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    B al via con Brescia-Palermo: guida alla 1ª giornata

    Brescia-Palermo, ore 20.30Al Rigamonti la gara d’apertura promette bene: confronto fra le Rondinelle di Maran che in Coppa Italia hanno tritato il Venezia, squadra di categoria superiore, e il Palermo di Dionisi che è considerata dagli scommettitori la prima favorita per la A (ma non dovrebbe esserlo la Samp?) e che in Coppa si sono qualificate per il secondo turno andando a vincere a Parma. Pronostico incertio perché la Leonessa potrebbe anche stupire, tuttavia il Palermo by Man City è favorito ma se dovesse partire col piede sbagliato, apriti cielo.
    Bari-Juve Stabia, domani ore 20.30Al San Nicola, il Bari di Longo ha l’occasione d’oro per mettersi alle spalle la disgraziata scorsa stagione. Squadra rifondata totalmente, tutta da scoprire. In Coppa Italia, i pugliesi sono usciti a testa alta, a Cremona e soltanto ai rigori, contro una delle favorite per la promozione diretta: i playoff insomma, sono alla portata ma senza dimenticarsi che la squadra proviene da una salvezza ai playout, il punto di partenza è questo, insomma. La Juve Stabia di Guido Pagliuca parte per mantenere la categoria, cosa che non le era riuscita nell’ultima partecipazione dalla B, quattro anni fa. Stavolta ci si prova cercando maggior copertura ed equilibrio di gioco e da neopromossa capace di stupire nello scorso campionato, nel bollente girone C della Serie C
    Pisa-Spezia, domani ore 20.30Di fatto è un derby, fra le due squadre esiste una rivalità storica, nonostante siano di due regioni diverse. Confronto fra Filippo Inzaghi e Luca D’Angelo due dei più scafati nocchieri della B. Lo Spezia in Coppa Italia è uscito con rimpianti a Salerno: era sopra 3-1, ha subito il 3-3 nel finale ed è uscito ai rigori. Il Pisa ha spazzato via il Frosinone: vuoi vedere che Inzaghi è capace di ripetere la stagione con la Reggina, due annate fa, che poteva finire in gloria, senza i problemi societari che portarono all’esclusione del club dal professionismo? I liguri invece, nonostante provengano da una stagione allucinante chiusa con una salvezza all’ultima giornata, hanno costruito buone basi: e se stupissero?
    Salenitana-Cittadella, domani, ore 20.30
    Campani che attendono si concretizzi il passaggio di proprietà: cin l’uscita di Iervolino e il subentro di nuovi capitali, si capirà dove potranno arrivare. Certo, c’è da mettersi alle spalle una stagione pessima, con la retroocessione ultra anticipata che va archiviata all più presto, soprattutto su questo il tecnico Martusciello dovrà lavorare. Il Cittadella, alla quarta stagione con Gorini, deve pensare solo a mantenere la categoria, in Coppa, il 2-1 maturato in casa del Sassuolo, lascia ben sperare: ci si può salvare.
    Sudtirol-Modena, domani ore 20.30Gli altoatesini di Valente e gli emiliani di Bisoli, magari non avranno grandi ambizioni, magari metteranno nel mirino soltanto una salvezza senza patemi, come massimo obiettivo. Però intanto in Coppa Italia hanno fatto entrambe un fgurone, uscendo solo ai rigori: i bolzanini a Monza, i gialloblù addirittura a Napoli. Insomma, le buone basi non mancano per dare l’assalto ai quartieri alti della B
    Catanzaro-Sassuolo, domenica ore 20.30I giallorossi calabresi rischiano di essere lontani parenti della squadra che nella passata stagione sfiorò la A e chiuse il campionato al 5° posto. L’allenatore Caserta dispone di una squadra che è stata e sarà (probabilmente) impoverita nell’organico, ma non è detto che sia un male, anche se bisognerà trovare un nuovo modo di stare in campo: questo ha detto il 4-1 incassato a Empoli nel 1° turno di Coppa Italia. Il Sassuolo di Grosso, è squadra di categoria superiore ma in Coppa, ha sudato non poco per piegare 2-1 il Cittadella. Due incognite, per quella che resta comunque una delle favorite per la A: le macerie da spalare della scorsa pesante stagione e la voglia che avranno le star della squadra di misurarsi con la categoria.
    Cesena-Carrarese domenica ore 20.30I romagnoli di Mignani saranno una delle mine vaganti del campionato? Beh, l’esordio di Coppa ha detto di sì, vista la chiara vittoria di Verona, dove il cavalluccio ha mostrato tutte le sue potenzialità, figurarsi in casa, davanti al proprio pubblico, sempre fra i più belli e presenti. La Carrarese torna in B dopo 76 anni, guidata da un tecnico sottovalutato come Calabro. In Coppa, dopo aver fatto fuori il Catania abbastanza agevolmente ai preliminari, sono stati eliminati dignitosamente dal Cagliari. Però gli apuani hanno valori che non t’aspetti, lottano a denti stretti, prima di cedere un centimetro devi sputare sangue. Insomma, per il cavalluccio non è detto che sia una passeggiata.
    Cosenza-Cremonese, ore 20.30Il Cosenza di Alvini sulla strada della Cremonese di Stroppa che solo sulla carta ha un impegno agevole. I rossoblù calabresi non devono farsi condizionare dal possibile -2 in classifica, da una squadra che dovrebbe essere inferiore a quella della scorsa stagione: mancherà – non poco – Tutino, hanno un tecnico che dalla lotta agonistica, può dare l’organizzazione di gioco giusta, anche se in Coppa, il Cosenza ha perso come da pronostico dal Toro. La Cremonese, fra le favorite per la A, potrebbe confermarsi come una delle squadre più solide delle categoria: serve però uno scatto in più che Stroppa è chiamato a dare dopo la finale playoff della scorsa stagione, è pur sempre un allenatore da promozioni (ne ha messe due in saccoccia, a Monza e Crotone)
    Frosinone-Sampdoria, domani, ore 20.30Troppo brutto per essere vero il Frosinone visto in Coppa Italia in casa contro il Pisa: essere spazzati via 0-3 da una squadra teoricamente non superiore deve far riflettere e sicuramente Vivarini saprà trovare adeguate contromisure, anche se la rosa è ancora in divenire e la cessione di Brescianini permetterà di completarla al meglio. La SamPirlo deve innanzitutto crederci: quando schieri Coda-Tutino e hai dunque la coppia d’attacco più forte della B, dev’esserci la consapevolezza di essere i più forti. Però senza la spocchia dei più potenti ma con l’umiltà dei veri grandi. Se no, la A resta una chimera. A patto che Pirlo trovi subito la quadra giusta, un anno fa ha faticato assai a trovare l’assetto ideale. Poi, rispetto alla scorsa stagione, chiusa comunque ai playoff, la squadra dovrebbe avere quei ricambi che un anno fa mancavano, e ciò non è poco.
    Reggiana-Mantova, domani ore 20.30Quasi un derby, solo 84 km separano Reggio Emilia e Mantova, per una sfida che si annuncia fra le più incerte del turno. La Reggiana di Viali ha perso di misura al Tempio del Ferraris di Genova, al cospetto di un Genoa che ha rapporti di mercato molto intensi con la Regia. Il Mantova di Possanzini invece, nonostante sia una neopromossa, ha tante carte da giocarsi, più di quante si pensi. Per entrambe l’obiettivo è il mantenimento della categoria. Ma fare qualcosa di più, andare oltre – soprattutto per il Mantova – può essere un’utopia concreta. LEGGI TUTTO

