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    Serie B, Gilardino batte Inzaghi: il Genoa vola grazie a Coda

    Il Genoa si avvicina al Frosinone di Grosso in testa alla classifica portandosi a -3. Nel match valevole per la 31ª giornata di Serie B, la squadra di Gilardino si è imposta al Ferraris sulla Reggina con il risultato finale di 1-0. Il match, che al 12′ ha visto Bani costretto ad uscire per un brutto infortunio alla testa dopo un contrasto con Strelec, è stato sbloccato nel primo tempo grazie al gol di Coda al 36′ su assist dell’ex Juventus Sturaro, poi espulso al 91′. I rossoblù ottengono dunque la quarta vittoria consecutiva senza subire gol, mentre per la squadra di Filippo Inzaghi la situazione è completamente opposta: quarto ko di fila con il Parma e il Palermo che si avvicinano sempre di più in classifica. LEGGI TUTTO

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    Stasera Genoa-Reggina: la carica dei 30mila

    TORINO – La 31ª giornata di Serie B inizia stasera con un anticipo di prestigio: Genoa-Reggina, fischio d’inizio alle 20.30. Per l’occasione, a Marassi ci saranno circa 30mila spettatori (di cui 1500 per i calabresi), si stabilirà  il record stagionale di presenze al Ferraris, sarà il risultato dell’appello a riempire lo stadio fatto dalla società rossoblù che considera cruciale la sfida: con 3 punti il Genoa rafforzerebbe il 2° posto (l’ultimo buono per andare direttamente in A) e, in attesa di Perugia-Frosinone (in programma domani), provare a insidiare la capolista ciociara, al momento avanti di 6 punti (ma un mese fa ne aveva 12 di vantaggio). Sarebbe una sfida d’alta quota, visto che la Reggina è settima in classifica. Ma se si guarda alla graduatoria del 2023, cioé quella del girone di ritorno, si scopre che la sfida è quasi un “testa-coda”, col Genoa che nel nuovo anno ha fatto il quadruplo dei punti della Reggina, 24 contro 6. Già, il rendimento degli amaranto calabresi è diametralmente opposto a quello del girone d’andata, quando la squadra di Pippo Inzaghi veleggiava nelle primissime posizioni, sembrava potesse anticipare i tempi sul piano triennale sottoscritto da patron Saladini col tecnico per il ritorno in A della Reggina. E invece, da gennaio un blackout che non è semplice spiegare, in cui gli amaranto hanno perso 8 partite su 10 (il 5 aprile alle 20.15 recupereranno la sfida di Perugia della 29ª giornata rinviata per rischio sismico). Tuttavia, il Genoa non si fida. Il ricordo della sconfitta dell’andata (al Granillo finì 2-1) è ancora vivo, da quel ko nel clan rossoblù s’iniziò a capire che il Grifone faticava a volare sotto la guida di Blessin, all’epoca, era il 7 novembre, la squadra non si era ancora calata nella realtà della B. Adesso però, è un altro Genoa, che con Alberto Gilardino, in sella dal 6 dicembre, viaggia alla media di 2.27 punti a gara, viene da tre vittorie di fila (4 nelle ultime 5 gare) che hanno