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    Inter-Parma, Pecchia annuncia: “Buffon ci sarà. Dzeko? Spero non giochi”

    “Stiamo vivendo questa partita con entusiasmo e serenità, ce la siamo guadagnata sul campo e domani sarà una gran bella cosa scendere in campo e giocarcela con le nostre armi. È una partita che permette a tutti di confrontarsi con il calcio di élite. L’Inter è una squadra in salute, molto forte e con energia. Dobbiamo provare a fare le nostre cose tenendo conto che di fronte abbiamo un grande avversario. Servirà un buon pressing e buona fase di possesso, cercando di metterli in difficoltà con il nostro entusiasmo”. Lo ha dichiarato Fabio Pecchia in conferenza stampa alla vigilia di Inter-Parma, gara di Coppa Italia. 
    Coppa Italia, le designazioni arbitrali
    Pecchia, le parole in conferenza stampa
    Sull’Inter: “Non so cosa ha in mente Inzaghi, hanno una rosa talmente profonda che avranno sicuramente grandi interpreti in campo. Sono una squadra molto fisica, solida e forte. Dobbiamo combattere con le nostre armi, con entusiasmo nel fare le cose in entrambe le fasi. Palle inattive? Speriamo che Dzeko non giochi visto che è un giocatore che segna sempre tantissimo. Servirà attenzione, ma le partite vanno giocate. Buffon? Gigi ha ripreso, sarà con noi. Sarà di grande aiuto per i ragazzi per affrontare questa partita, nella gestione del pre gara e della gara stessa. Ha le capacità per potersi fare carico di questo ruolo”. Poi, su Vazquez e Tutino: “Vazquez in questo momento ci ha dato un certo equilibrio e fatto grandi prestazioni, ma ovviamente il ritorno di Inglese è importante e ci dà una soluzione in più. Tutino? Non ho mai notato poca professionalità o un atteggiamento sbagliato”.  LEGGI TUTTO

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    Cannavaro e De Rossi, com'è dura la B