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    Samp: c’è aria iderby

    TORINO – Si sogna, in casa Samp. La stagione sembra nascere sotto i migliori auspici. Al punto che ad inizio autunno potrebbe anche offrire una giornata magica, con il derby in Coppa Italia e si sa come la stracittadina genovese sia la più bella d’Italia perché dura tutto l’anno, per il “menaggio” che c’è fra le due tifoserie, cioé il canzonarsi ogni giorno fra genoani e blucerchiati. Certo, prima però, bisognerà fare una gran partita domenica sera, fischio d’inizio ore 20.45, quando nel primo turno di Coppa Italia, la SamPirlo riceverà il Como, la squadra con la proprietà più ricca d’Italia, guidata dai fratelli indonesiani Hartono. Il club lariano però, lavora per mettere a norma il Sinigaglia e dunque è costretta a giocare la prima gara ufficiale della stagione in trasferta, al Tempio di Marassi, dove lo scorso 27 aprile, in campionato finì 1-1 (vantaggio blucerchiato con Borini al 66’, pari di Cutrone all’86’). Ma bisognerà anche vedere che cosa farà domani lo stesso Genoa che sempre al Ferraris domani alle 20.45 riceverà la Reggiana (squadra quasi “satellite” del Grifone). Ma intanto, il cantiere Sampdoria, promette bene e i blucerchiati sono considerati la squadra da battere assieme a Cremonese, Sassuolo e Palermo. Anche perché l’esposto di Brescia e Pisa che metteva in discussione come stava operando sul mercato la Sampdoria, di fatto finora ha soltanto rallentato l’operato di Pietro Accardi, responsabile dell’area tecnica, giunto alla Samp dopo 8 anni di lavoro per l’Empoli: si gioca molto a livello di carriera personale, i primi risultati delle amichevoli, per quanto vadano presi con le pinze, dicono che i blucerchiati potrebbero andare nella direzione giusta. E lo si è visto sabato scorso, guarda caso nell’amichevole proprio contro l’Empoli, in cui questa nuova Sampdoria, in crescita progressiva, è andata a vincere in maniera indiscutibile, contro un club di A dunque, che per ora non se la passa per niente bene con D’Aversa in panchina, ma pur sempre di categoria superiore. Certo, mai dimenticarsi quanto sa essere menzognero il calcio estivo di prima che si faccia sul serio. Per dire, un anno fa, lo Spezia, appena retrocesso dalla A, furoreggiava, mettendo sotto qualsiasi squadra di categoria superiore. Poi però, il club ligure viveva una stagione allucinante chiusa con una salvezza assai sofferta. Tuttavia, si ha la sensazione che Accardi stia dando a Pirlo una squadra che ha tutte le carte in regola per primeggiare, composta da un giusto mix fra giocatori esperti e giovani promesse in rampa di lancio. Nella scorsa stagione, non c’erano modi e tempi per impostare un lavoro simile: c’era solo da raddrizzare la baracca dopo essere arrivati a un passo dalla ripartenza dai dilettanti e dunque, vista con gli occhi di oggi, tutto sommato quell’8° posto finale va visto in maniera diversa, va rivalutato, senza però mai dimenticare la maniera vergognosa con cui la squadra uscì dai playoff, subito, a Palermo. Inoltre ci sono altri segnali positivi e confortanti. L’Empoli è stato battuto con le reti di Massimo Coda (in prestito dal Genoa, 36 anni a novembre ma reduce da una stagione, a Cremona, molto più positiva di quella che visse in rossoblù nell’anno della promozione in A), ma ancora più importante è stata la rete di Leonardo Benedetti, spezzino 24enne formatosi tra il vivaio aquilotto e quello blucerchiato, nella scorsa stagione fermato da diversi problemi fisici ma che nella stagione precedente, era stata la rivelazione di quel Bari che con il genovese e blucerchiato Mignani in panchina chiuse al 3° posto e sfiorò la A. E attenzione, non s’è ancora visto il vero Gennaro Tutino, il vice capo cannoniere della scorsa stagione di Serie B (20 gol), ad Empoli subentrato solo nel finale perché da pochissimo nei ranghi ma comunque autore dell’assist del 2-0. Sì, con Coda può costituire una grande coppia perché entrambi non solo vedono benissimo la porta ma sanno giocare per l’altro. LEGGI TUTTO