spedito Sudtirol e Bari, le più dirette concorrenti per la A diretta, rispettivamente a -5 e -6 punti. La sosta per le nazionali poi, ha consentito al Genoa di recuperare giocatori importanti, Coda su tutti (ma anche Aramu), out da quasi un mese: l’ex bomber del Lecce stasera si gioca il posto con Puscas, possibile una staffetta fra i due. Il Gila i problemi maggiori li ha sulla fascia sinistra per le assenze da infortunio di quasi tutti gli interpreti: out Pajac, il giovane Boci, Cyzborra e Haps, resta disponibile solo la bandiera Criscito o, in alternativa, si può adattare Sabelli (con l’inserimento di Hefti a destra). Per il resto, il Gila ha ampia scelta in mezzo mentre la difesa a tre Bani-Vogliacco-Dragusin non si tocca (ma sul romeno c’è qualche dubbio, dopo gli impegni con la nazionale), è diventata la miglior retroguardia della B. Inzaghi comunque, cercherà di dare filo da torcere. Dopo l’ultimo tonfo (lo 0-4 rimediato dal Cagliari), la Reggina è andata in ritiro, mentre le altre squadre si concedevano qualche giorno di stacco, vista la sosta. Non convocato il promettente Pierozzi, tornato acciaccato dall’Under 21, situazione analoga per la mezzala Fabbian, capo cannoniere della squadra con 8 gol, potrebbe partire dalla panchina. Per gli amaranto, si preannuncia un finale di stagione complicato: serve una riscossa, perché col passo attuale si perde la zona playoff ma non solo: martedì scorso la Reggina è stata deferita per i mancati versamenti dell’Irpef (scadenza di febbraio) e può arrivare un -4 di penalizzazione che rischia di far precipitare gli amaranto a ridosso della zona calda della classifica. Tuttavia, la società di Saladini è convinta di aver operato correttamente: i versamenti richiesti non sono stati effettuati perché bloccati dal Tribunale di Reggio Calabria, questo perché la società ha aderito a una legge dello Stato, entrata in vigore nello scorso agosto, sulla ristrutturazione del debito ereditato dalla precedente proprietà, nella quale un commissario ad hoc del Tribunale stabilisce cosa la Reggina può pagare e cosa no. E oltre a bloccare i versamenti Irpef di febbraio, ha detto no anche a quelli Inps di marzo, per i quali è atteso un secondo deferimento (in questo caso però, l’eventuale penalizzazione potrebbe ricadere sulla prossima stagione). Una vicenda intricata, un caso destinato a fare giurisprudenza, nel quale il club calabrese è convinto di dimostrare l’assenza di dolo. Ma è anche un nodo da sciogliere a livello federale: altre società potrebbero in futuro aderire alla stessa legge che di fatto non è stata ancora recepita a livello Figc, nonostante il Coni ne consigli l’utilizzo a chi ne ha i requisiti. Resta il fatto che, coi tempi non celeri della giustizia sportiva, considerati tutti i gradi di giudizio, il “caso Reggina” rischia di condizionare il finale di stagione della B con possibili rinvii delle gare di playoff e playout. LEGGI TUTTO