    TORINO – Fabio Cannavaro e Daniele De Rossi: com’è dura la Serie B. Giunti lo scorso autunno sulle panchine di Benevento e Spal, sono fra le più grandi delusioni di questa annata. Come dire, non basta il nome roboante, non è detto che essere stati Campioni del Mondo, giocatori di fama planetaria, porti automaticamente al successo da allenatori. Certo, nell’immediato l’operazione funziona, quando Benevento e Spal li scelsero a stagione in corso ricompattarono le proprie piazze, crearono forti entusiasmi e anche un certo marketing. Poi però, c’è il campo. Che sta dicendo come entrambi abbiano problemi enormi a far rendere le proprie squadre come ci si aspettava in estate: il Benevento è 14°, a -4 dai playoff e a +2 dai playout; la Spal è 16ª, oggi disputerebbe i playout col Venezia. Cannavaro è stato assunto dal Benevento il 21 settembre, al posto dell’esonerato Fabio Caserta che aveva una media di 1.16 punti a partita. Col Pallone d’Oro 2006 in panchina, ne sono arrivati 15 in 13 uscite per una media di 1.15, dunque di fatto non è cambiato nulla rispetto al predecessore. O meglio, a Benevento ci si era illusi di aver svoltato quasi un mese fa quando arrivarono due vittorie di fila (a Parma e in casa sul Cittadella). Ma l’ultima uscita, a Santo Stefano, ha portato la bruciante sconfitta interna dal Perugia, un successo ineccepibile che ha permesso agli umbri di lasciare dopo mesi l’ultimo posto, con quell’antico artigiano di Fabrizio Castori che ha dato una lezione tattica al blasonato collega, incapace di raddrizzare la partita una volta andato sotto, anzi, la squadra è evaporata nella ripresa. Non c’era insomma per il Benevento modo peggiore per andare alla sosta. Il mercato potrebbe portare qualche novità ma è tutto da verificare che i nomi associati al Benevento (Valoti del Monza il più celebre, ma anche Rodriguez e Listowski del Lecce) possano invertire un andazzo preoccupante, ad oggi per la Strega i sogni sono vietati, prioritario è mettere in sicurezza il campionato, nonostante gli investimenti fatti, anche l’ultima estate, da patron Vigorito. E a Daniele De Rossi va pure peggio, anche se l’organico della Spal a inizio stagione appariva inferiore a quello del Benevento e la squadra, seppur teoricamente potenziata, non è molto dissimile da quella che nella passata stagione si salvò alla penultima giornata. De Rossi è in sella dall’11 ottobre, quando rilevò l’esonerato Roberto Venturato che aveva raccolto 9 punti in 8 giornate (media 1.12). Con De Rossi ne sono arrivati 11 in 11 uscite ma al di là della media leggermente inferiore, quel che preoccupa sono i passi indietro che ha fatto la squadra. Col senno di poi, l’esonero di Venturato appare oggi un po’ frettoloso. E’ vero, la squadra nelle ultime due uscite s’era piantata, ma aveva perso da Genoa e Frosinone, cioè terza e prima forza del campionato. Prima erano arrivati risultati confortanti (vittorie su Cagliari e Venezia, pari a Bari rimontando 2 gol) che De Rossi non ha saputo replicare. Perlomeno dell’ex mediano giallorosso va apprezzata la schiettezza: su come gli stia andando, non cerca mai scuse anzi, sa essere perfino spietato con se stesso, tanto di cappello visto che non lo fa nessuno dei suoi colleghi. Ma il futuro, è una grossa incognita. Esposito, la stella della mediana spallina, dal giugno scorso nel giro della Nazionale, è  appena passato in A allo Spezia come è giusto che sia, un elemento simile non può stare ancora in B. Ma è una perdita da non poco, con la quale però si dovrebbero trovare i denari per finanziare il mercato. Basterà? Resta il fatto che Cannavaro e De Rossi stanno pagando un pesante dazio alla B, entrambi sono debuttanti su panchine italiane, era lecito aspettarsi di più certo, ma non è semplice per nessuno convincere tutti al primo colpo. Poi però, fa un certo effetto vedere il podio della B proprietà di altri tre Campioni del Mondo a Germania 2006 (Frosinone primo con Fabio Grosso, Reggina seconda con Pippo Inzaghi, Genoa terzo con Alberto Gilardino). Ma anche loro, prima di raggiungere i successi attuali, hanno dovuto masticare amaro. Ecco, Cannavaro e De Rossi, possono prendere esempio proprio da Super Pippo che addirittura debuttò in panchina nel Milan. Non gli andò bene ma per imparare al meglio il mestiere con grande umiltà ripartì dalla C, da Venezia, per costruirsi una carriera a cui oggi tutti guardano con grande rispetto. Chissà, anche a Cannavaro e De Rossi potrebbe accadere qualcosa di simile, alla lunga potrebbe anche pagare, come per Super Pippo. LEGGI TUTTO

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    Perugia: Castori insegue un altro miracolo