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    Cosenza, batti le avversità!

    TORINO – La cessione di Tutino alla Sampdoria. Il rischio di zavorrare il campionato con una penalizzazione di due punti. Una squadra profondamente rivoluzionata e affidata a Max Alvini, allenatore che arriva dal basso, di sicuro assai competente, ma reduce dai flop di Cremona e La Spezia. Sono ore difficili per il Cosenza e per la sua tifoseria unica. Partiamo dal rischio -2: il Cosenza è stato deferito con l’amministratore Roberta Anania per non aver pagato entro il 1° luglio ritenute Irpef e contributi Inps rispettivamente per i mesi di aprile e maggio, oltre al mancato pagamento (sempre al 1° luglio) dell’Irpef per le rate degli incentivi all’esodo di aprile. Ma siamo così sicuri che il Cosenza sarà penalizzato? Il club calabrese, nel comunicato di risposta al deferimento ha mostrato una certa sicurezza. Ecco il testo integrale: “La Società Cosenza Calcio, in merito alle notizie riguardanti il deferimento al Tribunale Federale Nazionale Sezione Disciplinare per le contestazioni mosse all’indirizzo della Società stessa e alla rappresentante pro tempore all’epoca dei fatti contestati, comunica che, dopo aver immediatamente provveduto al riassetto dei quadri societari, si è tempestivamente attivata per far fronte a quanto segnalato ed è fiduciosa di chiarire la propria posizione nelle sedi opportune”. Dunque, quantomeno, bisognerebbe andarci piano col considerare il Cosenza già a -2. E poi, al di là della dolorosa (ma inevitabile) partenza di Tutino (vice capocannoniere della scorsa B con 20 gol, solo 2 di meno del finlandese Pohjanpalo che però gioca nel Venezia promosso in A, non nel Cosenza che lottava per salvarsi), a guardare la possibile formazione dei silani, viene voglia di essere ottimisti. Perché ci sono diversi calciatori che sono sul punto di sbocciare e fare la differenza in B. Perché se Alvini trova subito la quadra giusta, potrebbe ripetere la favolosa stagione di Perugia, quando gli umbri, nel 2021/22, giunsero ai playoff e avrebbero potuto fare molta più strada se non fossero stati palesemente stoppati da decisioni arbitrali avverse. Ma vediamoli questi nuovi arrivati in rampa di lancio. In difesa, è arrivato il 22enne Christian Dalle Mura, scuola Fiorentina, già 65 presenze in B seppur quasi sempre da comprimario, passando però per Reggina, Cremonese, Pordenone, Spal e Ternana. Tra mediana e trequarti, due ragazzi che vanno davvero tenuti d’occhio: il greco Christos Kourfalidis, 21 anni, passato dalle giovanili del Cagliari, ha giocato per Foggia e Feralpisalò, in B ha raccolto 52 presenze con 4 gol e 5 assist; con lui, un’uomo chiave per Max Alvini, uno dei più decisivi ai tempi del “miracolo Perugia”: dagli umbri è arrivato l’ivoriano Christian Kouan, 24 anni, 107 presenze in B con 15 gol e 3 assist. Ma anche in avanti il Cosenza potrebbe aver pescato un jolly non da poco: il centravanti di gavetta Tommaso Fumagalli, 24 anni, cresciuto nella Giana Erminio di Gorgonzola, da gennaio al Como in B dove, nella sconfinata rosa lariana, non poteva trovare più di tanto spazio (5 apparizioni con 1 assist e 85’ giocati), la porta però la vede abbastanza bene e se con Alvini riesce a fare il salto di qualità chissà, a Cosenza se ne potrebbero ancora vedere delle belle. Senza dimenticarsi che, quasi ogni anno, la squadra di patron Guarascio viene data per sicura retrocessa o quasi. Ma, in un modo o nell’altro, di riffa o di raffa, è ininterrottamente in B dal 2018. LEGGI TUTTO