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    Il Cosenza è sul Viali della salvezza

    TORINO – Sembra proprio che il Cosenza sia sul… Viali della salvezza in B. Dall’estate scorsa i lupi silani vengono considerati, non solo dagli scommettitori, i primi favoriti per la retrocessione. Ma qualcosa nell’ultimo mese è cambiato. I rossoblù calabresi hanno messo insieme 9 punti nelle ultime 4 uscite, raccogliendo gli scalpi di Reggina, Spal e, nel turno prima della sosta, andando addirittura a vincere in casa della capolista Frosinone. Sarebbe dunque l’ora di riconoscere i meriti di William Viali, l’allenatore che il 2 novembre scorso subentrava a Davide Dionigi fra lo scetticismo generale che allora regnava a Cosenza. Perché il primo avversario con cui ha dovuto combattere Viali era proprio questo: la scarsa fiducia nei mezzi della squadra. Già, perché sull’arrivo di Viali si faceva notare come la sua firma fosse arrivata soltanto dopo una lunghissima serie di rifiuti, allenatori che in B hanno un nome dicevano no al Cosenza, anche loro lo consideravano la squadra più debole, troppo rischioso accettare. Viali invece ha detto sì perché, per quanto difficile fosse la sfida, Cosenza poteva essere la svolta della sua carriera. William Viali, 48 anni, era stato un difensore centrale più che discreto. Nel 1993, con la Primavera dell’Atalanta guidata da Cesare Prandelli, vinse il Torneo di Viareggio. Seguì una carriera quasi ventennale passata soprattutto per la provincia italiana: Fiorenzuola, Ravenna, Cesena, Monza, Ascoli, Lecce, Venezia, Palermo, Perugia, Ancona, Fiorentina, Treviso e Cremonese. E con un pedigree simile, logico che prima del novembre scorso, da allenatore potesse avere un nome soprattutto in C: inizi nel Fiorenzuola, come accadde da giocatore, e poi Allievi del Parma, Piacenza, Pro Piacenza, Sudtirol, Cuneo, Novara e Cesena. Coi romagnoli trascorre due anni e mezzo e inizia a farsi un nome in panchina, pur non riuscendo a riportare la squadra in B. Categoria che gli ha offerto solo il Cosenza e chissà, alla lunga la scelta potrebbe pagare anche per lui. Prima della svolta dell’ultimo mese, Viali ha rischiato a lungo l’esonero, almeno un paio di volte la società è stata a un passo dal richiamare Dionigi. Ma ha tenuto duro, ha lavorato sull’intensità della squadra che adesso gioca col coltello fra i denti e fra quelle che si contendono la salvezza, al momento ha una marcia in più, pur disponendo di mezzi sulla carta inferiori alla diretta concorrenza. Se la B finisse oggi e non fra 8 giornate, il Cosenza disputerebbe i playout col Venezia. Ma la salvezza diretta è a un solo punto e se il vento resta in poppa, è assolutamente alla portata. Del resto, se si va a vincere in casa del Frosinone (con lo splendido gol di Brescianini all’ultimo minuto del recupero), si può pensare di mettere sotto anche il Pisa (quinto in classifica) che sabato sarà di scena al San Vito-Marulla. Fra l’altro, lo stadio dei lupi silani non sarà più desolatamente vuoto come è stato a lungo durante la stagione, disertato dai tifosi rossoblù che contestavano in massa patron Guarascio. Buona parte della tifoseria era già rientrata per la vittoria sulla Spal, il colpo strepitoso di Frosinone riporterà altri tifosi allo stadio perché ora c’è tutto un altro clima, ci si crede e la permanenza nella categoria viene prima di ogni contestazione. E se arriverà, un bel grazie bisognerà riservarlo al coraggio di Viali. Al fischio finale della vittoria nello scontro diretto con la Spal, Viali era corso in campo, esibendosi in una bella rovesciata che spediva il pallone alle stelle per festeggiare un successo che riportava il Cosenza a galla. Ecco, chissà che dopo quella rovesciata, Viali riesca anche a rovesciare la stagione del Cosenza, dato con troppo anticipo per spacciato. LEGGI TUTTO

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    Gilardino al Genoa: un po' Prandelli, molto Bagnoli

    TORINO – Gilardino? Si dice che abbia il pragmatismo di Prandelli, che fu suo allenatore. No, si ribatte, assomiglia a Bagnoli, perché fa le cose semplicii e il calcio è una cosa semplice. Soprattutto, il Gila non ha dogmi tattici, il modulo non è un totem che viene prima delle caratteristiche dei giocatori e può cambiare di partita in partita ma anche nel corso della gara. Insomma, il terzino fa il terzino e il mediano fa il mediano, come predicava oltre 30 anni fa, proprio al Genoa, Osvaldo Bagnoli, portando il Genoa ai massimi storici del Dopoguerra, 4° posto in A nel 1991, semifinale (sfortunata con l’Ajax) di Coppa Uefa l’anno dopo. Di sicuro, non è sbagliato scomodare paragoni illustri per Alberto Gilardino, 40 anni, il più promettente allenatore lanciato in Italia in questa stagione, non solo in B. Un’ascesa, la sua, nel segno dell’umiltà. Quando smise di giocare, il Gila andò a imparare il mestiere di allenatore in Serie D nel Rezzato. Eppure, come certi altri Campioni del Mondo 2006 che si sono dati alla panchina, avrebbe potuto far valere il suo nome importante e cercarsi qualcosa di più nobile per cominciare. Ma la gavetta, alla lunga, paga sempre. E dopo un apprendistato in C per Pro Vercelli e Siena, Gilardino è arrivato con la preparazione giusta all’occasione della vita, quel Genoa che in estate doveva dominare in lungo e in largo la B e che invece, col suo predecessore, il tedesco Alexander Blessin, era arrivato a un passo dal naufragio. Già, il Gila il 6 dicembre scorso aveva ereditato una situazione piuttosto complicata. Blessin aveva perso il controllo dello spogliatoio quando dopo il ko di Perugia (in cui il volpone Castori gli aveva impartito una memorabile lezione tattica) aveva dato dei “dilettanti” ai giocatori che il turno successivo addirittura cadevano a Marassi col Cittadella. C’era insomma, innanzitutto, da rimettere insieme i cocci della squadra. E il Gila l’ha fatto in tempi rapidissimi: a due giorni dall’insediamento piegava 2-0 il Sudtirol che scendeva a Marassi imbattuto da 12 giornate (e in seguito, la rivelazione altoatesina di Bisoli, ha perso solo un’altra partita, col Modena). Già lì il Gila faceva intuire che aveva i mezzi per risollevare la squadra, nonostante la società, inizialmente, gli avesse dato solo una fiducia ad interim e avesse temporeggiato troppo nella sostituzione di Blessin, con la situazione che nel frattempo s’era incancrenita. Insomma, le condizioni di partenza erano tutt’altro che semplici. Ma il Gila s’è buttato anima e cuore sul Grifone e lavorando h24 per il Genoa ha capovolto la prospettiva stagionale, portando la squadra ai livelli che si prevedevano in estate. Con lui, il Genoa fa in media 2.27 punti a partita, un passo formidabile che ora permette di mettere nel mirino anche il 1° posto del super Frosinone, negli ultimi turni il Genoa ha dimezzato lo svantaggio dai ciociari da 12 a 6 punti. Dopo il 3-0 di Brescia di prima della sosta, il Gila ha spiegato l’ottimo momento dicendo che ora, nella squadra, c’è un senso di appartenenza, fattore fondamentale per portare il pubblico dalla propria parte. E la tifoseria unica del Genoa sa come fare la differenza, specie se in panchina c’è un ex giocatore rossoblù come lui, già amato a suo tempo da bomber e ora ancora di più da allenatore. Anche perché il Gila sa come superare le sconfitte. Sotto la sua gestione, ne ha persa una sola, a Parma. Dopo quel ko, il Gila si presentò in sala stampa prendendosi tutte le responsabilità (altro che dare dei dilettanti ai giocatori) e iniziando un minuto dopo a lavorare per ripartire più forti di prima. Infatti dalla gara successiva a quel ko del Tardini, il Genoa ha un passo ancora più impetuoso, da allora viaggia alla media di 2.42 punti a partita. Nel frattempo, la proprietà della 777 Partners manda segnali d’amore verso il Gila per il futuro: quando la A sarà in tasca (gli scommettitori pagano quasi nulla, 1.05, in ritorno nella massima serie del Grifone), il rinnovo sarà automatico. E probabilmente andrà così, anche se il “calcio del buonsenso” predicato dal Gila piace molto (non solo in Italia) e continuando di questo passo a fine stagione potrebbero arrivare diverse proposte allettanti per lui. Ma ad oggi, la storia fra il Genoa e Gilardino sembra piuttosto quella di un grande amore che è soltanto all’inizio. LEGGI TUTTO

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    Reggina, Inzaghi alla ricerca di una scintilla

    TORINO – Un girone d’andata da protagonisti, con la Reggina a lungo sulla scia della capolista Frosinone e in lotta per la promozione diretta. Poi, dall’inizio di quello di ritorno, il blackout: nel 2023 la Reggina ha dovuto incassare 8 sconfitte su 10 uscite e meno male che nelle altre due ha raccolto vittorie, giusto per limitare i danni e restare ancora in zona playoff, però di questo passo, sarà dura rimanerci fino alla fine. Anche perché sugli amaranto incombono le penalizzazioni legate ai mancati pagamenti Irpef e Inps nelle scadenze federali di febbraio e marzo. Attese penalizzazioni ma attenzione, la vicenda potrebbe avere anche un lieto fine, magari dopo una lunga battaglia legale. La Reggina cercherà di dimostrare di non aver onorato le scadenze perché, dopo aver aderito alla legge sul concordato dei debiti ereditati dalla precedente proprietà, il Tribunale di Reggio Calabria impedisce loro di effettuare i pagamenti. Non ci sarebbe dolo, insomma. E mentre da più parti ci si lancia sul toto-penalizzazioni (quanti punti perderà? Potrà scontarli anche nella prossima stagione?), va registrato l’interesse degli organi federali a mettere mano su una vicenda che va sanata. Perché altre squadre in futuro potrebbero utilizzare la stessa legge dello Stato, approvata soltanto lo scorso agosto. E casi analoghi potrebbero riproporsi, finché la Figc non si “interfaccerà” con la nuova legge, di fatto ora c’è un buco legislativo fra giustizia ordinaria e sportiva che potrebbe essere colmato con l’istituzione di una commissione federale ad hoc, come si vocifera da giorni. In tal senso, a Reggio Calabria si guarda con fiducia all’incontro che ha avuto ieri, con la Procura Federale, il legale della Reggina, l’avvocato Paolo Rodella, incontro soddisfacente, filtra dal club calabrese. Nell’attesa però, c’è da risollevarsi sul campo anche per non rischiare qualcosa nel finale di stagione, dovessero arrivare pesanti penalizzazioni che cambierebbero il volto della classifica. Chissà, i tonfi della Reggina nel 2023, potrebbero essere anche figli della situazione giudiziaria, perché è difficile spiegare un crollo di queste proporzioni. Resta il fatto che dopo l’ultima caduta, le 4 sberle incassate in casa dal Cagliari di Ranieri, qualcosa s’è mosso. Mentre durante la sosta le altre squadre staccavano per qualche giorno, la Reggina andava in ritiro per preparare al meglio la sfida della ripresa, l’anticipo di venerdì a Marassi contro il Genoa, battuto 2-1 nell’andata al Granillo. Ma erano altri tempi, allora la Reggina stava stupendo tutti e pareva in grado di andare in A con due stagioni d’anticipo sul piano triennale fissato la scorsa estate dal tecnico Pippo Inzaghi e dal patron Saladini. Possibile che da gennaio la squadra abbia risentito di una certa usura, del fatto che Inzaghi abbia potuto far riposare poco i titolari, arrivati al dunque più stanchi dei giocatori della concorrenza. Ma si ha anche la sensazione che il clan amaranto abbia un po’ sottovalutato la situazione. Quando era già pesante, si tendeva a minimizzare, si nascondeva il problema e quando si fa così, poi è difficile risolvere il guaio anzi, nel frattempo s’ingigantisce. Ancora una decina di giorni fa, veterani della squadra dichiaravano che sarebbero bastate tre vittorie di fila per cambiare tutto, dimostrando poca aderenza con la realtà: la Reggina vista finora nel 2023 sarebbe davvero in grado di un exploit simile? Tre vittorie di fila le ha appena fatte giusto il Genoa che pare lanciato verso quella A diretta a lungo inseguita dagli amaranto. Resta il fatto che il tonfo interno col Cagliari potrebbe essere salutare e aver fatto scattare qualcosa. In tal senso, una sfida di prestigio come quella di venerdì sera al Ferraris contro la corazzata Genoa potrebbe dare gli stimoli giusti per ritrovarsi. Intervistato dalla Rai, Pippo Inzaghi ha provato a sintetizzare così il momento che vivono i suoi nell’anno nuovo: “Quello che stavamo facendo prima, forse era troppo. Ora stiamo facendo meno di quello che è nelle nostre possibilità. Con la sosta bisogna tirare una riga. Siamo in una posizione di classifica ottimale, abbiamo una partita da recuperare (il 5 aprile a Perugia, rinviata per il rischio terremoto, ndr). Paradossalmente avremmo quattro punti sulla zona playoff, bisogna ripartire”. Nulla è perduto, insomma, forse basterebbe una scintilla per tornare a essere quelli di fine 2022. LEGGI TUTTO

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    Altalena Parma ma i playoff sono a un punto

    TORINO – Un campionato sulle montagne russe, eppure il Parma, a otto giornate dalla fine, è sempre lì, a un punto dall’8° posto, cioé dalla zona playoff. Però, per come sta andando la stagione, c’è da mangiarsi le mani. Un dato che riassume tutto: il Parma di Pecchia ha fatto 10 punti su 12 con le prime due della classifica, Frosinone e Genoa, eppure rischia di non disputare gli spareggi promozione, reduce com’è dalla bruciante sconfitta di Como (2-0) nel turno prima della sosta. Perché finora l’annata è stata un’altalena impazzita, molto spesso a una vittoria di prestigio è seguita una caduta con una delle piccole, a cui il Parma ha fornito una marea di punti. Dunque ben venga la sosta, anche se la società di Krause è quella che dona più giocatori alle nazionali di tutta la B, ben 8 e così Pecchia perde la possibilità di reimpostare il lavoro a ranghi completi. Eppure, i mezzi tecnici non mancherebbero. Il Parma la scorsa estate era considerata la terza favorita nella lotta per la A, dopo Genoa e Cagliari. La società ha affrontato la stagione con molta prudenza, niente proclami, il flop della precedente annata, chiusa al 12° posto quando il Parma veniva considerato la prima favorita, ha indotto a volare bassi. Però, paragonare la scorsa annata all’attuale, come s’inizia a fare, non ha senso. Nella passata stagione il Parma non lottò mai per i playoff che rimasero sempre piuttosto lontani. Quest’anno la squadra è lì, con le solite enormi potenzialità che faticano a tradursi sul campo, ma ancora con la possibilità di dare un senso alla stagione, fattore che nello scorso campionato s’era smarrito presto. Un Parma dove i veterani Buffon e soprattutto Vazquez stanno facendo la loro parte, e anche qualcosa di più, col Mudo che dove lo metti (mediano, trequartista, falso nueve) lascia sempre il segno, a dispetto dei suoi 34 anni compiuti il 22 febbraio. Ma serve ancora uno scatto in più da parte di un gruppo dove il talento abbonda. Non va dimenticato che al mercato di gennaio Krause ha fatto la maggiore plusvalenza dell’ultima sessione cedendo per 7.5 milioni il terzino l’olandese Jayden Oosterwolde ai turchi del Fenerbahce, operazione poco pubblicizzata ma che dà l’idea di che gioielleria siano gli emiliani. Il problema è trovare gli stimoli quando si gioca a Cosenza, ad esempio, per citare uno dei ko più difficili da digerire. Perché poi sarebbe la stessa squadra che a gennaio stava per eliminare l’Inter (a San Siro), dalla Coppa Italia. Negli ultimi tempi, anche l’operato di Pecchia è finito nel mirino della critica. Era stato scelto la scorsa estate dopo la promozione ottenuta con la Cremonese, facendo crescere una squadra giovane, come lo è il Parma. Pareva insomma l’uomo giusto e non è detto che ancora lo sia. Pesa però, nell’economia del campionato, soprattutto l’assenza di una prima punta da doppia cifra. A inizio stagione era partito molto bene Inglese, sembrava tornato ai livelli dei tempi d’oro della Serie A. Poi s’è inceppato e altri centravanti non si sono imposti, verificato che Charpentier non era il giocatore apprezzato un anno fa a Frosinone (su di lui però, da anni pesa l’incognita delle sue condizioni fisiche). Ma al netto di questo problema non da poco, è il modo corretto di approcciare alla B che soprattutto manca. Eppure, nulla è compromesso. Alla ripresa del 1° aprile, il Parma ospiterà il Palermo, la squadra che ha scalzato gli emiliani dalla’8° posto dopo l’ultimo turno: aggiudicarsi quel che è a tutti gli effetti uno spareggio per disputare i playoff vorrebbe dire cambiare la prospettiva della stagione. Sempre che non sia un pesce d’aprile e all’uscita successiva non si ricada nei soliti errori. LEGGI TUTTO

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    Salcedo, tornato al Genoa per diventare grande

    TORINO – A gennaio, quando era tornato al Genoa, non era stato accolto con tutti gli onori. Anzi, nei commenti sui social dei tifosi rossoblù più mugugnoni, prevaleva un certo scetticismo. Per essere una punta, segna poco, ci serve ben altro, era il commento prevalente che si poteva leggere sul suo arrivo. Ma il 21enne Eddie Salcedo non ci ha messo molto a conquistare tutti, anche perché Genova e il Genoa sono casa sua. Figlio di genitori colombiani ma una vita trascorsa a Sestri Ponente, quartiere operaio della città, quello dei cantieri navali, confinante con la più ridente Pegli, dove si allena il Genoa. Scovato da bambino in una squadra di quartiere, il Merlino, ha fatto una lunga trafila nelle giovanili rossoblù e in tutte le Under azzurre. Esordio precoce in Serie A, il 20 agosto 2017, quando non era ancora sedicenne, qualcosa che lo rendeva come una sorta di predestinato, tant’è che nell’estate successiva viene acquistato in prestito con diritto di opzione dall’Inter che però lo relegava alla Primavera e al massimo, con la prima squadra, faceva panchina nelle gare di Coppa Italia. Ma l’Inter decide comunque di acquistarlo, anche se valorizzarlo non è stato affatto semplice. Verona, Spezia e Bari le tappe del suo girovagare in prestito. Stagione iniziata coi pugliesi, guidati da un altro genovese, Michele Mignani, che però lo utilizza per brevi apparizioni, Salcedo non gradisce e quando si arriva a gennaio, a Bari non vedono l’ora di restituirlo all’Inter. E qui spunta il Genoa. Perché sì, nella prima parte della stagione, Salcedo s’era visto poco. Ma intanto, probabilmente aveva segnato il gol più bello di tutto il campionato, quello del 2-2 interno col Sudtirol, formidabile destro al volo da posizione non semplice, qualcosa che lascia intuire come il ragazzo abbia la stoffa per imporsi anche in rossoblù, a casa sua, per di più. Morale, se a Bari aveva segnato 2 gol in 15 frazioni di partita, nel Genoa ne ha fatti altrettanti in 5 uscite. Perché Gilardino lo vede più di Mignani e Salcedo sta ripagando alla grande: nell’ultimo turno la sua rete ha sbloccato la vittoria di Brescia, in precedenza era andato a segno in un altro 3-0, quello alla Spal. Certo, sulla carta, non è titolare, non ancora, per lo meno. Il suo maggiore utilizzo è coinciso con gli infortuni di Coda e Aramu, ormai prossimi al rientro. Ma c’è da scommettere che Eddie Salcedo, talentuoso genovese-colombiano, sia in rampa di lancio e possa dare un bel contributo al ritorno in A del Grifone. Col quale poi legarsi, magari, anche per i prossimi anni. Anche perché, particolare non da poco, il Genoa resta la sua squadra del cuore. LEGGI TUTTO