    TORINO- Vuoi vedere che a Fabrizio Castori riesce un altro miracolo? Dopo mesi sconfortanti, a Perugia ora tutti ci credono. Perché con le vittorie raccolte dagli umbri nelle due ultime uscite prima della sosta (2-0 al Venezia, risultato replicato a Santo Stefano in quel di Benevento), il Perugia ha dimostrato di avere le carte in regola per salvarsi, dopo essere stato per mesi sul fondo: ora gli umbri sono a un solo punto dai playout e a tre dalla salvezza, smentendo tutti quelli che davano per spacciata la squadra di Castori, allenatore che meriterebbe più considerazione, visto che ha allenato (e vinto) in ogni categoria, che nel 2021 riportava la Salernitana in A (facendo quel che non era riuscito a blasonati colleghi) e prima ancora fu il timoniere nel miracolo Carpi, promosso in A col più basso possesso palla di tutta la B. Così va il calcio oggi, dominato nei commenti dagli adoratori del possesso palla (spesso sterile però) che rinnegano la storia del calcio italico. Che possa a lungo conservarsi sempre bene il 68enne Castori di San Severino Marche, che ci riporta alle radici del nostro football con le quali i deboli possono battere i forti, che è poi la bellezza del calcio. Già, perché non va dimenticato che, prima degli ultimi due successi, il Perugia di Castori già si era preso lo sfizio di vincere, giocando all’italiana, difesa arcigna e contropiede letale, contro la seconda e la terza forza del campionato: in casa della Reggina (segnando tre gol in inferiorità numerica…) e al Curi col Genoa di Blessin (poi esonerato, e il tecnico tedesco farebbe bene a riguardarsi quella partita per imparare bene il mestiere, invece di dare dei dilettanti ai propri giocatori, come fece dopo Perugia, i quali appena si sono liberati di lui, con Gilardino ora volano). E chissà dove potrebbe essere oggi il Perugia, senza l’infausta parentesi vissuta in stagione per quattro giornate con Silvio Baldini che raccolse solo sconfitte prima di dimettersi. Su quella parentesi che portò al temporaneo allontanamento di Castori, Santopadre, il patron del Perugia, dopo la vittoria di Benevento ha fatto un’apprezzabile e onesta autocritica: fu un errore dettato dalle alte aspettative che s’erano create dopo i risultati lusinghieri della passata stagione quando il Perugia, guidato da Massimiliano Alvini, poi passato in A alla Cremonese, conquistò i playoff all’ultima giornata, e quella era una squadra che avrebbe potuto dire la sua per la A senza arbitraggi troppo spesso penalizzanti. Ma il Perugia di quest’annata, non è inferiore a quello della passata stagione, perché chi è stato ceduto in estate è stato debitamente rimpiazzato, si trattava di avere un po’ di pazienza, considerato che nel frattempo il livello medio del campionato si è notevolmente alzato, tant’è che non sono poche le piazze prestigiose in sofferenza. Bello, infine, che a riportare la speranza a Perugia sia stato il 33enne Francesco Lisi che ha segnato tre dei quattro gol delle ultime due vittorie (e almeno due dei tre, che gol). Un bomber? Macché, un esterno sinistro che si è sempre guadagnato la pagnotta stantuffando instancabile per tutta la fascia. Prima di giungere al Perugia nel 2021, Lisi aveva fatto le cose migliori al Pisa. Rodengo Saiano, Piacenza, Como, Bisceglie, Aprilia, Rimini e Juve Stabia le sue precedenti tappe in carriera. Ora avrebbe l’età in cui s’inizia, fatalmente, a tirare i remi in barca.  E invece, con Castori, Lisi sta dando il meglio di sé, come mai prima. E pensare che in stagione, fino alla vittoria sul Venezia, quasi mai era stato titolare, finché Castori ha deciso di puntare deciso su di lui, vincendo un’altra delle sue innumerevoli scommesse.  LEGGI TUTTO

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    Cittadella: la favola sta finendo?