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    Berardi: se resta al Sassuolo dà lustro alla B

    TORINO – Appare piuttosto concreta la possibilità che Domenico Berardi possa giocare, almeno fino a gennaio, in Serie B. E sarebbe una gran notizia per tutto il movimento della cadetteria. Del resto, la seconda serie italiana fu la categoria dove Berardi, l’ala destra ma di piede sinistro, iniziò a mettersi in bella mostra, era l’anno dell’ascesa in A dei neroverdi emiliani (2012/13): mise a segno 11 reti e 6 assist in 37 partite, non aveva neanche 19 anni, ne ha festeggiati 30 l’altro ieri (buon compleanno). In quella stagione iniziava la consacrazione per quel ragazzo di Calabria, nato a Cariati, passato poi per le Under azzurre, fino all’esordio nell’Italia, era il 1° giugno 2018 (a Nizza, ko per 3-1 con la Francia), mettendo insieme finora 28 presenze e 8 reti. Certo, resta il sogno della Juve (non proprio contraccambiato…), e chissà che a gennaio possa trovare una nuova squadra, dopo aver utilizzato il girone d’andata della Serie B come “rodaggio” per ritrovare la forma dopo quel brutto infortunio capitatogli il 4 marzo scorso, rottura del tendine d’Achille con rientro previsto a metà ottobre. Berardi che però, resta la bandiera del Sassuolo. Gli esordi calcistici calabresi nel Bocchigliero e nel Castello, un duplice passaggio nelle giovanili della Juve, in mezzo un ritorno a casa nel Rossano. Sinché nel Sassuolo ha costruito la sua carriera (351 presenze con 133 gol), facendo la fortuna del club emiliano, pur orbitando sempre verso la Juve, solo nel luglio 2015 i neroverdi se lo sono aggiudicati definitivamente. Nel frattempo, nasceva la fama del Berardi “maudit”. Quello che al Milan segnava a caterve gol belli e storici. Quello che ai grandi club, Inter compresa, diceva sempre no. Quello su cui in azzurro non s’è mai veramente scommesso, un dato su tutti: passano quasi tre anni dalla prima convocazione (nel 2015, con Conte) all’esordio con l’Italia (con Mancini). E adesso, la prospettiva per lui di passarsi la prima parte della stagione in B. Certo, può essere sempre venduto, per transfermarkt vale una decina di milioni e chissà che non possa partire, pure vesro l’estero, già in questa sessione di mercato, di fronte a un’offerta irrinunciabile. Ma la possibilità di restare in B fino a gennaio non è affatto da escludersi, anzi. Poi a inizio 2025, a seconda dello stato di forma (per lo stesso infortunio, ma in forma più grave, Spinazzola ci ha messo due anni per tornare a livelli accettabili), si potrebbero tirare le somme. Per via dell’infortunio, Spalletti non l’ha ancora veramente testato e il vero Berarrdi in azzurro s’è visto solo a sprazzi, talvolta incantevoli. Però magari, un giorno diremo che grazie a mezza stagione in Serie B, Berardi è tornato ad essere quel ragazzo di Calabria che prima si divertiva come un matto ad affondare le corazzate del calcio facendo grande il Sassuolo di Giorgio Squinzi e della Mapei, come mai prima era accaduto, scrivendo le pagine più belle di una grande favola calcistica. Da gennaio invece, potrebbe essere tutta un’altra storia, sempre che Berardi non senta il dovere di riportare il Sassuolo in A e, magari, resti fino a giugno, conscio che, per una squadra retrocessa non è mai semplice ritornare subito in A (nella scorsa stagione le tre provenienti dalla massima serie non sono riuscite a riconquistarla). LEGGI TUTTO

