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    Il Pisa di D'Angelo, pazzesca risalita

    TORINO – La classifica non inganni: il Pisa è vivo e vegeto, solo per sbaglio occupa l’11ª posizione, è ancora un retaggio del pessimo avvio di stagione quando, sotto la gestione di Rolando Maran, i nerazzurri misero insieme solo quei 2 punti in 6 partite che si stanno ancora scontando. Poi, dal ritorno a furor di popolo del timoniere Luca D’Angelo, è tutta un’altra storia: il Pisa non ha più perso, ha rimontato 9 posizioni, e con la sua guida viaggia a una media punti da alta quota, 1.85 a gara. Ciò vuol dire che, mantenendo questo passo, il Pisa chiuderebbe il campionato facendo altri 46 punti abbondanti. Che sommati ai 15 attuali, varrebbero, con ogni probabilità, il raggiungimento dei playoff. E a questo tutta la piazza guarda, anche se la classifica dice che i toscani sono soltanto un punto sopra alla zona playout e a -5 da quella playoff. Ma l’importante è aver scacciato i fantasmi d’inizio stagione quando si temeva che l’annata potesse essere compromessa, dopo un avvio di campionato che metteva i brividi. In realtà, i valori nella squadra nerazzurra ci sono tutti, si doveva solo trovare qualcuno che fosse capace di tirarli fuori. Tant’è che ora suonano sballati certi giudizi espressi quando le cose non giravano al meglio, coi quali si stroncava un mercato estivo che invece ha portato a Pisa elementi che possono fare la differenza. Due nomi su tutti: l’attaccante Ettore Gliozzi, 27 anni, già 5 gol (e un assist) in stagione, giunto l’ultimo giorno di mercato da un Como che forse ora lo sta rimpiangendo. Gliozzi, già coi lariani, aveva buoni numeri nella passata stagione, nonostante partisse alle spalle di Cerri e La Gumina, ma si poteva intuire che fosse in rampa di lancio, che avesse concluso il suo praticantato in B e fosse pronto alla consacrazione. Bravo il Pisa che ha creduto in lui e ora può farne una punta di primo piano in B. Ma l’elemento che più sta incantando negli ultimi tempi è il trequartista rumeno Olimpiu Morutan, 23 anni, giunto dal Galatasaray, 4 gol e 3 assist finora. Con D’Angelo, gioca prevalentemente da ala destra con libertà d’inventare perché coi piedi fa quello che vuole: da vedere e rivedere i 2 gol che ha segnato nel 3-1 al Cosenza, due turni fa. Poi è andato a segno anche sabato scorso nell’1-1 di Cagliari, è il suo momento insomma, tanto da far maledire la sosta perché in questo momento il ragazzo è l’uomo in più di D’Angelo, per tecnica e inventiva forse il giocatore più dotato della B. Ma tutto il mercato estivo del Pisa va rivisto al rialzo. La difesa è il reparto che è stato più ritoccato: Calabresi e Barba hanno pochi eguali in B, Canestrelli è in crescita, il rumeno Rus ha superato le difficoltà iniziali, il giovane Esteves è un potenziale talento finora frenato da problemi fisici che gli hanno levato continuità, Jureskin avrebbe doti non comuni. Aggiungiamo poi, a centrocampo, il ritorno ad alti livelli di Touré e in avanti un Torregrossa galvanizzato dalla convocazione per il Venezuela che l’ha trasformato in un oriundo alla Lapadula e si sa quanto abbia giovato alla carriera del bomber del Cagliari essere diventato una star del Perù, tant’è che Torregrossa ha bagnato il suo esordio coi venezuelani segnando subito. E non dimentichiamoci di quella bella ala sinistra che è Matteo Tramoni, 22 anni, investimento importante prelevato dal Cagliari, assai rimpianto a Brescia, dove nella passata stagione aveva iniziato a mostrare il suo talento. Insomma, occhio al Pisa, che alla ripresa di sabato 26 avrà un bell’esame ospitando quella Ternana che, dopo essere andata in testa da sola, non ha più vinto ed è reduce da tre 0-0 di fila. Certo, un anno fa, il Pisa lottava per la A diretta ma dopo il calo nella seconda parte della stagione, perdeva la A nella beffarda finale playoff col Monza. Quella delusione partorì l’improvvido allontanamento di D’Angelo a giugno. Ma anche un mercato importante e di prospettiva, che richiedeva e richiede ancora pazienza. Se ne riparla a fine stagione, per vedere dove il Pisa saprà arrivare. LEGGI TUTTO