    TORINO – Il 4 dicembre scorso, il Cittadella viveva uno dei momenti più alti della sua storia: i veneti vincevano a Marassi in casa della corazzata Genoa, uscendo fra gli applausi del pubblico di casa. Un risultato che poteva dare una bella carica per il rush finale del girone d’andata. E invece, nelle successive quattro uscite, i granata hanno rimediato solo sconfitte, precipitando al penultimo posto, evocando una domanda: la favola del Cittadella sta finendo? Il quesito va posto perché siamo molto lontani dai risultati lusinghieri degli ultimi anni e i veneti potrebbero davvero essere alla fine di un ciclo, anche se dopo la sosta potrebbero ancora iniziare tutto un altro campionato, anche perché la classifica dice che nulla è compromesso. Tuttavia, siamo lontani da quel Cittadella che per cinque stagioni di fila si qualificò per i playoff, arrivando, nel 2019 e nel 2021, a giocarsi due finali, mancando la A per un soffio, sconfitto da altre venete, Verona e Venezia. Poi, cos’è successo? Va ricordato che già nella passata annata il Cittadella mancò i playoff, anche se la squadra mai finì in difficoltà come nell’ultimo mese. Qualcuno spiegò la cosa per l’assenza di Roberto Venturato in panchina, l’uomo dei playoff, rilevato dal suo ex vice, Edoardo Gorini, in sella anche in questa stagione. In realtà, quando si parla di Cittadella, si deve considerare l’intero modello societario, che costituisce un unicum: budget ridotto, da anni il più basso di tutta la B, squadra fondata su felici scommesse sul mercato, da sempre condotto in maniera esemplare dallo storico dg, Stefano Marchetti, l’autentico motore societario che a questa sessione potrebbe fare una mini rivoluzione. Nella passata annata,  i playoff non arrivarono anche per le tante indisponibilità in attacco. Pesò, soprattutto, lo stop per doping del nigeriano Okwonkwo, che stava facendo un’ottima stagione. E le tante defezioni in avanti sono il tema anche di questa stagione. Su tutte quella di Enrico Baldini che nel maggio 2021, in semifinale playoff, estromise il Monza di Berlusconi e Galliani segnando una tripletta. Ma una caduta come quella dell’ultimo mese non si spiega solo con le assenze in attacco. Probabilmente di mezzo c’è il livello più alto che ha raggiunto il campionato. Oggi la B vale 500 milioni, cifra superiore a tutti i tornei europei di secondo livello, a parte quello inglese, che è di un’altra categoria. La concorrenza che c’è in questa annata, con almeno 12 squadre che in estate, più o meno apertamente, puntavano alla A, si riverbera  sul rendimento del Cittadella povero ma bello che su certe cifre non può e non vuole competere. Nonostante la caduta verticale, Gorini non rischierebbe la panchina, va ricordato che il Cittadella non cambia allenatore a stagione in corso dal 1996, un unicum anche in questo. E comunque, la squadra alla ripresa ha tutto il tempo per cambiare registro. Anche perché le individualità di spicco, non mancano. Tre, su tutte. In avanti i gol, già 5, li sta facendo il trequartista Mirko Antonucci, 23 anni, prelevato dalla Roma nell’estate 2021 per 200mila euro (ora vale 1.5 milioni): è suo il gol della storica vittoria di Genova, ragazzo dotato di mezzi tecnici enormi, definitivamente sbocciato nella stagione più dura, piace a diversi club di A. E in porta, si conferma come uno dei migliori interpreti della categoria l’albanese Elhan Kastrati, 25 anni, grazie al Cittadella è arrivato  in nazionale, altra grande intuizione di Marchetti che lo prese a zero euro dopo l’estromissione del Trapani, ora vale 1.4 milioni (ma va in scadenza a giugno). Ma attenzione al terzino destro (ma anche sinistro) Tommaso Cassandro, 22 anni, 1 gol in stagione, scuola Bologna, in estate valeva 200mila euro, ora 5 volte tanto e la A bussa per lui (lo vuole il Lecce, il Cittadella dovrebbe sostituirlo col ritorno di Salvi dal Palermo, è in arrivo anche Crociata dal Sudtirol per la mediana). Riuscirà il Cittadella alla ripresa a invertire la rotta? Quel che è certo è che tanti fanno il tifo per la favola granata, non solo i loro tifosi, ma tutti quelli che apprezzano un modo diverso di fare calcio: con acume, prima che coi soldi. LEGGI TUTTO

