VENEZIA
Gli arancioneroverdi di Vanoli avevano i mezzi per salire in A direttamente. Alla fine, hanno pagato due blackout difficili da spiegare: a Cosenza (sotto 3-0 dopo 21’) e quello più recente, in casa con la Reggiana, nella ripresa (2-0 all’intervallo, 2-3 il finale). Resta il fatto che i lagunari sono i più forti. Davanti, attenti a quei due: nessuno ha Pohjanpalo (capocannoniere con 22 gol) e Gytkjaer (11, ma nel 2022 fece faville nei playoff del Monza poi salito in A). In mezzo, gli statunitensi Busio e Tessmann sono fra i migliori interpreti della B, basta vedere le squadre di A che li inseguono. In difesa, Joronen (portiere internazionale) è ben protetto e ultimamente si sta imponendo come jolly-goleador l’interessante Idzes. Incognita più grossa, la situazione societaria. Patron Niederauer deve cedere il 40% delle quote per potersi iscrivere al prossimo campionato, qualsiasi sia la categoria. La pesante situazione debitoria del Venezia finora è rimasta sullo sfondo, brava la società a tenere isolata la squadra da un problema che però, se non risolto, rischia di deflagrare. Niederauer garantiva la soluzione dei problema per i primi di maggio, siamo a metà mese e non ci sono novità.
CREMONESE
I grigiorossi di Stroppa potrebbero essere gli outsider più quotati. Anche per una curiosità particolare: hanno chiuso al 4° posto con 67 punti, lo stesso risultato che Stroppa ottenne col Monza nel 2022, poi trionfatore dei playoff. Chissà, ci fosse stato lui a inizio stagione, e non Ballardini, magari era tutta un’altra storia. Fra l’altro, si parla poco del suo anomalo 3-5-2 che invece andrebbe studiato: uno dei “quinti” è un attaccante mascherato (Zanimacchia), una delle due punte è sempre un trequartista (Vazquez o Johnsen) che gioca a fianco all’altra punta ma con le caratteristiche del fantasista, soluzioni che bisogna saper leggere per non rischiare guai ad affrontarli. E attenzione a bomber Coda, il Re Leone della B: col gol su rigore che ha aperto venerdì sera il 3-0 al Cittadella, ha chiuso il campionato a 16 reti (6 di più di quante ne aveva segnate nella scorsa stagione col Genoa): compie 36 anni il 10 novembre ma è già da standing ovation.
CATANZARO
Appena sedutosi sulla panchina del Como, chiesero a Fabregas qual è la squara che gioca meglio in B. Il Catanzaro, disse Cesc, e da allora lo dicono tutti. In effetti è un piacere vedere giocare la squadra di Vivarini che comunque non difetta di agonismo ed efficacia. E che dispone di tre bocche da fuoco notevoli: Iemmello (gioca per la sua città, e si vede), 15 gol; Biasci 10; ma il giocatore più decisivo, il Kvara di Catanzaro, è il belga Vandeputte, 9 gol e 14 (!) assist, per la serie, quando decide di scardinare la difesa avversaria, non ce n’è per nessuno. E mettiamoci altri due fattori che possono pesare: l’euforia che si respira a Catanzaro (un entusiasmo così mancava da oltre 40 anni, dai tempi di Palanca che segnava dalla bandierina); la sagacia tattica di Vivarini, forse il più preparato dei 6 allenatori, spinto anche da una grande voglia di rivalsa: si ricordano ancora gli ingiusti esoneri che in carriera subì a Empoli e Bari.
PALERMO
L’incognita più grossa. Venerdì sera, in casa del Sudtirol, Mignani, al settimo tentativo, ha vinto la sua prima partita. Ma si ha la sensazione che spalare le macerie lasciate da Corini sia una faccenda piuttosto complicata. Però, i mezzi ci sarebbero tutti, in ogni reparto, per imporsi a sorpresa in questi playoff, come accadde due anni fa, in quelli di C, con la splendida cavalcata firmata Silvio Baldini. E mettiamoci anche il pubblico unico del Barbera: se venerdì sera la squadra saprà portarlo fin da subito dalla propria parte, per il Doria saranno dolori. E che serata per Mignani: genovese, ha vinto lo scudetto blucerchiato 1991, era un ragazzino della Primavera che Boskov fece esordire a Lecce, con la squadra a pezzi. Resta il fatto che se rinasce il feeling fra squadra e tifosi, conditio sine qua non, poi questo Palermo potrebbe anche arrivare fino in fondo, è pur sempre la società che, con la pilla del City, aveva dominato le trattative estive e pure a gennaio sono arrivati elementi come Ranocchia e Diakité di valore assoluto per la B.
SAMPDORIA
L’1-3 di venerdì scorso a Catanzaro ha detto che la SamPirlo è la squadra più in palla. In effetti, uno come Borini, autore dei tre gol, non è mai stato così bene in stagione, annata costellata da infortuni per lui. Non solo, senza il -2 di penalizzazione con cui la Samp ha iniziato la stagione, i blucerchiati avrebbero chiuso davanti al Palermo ma comunque sul campo sono stati superiori ai rosanero. L’arma in più potrebbe essere la bassa età media della squadra: chissà che porti più freschezza in campo, specie se il meteo dovesse volgere al torrido. Anche se tanti giovani, in partite che sono come finali (Pirlo dixit), vanno verificati, potrebbero pagare qualcosa. Occhio alla cabala: nel 2012, nella penultima partecipazione della Samp alla B, i blucerchiati, con Iachini in panchina, vinsero i playoff. Ma allora era la squadra più forte, stavolta no. L’attuale poi, ha appena perso Pedrola, genietto della cantera Barcellona: peccato, aveva i mezzi per essere la star dei playoff (ma è una bestemmia paragonarlo a Garrincha).
BRESCIA
Il ko incassato venerdì a Bari non fa testo perché la testa era tutta alla sfida di sabato del Ceravolo. Comunque vada, sarà un successo. Va sempre ricordato che questo Brescia è stretto parente di quello che nella scorsa stagione retrocedette in C dopo i playout, salvo poi ritrovare la B per le disgrazie della Reggina. L’unico elemento di peso che c’era in più rispetto alla scorsa stagione era il centravanti Borrelli, da tempo out per un pesante infortunio. La squadra tuttavia non ne ha risentito anzi, è stata l’occasione per rivedere un Moncini sui suoi livelli migliori (quelli di Cittadella, per intendersi). Applausi a prescindere per Rolando Maran. Prima di rilevare in corso d’opera Gastaldello, era considerato un allenatore che non aveva più nulla da dire, visti i brucianti esoneri vissuti con Genoa e Pisa. Niente di più sbagliato. Maran tatticamente ha tanto ancora da insegnare ma soprattutto sa cosa vuol dire plasmare un gruppo, fino a portarlo oltre i propri limiti. Che è poi la storia di questo Brescia. LEGGI TUTTO