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    Bari, Frattali e Polverino biancorossi fino al 2024

    BARI – Giornata di rinnovi in casa Bari per i portieri Frattali e Polverino. Lo ha comunicato il club biancorosso con una nota sui propri canali societari.
    La nota del Bari
    “SSC Bari rende noto di aver trovato l’accordo per il prolungamento, fino al giugno 2024, dei rapporti che legano i portieri Pierluigi Frattali ed Emanuele Polverino alla Società di via Torrebella. Il nostro ‘Gigi’, al quarto anno in biancorosso ed ormai prossimo alle 100 presenze con i ‘galletti’, è stato uno dei protagonisti assoluti della cavalcata vincente della passata stagione, un vero e proprio muro vivente su cui si sono infrante spesso le speranze di rimonta delle dirette concorrenti. Emanuele Polverino, detto il ‘cinese’, è invece stato una delle più piacevoli sorprese della scorsa stagione subentrando in un momento tanto delicato quanto decisivo del torneo; parate determinanti, un solo gol preso nelle 7 gare giocate, è di certo stato uno dei fattori determinanti per la vittoria finale. Grazie ragazzi, andiamo avanti insieme!”.
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    Incredibile a Brescia, il CdA chiede il ritorno di Cellino!

    BRESCIA – Si è riunito oggi il consiglio di amministrazione del Brescia, all’indomani delle dimissioni di Massimo Cellino dalla carica di presidente delle Rondinelle. Nel corso della riunione, a quanto si apprende da una nota apparsa sul sito ufficiale del Brescia, “Tutti i consiglieri presenti all’unanimità hanno poi ritenuto opportuno richiedere al Dott. Massimo Cellino la disponibilità ad essere nuovamente nominato nella carica e hanno all’uopo conferito mandato al dott. Stefano Midolo e al dott. Luigi Micheli. Il consiglio di amministrazione si riunirà nuovamente il 29.11.2022”. LEGGI TUTTO

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    Genoa, cosa c'è che non va