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    Sta nascendo un Modena davvero niente male

    TORINO – Senza particolari clamori, sta nascendo un Modena che, quantomeno, andrà preso in seria considerazione. I canarini sono reduci da una stagione un po’ complicata, con due allenatori (Bianco e Bisoli) e una salvezza abbastanza sofferta, con una squadra, comunque, che alla fine ha raccolto quanto grossomodo valeva: 10° posto finale a 4 punti dalla zona playoff e altrettanti sopra quella playout. Stavolta però, potrebbe far sul serio, il Modena gestito dalla famiglia RivettI, imprenditori della moda che sognano un calcio sostenibile e una squadra più possibilmente tutta italiana. L’ultimo colpo però, parla straniero e potrebbe essere quello che farà la differenza nella prossima stagione. Dall’Ascoli è arrivato il portoghese Pedro Mendes, 24 anni, centravanti di rango, IN due stagioni nelle Marche ha mostrato numeri interessanti, soprattutto una spiccata personalità, ha perso gli ultimi mesi dell’annata appena passata per un infortunio ma dovrebbe essere integro. Col suo arrivo, dovrebbe essere risolto il problema offensivo che aveva il Modena nella passata stagione. Gli emiliani sono alla terza stagione di fila in Serie B. Nella prima, Attilio Tesser aveva portato a casa una salvezza dignitosa, senza mai correre rischi di retrocessione ma inciampando in qualche blackout di troppo che avevano messo in discussione la sua conduzione. Così, s’era deciso, con un po’ troppa sicumera, che era il caso di puntare sul sin troppo sponsorizzato Paolo Bianco, l’allenatore formatosi lavorando sia per Max Allegri che per Roberto De Zerbi. Doveva insomma realizzare, nel suo lancio da allenatore debuttante in B, la sintesi tra due modi opposti di intendere il calcio. Non è andata bene, di sicuro i Rivetti hanno aspettato troppo ad esonerare Bianco ma non può e non deve essere un limite considerare una conduzione societaria fallimentare se chi presiede non è abbastanza mangia-allenatori. Per fortuna che a poche giornate dalla fine, è stato pescato il jolly giusto. Quando la posizione in classifica del Modena si stava facendo sempre più preoccupante e lo spettro della C incombeva, i Rivetti sceglievano per la panchina un esperto nocchiero come Pierpaolo Bisoli che comunque andava verificato perché in autunno aveva subito un bruciante esonero a Bolzano, casa del Sudtirol, dove s’era chiusa la sua irresistibile ascesa che aveva portato gli altoatesini, nella precedente stagione, al debutto assoluto nella categoria, al 6° posto in campionato e alla semifinale playoff, col passaggio in finale mancato per un soffio. Risultati che pongono il Bisoli non più come quell’allenatore dalla fama – comunque immeritata – di catenacciaro ma come qualcuno che, calcisticamente, ha sempre qualcosa da dire. L’allenatore di Porretta Terme, a neanche 100 km da Modena, nelle ultime giornate ha dato la scossa giusta e la squadra ha trovato subito il giusto passo salvezza (ma se alla partita d’esordio Gagno nel finale non para impeccabilmente un rigore all’ascolano Nestorovski, forse il Modena non avrebbe mantenuto la categoria). Ma non c’è solo l’arrivo di Pedro Mendes che per ora fa gongolare la piazza. Il Modena della stagione che va iniziando, potrà schierare, in difesa, una coppia centrale di livello assoluto: Mattia Caldara, ex nazionale azzurro proveniente dal Milan che l’ha sin troppo snobbato, sino all’ultimo colpo, davvero promettente: il brasiliano Eric Botteghin, ex Feyenoord (ben sei stagioni con gli olandesi) e che proprio ad Ascoli, pure coi suoi gol quasi sempre determinanti, in questi anni aveva sempre tenuto a galla i marchigiani, l’unico dubbio su di lui potrebbe essere l’età non più verde, compie 37 anni il 31 agosto. Però il mercato in entrata del Modena potrebbe essere davvero eccezionale anche per nomi di un certo peso che al momento non ti aspetti. Completano la lista dei giocatori già arrivati, il portiere Fabrizio Bagheria, 22 anni, prelevato dalla Pro Sesto in C, che pare avere i mezzi necessari a fare la B; l’attaccante Thomas Alberti, 26 anni, bomber di gavetta, che in C e in D aveva numeri ottimi, in carriera ha già segnato 199 reti; l’attaccante italo-senegalese Ousmane Niang, 22 anni, in Italia dall’età di 7 anni, proveniente dalla Pro Vercelli, scuola Cremonese. Insomma, il Modena potrebbe essersi mosso per tempo. L’arrivo di Bisoli alla fine della scorsa stagione potrebbe aver dato ai canarini un allenatore di fatto ancora “nuovo” ma che ha avuto più tempo degli altri per plasmare il proprio gruppo: ciò potrebbe rivelarsi un vantaggio non da poco. LEGGI TUTTO

