serie A che in città manca dal 2003. In un’annata che comunque si annuncia memorabile, visto che riproporrà, dopo mezzo secolo, il derby in B coi cugini blucelesti del Lecco, uno stimolo in più per i ragazzi di Longo. E a proposito dell’alllenatore, Longo ha già portato in Serie A il Frosinone: accadde nel 2018, quando i ciociari superarono in finale playoff il Palermo, al termine di un acceso e discusso confronto. LEGGI TUTTO

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    Parma: Partipilo può far dimenticare Vazquez

    TORINO – Ci sarà anche il Parma nella lotta per la A diretta? Le ultime mosse fatte dal club di Kyle Krause fanno pensare che chissà, potrebbe essere la volta buona per riconquistare quella massima serie persa nel 2021. Le basi si sono messe col non semplice rinnovo dell’allenatore Pecchia. L’ex vice di Benitez alla fine della passata stagione era un po’ sfiduciato e nicchiava sulla possibilità di rinnovare il contratto fino al 2025, come poi in realtà accaduto. C’era di mezzo il mercato, ovviamente. I tanti gioielli del Parma erano (e sono) ambiti non solo dalla A ma da mezza Europa, Pecchia chiedeva delle garanzie che evidentemente ha ottenuto al momento del rinnovo. Tiene poi banco il dilemma Buffon: si ritira o no? Intanto non è stato convocato per il ritiro, ufficialmente per un permesso. Ma al di là del forte impatto mediatico che potrebbe avere il suo addio anticipato di un anno al calcio giocato, quello sulle sorti della squadra sarebbe ridotto: nella passata stagione, Buffon e Chichizola si sono alternati quasi equamente fra i pali del Parma e se si vanno a vedere i numeri del due, l’argentino è andato meglio del 45enne Gigi, dunque non sarebbe un problema rilevarlo, Chichizola di fatto è già il titolare ed è uno dei migliori portieri della B. Quello che ha lasciato un po’ perplessi, è il mancato rinnovo del Mudo Vazquez, 25 gol nelle sue due stagioni al Parma, giocando quasi ovunque (trequartista, falso nueve, mediano), un contributo che non sarà semplice da surrogare. Poi però, a far capire come il Parma quest’anno vada tenuto d’occhio, c’è stato il colpo Partipilo, probabilmente il più pesante di questa prima fase del mercato di B. Anthony Partipilo, classe 1994, una decina abbondante di anni fa veniva associato ad Antonio Cassano. Giocatori diversi, anche caratterialmente. Ma accumunati dal fatto di essere entrambi baresi, i più grandi talenti sfornati dal vivaio dei galletti negli ultimi decenni. Eppure Partipilo nella sua città non è mai riuscito a sfondare. Nel 2016 rescindeva il contratto col Bari e meditava seriamente di ritirarsi a soli 22 anni. E invece no, il ragazzo si metteva ai remi e si faceva un nome in C con buoni numeri per Bisceglie e Virtus Francavilla. La svolta nel 2019, quando approda alla Ternana di Bandecchi. Partipilo diventa l’uomo in più nella promozione degli umbri in B del 2021, a suon di record. Seguono le due annate deludenti nella categoria con gli umbri, lui però, si mette in mostra per la tecnica superiore, il dribbling e la rapidità con cui parte largo per accentrarsi ed essere letale. Già la scorsa stagione poteva sbarcare in A, lo voleva il Lecce ma all’epoca Bandecchi chiedeva la luna e intanto gli prolungava il contratto. Quest’anno invece, alla Ternana, nell’ambito di un delicato cambio di proprietà,  tira aria di saldi da fine stagione, bravo il Parma ad approfittarne, portandosi a casa, con appena 1.5 milioni, un elemento che in B può fare la differenza (e magari far dimenticare anche Vazquez). L’arrivo di Partipilo fa pensare che il Parma stia cambiando nella scelta dei giocatori da acquistare. La gestione Krause ha portato, perlopiù, giovani talenti internazionali in rampa di lancio. Strategia che può portare ottime plusvalenze (vedi Oosterwolde ceduto a gennaio al Fenerbahce a peso d’oro) ma che per la riconquista della A, finora non sta pagando. Però la squadra è in crescita. Nel 2021 retrocedeva dalla A al termine di un’annata sconcertante. L’anno successivo partiva in B come la squadra da battere, la panchina passava da Maresca a Iachini senza che il Parma mai lottasse neanche per i playoff, chiuse al 12° posto. Nell’ultima annata Pecchia, con una rosa di fatto analoga, è riuscito a dare la sua impronta, la squadra ha chiuso quarta e la A è sfuggita in maniera beffarda in semifinale playoff col Cagliari poi promosso. Certo, si poteva fare di più, il Parma ha trovato la continuità della grande squadra solo negli ultimi due mesi di campionato. Ma almeno, rispetto alla precedente disastrosa annata, è stata in lizza per la A quasi fino all’ultimo. La base per riprovarci, insomma, c’è. Un anno fa c’erano solo le macerie di due stagioni fallimentari. Pecchia comunque, ha riportato il Parma in alto senza disporre di un vero, affidabile, centravanti di ruolo (e infatti perlopiù ha dovuto farlo Vazquez). Ora c’è il tempo per risolvere anche questo grosso problema mentre si tratta la risoluzione dell’oneroso contratto di Inglese che nel ruolo partiva forte un anno fa, salvo poi smarrirsi. E chissà che alla fine, a guidare l’attacco emiliano, possa esserci Coda, reduce da due promozioni in A di fila  con Lecce e Genoa, 52 gol segnati nelle sue ultime tre stagioni di B. Il Parma ci lavora, non è semplice arrivare a lui, il contratto che lo lega al Genoa non è facilmente sostenibile per una squadra di B. Ma se dovesse arrivare, si confermerebbe il cambio di strategia del Parma. Non più prevalenza di giovani talenti che talvolta danno l’impressione di giocare più per se stessi che per la squadra. Ma con Partipilo e magari Coda, elementi che la B l’affrontano, come dicono i loro numeri, con tutt’altro piglio, quello che ci vuole per condurre un campionato al vertice. LEGGI TUTTO

