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    Cosenza, batti le avversità!

    TORINO – La cessione di Tutino alla Sampdoria. Il rischio di zavorrare il campionato con una penalizzazione di due punti. Una squadra profondamente rivoluzionata e affidata a Max Alvini, allenatore che arriva dal basso, di sicuro assai competente, ma reduce dai flop di Cremona e La Spezia. Sono ore difficili per il Cosenza e per la sua tifoseria unica. Partiamo dal rischio -2: il Cosenza è stato deferito con l’amministratore Roberta Anania per non aver pagato entro il 1° luglio ritenute Irpef e contributi Inps rispettivamente per i mesi di aprile e maggio, oltre al mancato pagamento (sempre al 1° luglio) dell’Irpef per le rate degli incentivi all’esodo di aprile. Ma siamo così sicuri che il Cosenza sarà penalizzato? Il club calabrese, nel comunicato di risposta al deferimento ha mostrato una certa sicurezza. Ecco il testo integrale: “La Società Cosenza Calcio, in merito alle notizie riguardanti il deferimento al Tribunale Federale Nazionale Sezione Disciplinare per le contestazioni mosse all’indirizzo della Società stessa e alla rappresentante pro tempore all’epoca dei fatti contestati, comunica che, dopo aver immediatamente provveduto al riassetto dei quadri societari, si è tempestivamente attivata per far fronte a quanto segnalato ed è fiduciosa di chiarire la propria posizione nelle sedi opportune”. Dunque, quantomeno, bisognerebbe andarci piano col considerare il Cosenza già a -2. E poi, al di là della dolorosa (ma inevitabile) partenza di Tutino (vice capocannoniere della scorsa B con 20 gol, solo 2 di meno del finlandese Pohjanpalo che però gioca nel Venezia promosso in A, non nel Cosenza che lottava per salvarsi), a guardare la possibile formazione dei silani, viene voglia di essere ottimisti. Perché ci sono diversi calciatori che sono sul punto di sbocciare e fare la differenza in B. Perché se Alvini trova subito la quadra giusta, potrebbe ripetere la favolosa stagione di Perugia, quando gli umbri, nel 2021/22, giunsero ai playoff e avrebbero potuto fare molta più strada se non fossero stati palesemente stoppati da decisioni arbitrali avverse. Ma vediamoli questi nuovi arrivati in rampa di lancio. In difesa, è arrivato il 22enne Christian Dalle Mura, scuola Fiorentina, già 65 presenze in B seppur quasi sempre da comprimario, passando però per Reggina, Cremonese, Pordenone, Spal e Ternana. Tra mediana e trequarti, due ragazzi che vanno davvero tenuti d’occhio: il greco Christos Kourfalidis, 21 anni, passato dalle giovanili del Cagliari, ha giocato per Foggia e Feralpisalò, in B ha raccolto 52 presenze con 4 gol e 5 assist; con lui, un’uomo chiave per Max Alvini, uno dei più decisivi ai tempi del “miracolo Perugia”: dagli umbri è arrivato l’ivoriano Christian Kouan, 24 anni, 107 presenze in B con 15 gol e 3 assist. Ma anche in avanti il Cosenza potrebbe aver pescato un jolly non da poco: il centravanti di gavetta Tommaso Fumagalli, 24 anni, cresciuto nella Giana Erminio di Gorgonzola, da gennaio al Como in B dove, nella sconfinata rosa lariana, non poteva trovare più di tanto spazio (5 apparizioni con 1 assist e 85’ giocati), la porta però la vede abbastanza bene e se con Alvini riesce a fare il salto di qualità chissà, a Cosenza se ne potrebbero ancora vedere delle belle. Senza dimenticarsi che, quasi ogni anno, la squadra di patron Guarascio viene data per sicura retrocessa o quasi. Ma, in un modo o nell’altro, di riffa o di raffa, è ininterrottamente in B dal 2018. LEGGI TUTTO

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    Berardi: se resta al Sassuolo dà lustro alla B