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    Grosso: la A chiama

    TORINO – Comunque vada a finire la stagione, Fabio Grosso è destinato a diventare un allenatore da A. Il capolavoro che sta facendo col Frosinone non è certo sfuggito ai club della massima serie: anche dovesse mancare la A coi ciociari, con ogni probabilità Grosso la troverebbe in un’altra piazza pronta a puntare su di lui. Lo si è capito nei giorni scorsi, quando Angelozzi, dg del Frosinone, ha rivelato come già nella passata stagione ci fosse una richiesta dalla Serie A per lui. Ma Grosso l’aveva declinata per onorare il contratto in essere. Alla luce di quanto di buono sta facendo nella stagione di corso, col Frosinone che ha chiuso in testa il girone di andata a +3 sulla Reggina e +6 sul Genoa terzo, ovvio pensare che le sirene della A presto torneranno a farsi sentire, tanto più che Grosso è legato fino a giugno, quando chissà a che punto sarà la sua carriera, andando al passo formidabile degli ultimi mesi, potrebbe non essere semplice per il club ciociaro ottenere il rinnovo che al momento non è all’ordine del giorno. Perché non ci sono dubbi: l’eroe del Mondiale 2006 sta facendo veramente qualcosa di… Grosso. Certo, il Frosinone in B con patron Stirpe fa sempre campionati competitivi. Ma nessuno si aspettava che potesse mettersi alle spalle tutte le squadre, in una annata dove la concorrenza per la A si annunciava micidiale e con ben altre società che partivano in pole position. Anche perché le premesse non sembravano ottimali, la scorsa stagione non s’era chiusa benissimo per il Frosinone con Grosso in panchina: il piazzamento ai playoff era sfumato all’ultima giornata, scalzato dall’8° posto da un Perugia che appariva sulla carta inferiore. Ma da quella delusione, tutta la piazza ha saputo ripartire più forte. E qui entra in gioco il lavoro, davvero notevole, di chi guida il Frosinone. La squadra in estate è stata rifondata da zero, ogni volta nell’undici di partenza Grosso schiera non più di due, massimo tre elementi della passata annata. Eppure, fin dall’estate la squadra gioca a memoria, producendo non solo punti ma anche il miglior calcio della B, con la difesa meno battuta del campionato, al passivo solo 11 gol, tanti come le volte che il Frosinone non ha incassato reti (altro primato del campionato). Il modulo di riferimento resta il 4-3-3 ma Grosso si concede spesso divagazioni, non solo a partita in corso. E i suoi cambi sono i più decisivi del campionato, anche così si va in testa alla B, peraltro senza neanche godere di un rigore a favore. Inoltre, a differenza delle altre concorrenti che prevalentemente si affidano a un consolidato undici di base, Grosso sfrutta al meglio l’ampia rosa che gli ha messo a disposizione Angelozzi, autore di un mercato poco strombazzato ma di fatto perfetto. Un fattore che in primavera potrebbe rivelarsi determinante: le dirette concorrenti potrebbero arrivarci con i titolari più stanchi di quelli del Frosinone che al dunque della stagione dovrebbe avere una migliore condizione fisica dei singoli. Resta il fatto che Grosso è salito di livello, sia nelle idee tattiche che nella gestione del gruppo. Fino allo scorso giugno, non godeva di buona stampa, si sottolineavano i tre esoneri di fila patiti prima di sbarcare a marzo 2021 a Frosinone. La differenza, probabilmente, l’ha fatta anche il rapporto strettissimo che intercorre fra Grosso e Angelozzi: si conoscono da oltre 20 anni, l’attuale dg dei ciociari lo lanciò da giocatore, pescandolo nei dilettanti, verso quella carriera che ha fatto la fortuna dell’Italia. Quasi due anni fa, quando Angelozzi si trovò a dover sostituire Nesta sulla panchina del Frosinone, logico che pensasse a lui. La società l’ha saputo tutelare al meglio, dandogli il tempo di crescere come allenatore, facendogli avere sempre le condizioni ideali per lavorare. E così, il 2023 si annuncia, sia per Frosinone che per Grosso, come l’anno del raccolto. Per entrambi, la A, non dev’essere un tabù. E il Grosso attuale si merita un’altra chance nella massima serie, dopo avervi debuttato da allenatore nel Brescia, quando rilevò per poche giornate Corini, ma Cellino, come suo costume, lo scaricò presto. Stavolta potrebbe essere tutta un’altra storia per lui, con o senza il Frosinone. LEGGI TUTTO