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    Frabotta e Da Graca, la Samp di Pirlo fa mercato in casa Juventus

    GENOVA – La nuova Sampdoria è ancora un cantiere aperto. Quella precedente invece continua a perdere i pezzi. Dopo l’addio di Antonio Romei ieri si è dimesso dal consiglio d’amministrazione del club anche Gianni Panconi, che dal dicembre 2021 aveva fatto parte del board emergenziale – dopo le vicissitudini giudiziarie dell’ex azionista di maggioranza Massimo Ferrero – che aveva portato poi tra la fine di maggio e la metà di giugno al tanto sospirato passaggio di proprietà ad Andrea Radrizzani e Matteo Manfredi che ha evitato il fallimento della società. LEGGI TUTTO

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    Aquilani a Pisa, una sfida intrigante

    TORINO – Fossimo nei panni di Alberto Aquilani, ogni volta che viene definito “un predestinato della panchina”, faremmo sempre tutti gli scongiuri del caso e non è escluso che li faccia. Perché è la stessa cosa che si diceva un anno fa di Daniele De Rossi, che alla Spal, poi retrocessa in C, ha fallito l’esordio da allenatore. E ora è il turno di Aquilani, prossimo al debutto su una panchina professionistica in un Pisa reduce dall’11° posto dell’ultimo campionato. Il club toscano in effetti, non poteva che ripartire da zero, o quasi, dopo l’ultima deludente annata. Iniziata con l’infelice scelta di Maran in panchina che ereditava una squadra sconfitta pochi mesi prima in finale playoff e con lui precipitava all’ultimo posto della B. Proseguita col ritorno dell’allenatore totem, Luca D’Angelo, capace di riportare il Pisa in pochi mesi fino al 5° posto. Salvo poi crollare nel girone di ritorno, mancando anche il piazzamento playoff, riuscendo a perdere in casa all’ultima giornata dalla Spal già condannata. Da queste macerie ripartirà Aquilani. Certo, uno che a livello Primavera, con la Fiorentina, vince 5 trofei in tre annate, va guardato con rispetto. Ma la Serie B è forse il campionato più imprevedibile del mondo, dunque occhio alle sorprese, nel bene e nel male. Molto dipenderà dalla squadra che il ds Kolarov, anche lui al debutto nella nuova veste, gli metterà a disposizione. Certo, è normale avere dubbi su due esordienti, come in parte la tifoseria pisana ha. Ma  se li tiene per sé, il popolo nerazzurro è pronto a concedere ad entrambi tutto il credito che meritano due figure che da calciatori hanno raggiunto uno spessore internazionale. L’importante sarà archiviare subito il desolante finale dell’ultima stagione per riportare subito dalla propria parte la piazza che quando serve sa essere decisiva, dà qualcosa in più con un tifo particolarmente viscerale. Tuttavia, è ancora da capire che tipo di squadra costruirà Kolarov, di certo c’è solo che cambierà parecchio. Ma con quale filosofia? All’inizio dello scorso campionato, quando la squadra annaspava con Maran, si imputò alla società di aver pescato troppo all’estero, importando giocatori che dovevano impratichirsi col nostro calcio. In effetti i migliori exploit della B – a iniziare da quello formidabile di Grosso col Frosinone – sono stati creati senza esotici effetti speciali ma pescando elementi che conoscono a memoria una categoria che bisogna averla vissuta a lungo per poterla poi dominare. Par di capire comunque, che ad