    TORINO – Appare piuttosto concreta la possibilità che Domenico Berardi possa giocare, almeno fino a gennaio, in Serie B. E sarebbe una gran notizia per tutto il movimento della cadetteria. Del resto, la seconda serie italiana fu la categoria dove Berardi, l’ala destra ma di piede sinistro, iniziò a mettersi in bella mostra, era l’anno dell’ascesa in A dei neroverdi emiliani (2012/13): mise a segno 11 reti e 6 assist in 37 partite, non aveva neanche 19 anni, ne ha festeggiati 30 l’altro ieri (buon compleanno). In quella stagione iniziava la consacrazione per quel ragazzo di Calabria, nato a Cariati, passato poi per le Under azzurre, fino all’esordio nell’Italia, era il 1° giugno 2018 (a Nizza, ko per 3-1 con la Francia), mettendo insieme finora 28 presenze e 8 reti. Certo, resta il sogno della Juve (non proprio contraccambiato…), e chissà che a gennaio possa trovare una nuova squadra, dopo aver utilizzato il girone d’andata della Serie B come “rodaggio” per ritrovare la forma dopo quel brutto infortunio capitatogli il 4 marzo scorso, rottura del tendine d’Achille con rientro previsto a metà ottobre. Berardi che però, resta la bandiera del Sassuolo. Gli esordi calcistici calabresi nel Bocchigliero e nel Castello, un duplice passaggio nelle giovanili della Juve, in mezzo un ritorno a casa nel Rossano. Sinché nel Sassuolo ha costruito la sua carriera (351 presenze con 133 gol), facendo la fortuna del club emiliano, pur orbitando sempre verso la Juve, solo nel luglio 2015 i neroverdi se lo sono aggiudicati definitivamente. Nel frattempo, nasceva la fama del Berardi “maudit”. Quello che al Milan segnava a caterve gol belli e storici. Quello che ai grandi club, Inter compresa, diceva sempre no. Quello su cui in azzurro non s’è mai veramente scommesso, un dato su tutti: passano quasi tre anni dalla prima convocazione (nel 2015, con Conte) all’esordio con l’Italia (con Mancini). E adesso, la prospettiva per lui di passarsi la prima parte della stagione in B. Certo, può essere sempre venduto, per transfermarkt vale una decina di milioni e chissà che non possa partire, pure vesro l’estero, già in questa sessione di mercato, di fronte a un’offerta irrinunciabile. Ma la possibilità di restare in B fino a gennaio non è affatto da escludersi, anzi. Poi a inizio 2025, a seconda dello stato di forma (per lo stesso infortunio, ma in forma più grave, Spinazzola ci ha messo due anni per tornare a livelli accettabili), si potrebbero tirare le somme. Per via dell’infortunio, Spalletti non l’ha ancora veramente testato e il vero Berarrdi in azzurro s’è visto solo a sprazzi, talvolta incantevoli. Però magari, un giorno diremo che grazie a mezza stagione in Serie B, Berardi è tornato ad essere quel ragazzo di Calabria che prima si divertiva come un matto ad affondare le corazzate del calcio facendo grande il Sassuolo di Giorgio Squinzi e della Mapei, come mai prima era accaduto, scrivendo le pagine più belle di una grande favola calcistica. Da gennaio invece, potrebbe essere tutta un’altra storia, sempre che Berardi non senta il dovere di riportare il Sassuolo in A e, magari, resti fino a giugno, conscio che, per una squadra retrocessa non è mai semplice ritornare subito in A (nella scorsa stagione le tre provenienti dalla massima serie non sono riuscite a riconquistarla). LEGGI TUTTO

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    Sta nascendo un Modena davvero niente male