    TORINO – Quest’estate non c’erano dubbi: il Genoa appariva per tutti, tifosi e addetti ai lavori, come la prima favorita per la promozione in A. Dopo 13 giornate però, si trova a -7 dalla capolista Frosinone e a -2 dalla Reggina .Situazione non ancora compromessa, tuttavia, anzi, ancora risolvibile, nonostante lo scoramento degli ultimi tempi. Perché tante cose non vanno, la squadra non sta esprimendo tutto il suo enorme potenziale, appena intravisto prima della crisi delle ultime tre uscite. La sconfitta in casa della Reggina di due turni fa, ha fatto finire la luna di miele fra la piazza e il tecnico tedesco Alexander Blessin. Quando si retrocede, il primo che si cambia è sempre l’allenatore. Non al Genoa, sceso in B non per i demeriti di Blessin che, arrivato a gennaio a Genova, aveva dato un’identità alla squadra e una media punti che, fosse arrivato prima, avrebbe permesso ai rossoblù di restare in A. Dunque a giugno, quando si decise per la conferma, quasi nessuno esprimeva perplessità su herr Blessin che all’epoca godeva di un certo consenso. La proprietà dei 777 Partners gli ha fornito una rosa col chiaro intento di dominare la B e magari entusiasmare anche, con diversi elementi che erano giunti già a gennaio in A che nella seconda serie avrebbero dovuto fare la differenza. Questo dominio non s’è (quasi) mai visto. Certo, soprattutto in trasferta, il Genoa era un rullo compressore. Ma, a parte lo 0-2 in casa Spal, vinceva sempre di misura e senza mai particolarmente entusiasmare. Insomma, i problemi c’erano anche prima del ko di Reggio Calabria, solo che l’ottima classifica li teneva nascosti come la cenere sotto il tappeto. Per dire, la brillantezza vista con Blessin in certe partite di A della passata stagione, anche contro le più grandi squadre d’Italia, in B spesso non è pervenuta. A livello tattico poi, Blessin non ha ancora trovato il miglior utilizzo possibile del bomber Coda, capocannoniere delle ultime due edizioni della B, con 42 gol totali: è vero, è a quota 6 reti, ma solo 2 su azione, gli altri sono rigori trasformati. Nelle ultime 3 uscite, in cui il Genoa ha raccolto 2 punti (e continua a deludere a Marassi dove ne ha fatti appena 8 e ha vinto una sola volta), la squadra ha anche perso quella quadratura d’inizio stagione che in qualche modo faceva la differenza: ora i reparti sono allungati, c’è meno corsa, poche idee e confuse, scarsa la verticalità, il gioco sulle fasce latita e i cambi spesso fanno discutere. Dopo l’1-1 interno col Como di domenica scorsa, Blessin si è arrampicato sugli specchi per spiegare il momento no. Intanto ha precisato che per lui il Genoa non è la squadra più forte della B (“io non l’ho mai detto”, ha dichiarato), uscita che è parsa come una mancata assunzione delle proprie responsabilità: chiunque segua un minimo la B, da mesi sostiene il contrario. Poi, ha lasciato assai perplessi il suo rimpianto per l’assenza di Ekuban, vittima di un brutto infortunio. Ma si parla di un attaccante che, in un anno a Genova, ha segnato un gol in A e uno in B. “Meritiamo di più”, era il coro salito dal Ferraris dopo la deludente partita col Como (che fuori casa prima aveva raccolto un solo punto), un coro che appare come la sintesi migliore del momento. Certo, qualche responsabilità andrebbe ascritta anche alla società. Lo slogan coniato per la B, “only one year”, solo un anno di seconda serie, sta rivelandosi un pesante fardello. Prima di partorirlo, non guastava andare a rivedere gli storici problemi che hanno le retrocesse dalla A. Un anno fa, il Parma era considerato esattamente come il Genoa di questa stagione e nella passata annata a loro è andata malissimo. Per ritrovare una retrocessa capace di risalire l’anno dopo in A, bisogna tornare al 2018, quando riuscì all’Empoli, che svoltò quando fece subentrare Andreazzoli, la cui ombra ora si proietta su Blessin. Insomma la corazzata Genoa, nonostante l’entusiasmo unico offerto da una tifoseria speciale, finora non è riuscita a calarsi al meglio in quella realtà durissima che è la B. Perché non si torna in A per diritto divino ma spremendosi al massimo in ogni partita. E, infine, si sta rivelando un errore aver ceduto in estate Caso al Frosinone, come Tuttosport, in solitudine, scrisse al momento della cessione. Nel Genoa attuale, nessuno inventa qualcosa, salta l’uomo, dà uno strappo. I ciociari invece, hanno costruito il loro primato il classifica anche grazie al genio di Caso che dopo essere esploso la scorsa stagione a Cosenza meritava più considerazione da parte del Genoa, visto che aveva anche fatto uno stage in azzurro con Mancini. Bastava tenerselo, schierarlo a supporto di Coda assieme a Gudmundsson (la miglior versione dell’islandese, non quella delle ultime uscite), uno a sinistra e l’altro a destra, e con ogni probabilità era tutta un’altra storia. Chissà, con lui in rossoblù, forse Frosinone e Genoa si sarebbero scambiate l’attuale posizione in classifica. LEGGI TUTTO

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    Frosinone, un Grosso capolavoro

    TORINO – Per anni, di lui s’è detto: allena e trova panchine per il suo passato da giocatore, perché ci ha fatto vincere il Mondiale 2006. Ma da tre mesi, non si può più insinuarlo. Perché Fabio Grosso, l’allenatore del Frosinone capolista della B, a +5 sulla Reggina e a +7 sul Genoa, sta facendo un lavoro egregio, anzi enorme, forse senza precedenti: trovatelo un allenatore che si ritrova una squadra quasi rifatta da zero, dove al massimo partono titolari 2-3 giocatori della passata stagione, capace di comandare così la categoria. Altro che i problemi di amalgama che andrebbero messi in preventivo sempre, dopo una rifondazione simile. Niente, fin dalle amichevoli estive, il Frosinone gioca a memoria, come se stesse insieme da anni. E il modulo? Praticamente Grosso finora ha utilizzato tutti gli schieramenti possibili, privilegiando 4-3-3 e 4-2-3-1, ma utilizzando, anche a gara in corso, la difesa a tre, iniziando talvolta le partite col rombo.Iinsomma, un calcio eclettico che dona imprevedibilità in più e che spiega quel primo posto ottenuto con 10 vittorie su 13 uscite (e zero pareggi). Perché il Frosinone se la gioca sempre, o vince o perde, non specula mai per il punticino e nei tre casi in cui è stato sconfitto (da Benevento, Cittadella e Parma), ci sarebbe molto da ridire sul modo in cui sono maturati i ko, di fatto finora nessuno ha messo sotto il Frosinone che ha il record stagionale della B di partite chiuse senza subire gol, 8. Insomma, l’eroe del Mondiale 2006, salito in testa grazie a sei vittorie di fila, è a una svolta della carriera. Sono solo un ricordo i tre esoneri di fila raccolti (con Verona, Brescia e Sion) prima di ripartire dalla Ciociaria nel marzo 2021. Certo, il dg Angelozzi gli ha fatto un fior di mercato, niente colpi ad effetto ma tanta sostanza, mixando al meglio giovani in rampa di lancio (Moro, Mulattieri, Kone, Ciervo, Borrelli, Turati), a elementi che in B fanno la differenza (Mazzitelli, Sampirisi, Frabotta, Insigne, Ravanelli), guidati in campo dall’eterno gladiatore Lucioni (in difesa non poteva esserci miglior sostituto di Gatti, ben venduto alla Juve), con in avanti il folletto Caso (frettolosamente liquidato dal Genoa) a inventare, donando l’imprevedibilità di quello che è già un piccolo fenomeno. Sempre difficile azzeccare il modulo e con quale undici Grosso inizierà la partita perché è molto bravo anche nella gestione del gruppo: c’è spazio per tutti e spesso chi subentra diventa più decisivo di chi inizia la gara, i suoi sono i cambi più decisivi della B. Sì, Grosso va tenuto d’occhio: dovesse riportare il Frosinone in A, cosa che nessuno a inizio stagione gli aveva chiesto, diventerà un allenatoe spendibile anche per piazze di prima fascia. Ma prima, serviranno ulteriori conferme dal campo. Nelle sei partite che restano alla fine del girone d’andata che si chiuderà a Santo Stefano, il suo Frosinone affronterà soltanto squadre della parte sinistra della classifica (a parte il Pisa, che però, da quando è tornato D’Angelo, ha una media punti da big). Si parte domenica 27 con l’arrivo allo Stirpe del Cagliari, la corazzata d’inizio stagione che fa acqua da tutte le parti, distanziata di 13 punti (e attenzione che in casa il Frosinone ha sempre vinto e non ha ancora subito un gol, Grosso ha la miglior difesa della B, 7 reti al passivo). Quindi, domenica 4 dicembre, ciociari di scena al Druso di Bolzano, in casa del sorprendente Sudtirol. L’8 dicembre altra trasferta, si fa visita alla Reggina: come ci giungeranno all’appuntamento le attuali prime due della classe? Domenica 11 arriva il Pisa, ancora imbattuto dal ritorno di D’Angelo in panchina. Il 18 dicembre, serata di gala a Marassi, in casa di un Genoa che chissà se per quella data avrà risolto i suoi problemi. E il 26 dicembre si chiude l’andata ricevendo la tosta Ternana che però ha perso brillantezza negli ultimi turni (tre 0-0 di fila). Se il Frosinone di Grosso si conferma su alti livelli anche dopo un tour de force simile, nel 2023 ne vedremo delle belle, per lui e per i suoi ragazzi. LEGGI TUTTO

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    Fenomeno Sudtirol: sarebbe da A

    TORINO – E pensare che, in estate, i soliti giudizi frettolosi predicevano per il Sudtirol un immediato ritorno in Serie C. La prima stagione in B della storia degli altoatesini era stata segnata in estate dalla separazione da Lamberto Zauli che a giugno aveva lasciato l’Under 23 della Juve per misurarsi con la scommessa Sudtirol. Ma il 9 agosto rescindeva il contratto poco prima dell’inizio del campionato, dopo l’eliminazione nel preliminare di Coppa Italia, ad opera della FeralpiSalò, un 1-3 dopo il quale si iniziavano a puntare i fucili sul Sudtirol. Seguiva un inizio di campionato che dava ancora più fiato ai pessimisti. Tre uscite con Leandro Greco (già vice di Ivan Javorcic nella stagione precedente della promozione dalla C), e tre ko nelle sfide di campionato ad agosto. Nel frattempo la società non stava a guardare e iniziava un lungo corteggiamento a Pier Paolo Bisoli, individuato fin da subito come l’uomo giusto per la svolta. Ma Bisoli i primi tempi nicchiava, forse sperava in qualche piazza più blasonata, reduce com’era dalla bella salvezza ottenuta a maggio ai playout con un Cosenza dato da tutti per spacciato. Finché il 29 agosto firma per il Sudtirol e da allora è tutta un’altra storia, per lui e per il club. Sotto la sua guida, il rospo Sudtirol si fa principe e diventa la più bella rivelazione della B. Con lui in panchina, gli altoatesini viaggiano a una media da Serie A diretta: zero sconfitte, 2 punti spaccati a partita, giacché ne hanno fatti 20 in 10 gare, sbarcando in zona playoff, oggi occupano l’ultimo posto disponibile, l’ottavo. Morale, con un passo simile, se ci fosse stato Bisoli fin dalla prima giornata, il Sudtirol sarebbe a quota 26, cioè davanti alla Reggina seconda e a -4 dalla capolista Frosinone, cioé in zona A diretta. Come è stato possibile tutto ciò? Intanto, il Sudtirol non va descritto come una cenerentola alla scoperta della B ma come un club solido che preparava da anni l’ascesa al calcio italiano con programmazione e strutture d’avanguardia, compreso, col finanziamento della Provincia autonoma di Bolzano e del Comune, l’aver trovato rinnovato, giusto in tempo per la B, la bomboniera della stadio Druso, un gioiellino che da due mesi e mezzo vive partite entusiasmanti. Un cammino che ha cambiato anche il modo di predicare calcio di Bisoli. Fino alla scorsa stagione, era considerato il classico tecnico italianista, difesa arcigna e contropiede. Ora no, il suo Sudtirol, senza rinunciare ai principi del suo calcio di temperamento, va in campo per giocarsela a viso aperto con tutti. Prendiamo, ad esempio, l’ottimo 2-2 conquistato sabato scorso dagli altoatesini nella cattedrale del San Nicola di Bari. Con un 4-4-2 dinamico e sbarazzino, i ragazzi di Bisoli si sono portati sullo 0-2, grazie ai gol del centrocampista Fabian Tait (il capitano, altoatesino di Salorno, nel giorno della sua 300ª presenza in biancorosso) e il raddoppio di Raphael Odogwu, il centravanti nato a Verona da padre nigeriano e madre italiana, al suo 5° centro in B, niente male per un attaccante prelevato nel 2020 in C dalla Virtus Verona e giunto solo a 31 anni in B, senza mai grandi numeri da realizzatore, doti che sta scoprendo solo ora con Bisoli. Ma vere stelle non ci sono, conta la forza del gruppo, che deve restare affamato fino alla fine della stagione anche se l’obiettivo ufficialmente resta una salvezza il più possibile tranquilla. Ma almeno altri tre nomi vanno citati: il mediano Hans Nicolussi Caviglia, 22 anni, valdostano che si sta consacrando in Sud Tirolo, in prestito dalla Juve, autore del gol meraviglioso con cui gli altoatesini al Druso hanno sconfitto la corazzata Parma. La seconda punta Matteo Rover, 23 anni, un passato nei vivai di Juve e Inter, al Sudtirol dal 2019, già autore di 3 reti. Il difensore Giovanni Zaro, 28 anni, in Alto Adige dal 2021, ottimo debuttante in B (già 2 reti). LEGGI TUTTO

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    Brescia, ufficiale: il presidente Cellino si è dimesso

    BRESCIA – La vittoria in casa Brescia manca da tempo, ma ovviamente questo non è il primo dei problemi. Bensì uno ben più grande si è concretizzato nella giornata odierna. La notizia era nell’aria, lo aveva accennato nell’ultimo Cda e puntualmente lo ha fatto. Massimo Cellino si è dimesso da presidente del Brescia. L’ufficialità è arrivata dai canali ufficiali del club lombardo.
    La nota del Brescia
    “Con la presente rassegno con effetto immediato le mie dimissioni da Presidente della Società e da componente del Consiglio di Amministrazione, dimissioni peraltro già annunciate e temporaneamente sospese nel c.d.a. del 24 ottobre 2022. Le ragioni della decisione, che ho assunto dopo un profondo travaglio interiore sono sia di carattere personale che legate alla preoccupazione di garantire la più efficiente gestione della Società in modo che possa conseguire i migliori risultati sportivi. Sul piano personale, il procedimento penale, che mi vede coinvolto e che dura ormai da ben due anni, nell’ambito del quale è stato emesso il provvedimento di sequestro che coinvolge di fatto il Brescia Calcio, ha ormai logorato la mia serenità, necessaria ai fini della gestione di un’impresa complessa quale è una squadra di calcio. Per quello che concerne, poi, gli interessi di squadra, alla difficoltà sul piano personale cui ho sopra accennato si deve aggiungere che l’esistenza del sequestro introduce una serie di vincoli che mal di conciliano con la flessibilità e la speditezza di decisioni che una gestione efficiente di una società di calcio richiede. Del resto, sono certo che la squadra sia più forte di quanto si pensi e i risultati non raggiunti ultimamente sono figli del mio stato d’animo che si riflette sulla squadra e non lo dico da tifoso, ma per la mia pluriennale esperienza nel calcio. Sono convinto che con le mie dimissioni la Società sarà in condizione di individuare, d’intesa con gli organi giudiziari, una persona che, con più serenità, potrà portare il Brescia Calcio a quei risultati che la passione dei tifosi merita. È per questo che aggiungo alle mie dimissioni l’augurio, che formulo con tutto il cuore, dei migliori successi sportivi. Ringrazio i componenti del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale per la preziosa collaborazione resa in questi anni. Ringrazio tutti i dipendenti, lo staff tecnico ed i componenti della squadra per la passione con cui si sono sempre impegnati. Infine un ringraziamento particolare ai tifosi, il cui sostegno alla squadra non è mai venuto meno. Ringrazio anche il custode giudiziario per la disponibilità dimostrata”.

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    Serie B, Cerri replica a Coda: Genoa-Como finisce 1-1

    GENOVA – La tredicesima giornata di Serie B si chiude con il pareggio del Ferraris tra Genoa e Como (1-1). Il Grifone rompe l’equilibrio nel primo tempo con il rigore realizzato da bomber Coda. Nel secondo tempo Cerri mette il sigillo sul pareggio. I rossoblù di Blessin perdono la seconda posizione in classifica, superati dalla Reggina avanti di due punti (25 a 23). Il Como di Longo conquista un punto importante e respira.
    Classifica Serie B
    Primo tempo: il solito Coda porta avanti il Genoa
    Al 3′ Como subito in gol con Cerri, ma il Var annulla per un fallo dell’attaccante sul genoano Bani. Al 6′ il Genoa va in gol con Coda, ma la rete viene annullata, questa volta dall’arbitro per fuorigioco. Al 14′ l’episodio che sblocca il match: Cagnano e Portanova vengono a contatto cercando di intercettare un pallone, con il terzino comasco che colpisce il piede di Portanova. L’arbitro non ha dubbi e decreta la massima punizione per il Genoa. Dal dischetto Coda non perdona e fa 1-0. Il Como non reagisce e fatica a trovare gli spazi giusti, il Grifone mette invece paura con i colpi di testa di Strootman respinto da Ghidotti e quello successivo di Dragusin. Al 41′ però la squadra di Longo costruisce una clamorosa occasione: gran palla centrale in area di Vignali per Cerri, che si libera della marcatura e calcia da pochi metri: tiro centrale, Semper si oppone, poi al 46′ Coda sfiora il raddoppio con un colpo di testa che sbatte contro la traversa. Il primo tempo termina 1-0.
    Secondo tempo: il Como pareggia con Cerri, al Ferraris è 1-1
    Ad inizio ripresa subito forze fresche in campo per entrambe le squadra. In casa Genoa entrano Yeboah ed Hefti al posto di Aramu e Badelj. Per il Como dentro Fabregas, esce Arrigoni. Il Como tenta di buttarsi in attacco ma la manovra degli uomini di Longo è confusa e non fluida. Dopo il quarto d’ora di gioco Blessin effettua altri due cambi: fuori Gudmundsson e Coda, dentro Yalcin e Puscas. Al 19′ il sinistro di Cerri è strozzato, Semper non corre particolari pericoli. Il Como trova il gol del pareggio subito dopo: al 22′ Cagnano mette in mezzo per il colpo di testa vincente di Cerri che supera Semper: 1-1 al Ferraris. L’attaccante dei lariani viene ammonito da Massimi per eccesso di esultanza. Al 24′ il Genoa torna in vantaggio ma il gol di Dragusin viene annullato per posizione attiva di fuorigioco di Puscas: il difensore del Grifone aveva battuto Ghidotti dopo la parata di quest’ultimo sul colpo di testa di Bani. Al 34′ il tentativo sul primo palo di Yeboah trova la pronta parata di Ghidotti. Tre minuti dopo prodigioso intervento di Cagnano che ferma Yeboah pronto a calciare. Al 41′ il destro al volo di Fendrup trova la respinta involontaria del compagno di squadra Bani, nulla di fatto per il Grifone. Al 45′ pericoloso il Genoa con il tiro di Yeboah da dentro l’area, Ghidotti salva il risultato con una deviazione di spalla. Al quarto dei cinque minuti di recupero grande parata di Semper su Da Riva su cross di Cerri. 
    Genoa-Como: tabellino e statistiche
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