Aquilani sarà dato tutto il tempo necessario. L’intesa biennale con cui si legherà al Pisa fa pensare che per la prossima annata l’obiettivo sia puntare a una stagione promettente, di ricostruzione ma anche da playoff,, per poi mirare alla A in quella successiva. Quella A accarezzata nel maggio 2022 con la finale playoff persa, in maniera anche beffarda, dal Monza. Quello era pure il Pisa di Lorenzo Lucca. Il gigante di Moncalieri (è alto 2.01 metri) neanche due anni fa, al suo debutto in B, incantava tutti, si arrivò a definirlo l’Haaland italiano. La scorsa estate scommetteva su di lui l’Ajax. Ma per quanto possa essere stata formativa per lui un’esperienza all’estero, in Olanda non gli è girata tanto bene: molte partite con la formazione B dei lancieri, 14 presenze e 2 gol con la prima squadra. Tant’è che l’Ajax, dopo aver pagato il prestito oneroso, non lo ha riscattato alla cifra prefissata di 10 milioni, oggettivamente troppi per quel che ha mostrato in Olanda, anche se un anno fa quei soldi li valeva. Tuttavia, Lucca ha mercato in A, pesa ancora l’apprezzamento che ebbe per lui il ct Mancini nei momenti del suo massimo fulgore (salvo però mai farlo debuttare in Nazionale). Riproporlo a Pisa probabilmente non avrebbe senso, ormai è considerato di altra categoria. Non solo, parte della piazza nerazzurra non lo ama particolarmente perché non dimentica il deludente girone di ritorno che Lucca fece nel 2022, quando il Pisa perse il treno per la A diretta. Di fatto, Lucca segnò i suoi 6 gol in B nelle prime giornate, poi ebbe qualche problemino fisico ma qualcosa si era rotto nel girone di ritorno e una volta D’Angelo non lo convocò. “Ha avuto un comportamento non idoneo”, spiegò l’allenatore. Dunque Lucca oggi può essere una succosa plusvalenza che può fornire i denari necessari a fare un Pisa competitivo, la sua cessione all’Udinese pare dietro l’angolo. E un’altra buona plusvalenza potrebbe essere quella del terzino sinistro Pietro Beruatto, cresciuto nella Juve U23, cercato dalla A già un anno fa e ancora ambito dalla massima serie nonostante nell’ultima stagione si sia allineato all’andazzo visto nel girone di ritorno. Kolarov potrebbe piazzarli nelle battute iniziali del mercato, e allora poi potremmo vederne delle belle. E chissà che ci sia modo di anticipare i tempi e rimettersi sulla scia del Pisa versione 2021/22, capace di respirare aria di A come nel capoluogo toscano non capitava da tanti anni. In quella stagione, il Pisa non partiva certo come la squadra da battere, ma seppe diventarla per qualche formidabile mese condotto in testa. LEGGI TUTTO

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    Falcone dal Lecce alla Sampdoria: il portiere torna in blucerchiato

    La società blucerchiata ha controriscattato il portiere Wladimiro Falcone dal Lecce: ufficiale il ritorno dell’estremo difensore in Liguria.
    Sampdoria, esercitato il controriscatto per Falcone: il comunicato
    L’U.C. Sampdoria ha reso noto: “di aver esercitato il diritto di contro-opzione in essere con l’U.S. Lecce relativo ai diritti alle prestazioni sportive del calciatore Wladimiro Falcone. Il portiere tornerà dunque in blucerchiato a partire dal prossimo 1° luglio”. LEGGI TUTTO

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    Ecco come sarà la Sampdoria di Grosso

    TORINO – Come sarà la Sampdoria di Fabio Grosso? L’eroe del Mondiale 2006 è reduce da una stagione formidabile sulla panchina del Frosinone, coi ciociari che hanno dominato la B per due terzi del torneo, vincendo lil campionato a mani basse. Prima di questo exploit, Grosso era nel mirino della critica, quando nel marzo 2021 sbarcava a Frosinone, il prossimo tecnico blucerchiato era reduce da tre esoneri di fila per Verona, Brescia e Sion, ed era tutt’altro che un allenatore in rampa di lancio, come invece è adesso. Certo, a Frosinone è stato importante per Grosso incontrare, come dg, quel Guido Angelozzi che già fu decisivo nella sua ascesa da giocatore. Ma poi, decisivo soprattutto al termine della stagione 2021/22, quando il primo Frosinone di Grosso mancò all’ultima giornata la qualificazione ai playoff, preceduto in classifica da squadre sulla carta più deboli come Ascoli e Perugia. In un’altra piazza si sarebbe arrivatti alla separazione, non a Frosinone dove al contrario, da quella delusione si sono messe le basi per il sorprendente botto dell’ultima stagione, dove il Frosinone puntava ufficialmente a una salvezza tranquilla e invece è arrivato uno straordinario 1° posto con un organico che al massimo era accreditato di un piazzamento ai playoff. Ma come è stato possibile tutto ciò? Vediamo nel dettaglio il “metodo Grosso”. Il modulo, innanzitutto: il 4-3-3 è quello di riferimento ma non è un dogma. A seconda dell’avversario, Grosso ha mostrato una certa duttilità, anche a gara in corso se le cose non vanno per il meglio. Difficile, quasi impossibile, che si schiodi dalla difesa a quattro. Ma da metà campo in su, possono esserci variazioni a seconda del tipo di avversario. Però, la caratteristica vincente di Grosso, è la capacità di saper lavorare coinvolgendo tutta la rosa a disposizione. E’ come se Grosso, nell’arco della stagione, a ogni partita facesse un mini-turnover, dando sempre il cambio ad almeno 1-2 dei potenziali titolari. Tant’è che azzeccare la formazione di partenza diventa un’impresa perché di fatto non è mai la stessa. Così, spalmando al meglio il minutaggio dei giocatori in campo, al momento cruciale della stagione, la squadra si mostra più fresca della concorrenza. Il Frosinone che ha dominato l’ultima B, di fatto ha sbagliato la prima partita soltanto alla 30ª giornata, quando all’ultimo minuto perse in casa dal Cosenza. La concorrenza invece – ad esempio la Reggina che era partita fortissima – molto prima mostrava la corda perché più legata a un blocco di titolari e alla lunga non poteva competere per brillantezza e continuità di risultati. Non solo, tenendo coinvolta tutta la rosa, Grosso, nell’ultima B, è stato l’allenatore i cui cambi sono stati i più decisivi, spesso le vittorie dei ciociari sono arrivate con gol e assist dei subentrati. Insomma, col suo metodo si pensiona la figura dell’allenatore legatissimo a una ristretta cerchia di giocatori che vanno in campo a dispetto di tutto, talvolta perfino in condizioni fisiche precarie. Pure in questo Grosso è differente. Il suo ultimo Frosinone ha avuto un certo numero di infortunati, anche in figure cardine. Ma non si è mai affrettato il rientro: han giocato al loro posto le alternative (senza deludere) e quando, con molta calma, sono tornati i titolari, risultavano più decisivi di prima. E poi Grosso, giocando un calcio equilibrato, sa essere sia “giochista” che “risultatista”. Il suo Frosinone non soltanto è sempre stato bello a vedersi e di norma dominante in campo. Ma ha trovato fin da subito una continuità di risultati con la quale ha stroncato la concorrenza, incapace di tenere il suo passo. Certo, la Sampdoria sarà tutta un’altra storia. Grosso innanzitutto si troverà ad allenare una squadra che dovrà smaltire le scorie della caduta in B. Capita spesso, alle retrocesse dalla A, di avere grossi problemi in B, anche se nell’ultima stagione Genoa e Cagliari sono state capaci di riconquistare subito la massima serie (ma è stata un’eccezione: bisogna risalire al 2019, col Verona ai playoff, per trovare una retrocessa che risale subito).. Però, nella Genova blucerchiata c’è un clima diverso da quello di quando si viene da una retrocessione: nell’ambiente sampdoriano è prevalente l’entusiasmo per il salvataggio societario, dopo che si è convissuto per mesi con lo spettro della ripartenza dai dilettanti. La squadra che affronterà la B poi, sarà molto diversa da quella proveniente dalla A. Dunque vanno messi in preventivo iniziali problemi di amalgama? Forse no. Perché se guardiamo il Frosinone 2022/23 e lo confrontiamo a quello dell’annata precedente, troveremo nelle formazioni titolari delle due stagioni al massimo 2-3 giocatori in comune. Perché soprattutto questo è stato il Grosso capolavoro: dare fin da subito un’identità a una squadra che era stata completamente rifondata, proprio come accadrà a questa Sampdoria. Il Frosinone di Grosso giocava a memoria fin dalla prima amichevole estiva. Accadrà lo stesso anche in blucerchiato? Ce ne sarà ancora più bisogno, visto il più che probabile -4 in classifica con cui la gestione Radrizzani farò ancora i conti con la situazione ereditata dal Viperetta Ferrero. LEGGI TUTTO