    TORINO – Senza particolari clamori, sta nascendo un Modena che, quantomeno, andrà preso in seria considerazione. I canarini sono reduci da una stagione un po’ complicata, con due allenatori (Bianco e Bisoli) e una salvezza abbastanza sofferta, con una squadra, comunque, che alla fine ha raccolto quanto grossomodo valeva: 10° posto finale a 4 punti dalla zona playoff e altrettanti sopra quella playout. Stavolta però, potrebbe far sul serio, il Modena gestito dalla famiglia RivettI, imprenditori della moda che sognano un calcio sostenibile e una squadra più possibilmente tutta italiana. L’ultimo colpo però, parla straniero e potrebbe essere quello che farà la differenza nella prossima stagione. Dall’Ascoli è arrivato il portoghese Pedro Mendes, 24 anni, centravanti di rango, IN due stagioni nelle Marche ha mostrato numeri interessanti, soprattutto una spiccata personalità, ha perso gli ultimi mesi dell’annata appena passata per un infortunio ma dovrebbe essere integro. Col suo arrivo, dovrebbe essere risolto il problema offensivo che aveva il Modena nella passata stagione. Gli emiliani sono alla terza stagione di fila in Serie B. Nella prima, Attilio Tesser aveva portato a casa una salvezza dignitosa, senza mai correre rischi di retrocessione ma inciampando in qualche blackout di troppo che avevano messo in discussione la sua conduzione. Così, s’era deciso, con un po’ troppa sicumera, che era il caso di puntare sul sin troppo sponsorizzato Paolo Bianco, l’allenatore formatosi lavorando sia per Max Allegri che per Roberto De Zerbi. Doveva insomma realizzare, nel suo lancio da allenatore debuttante in B, la sintesi tra due modi opposti di intendere il calcio. Non è andata bene, di sicuro i Rivetti hanno aspettato troppo ad esonerare Bianco ma non può e non deve essere un limite considerare una conduzione societaria fallimentare se chi presiede non è abbastanza mangia-allenatori. Per fortuna che a poche giornate dalla fine, è stato pescato il jolly giusto. Quando la posizione in classifica del Modena si stava facendo sempre più preoccupante e lo spettro della C incombeva, i Rivetti sceglievano per la panchina un esperto nocchiero come Pierpaolo Bisoli che comunque andava verificato perché in autunno aveva subito un bruciante esonero a Bolzano, casa del Sudtirol, dove s’era chiusa la sua irresistibile ascesa che aveva portato gli altoatesini, nella precedente stagione, al debutto assoluto nella categoria, al 6° posto in campionato e alla semifinale playoff, col passaggio in finale mancato per un soffio. Risultati che pongono il Bisoli non più come quell’allenatore dalla fama – comunque immeritata – di catenacciaro ma come qualcuno che, calcisticamente, ha sempre qualcosa da dire. L’allenatore di Porretta Terme, a neanche 100 km da Modena, nelle ultime giornate ha dato la scossa giusta e la squadra ha trovato subito il giusto passo salvezza (ma se alla partita d’esordio Gagno nel finale non para impeccabilmente un rigore all’ascolano Nestorovski, forse il Modena non avrebbe mantenuto la categoria). Ma non c’è solo l’arrivo di Pedro Mendes che per ora fa gongolare la piazza. Il Modena della stagione che va iniziando, potrà schierare, in difesa, una coppia centrale di livello assoluto: Mattia Caldara, ex nazionale azzurro proveniente dal Milan che l’ha sin troppo snobbato, sino all’ultimo colpo, davvero promettente: il brasiliano Eric Botteghin, ex Feyenoord (ben sei stagioni con gli olandesi) e che proprio ad Ascoli, pure coi suoi gol quasi sempre determinanti, in questi anni aveva sempre tenuto a galla i marchigiani, l’unico dubbio su di lui potrebbe essere l’età non più verde, compie 37 anni il 31 agosto. Però il mercato in entrata del Modena potrebbe essere davvero eccezionale anche per nomi di un certo peso che al momento non ti aspetti. Completano la lista dei giocatori già arrivati, il portiere Fabrizio Bagheria, 22 anni, prelevato dalla Pro Sesto in C, che pare avere i mezzi necessari a fare la B; l’attaccante Thomas Alberti, 26 anni, bomber di gavetta, che in C e in D aveva numeri ottimi, in carriera ha già segnato 199 reti; l’attaccante italo-senegalese Ousmane Niang, 22 anni, in Italia dall’età di 7 anni, proveniente dalla Pro Vercelli, scuola Cremonese. Insomma, il Modena potrebbe essersi mosso per tempo. L’arrivo di Bisoli alla fine della scorsa stagione potrebbe aver dato ai canarini un allenatore di fatto ancora “nuovo” ma che ha avuto più tempo degli altri per plasmare il proprio gruppo: ciò potrebbe rivelarsi un vantaggio non da poco. LEGGI TUTTO

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    Mantova: con Mancuso si può sognare