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    Serie B, il Genoa riabbraccia Criscito: il comunicato ufficiale

    GENOVA – Adesso è arrivata anche l’ufficialità. Domenico Criscito è tornato a vestire la maglia del Genoa. Il difensore 35enne, reduce dall’esperienza canadese con il Toronto in Major League Soccer, si appresta a vivere la sua quinta avventura con il Grifone. Ecco il comunicato ufficiale pubblicato sui canali social del club rossoblù: “La Società comunica che dal 2 gennaio 2023 Domenico Criscito tornerà a vestire la maglia del Genoa”.  LEGGI TUTTO

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    Genoa, si va avanti con Gilardino fino al termine della stagione

    GENOVA – Con dieci punti in 4 giornate, grazie a tre vittorie comprese quelle contro la capolista Frosinone e con il Bari ieri sera al San Nicola, Alberto Gilardino si è preso il Genoa e non ha nessuna intenzione di lasciarlo andare. L’ex attaccante già campione del mondo nel 2006 e promosso dalla primavera del Genoa alla prima squadra per sostituire l’esonerato Blessin il 6 dicembre scorso, guiderà i rossoblù sino a fine campionato. Al momento della promozione infatti il suo ruolo era stato definito “ad interim” con la dirigenza che voleva valutarlo nelle quattro gare rimanenti sino alla sosta natalizia. Sfide che hanno visto la sua squadra battere il Sudtirol, pareggiare ad Ascoli quindi sconfiggere consecutivamente Frosinone, in casa, e Bari ieri sera in trasferta. Successi che hanno dissipato ogni dubbio non solo per le prestazioni ma per come sono state gestite le partite: dalle scelte iniziali ai cambi a gara in corso, fattore che aveva portato spesso critiche all’ex allenatore Blessin “reo” di non saper leggere le partite in corsa. Gilardino ha invece convinto tutti, dai dirigenti ai tifosi, sino agli stessi giocatori che lo hanno sempre seguito nelle indicazioni tattiche con prestazioni che in quattro partite oltre ai 10 punti hanno portato il Genoa a segnare 5 gol subendone solo 1. Alla ripresa degli allenamenti, prevista per il 3 gennaio, ci sarà dunque ancora Alberto Gilardino che va così a completare il ristretto gruppo di tecnici “mondiali” presenti nelle rispettive panchine in serie B in questo campionato: Grosso a Frosinone, Inzaghi a Reggio Calabria, Cannavaro a Benevento e De Rossi a Ferrara con la SpalIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Serie B, il Boxing Day riscuote enorme successo: pubblico e ascolti da record

    TORINO – Boxing Day da record per la Serie BKT non solo per il pubblico negli stadi. Come infatti comunicato da Sky, uno dei broadcaster ufficiali della Lega B, le partite della 19/a giornata di B hanno ottenuto il primato stagionale di audience televisivo con 622 mila spettatori medi cumulati, migliorando i vari record inanellati per la 15°, 16° e 17° giornata. In particolare il posticipo Bari-Genoa è stato visto nel complesso da 176 mila spettatori medi e 624 mila spettatori unici, diventando la partita più vista della stagione, insieme a Genoa-Cagliari dello scorso ottobre. Nel pomeriggio, invece, Diretta Gol Serie B delle ore 15 ha raccolto 122 mila spettatori medi, con 433 mila contatti unici.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO