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    Gilardino al Genoa: un po' Prandelli, molto Bagnoli

    TORINO – Gilardino? Si dice che abbia il pragmatismo di Prandelli, che fu suo allenatore. No, si ribatte, assomiglia a Bagnoli, perché fa le cose semplicii e il calcio è una cosa semplice. Soprattutto, il Gila non ha dogmi tattici, il modulo non è un totem che viene prima delle caratteristiche dei giocatori e può cambiare di partita in partita ma anche nel corso della gara. Insomma, il terzino fa il terzino e il mediano fa il mediano, come predicava oltre 30 anni fa, proprio al Genoa, Osvaldo Bagnoli, portando il Genoa ai massimi storici del Dopoguerra, 4° posto in A nel 1991, semifinale (sfortunata con l’Ajax) di Coppa Uefa l’anno dopo. Di sicuro, non è sbagliato scomodare paragoni illustri per Alberto Gilardino, 40 anni, il più promettente allenatore lanciato in Italia in questa stagione, non solo in B. Un’ascesa, la sua, nel segno dell’umiltà. Quando smise di giocare, il Gila andò a imparare il mestiere di allenatore in Serie D nel Rezzato. Eppure, come certi altri Campioni del Mondo 2006 che si sono dati alla panchina, avrebbe potuto far valere il suo nome importante e cercarsi qualcosa di più nobile per cominciare. Ma la gavetta, alla lunga, paga sempre. E dopo un apprendistato in C per Pro Vercelli e Siena, Gilardino è arrivato con la preparazione giusta all’occasione della vita, quel Genoa che in estate doveva dominare in lungo e in largo la B e che invece, col suo predecessore, il tedesco Alexander Blessin, era arrivato a un passo dal naufragio. Già, il Gila il 6 dicembre scorso aveva ereditato una situazione piuttosto complicata. Blessin aveva perso il controllo dello spogliatoio quando dopo il ko di Perugia (in cui il volpone Castori gli aveva impartito una memorabile lezione tattica) aveva dato dei “dilettanti” ai giocatori che il turno successivo addirittura cadevano a Marassi col Cittadella. C’era insomma, innanzitutto, da rimettere insieme i cocci della squadra. E il Gila l’ha fatto in tempi rapidissimi: a due giorni dall’insediamento piegava 2-0 il Sudtirol che scendeva a Marassi imbattuto da 12 giornate (e in seguito, la rivelazione altoatesina di Bisoli, ha perso solo un’altra partita, col Modena). Già lì il Gila faceva intuire che aveva i mezzi per risollevare la squadra, nonostante la società, inizialmente, gli avesse dato solo una fiducia ad interim e avesse temporeggiato troppo nella sostituzione di Blessin, con la situazione che nel frattempo s’era incancrenita. Insomma, le condizioni di partenza erano tutt’altro che semplici. Ma il Gila s’è buttato anima e cuore sul Grifone e lavorando h24 per il Genoa ha capovolto la prospettiva stagionale, portando la squadra ai livelli che si prevedevano in estate. Con lui, il Genoa fa in media 2.27 punti a partita, un passo formidabile che ora permette di mettere nel mirino anche il 1° posto del super Frosinone, negli ultimi turni il Genoa ha dimezzato lo svantaggio dai ciociari da 12 a 6 punti. Dopo il 3-0 di Brescia di prima della sosta, il Gila ha spiegato l’ottimo momento dicendo che ora, nella squadra, c’è un senso di appartenenza, fattore fondamentale per portare il pubblico dalla propria parte. E la tifoseria unica del Genoa sa come fare la differenza, specie se in panchina c’è un ex giocatore rossoblù come lui, già amato a suo tempo da bomber e ora ancora di più da allenatore. Anche perché il Gila sa come superare le sconfitte. Sotto la sua gestione, ne ha persa una sola, a Parma. Dopo quel ko, il Gila si presentò in sala stampa prendendosi tutte le responsabilità (altro che dare dei dilettanti ai giocatori) e iniziando un minuto dopo a lavorare per ripartire più forti di prima. Infatti dalla gara successiva a quel ko del Tardini, il Genoa ha un passo ancora più impetuoso, da allora viaggia alla media di 2.42 punti a partita. Nel frattempo, la proprietà della 777 Partners manda segnali d’amore verso il Gila per il futuro: quando la A sarà in tasca (gli scommettitori pagano quasi nulla, 1.05, in ritorno nella massima serie del Grifone), il rinnovo sarà automatico. E probabilmente andrà così, anche se il “calcio del buonsenso” predicato dal Gila piace molto (non solo in Italia) e continuando di questo passo a fine stagione potrebbero arrivare diverse proposte allettanti per lui. Ma ad oggi, la storia fra il Genoa e Gilardino sembra piuttosto quella di un grande amore che è soltanto all’inizio. LEGGI TUTTO

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    Reggina, Inzaghi alla ricerca di una scintilla

    TORINO – Un girone d’andata da protagonisti, con la Reggina a lungo sulla scia della capolista Frosinone e in lotta per la promozione diretta. Poi, dall’inizio di quello di ritorno, il blackout: nel 2023 la Reggina ha dovuto incassare 8 sconfitte su 10 uscite e meno male che nelle altre due ha raccolto vittorie, giusto per limitare i danni e restare ancora in zona playoff, però di questo passo, sarà dura rimanerci fino alla fine. Anche perché sugli amaranto incombono le penalizzazioni legate ai mancati pagamenti Irpef e Inps nelle scadenze federali di febbraio e marzo. Attese penalizzazioni ma attenzione, la vicenda potrebbe avere anche un lieto fine, magari dopo una lunga battaglia legale. La Reggina cercherà di dimostrare di non aver onorato le scadenze perché, dopo aver aderito alla legge sul concordato dei debiti ereditati dalla precedente proprietà, il Tribunale di Reggio Calabria impedisce loro di effettuare i pagamenti. Non ci sarebbe dolo, insomma. E mentre da più parti ci si lancia sul toto-penalizzazioni (quanti punti perderà? Potrà scontarli anche nella prossima stagione?), va registrato l’interesse degli organi federali a mettere mano su una vicenda che va sanata. Perché altre squadre in futuro potrebbero utilizzare la stessa legge dello Stato, approvata soltanto lo scorso agosto. E casi analoghi potrebbero riproporsi, finché la Figc non si “interfaccerà” con la nuova legge, di fatto ora c’è un buco legislativo fra giustizia ordinaria e sportiva che potrebbe essere colmato con l’istituzione di una commissione federale ad hoc, come si vocifera da giorni. In tal senso, a Reggio Calabria si guarda con fiducia all’incontro che ha avuto ieri, con la Procura Federale, il legale della Reggina, l’avvocato Paolo Rodella, incontro soddisfacente, filtra dal club calabrese. Nell’attesa però, c’è da risollevarsi sul campo anche per non rischiare qualcosa nel finale di stagione, dovessero arrivare pesanti penalizzazioni che cambierebbero il volto della classifica. Chissà, i tonfi della Reggina nel 2023, potrebbero essere anche figli della situazione giudiziaria, perché è difficile spiegare un crollo di queste proporzioni. Resta il fatto che dopo l’ultima caduta, le 4 sberle incassate in casa dal Cagliari di Ranieri, qualcosa s’è mosso. Mentre durante la sosta le altre squadre staccavano per qualche giorno, la Reggina andava in ritiro per preparare al meglio la sfida della ripresa, l’anticipo di venerdì a Marassi contro il Genoa, battuto 2-1 nell’andata al Granillo. Ma erano altri tempi, allora la Reggina stava stupendo tutti e pareva in grado di andare in A con due stagioni d’anticipo sul piano triennale fissato la scorsa estate dal tecnico Pippo Inzaghi e dal patron Saladini. Possibile che da gennaio la squadra abbia risentito di una certa usura, del fatto che Inzaghi abbia potuto far riposare poco i titolari, arrivati al dunque più stanchi dei giocatori della concorrenza. Ma si ha anche la sensazione che il clan amaranto abbia un po’ sottovalutato la situazione. Quando era già pesante, si tendeva a minimizzare, si nascondeva il problema e quando si fa così, poi è difficile risolvere il guaio anzi, nel frattempo s’ingigantisce. Ancora una decina di giorni fa, veterani della squadra dichiaravano che sarebbero bastate tre vittorie di fila per cambiare tutto, dimostrando poca aderenza con la realtà: la Reggina vista finora nel 2023 sarebbe davvero in grado di un exploit simile? Tre vittorie di fila le ha appena fatte giusto il Genoa che pare lanciato verso quella A diretta a lungo inseguita dagli amaranto. Resta il fatto che il tonfo interno col Cagliari potrebbe essere salutare e aver fatto scattare qualcosa. In tal senso, una sfida di prestigio come quella di venerdì sera al Ferraris contro la corazzata Genoa potrebbe dare gli stimoli giusti per ritrovarsi. Intervistato dalla Rai, Pippo Inzaghi ha provato a sintetizzare così il momento che vivono i suoi nell’anno nuovo: “Quello che stavamo facendo prima, forse era troppo. Ora stiamo facendo meno di quello che è nelle nostre possibilità. Con la sosta bisogna tirare una riga. Siamo in una posizione di classifica ottimale, abbiamo una partita da recuperare (il 5 aprile a Perugia, rinviata per il rischio terremoto, ndr). Paradossalmente avremmo quattro punti sulla zona playoff, bisogna ripartire”. Nulla è perduto, insomma, forse basterebbe una scintilla per tornare a essere quelli di fine 2022. LEGGI TUTTO