    TORINO –  Riecco il Mantova in Serie B, categoria vissuta l’ultima volta nel 2010, quando i biancorossi, non solo retrocedettero in Lega Pro ma non poterono iscriversi alla Serie C di allora, in seguito a un crac societario. Fattaccio che il Mantova avrebbe rivissuto anche nel 2017, come se nell’ultimo trentennio i virgiliani fossero abbonati a un fallimento societario ogni decennio, visto che accadde anche nel 1994 con relativa ripartenza dai dilettanti. E pensare che solo un anno fa, il Mantova era di fatto nuovamente in Serie D. Al termine della stagione 2022/23, i biancorossi erano caduti nei dilettanti dopo un doloroso playout perso con l’AlbinoLeffe. Poi, la scorsa estate il fallimento del Pordenone, liberò un posto in Serie C, occasione che la nuova società lombarda ha saputo cogliere al meglio, col completo passaggio di quote da Setti (già proprietario del Verona) a Piccoli. Che ha iniziato a mettere le basi per la trionfale scorsa stagione – girone A della Serie C quasi dominato piuttosto a sorpresa – quando decise di scommettere a occhi chiusi su Davide Possanzini, a lungo collaboratore di De Zerbi, fu anche suo vice. Che però, un anno fa, quando veniva assunto dal Mantova, arrivava dalla brutta esperienza vissuta a Brescia, quando Cellino, in “trip” da esonero, lo cacciava dopo due giornate (in quell’inizio di 2023, in 6 giornate il Brescia vide avvicendarsi in panchina tre allenatori, ognuno, appunto, durato due giornate). Resta il fatto che nella scorsa stagione, vincendo con nettezza la Lega Pro, potrebbero essersi messe delle solide basi per fare bene – e magari anche qualcosa di più – pure in Serie B. Forse, nella scorsa annata, il Mantova, quando ha capito di essere la più forte, s’è concesso anche qualche caduta di troppo perché tanto “sentiva” di avere la promozione in tasca. Tutto questo perché la sera del 9 gennaio scorso, i virgiliani erano di scena a Padova, in casa della seconda in classifica. Era forse l’ultima occasione per riaprire il campionato da parte dei veneti, ma all’Euganeo il Mantova rodomonteggiò 0-5. Da qui dunque si riparte, da una squadra che ha enormi potenzialità e che forse ha voluto esprimerle solo quando era il caso di farlo. Il mercato del Mantova si è improvvisamente acceso quando pochi giorni fa, Piccoli ha fatto il primo colpo di livello. All’inizio erano arrivati due difensori: dal Como l’esperto Solini e dall’Ancona – fallito ed escluso dal professionismo – l’ermegente Cella., unitamente al portiere Federico Botti, proveniente dalla Lega Pro (Pro Sesto). Sinché il 12 luglio, a Mantova è sbarcato Leonardo Mancuso, bomber di categoria acquistato dal Monza. Trentaduenne, già salito in A con l’Empoli nel 2021, Mancuso è un giocatore che si sta ritrovando: in Brianza non gli è andata per niente bene, nella scorsa stagione ha dato segnali di risveglio al Palermo ma in un contesto in cui non era semplice ritrovarsi. Dunque, Mantova potrebbe essere per lui la piazza giusta per tornare ad essere quel calciatore che in coppia con La Mantia (e Moreo alle spalle), riportava l’Empoli in B nel 2021, trio che faceva caterve di gol. Oppure, ancora prima, il Mancuso che iniziava a diventare qualcuno quando otteneva la ribalta nel Pescara, passando da essere un’interessante ala sinistra a centravanti, perché aveva dimostrato, a suon di prestazioni più che convincenti, di meritarsi di giocare nel cuore dell’attacco abruzzese. Ecco, se a Mantova rivedremo quell’attaccante lì, chissà che ci sia modo di rivedere al “Martelli”, qualcosa che almeno somigli a quel che fu il “Piccolo Brasile” di Mondino Fabbri, cioè il Mantova che più fece storia, a cavallo fra Anni 50 e 60, giocando un calcio che incantava (un po’ come quello visto con Possanzini in C), arrivando in A partendo dalla quarta serie. LEGGI TUTTO

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    Portanova: dove eravamo rimasti?

    TORINO – Che ne sarà di Manolo Portanova, il fantasista 24enne che deve fare i conti con una turpe vicenda, reduce da una stagione più che buona alla Reggiana e che in B ha raccolto 48 presenze con 6 gol e 6 assist? Assai probabile che il Genoa lo rimandi in prestito ai granata emiliani, ormai un club satellite dei rossoblù, dove Portanova è tornato a essere a tutti gli effetti un calciatore di rango, dopo che la Corte d’Appello Federale ha “congelato” la sua situazione giudiziaria, che ne metteva in discussione il suo regolare utilizzo. Portanova, nel giugno 2021 era stato incriminato, assieme al fratello William, di violenza sessuale di gruppo e messo agli arresti domiciliari, in seguito alla denuncia di una ragazza che aveva raccontato di aver subìto un pesante stupro dopo una serata consumata nel centro storico di Firenze (al pronto soccorso, per le serie lesioni riportate, gli era stata repertata una prognosi di 40 giorni). Nel 2022 inizia la sua vicenda giudiziaria. Ottenuto il rito abbreviato, in primo grado patteggia una pena a sei anni di reclusione (e da pagare una provvisionale da 130mila euro). Una sentenza che sembra, all’inizio, precludergli il ritorno in campo. La tifoseria genoana non lo vuole più vedere coi colori rossoblù, si tenta allora di darlo in prestito al Bari. Ma anche in questo caso, i tifosi pugliesi bloccano la propria società che di fatto aveva quasi sottoscritto il prestito e fino a giugno 2023 Portanova resta ai margini. Nella scorsa sessione del mercato estivo, il figlio di Daniele Portanova – che fu un buon difensore, arrivato a giocare anche nel Napoli – pare possa sistemarsi all’estero, sembra la soluzione migliore per far dimenticare il fattaccio e farlo ripartire come se nulla fosse accaduto, due anni prima a Firenze. Invece spunta fuori la Reggiana, in ottimi rapporti col Genoa, che manda in granata diversi giocatori, perlopiù a maturare, a iniziare dall’emergente Marcandalli, difensore rientrato in rossoblù, di cui si parlerà molto la prossima stagione. A Reggio Emilia però, sulle prime la piazza si divide: una donna, a nome di altre, sui media locali annuncia di non voler più sottoscrivere l’abbonamento. Ma alla fine la differenza la fanno gli ultras della Reggiana che durante un’amichevole pre campionato espongono lo striscione che, di fatto, “darà la linea” anche al Collegio di Garanzia del Coni, in teoria l’ultimo grado di giudizio, la “Cassazione” dello sport. “Fino al terzo grado nessuno è condannato”, scrivono a chiare lettere gli ultras nello striscione. Da quel momento il vento cambia per Portanova che diventa uno dei pilastri della scorsa stagione della Reggiana appena tornata in B, in cui i granata, guidati da Alessandro Nesta – da pochi giorni passato alla panchina del Monza in A – ottengono una salvezza neanche troppo sofferta, anche e soprattutto grazie alle giocate di Manolo. Portanova chiude il 2023/24 con 39 presenze, 7 gol e 4 assist (Coppa Italia compresa), con tante partite giocate da trascinatore dei granata. Anche perché nel frattempo, nel gennaio scorso, il Collegio di Garanzia del Coni, chiamato a decidere sul futuro calcistico di Portanova, aveva respinto la richiesta di radiazione (e in subordine a 5 anni di squalifica), rinviando pilatescamente la causa alla Corte d’Appello Federale che il 13 marzo scorso congelava tutto. Come dire, a data da destinarsi, visto che il verdetto sul giocatore resterà in sospeso “fino alla formazione del giudicato in sede penale”, scrivono i giudici dell’Appello Figc. Dunque, visti i tempi della giustizia italiana ordinaria, considerato che mancano ancora due gradi di giudizio e i tanti espedienti che si possono adottare per allungare il brodo dell’iter giudiziario, Portanova quasi potrebbe arrivare ai 30 anni d’età, data sempre fatidica per un calciatore, dormendo sogni tranquilli sotto l’aspetto giudiziario. E dunque, se fra qualche giorno il Genoa e la Reggiana rinnoveranno il prestito del fantasista, i granata avranno ancora il giocatore che potrebbe fare la differenza, ma il mercato della Regia è ancora tutto da decifrare. Sono arrivati Meroni e Brekalo in difesa, Sersanti e Urso a centrocampo, oltre al portiere Motta (2005) dalla Primavera Juve. Però sono partiti tre giocatori fondamentali della scorsa stagione: oltre a Marcandalli (destinato a imporsi nel Genoa), mancheranno altri due giocatori emergenti come il terzino Pieragnolo (tornato al Sassuolo) e soprattutto il mediano Bianco, avviato a una bella carriera, rientrato alla Fiorentina. Dovesse mancare anche Portanova, non sarà semplice replicare la salvezza – quasi senza patemi – della scorsa annata. LEGGI TUTTO