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    Mantova: con Mancuso si può sognare

    TORINO –  Riecco il Mantova in Serie B, categoria vissuta l’ultima volta nel 2010, quando i biancorossi, non solo retrocedettero in Lega Pro ma non poterono iscriversi alla Serie C di allora, in seguito a un crac societario. Fattaccio che il Mantova avrebbe rivissuto anche nel 2017, come se nell’ultimo trentennio i virgiliani fossero abbonati a un fallimento societario ogni decennio, visto che accadde anche nel 1994 con relativa ripartenza dai dilettanti. E pensare che solo un anno fa, il Mantova era di fatto nuovamente in Serie D. Al termine della stagione 2022/23, i biancorossi erano caduti nei dilettanti dopo un doloroso playout perso con l’AlbinoLeffe. Poi, la scorsa estate il fallimento del Pordenone, liberò un posto in Serie C, occasione che la nuova società lombarda ha saputo cogliere al meglio, col completo passaggio di quote da Setti (già proprietario del Verona) a Piccoli. Che ha iniziato a mettere le basi per la trionfale scorsa stagione – girone A della Serie C quasi dominato piuttosto a sorpresa – quando decise di scommettere a occhi chiusi su Davide Possanzini, a lungo collaboratore di De Zerbi, fu anche suo vice. Che però, un anno fa, quando veniva assunto dal Mantova, arrivava dalla brutta esperienza vissuta a Brescia, quando Cellino, in “trip” da esonero, lo cacciava dopo due giornate (in quell’inizio di 2023, in 6 giornate il Brescia vide avvicendarsi in panchina tre allenatori, ognuno, appunto, durato due giornate). Resta il fatto che nella scorsa stagione, vincendo con nettezza la Lega Pro, potrebbero essersi messe delle solide basi per fare bene – e magari anche qualcosa di più – pure in Serie B. Forse, nella scorsa annata, il Mantova, quando ha capito di essere la più forte, s’è concesso anche qualche caduta di troppo perché tanto “sentiva” di avere la promozione in tasca. Tutto questo perché la sera del 9 gennaio scorso, i virgiliani erano di scena a Padova, in casa della seconda in classifica. Era forse l’ultima occasione per riaprire il campionato da parte dei veneti, ma all’Euganeo il Mantova rodomonteggiò 0-5. Da qui dunque si riparte, da una squadra che ha enormi potenzialità e che forse ha voluto esprimerle solo quando era il caso di farlo. Il mercato del Mantova si è improvvisamente acceso quando pochi giorni fa, Piccoli ha fatto il primo colpo di livello. All’inizio erano arrivati due difensori: dal Como l’esperto Solini e dall’Ancona – fallito ed escluso dal professionismo – l’ermegente Cella., unitamente al portiere Federico Botti, proveniente dalla Lega Pro (Pro Sesto). Sinché il 12 luglio, a Mantova è sbarcato Leonardo Mancuso, bomber di categoria acquistato dal Monza. Trentaduenne, già salito in A con l’Empoli nel 2021, Mancuso è un giocatore che si sta ritrovando: in Brianza non gli è andata per niente bene, nella scorsa stagione ha dato segnali di risveglio al Palermo ma in un contesto in cui non era semplice ritrovarsi. Dunque, Mantova potrebbe essere per lui la piazza giusta per tornare ad essere quel calciatore che in coppia con La Mantia (e Moreo alle spalle), riportava l’Empoli in B nel 2021, trio che faceva caterve di gol. Oppure, ancora prima, il Mancuso che iniziava a diventare qualcuno quando otteneva la ribalta nel Pescara, passando da essere un’interessante ala sinistra a centravanti, perché aveva dimostrato, a suon di prestazioni più che convincenti, di meritarsi di giocare nel cuore dell’attacco abruzzese. Ecco, se a Mantova rivedremo quell’attaccante lì, chissà che ci sia modo di rivedere al “Martelli”, qualcosa che almeno somigli a quel che fu il “Piccolo Brasile” di Mondino Fabbri, cioè il Mantova che più fece storia, a cavallo fra Anni 50 e 60, giocando un calcio che incantava (un po’ come quello visto con Possanzini in C), arrivando in A partendo dalla quarta serie. LEGGI TUTTO

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    Portanova: dove eravamo rimasti?

    TORINO – Che ne sarà di Manolo Portanova, il fantasista 24enne che deve fare i conti con una turpe vicenda, reduce da una stagione più che buona alla Reggiana e che in B ha raccolto 48 presenze con 6 gol e 6 assist? Assai probabile che il Genoa lo rimandi in prestito ai granata emiliani, ormai un club satellite dei rossoblù, dove Portanova è tornato a essere a tutti gli effetti un calciatore di rango, dopo che la Corte d’Appello Federale ha “congelato” la sua situazione giudiziaria, che ne metteva in discussione il suo regolare utilizzo. Portanova, nel giugno 2021 era stato incriminato, assieme al fratello William, di violenza sessuale di gruppo e messo agli arresti domiciliari, in seguito alla denuncia di una ragazza che aveva raccontato di aver subìto un pesante stupro dopo una serata consumata nel centro storico di Firenze (al pronto soccorso, per le serie lesioni riportate, gli era stata repertata una prognosi di 40 giorni). Nel 2022 inizia la sua vicenda giudiziaria. Ottenuto il rito abbreviato, in primo grado patteggia una pena a sei anni di reclusione (e da pagare una provvisionale da 130mila euro). Una sentenza che sembra, all’inizio, precludergli il ritorno in campo. La tifoseria genoana non lo vuole più vedere coi colori rossoblù, si tenta allora di darlo in prestito al Bari. Ma anche in questo caso, i tifosi pugliesi bloccano la propria società che di fatto aveva quasi sottoscritto il prestito e fino a giugno 2023 Portanova resta ai margini. Nella scorsa sessione del mercato estivo, il figlio di Daniele Portanova – che fu un buon difensore, arrivato a giocare anche nel Napoli – pare possa sistemarsi all’estero, sembra la soluzione migliore per far dimenticare il fattaccio e farlo ripartire come se nulla fosse accaduto, due anni prima a Firenze. Invece spunta fuori la Reggiana, in ottimi rapporti col Genoa, che manda in granata diversi giocatori, perlopiù a maturare, a iniziare dall’emergente Marcandalli, difensore rientrato in rossoblù, di cui si parlerà molto la prossima stagione. A Reggio Emilia però, sulle prime la piazza si divide: una donna, a nome di altre, sui media locali annuncia di non voler più sottoscrivere l’abbonamento. Ma alla fine la differenza la fanno gli ultras della Reggiana che durante un’amichevole pre campionato espongono lo striscione che, di fatto, “darà la linea” anche al Collegio di Garanzia del Coni, in teoria l’ultimo grado di giudizio, la “Cassazione” dello sport. “Fino al terzo grado nessuno è condannato”, scrivono a chiare lettere gli ultras nello striscione. Da quel momento il vento cambia per Portanova che diventa uno dei pilastri della scorsa stagione della Reggiana appena tornata in B, in cui i granata, guidati da Alessandro Nesta – da pochi giorni passato alla panchina del Monza in A – ottengono una salvezza neanche troppo sofferta, anche e soprattutto grazie alle giocate di Manolo. Portanova chiude il 2023/24 con 39 presenze, 7 gol e 4 assist (Coppa Italia compresa), con tante partite giocate da trascinatore dei granata. Anche perché nel frattempo, nel gennaio scorso, il Collegio di Garanzia del Coni, chiamato a decidere sul futuro calcistico di Portanova, aveva respinto la richiesta di radiazione (e in subordine a 5 anni di squalifica), rinviando pilatescamente la causa alla Corte d’Appello Federale che il 13 marzo scorso congelava tutto. Come dire, a data da destinarsi, visto che il verdetto sul giocatore resterà in sospeso “fino alla formazione del giudicato in sede penale”, scrivono i giudici dell’Appello Figc. Dunque, visti i tempi della giustizia italiana ordinaria, considerato che mancano ancora due gradi di giudizio e i tanti espedienti che si possono adottare per allungare il brodo dell’iter giudiziario, Portanova quasi potrebbe arrivare ai 30 anni d’età, data sempre fatidica per un calciatore, dormendo sogni tranquilli sotto l’aspetto giudiziario. E dunque, se fra qualche giorno il Genoa e la Reggiana rinnoveranno il prestito del fantasista, i granata avranno ancora il giocatore che potrebbe fare la differenza, ma il mercato della Regia è ancora tutto da decifrare. Sono arrivati Meroni e Brekalo in difesa, Sersanti e Urso a centrocampo, oltre al portiere Motta (2005) dalla Primavera Juve. Però sono partiti tre giocatori fondamentali della scorsa stagione: oltre a Marcandalli (destinato a imporsi nel Genoa), mancheranno altri due giocatori emergenti come il terzino Pieragnolo (tornato al Sassuolo) e soprattutto il mediano Bianco, avviato a una bella carriera, rientrato alla Fiorentina. Dovesse mancare anche Portanova, non sarà semplice replicare la salvezza – quasi senza patemi – della scorsa annata. LEGGI TUTTO