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    Altalena Parma ma i playoff sono a un punto

    TORINO – Un campionato sulle montagne russe, eppure il Parma, a otto giornate dalla fine, è sempre lì, a un punto dall’8° posto, cioé dalla zona playoff. Però, per come sta andando la stagione, c’è da mangiarsi le mani. Un dato che riassume tutto: il Parma di Pecchia ha fatto 10 punti su 12 con le prime due della classifica, Frosinone e Genoa, eppure rischia di non disputare gli spareggi promozione, reduce com’è dalla bruciante sconfitta di Como (2-0) nel turno prima della sosta. Perché finora l’annata è stata un’altalena impazzita, molto spesso a una vittoria di prestigio è seguita una caduta con una delle piccole, a cui il Parma ha fornito una marea di punti. Dunque ben venga la sosta, anche se la società di Krause è quella che dona più giocatori alle nazionali di tutta la B, ben 8 e così Pecchia perde la possibilità di reimpostare il lavoro a ranghi completi. Eppure, i mezzi tecnici non mancherebbero. Il Parma la scorsa estate era considerata la terza favorita nella lotta per la A, dopo Genoa e Cagliari. La società ha affrontato la stagione con molta prudenza, niente proclami, il flop della precedente annata, chiusa al 12° posto quando il Parma veniva considerato la prima favorita, ha indotto a volare bassi. Però, paragonare la scorsa annata all’attuale, come s’inizia a fare, non ha senso. Nella passata stagione il Parma non lottò mai per i playoff che rimasero sempre piuttosto lontani. Quest’anno la squadra è lì, con le solite enormi potenzialità che faticano a tradursi sul campo, ma ancora con la possibilità di dare un senso alla stagione, fattore che nello scorso campionato s’era smarrito presto. Un Parma dove i veterani Buffon e soprattutto Vazquez stanno facendo la loro parte, e anche qualcosa di più, col Mudo che dove lo metti (mediano, trequartista, falso nueve) lascia sempre il segno, a dispetto dei suoi 34 anni compiuti il 22 febbraio. Ma serve ancora uno scatto in più da parte di un gruppo dove il talento abbonda. Non va dimenticato che al mercato di gennaio Krause ha fatto la maggiore plusvalenza dell’ultima sessione cedendo per 7.5 milioni il terzino l’olandese Jayden Oosterwolde ai turchi del Fenerbahce, operazione poco pubblicizzata ma che dà l’idea di che gioielleria siano gli emiliani. Il problema è trovare gli stimoli quando si gioca a Cosenza, ad esempio, per citare uno dei ko più difficili da digerire. Perché poi sarebbe la stessa squadra che a gennaio stava per eliminare l’Inter (a San Siro), dalla Coppa Italia. Negli ultimi tempi, anche l’operato di Pecchia è finito nel mirino della critica. Era stato scelto la scorsa estate dopo la promozione ottenuta con la Cremonese, facendo crescere una squadra giovane, come lo è il Parma. Pareva insomma l’uomo giusto e non è detto che ancora lo sia. Pesa però, nell’economia del campionato, soprattutto l’assenza di una prima punta da doppia cifra. A inizio stagione era partito molto bene Inglese, sembrava tornato ai livelli dei tempi d’oro della Serie A. Poi s’è inceppato e altri centravanti non si sono imposti, verificato che Charpentier non era il giocatore apprezzato un anno fa a Frosinone (su di lui però, da anni pesa l’incognita delle sue condizioni fisiche). Ma al netto di questo problema non da poco, è il modo corretto di approcciare alla B che soprattutto manca. Eppure, nulla è compromesso. Alla ripresa del 1° aprile, il Parma ospiterà il Palermo, la squadra che ha scalzato gli emiliani dalla’8° posto dopo l’ultimo turno: aggiudicarsi quel che è a tutti gli effetti uno spareggio per disputare i playoff vorrebbe dire cambiare la prospettiva della stagione. Sempre che non sia un pesce d’aprile e all’uscita successiva non si ricada nei soliti errori. LEGGI TUTTO

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    Salcedo, tornato al Genoa per diventare grande

    TORINO – A gennaio, quando era tornato al Genoa, non era stato accolto con tutti gli onori. Anzi, nei commenti sui social dei tifosi rossoblù più mugugnoni, prevaleva un certo scetticismo. Per essere una punta, segna poco, ci serve ben altro, era il commento prevalente che si poteva leggere sul suo arrivo. Ma il 21enne Eddie Salcedo non ci ha messo molto a conquistare tutti, anche perché Genova e il Genoa sono casa sua. Figlio di genitori colombiani ma una vita trascorsa a Sestri Ponente, quartiere operaio della città, quello dei cantieri navali, confinante con la più ridente Pegli, dove si allena il Genoa. Scovato da bambino in una squadra di quartiere, il Merlino, ha fatto una lunga trafila nelle giovanili rossoblù e in tutte le Under azzurre. Esordio precoce in Serie A, il 20 agosto 2017, quando non era ancora sedicenne, qualcosa che lo rendeva come una sorta di predestinato, tant’è che nell’estate successiva viene acquistato in prestito con diritto di opzione dall’Inter che però lo relegava alla Primavera e al massimo, con la prima squadra, faceva panchina nelle gare di Coppa Italia. Ma l’Inter decide comunque di acquistarlo, anche se valorizzarlo non è stato affatto semplice. Verona, Spezia e Bari le tappe del suo girovagare in prestito. Stagione iniziata coi pugliesi, guidati da un altro genovese, Michele Mignani, che però lo utilizza per brevi apparizioni, Salcedo non gradisce e quando si arriva a gennaio, a Bari non vedono l’ora di restituirlo all’Inter. E qui spunta il Genoa. Perché sì, nella prima parte della stagione, Salcedo s’era visto poco. Ma intanto, probabilmente aveva segnato il gol più bello di tutto il campionato, quello del 2-2 interno col Sudtirol, formidabile destro al volo da posizione non semplice, qualcosa che lascia intuire come il ragazzo abbia la stoffa per imporsi anche in rossoblù, a casa sua, per di più. Morale, se a Bari aveva segnato 2 gol in 15 frazioni di partita, nel Genoa ne ha fatti altrettanti in 5 uscite. Perché Gilardino lo vede più di Mignani e Salcedo sta ripagando alla grande: nell’ultimo turno la sua rete ha sbloccato la vittoria di Brescia, in precedenza era andato a segno in un altro 3-0, quello alla Spal. Certo, sulla carta, non è titolare, non ancora, per lo meno. Il suo maggiore utilizzo è coinciso con gli infortuni di Coda e Aramu, ormai prossimi al rientro. Ma c’è da scommettere che Eddie Salcedo, talentuoso genovese-colombiano, sia in rampa di lancio e possa dare un bel contributo al ritorno in A del Grifone. Col quale poi legarsi, magari, anche per i prossimi anni. Anche perché, particolare non da poco, il Genoa resta la sua squadra del cuore. LEGGI TUTTO

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    Reggina-Cagliari: Inzaghi sfida Ranieri

    TORINO – Dopo l’anticipo di ieri (Palermo-Modena 5-2) la 30ª giornata di Serie B prosegue oggi con 8 partite, 7 si giocano alle 14, il clou nella gara delle 16.15, quando andrà in scena Reggina-Cagliari. I calabresi stanno vivendo un 2023 complicato. Gli amaranto di Pippo Inzaghi hanno perso 7 delle 9 partite disputate da gennaio (devono recuperare la gare di Perugia dello scorso turno, si giocherà mercoledì 5 aprile alle 20.15), risultati che hanno fatto perdere la lotta per la A diretta e ora c’è da difendere la partecipazione ai playoff. Ma al momento, a tenere banco è la vicenda dei mancati pagamenti Inps e Irpef da parte della Reggina che ha saltato le scadenze di febbraio e marzo. Questo perché il club calabrese, aderendo al concordato per la ristrutturazione del debito ereditato dalla precedente proprietà, vede bloccata dal Tribunale di Reggio Calabria la possibilità di pagare i contributi richiesti. E’ un conflitto fra giustizia sportiva e ordinaria ma di fatto, teoricamente, la Reggina rischia pure l’esclusione dal campionato, anche se nel club amaranto si respira una certa tranquillità e ci si chiede perché non sia ancora giunto il deferimento relativo alla scadenza di febbraio che porterebbe con sé anche una prima penalizzazione. E in un Granillo traboccante d’entusiasmo, con almeno 13 mila spettatori, arriva il Cagliari di Ranieri, reduce dalla bella vittoria in rimonta sull’Ascoli (4-1). Ora i sardi hanno gli stessi punti dei calabresi (42), ma per conquistare il miglior piazzamento playoff devono fare l’ultimo scatto, migliorare il rendimento esterno, con Ranieri non hanno ancora vinto fuori casa ma la scarsa incisività in trasferta è un problema che si portano dietro da inizio stagione. Fra le gare delle 14, la capolista Frosinone, a +12 sul Bari terzo, ha la possibilità di fare un altro decisivo passo per la conquista della Serie A ospitando il Cosenza che però, pur terzultimo in classifica, ha fatto 6 punti nelle ultime 3 uscite. Il Genoa, secondo a -9 dal Frosinone, ha una gara da prendere con le pinze a Brescia: con Gastaldello (un passato importante nella Samp, oggi per lui è derby), i lombardi, pur essendo sul fondo, hanno frenato la caduta libera degli ultimi mesi pareggiando nelle ultime tre uscite, i liguri di Gilardino vengono da due vittorie di fila, tre nelle ultime quattro giornate. La rivelazione Sudtirol, 4° a -5 dal Genoa, riceve al Druso di Bolzano la Spal di Oddo, che oggi sarebbe retrocessa. Gli altoatesini di Bisoli, messa in tasca la salvezza, adesso parlano apertamente di miglior piazzamento possibile nella griglia playoff, sarebbe un risultato formidabile per una società al debutto assoluto in B. Il Pisa, quinto in classifica, per tenere botta nella corsa playoff, deve riscattare il ko di sabato scorso a Modena nella sfida interna con l’inguaiato Benevento (oggi disputerebbe i playout col Venezia) che dall’avvento di Stellone in panchina viaggia, fra mille problemi, alla media di un punto a partita. Il Parma, scalzato dalla zona playoff dopo il successo di ieri sera del Palermo, è di scena a Como e attenzione ai lariani: anche se Longo continua a parlare solo di salvezza, oggi in caso di vittoria potrebbero fare un pensierino ai playoff, visto che hanno un buon passo, sono imbattuti da 6 partite nelle quali hanno conquistato 10 punti.  Discorso analogo per l’Ascoli che ha gli stessi punti dei lariani (36) e che  riceve un Venezia chiamato a cambiare  registro (un punto nelle ultime tre uscite). Il Perugia, in attesa di recuperare la gara con la Reggina, va a Cittadella per provare a risucchiare i veneti (ora a +5 sugli umbri e sulla zona playout) nella bagarre salvezza. Il turno si chiude domani, fischio d’inizio alle 16.15, col posticipo Ternana-Bari. LEGGI TUTTO

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    Palermo-Modena: chi è da playoff?

    TORINO – La 30ª giornata giornata di Serie B si apre stasera, fischio d’inizio alle 20.30, con l’anticipo Palermo-Modena. I siciliani sono fra le squadre di B che più pareggiano, ne hanno raccolti finora 12, record stagionale condiviso con Sudtirol, Pisa, Cagliari e Como. A questo numero ci sono arrivati nelle ultime 5 uscite, tutte chiuse in parità. Con un passo simile, è dura conquistare i playoff, anche se al momento il Palermo è nono, a -2 dal Parma ottavo, cioè all’ultimo posto buono per disputare gli spareggi promozione. Stasera poi, i siciliani saranno in emergenza: non mancherà soltanto il leader Brunori, per la prima volta assente da quando gioca per i siciliani (vi sbarcò nell’agosto 2021), vice capo cannoniere della Serie B con 14 gol, fino ad oggi aveva disputato 79 partite di fila per i rosanero. In attacco difficilmente partirà titolare Di Mariano, che aveva segnato tre gol nelle ultime due uscite, ma ha un problema al ginocchio, si spera di averlo almeno in panchina. Possibile dunque vedere in avanti la coppia Soleri-Tutino con Vido pronto a subentrare, quest’ultimo finora utilizzato solo per 296’ spalmati su 16 frazioni di gara anche se Vido in passato ha dimostrato di essere un elemento di categoria assai competitivo. Out anche Orihuela, Sala, Bettella, Stulac, Elia e Marconi. Non andrà in panchina il tecnico Corini, squalificato per due giornate dopo il pirotecnico 3-3 di domenica a Cittadella, la società sta studiando il ricorso ma al massimo potrà tornare in panchina per il prossimo impegno, quando dopo la sosta per le nazionali il Palermo sarà di scena a Parma e quello sarà una sorta di spareggio per conquistare i playoff. Stasera intanto, al Barbera sbarca il Modena di Tesser, reduce dalla gagliarda vittoria interna sul Pisa (1-0) che nell’ultimo turno con gli emiliani ha perso l’imbattibilità esterna da quando è tornato in panchina D’Angelo, giusto per capire l’importanza di quel successo, arrivato dopo tre sconfitte di fila dei canarini che sembravano aver fatto tramontare il sogno playoff, anche se, come per il Palermo, ufficialmente l’obiettivo stagionale resta la salvezza. Ora il Modena di Tesser è decimo in classifica, a -3 dall’8° posto. Ci può dunque provare a staccare il biglietto per i playoff, pur sapendo che le squadre accreditate per tale traguardo sono ben altre, il campionato del neo-promosso Modena resta comunque positivo, considerata la concorrenza di questa B e le tante piazze che partivano più quotate ma che sono alle spalle. Resta il fatto che, andando a rivedere le ultime dieci partecipazioni alla B del Modena, quello attuale di Tesser ha una media punti che è seconda solo a quella della squadra che nel 2013-14 conquistò i playoff con Novellino. Modena che stasera ritrova Magnino (squalifica scontata) ma a centrocampo perde Poli, operato ieri al ginocchio, stagione finita per lui. Rosa che resta parecchio rimaneggiata, l’ultimo ad alzare bandiera bianca è l’attaccante Bonfanti, poi sono sempre indisponibili Cittadini, Diaw e Ionita, oltre a Battistella e Ferrarini: alcuni di loro potranno rientrare dopo la sosta. LEGGI TUTTO

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    Il Cosenza targato Milan può fare un altro miracolo

    TORINO – Da inizio stagione, gli scommettitori considerano il Cosenza la prima favorita per la retrocessione in C. Quando lo scorso autunno il club calabrese esonerò Davide Dionigi, c’era la fila per la sua panchina, ma di quelli che la rifiutavano. A dispetto di tutto ciò, oggi i lupi silani sono la squadra più in forma di quelle che lottano per la salvezza che sarà un rebus complicatissimo, visto che, a nove giornate dalla fine, le ultime sei in classifica sono racchiuse in due punti: tre retrocederanno, due si giocheranno la permanenza in B ai playout, una si salverà direttamente. E se a riuscirci fosse proprio la squadra guidata dal 2 novembre da William Viali? I suoi ragazzi hanno raccolto 6 punti nelle ultime tre uscite, preziosissimi, anche perché di questi tempi la diretta concorrenza di solito al massimo pareggia. Vittorie griffate Milan, fra l’altro. Domenica il successo interno nello scontro diretto con la Spal, che ha permesso anche il sorpasso in classifica sui ferraresi, l’ha firmato il centrocampista Marco Brescianini, 23 anni, prodotto doc del vivaio rossonero, al secondo centro stagionale, un bel sinistro dal limite, a conferma che il ragazzo si sta imponendo alla sua terza stagione in B: aveva esordito in maniera promettente nell’Entella ma nella passata annata era rimasto ai margini nel pletorico organico della corazzata Monza. In questa stagione, trovando spazio con continuità, dimostra di essere un elemento di affidamento per la categoria. Prima, nella precedente uscita interna, il Cosenza si era aggiudicato il derby calabrese con una pazzesca vittoria sulla Reggina maturata nel recupero: sotto di un gol, i rossoblù la ribaltavano fra il 90’ e il 92’ con la splendida doppietta di Marco Nasti, attaccante classe 2003, uno dei prospetti più interessanti del calcio italiano. La scorsa estate era uscito dal vivaio milanista con ottime referenze. In questa stagione all’inizio ha un po’ pagato lo scotto dell’imberbe esordiente ma cresce di partita in partita: è a 3 gol e domenica ha  segnato una bella rete anche alla Spal che avrebbe chiuso la partita ma è stata annullata dal Var per fuorigioco. Insomma, non mancano i motivi per essere ottimisti. Certo sabato, il Cosenza ha una trasferta proibitiva in casa del Frosinone, dominatore della B e ormai prossimo alla A, per di più saranno assenti Rigione, Rispoli e Marras, fermati ieri per un turno dal Giudice Sportivo. Ma ci si può sempre provare. Tutto sommato, nella precedente trasferta contro l’altra super squadra della B, il Genoa, il Cosenza aveva fatto la sua partita, più di quanto dica il 4-0 finale per i liguri: sull’1-0, i calabresi avevano colto una traversa clamorosa con D’Urso, a portiere battuto, la partita è cambiata a inizio ripresa quando Calò, ha “regalato” al Genoa (proprietario del suo cartellino) l’azione del 2-0 e una volta incassato il secondo gol la squadra si è disunita ed è finita in goleada. Ma c’è un’altra ragione che deve indurre all’ottimismo: il ritorno, parziale, del proprio pubblico allo stadio. Per la contestazione a patron Guarascio, il Cosenza ha disputato buona parte della stagione in un San Vito-Marulla pressoché deserto, tanto che in proporzione, la squadra era più sostenuta in trasferta, grazie ai tanti migranti calabresi sparsi per l’Italia. Negli ultimi tempi la società ha cercato di ricucire coi tifosi e buona parte di loro da domenica scorsa sono tornati ad incitare la squadra, dando una bella mano nella vittoria sulla Spal, pur continuando a contestare Guarascio. Per carità, sempre legittimo mettere in discussione l’operato del proprietario a cui però bisognerebbe riconoscere come in qualche modo, pur con mezzi ridotti, dal 2018 mantiene il Cosenza in B dopo averlo preso dalla Serie D. Tuttavia, perseverare nel disertare lo stadio, sembrava tanto la storia del marito che per fare un dispetto alla moglie sceglie di evirarsi. Anche perché non va dimenticato come quasi un anno fa la salvezza arrivò superando il Vicenza ai playout, in un San Vito-Marulla pieno come un uovo e ribollente di un entusiasmo unico. Finirà così anche quest’anno? Da domenica scorsa il Cosenza può concretamente sperarlo. E magari quel giorno potrà esserci anche Mauro Zarate, il colpo ad effetto fatto da Guarascio a gennaio, visto solo per tre apparizioni, prima di arrendersi a un brutto infortunio. Ma l’ex Lazio, Inter e Fiorentina sta lavorando per il recupero e non è escluso che in maniera quasi miracolosa possa rientrare per le ultime battute della stagione. Il club intanto, conquistato dalla sua professionalità, nonostante il brutto ko medita di prolungargli il contratto che scade a giugno. LEGGI TUTTO