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    Coda alla Samp. perché sì, perché no

    TORINO – Con l’approdo alla Samp di Massimo Coda, il re dei bomber di B, i blucerchiati potrebbero aver fatto uno scatto decisivo nella lotta per la promozione diretta in A. Il lavoro del ds Accardi, giunto a Genova dopo 8 anni di prezioso lavoro per l’Empoli di Corsi, inizia a portare quella consistenza nelle scelte che la passata annata era abbastanza mancata. Scelte importanti anche nelle mosse per alleggerire il pesante monte ingaggi che grava sulla società, appena trapiantatasi a Bogliasco, dove, notoriamente, splende sempre il sole: uno su tutti, aver sciolto il legame – onerosio – che legava la Sampdoria a Verre, da cui era lecito attendersi molto di più, anche se forse, nella passata stagione, chiusa all’8° posto e con l’eliminazione al turno preliminare dei playoff per opera del Palermo, Verre troppe volte è stato il facile capro espiatorio, quando le responsabilità sono sempre collettive. Comunque, alleggerendo il monte ingaggi, si sono messe le basi per permettersi l’ingaggio di Coda che in blucerchiato ha la possibilità, con una manciata di gol, di diventare il cannoniere  di tutti i tempi della Serie B (gli mancano solo 8 reti per raggiungere Schwoch a quota 135 gol). Certo, gli annetti sul groppone di Coda iniziano ad essere non pochi, compie 36 anni il 10 novembre e pur dovendo indossare i panni di guida della squadra, il suo impiego, inevitabilmente dovrà essere gestito, ma non dosato. Però è difficile che l’Hispanico, come lo chiamavano a Lecce (42 gol in due stagioni di B, 20+22), fallisca: con lui la doppia cifra in termini di gol è di fatto sempre garantita e non va dimenticato neanche il suo apporto da uomo assist (in carriera, in B ne ha fatti 45) che lo rendono un centravanti anomalo, capace di giocare anche per gli altri compagni e pure dietro a un’altra punta (interessante potrebbe essere verificare come si collocherebbe alle spalle di De Luca, sempre che l’attacante bolzanino non venga ceduto in A). Però il punto è un altro. Fino a pochi anni fa, a Genova, dove si gioca la stracittadina più accesa d’Italia ed è derby tutto l’anno, c’era una legge non scritta: era quasi vietato militare per le due squadre. Se accadeva, era meglio evitare il passaggio diretto, magari girando per altre piazze prima di approdare sull’altra sponda. E comunque, questo è quasi sempre avvenuto per giocatori non di primo piano. L’unico precedente paragonabile a questo, accadde nel 1996, quando il Genoa (in B) cedette l’Aeroplanino Vincenzo Montella – l’attuale ct della Turchia era stato prelevato dal Genoa di Spinelli dall’Empoli già di Corsi – in A alla Sampdoria di Enrico Mantovani. A Genova successe un quarantotto, quasi da moti di piazza: si arrivò a far esplodere una bomba carta all’ingresso del Genoa Point, allora nella bella e centrale Galleria Mazzini. Del resto lo stesso Coda, pur arrivando, a livello di cartellino, dal Genoa, la scorsa stagione ha fatto rivedere cose egregie in prestito alla Cremonese, dopo aver vissuto, proprio in rossoblù, la sua annata di B fra le meno felici, raggiungendo comunque quota 10 gol. Questo perché per Coda, proprio e solo col Grifone, l’amore non è mai veramente sbocciato. Beninteso, il contributo di Coda all ritorno in A del Genoa nel 2023, fu tutt’altro che trascurabile. Però a metà stagione quasi si consumò una frattura che lo portò a un passo dalla cessione anticipata a gennaio. Insomma, con il presidente Zangrillo, la holding 777 Partners e il dt Spoors, non filò tutto liscio, anche se mai il Genoa sarebbe tornato in A in “only one year”, se non avesse avuto Coda. Tuttavia, è significativa la sostanziale indifferenza con cui il popolo genoano ha accolto l’approdo dell’HIspanico in blucerchiato. Cosa che potrebbe caricare ancora di più Coda. Purtroppo però, quest’anno il derby di Genova non si gioca. LEGGI TUTTO