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    Coda alla Samp. perché sì, perché no

    TORINO – Con l’approdo alla Samp di Massimo Coda, il re dei bomber di B, i blucerchiati potrebbero aver fatto uno scatto decisivo nella lotta per la promozione diretta in A. Il lavoro del ds Accardi, giunto a Genova dopo 8 anni di prezioso lavoro per l’Empoli di Corsi, inizia a portare quella consistenza nelle scelte che la passata annata era abbastanza mancata. Scelte importanti anche nelle mosse per alleggerire il pesante monte ingaggi che grava sulla società, appena trapiantatasi a Bogliasco, dove, notoriamente, splende sempre il sole: uno su tutti, aver sciolto il legame – onerosio – che legava la Sampdoria a Verre, da cui era lecito attendersi molto di più, anche se forse, nella passata stagione, chiusa all’8° posto e con l’eliminazione al turno preliminare dei playoff per opera del Palermo, Verre troppe volte è stato il facile capro espiatorio, quando le responsabilità sono sempre collettive. Comunque, alleggerendo il monte ingaggi, si sono messe le basi per permettersi l’ingaggio di Coda che in blucerchiato ha la possibilità, con una manciata di gol, di diventare il cannoniere  di tutti i tempi della Serie B (gli mancano solo 8 reti per raggiungere Schwoch a quota 135 gol). Certo, gli annetti sul groppone di Coda iniziano ad essere non pochi, compie 36 anni il 10 novembre e pur dovendo indossare i panni di guida della squadra, il suo impiego, inevitabilmente dovrà essere gestito, ma non dosato. Però è difficile che l’Hispanico, come lo chiamavano a Lecce (42 gol in due stagioni di B, 20+22), fallisca: con lui la doppia cifra in termini di gol è di fatto sempre garantita e non va dimenticato neanche il suo apporto da uomo assist (in carriera, in B ne ha fatti 45) che lo rendono un centravanti anomalo, capace di giocare anche per gli altri compagni e pure dietro a un’altra punta (interessante potrebbe essere verificare come si collocherebbe alle spalle di De Luca, sempre che l’attacante bolzanino non venga ceduto in A). Però il punto è un altro. Fino a pochi anni fa, a Genova, dove si gioca la stracittadina più accesa d’Italia ed è derby tutto l’anno, c’era una legge non scritta: era quasi vietato militare per le due squadre. Se accadeva, era meglio evitare il passaggio diretto, magari girando per altre piazze prima di approdare sull’altra sponda. E comunque, questo è quasi sempre avvenuto per giocatori non di primo piano. L’unico precedente paragonabile a questo, accadde nel 1996, quando il Genoa (in B) cedette l’Aeroplanino Vincenzo Montella – l’attuale ct della Turchia era stato prelevato dal Genoa di Spinelli dall’Empoli già di Corsi – in A alla Sampdoria di Enrico Mantovani. A Genova successe un quarantotto, quasi da moti di piazza: si arrivò a far esplodere una bomba carta all’ingresso del Genoa Point, allora nella bella e centrale Galleria Mazzini. Del resto lo stesso Coda, pur arrivando, a livello di cartellino, dal Genoa, la scorsa stagione ha fatto rivedere cose egregie in prestito alla Cremonese, dopo aver vissuto, proprio in rossoblù, la sua annata di B fra le meno felici, raggiungendo comunque quota 10 gol. Questo perché per Coda, proprio e solo col Grifone, l’amore non è mai veramente sbocciato. Beninteso, il contributo di Coda all ritorno in A del Genoa nel 2023, fu tutt’altro che trascurabile. Però a metà stagione quasi si consumò una frattura che lo portò a un passo dalla cessione anticipata a gennaio. Insomma, con il presidente Zangrillo, la holding 777 Partners e il dt Spoors, non filò tutto liscio, anche se mai il Genoa sarebbe tornato in A in “only one year”, se non avesse avuto Coda. Tuttavia, è significativa la sostanziale indifferenza con cui il popolo genoano ha accolto l’approdo dell’HIspanico in blucerchiato. Cosa che potrebbe caricare ancora di più Coda. Purtroppo però, quest’anno il derby di Genova non si gioca. LEGGI TUTTO