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    Il Cosenza di Alvini: tutto da scoprire

    TORINO – Il Cosenza riparte da Massimiliano Alvini, non riuscendo, per ragioni economiche, a trovare l’intesa per confermare in panchina William Viali, passato alla Reggiana a sostituire Alessandro Nesta, salito in A al Monza. Incuriosisce rivedere in panchina un allenatore come Alvini che viene dal basso, che sa che cos’è la gavetta, che è arrivato ad allenare in A (la Cremonese) ma che nelle sue ultime esperienze ha vissuto blackout difficili da spiegare: oltre a quello di Cremona, anche la successiva esperienza con lo Spezia è stato un flop non da poco. In entrambi i casi però, le attenuanti non mancavano. Quella Cremonese che era stata portata in A da Pecchia e che ereditava nel 2022, comunque giocava un buon calcio ma faticava a vincere. Lo Spezia con cui iniziò la scorsa stagione invece, era zavorrato dagli stessi big che avrebbero dovuto farlo volare, con poca voglia di misurarsi con la B, categoria che affrontavano al peggio delle loro possibilità. Dunque, forse ha fatto bene il Cosenza ad affidarsi ad Alvini, ripensando, magari, alla sua esperienza precedente, quella del Perugia 2021/22, squadra che seppe stupire tutti e che, senza discutibilissime decisioni arbitrali avverse, chissà dove sarebbe arrivato, ben oltre la qualificazione ai playoff, dai quali usciva al primo turno, a Brescia, ancora una volta per colpa di un arbitraggio contrario, come se si fosse deciso che quel Perugia più di tanto non dovesse ascendere. Però, per restare a quella squadra, che dovrebbe fare da modello anche per il Cosenza che verrà, con ogni probabilità, ad Alvini dovrà essere dato il tempo per seminare, perché in confronto al calcio più arioso di Viali, si dovrà passare a un football da combattimento: difesa a tre, mediana robusta, un trequartista (non sempre schierabile, dipenderà dall’avversario) a supporto di due punte di ruolo. Già, ma che squadra troverà Alvini? Molto, per non dire quasi tutto, ruota intorno alla più che probabile cessione di Tutino. Un anno fa, riportandolo a Cosenza, si fece un’operazione formidabile che ha dato la possibilità a un talento indiscutibile di esprimersi – finalmente – secondo le sue possibilità, andando oltre ogni più rosea aspettativa, tant’è che Tutino è stato vice capocannoniere della B con 20 reti, secondo solo al re Pohjanpalo. Una annata indimenticabile che ha portato tante attenzioni su di lui: finora, il suo nome viene associato a svariate squadre di B ma non si capisce perché Tutino non possa essere testato in quella Serie A che di fatto non conosce, avendola appena sfiorata nel lontano 2019 col Verona. Tutino che è stato riscattato a fine stagione dal Parma per 2.5 milioni e che, come minimo, andrebbe rivenduto per il doppio a una squadra di A ma è probabile che ci si debba accontentare di una cifra più ridotta che offrirà una squadra di B. Peccato, perché è dalla plusvalenza che si realizzerà che il Cosenza troverà i soldi per fare una squadra che possa almeno salvarsi senza troppi patemi. Per quel che riguarda il mercato, finora, si annota come si parli solo di rossoblù del Cosenza in uscita: oltre a Tutino, elementi come Voca e Marras, hanno le loro richieste. Però il primo colpo dei lupi silani, lascia ben sperare: è l’ivoriano Christian Kouan, 24 anni, che proprio con Alvini, nel Perugia, fece forse le cose migliori in carriera e che non meritava il dimenticatoio della C: può essere l’uomo in grado di spezzare le partite, giocando fra le linee sa essere come minimo ficcante. LEGGI TUTTO

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    Brescia, la A non è un’utopia

    TORINO – Attenzione, la prossima stagione potrebbe esserci anche il Brescia nella corsa per la A diretta. Da tempo Celino fa trapelare che la Leonessa potrebbe lottare per la promozione o, perlomeno, per un campionato d’alta quota, e, pur non disponendo di grandissime risorse, potrebbe essere in grado di allestire una squadra da quartieri alti della classifica, quantomeno. Del resto, il Brescia è reduce dalla sensazionale stagione vissuta con Rolando Maran in panchina che prima ha raddrizzato la baracca, cioè s’è messo alle spalle la situazione pesante che aveva ereditato da Daniele Gastaldello. Poi, con una irresistibile progressione, ha portato il Brescia all’8° posto, cioé in zona playoff, uscendo al turno preliminare, a Catanzaro, per altro a testa altissima: era un mese fa, i lombardi vincevano 1-2 fino al recupero, quando i calabresi, proprio con l’ex Brescia Donnarumma, acciuffavano il 2-2, portandoli quindi ai supplementari, dove i giallorossi alla fine dilagavano sul 4-2. Insomma, si parte da una base che non va sottovalutata, anche se la squadra della scorsa annata potrebbe essere andata oltre le proprie possibilità. Però è anche vero che nella stagione che va a cominciare proprio oggi, la lotta per la A diretta, potrebbe essere ristretta a poche squadre e potrebbe non esserci un vero padrone del campionato perché al momento non si trovano una o più squadre che possano essere nettamente superiori alle altre. Ma quale squadra sta prendendo corpo? Il primo colpo del Brescia è stato riscattare dal Frosinone il centravanti Gennaro Borrelli, 24 anni: chissà dove sarebbe potuto arrivare il Brescia dell’ultima stagione se non si fosse fatto male prima di arrivare allo sprint finale del campionato. In avanti, potrebbe tornare il centravanti Ernesto Torregrossa, reduce dalla parentesi pisana, non proprio felice per lui, ma neanche per la squadra, dunque c’è la possibilità che si possa vedere ancora, almeno a sprazzi, l’attaccante che fece la differenza nell’ultima promozione in A delle rondinelle, datata 2019 con Eugenio Corini in panchina. Però nelle ultime ore si sta valutando un altro centravanti, Leonardo Mancuso, sottoutilizzato dal Palermo, che potrebbe anche sopravanzare Torregrossa, per non parlare di Marco Olivieri, che la Juve sta cercando di piazzare in giro dopo un’annata anonima al Venezia, dove perlatro era chiuso da Pohjanpalo e Gytkjaer. Un altro nome interessante, ormai del Brescia, è l’esterno sinistro Niccolò Corrado, nella scorsa stagione fra Ternana e Modena, rendimento piuttosto deludente con entrambe. In verità, e bisognerebbe indagare perché. Ma di fatto si tratta di un giocatore su cui l’Inter aveva il diritto di ricompra, e tanto basta per definirne le potenzialità: entro giovedì si dovrebbe chiudere. Però, per tornare all’attacco, non va dimenticato che nel finale di stagione, Gabriele Moncini, per sostituire Borrelli, ha fatto cose enormi, non facendolo mai rimpiangere e riproponendosi, potenzialmente, sui livelli più alti della propria carriera, cioé quei sei mesi che disputò per il Cittadella, quando in coppia con Davide Diaw, pareva un notevole uomo d’area. Mettiamoci poi che, per un tozzo di pane, Cellino ha riscattato dalla Spal, il terzino destro Lorenzo Dickmann, che ha gamba e tecnica e che, in una squadra in lotta per la A diretta, potrebbe dire la sua. Col suo prezioso e consueto contributo a trebbiare la fascia e mettere palle in mezzo sempre pericolose, trovando talvolta anche la via del gol. Infine, tutto da scoprire il regista belga Matthias Werrath, proveniente dalla B belga, dal Willem II, che si è annunciato sui social come giocatore già del Brescia.  LEGGI TUTTO