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    Juve, Allegri fuori dalla top 50 allenatori mondiale: la classifica che fa discutere

    Opinabile come ogni classifica che si rispetti, ma forse qui si esagera. Secondo gli inglesi di FourFourTwo, Massimiliano Allegri non rientra tra i 50 migliori allenatori del mondo, al contrario dell’ex romanista Paulo Fonseca o dell’attuale tecnico viola Vincenzo Italiano. Presenti anche David Moyes e Graham Potter, seguendo un criterio che dovrebbe analizzare gli ultimi 12 mesi di lavoro ma che invece non premia Carlo Ancelotti, entrato ancor di più nella leggenda con la quarta Champions vinta a maggio contro il Liverpool. Tanti gli italiani e gli ‘italiani’ presenti nella graduatoria, a cominciare dal nostro CT Roberto Mancini e dall’allenatore del Toro Ivan Juric.

    50. Gareth Southgate49. Maurizio Sarri48. Marco Rose47. Jesse Marsch46. Vincenzo Italiano45. Paulo Fonseca44. Giovanni van Bronckhorst43. Lucien Favre42. Igor Tudor41. Roberto De Zerbi

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    La Juve in Chiesa con cautela. Però Max scalpita: ne ha bisogno!

    TORINO – Tre giorni ancora, poi Federico Chiesa potrebbe tornare a cambiarsi nello spogliatoio dell’Allianz Stadium dopo più di 9 mesi. L’ultima volta lo aveva fatto il 6 gennaio, prima di Juventus-Napoli in cui proprio lui aveva pareggiato il vantaggio di Mertens, fissando il definitivo 1-1. Tre giorni dopo a Roma aveva servito l’assist per un altro 1-1, quello di Dybala contro i giallorossi (poi finì 4-3 per la Juve), quindi il legamento crociato del suo ginocchio sinistro si era rotto in un contrasto con Smalling. Operato il 23, l’azzurro ha poi cominciato il lungo viaggio della riabilitazione, con tanto di sosta imprevista e forzata a inizio agosto, quando il ginocchio operato si era gonfiato. Ripartito, a inizio ottobre si è riaffacciato in gruppo e ora gli restano gli ultimi step: tornare tra i convocati, tornare in campo per uno spezzone, tornare tra i titolari.
    Tre giorni di fuoco
    Il primo step, dunque, potrebbe arrivare venerdì sera contro l’Empoli. Forse anche il secondo, che Chiesa spera comunque di regalarsi nel giorno del suo 25° compleanno: il 25 ottobre, quando la Juve si giocherà al Da Luz di Lisbona contro il Benfica la possibilità di continuare a sperare di superare il girone di Champions. Decisivi, intanto, per la scelta di convocarlo o meno con l’Empoli saranno i tre giorni che mancano alla partita con i toscani. Martedì per gli uomini di Allegri è prevista una doppia seduta e non è escluso che l’allenamento pomeridiano possa consistere in un test in famiglia con la Under 19 di Paolo Montero, proprio per verificare le condizioni di Chiesa. E’ comunque ipotizzabile che, anche se intenzionato a non impiegarlo, Allegri possa convocarlo in ogni caso per venerdì sera, per fargli riassaporare il clima della partita.
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    Juve, spogliatoio spaccato e faida interna? La verità

    La compattezza in casa Juventus corre intorno alla figura di tre giocatori che rappresentano il fulcro dell’unità riconquistata dal gruppo, alleato con Massimiliano Allegri. Danilo, Szczesny e Cuadrado, nel momento più drammatico, dopo la “vergognosa” sconfitta di Haifa, si sono fatti interpreti delle parole del presidente Agnelli e, da veterani, hanno inculcato nello spogliatoio lo spirito bianconero stringendosi l’un l’altro, consapevoli che soltanto con l’unità di intenti e con la forza della squadra la Juventus avrebbe potuto risollevarsi, come ha dimostrato andando a vincere il derby. Nessuna spaccatura, nessuna faida tra senatori e nuovi arrivati, ma la necessità di remare tutti dalla stessa parte, insieme con il timoniere livornese: il successo contro il Torino è soltanto la prima boccata d’ossigeno, si è rivista una Juventus che ha tirato fuori l’orgoglio e le unghie, che ha lottato, con i giocatori che si sono aiutati a vicenda. Ora che si è intrapresa la strada giusta, occorrerà proseguire il cammino per salvare la stagione.Guarda la galleryTorino-Juventus, decide Vlahovic: il gol
    Juventus, la leadership di Danilo
    Danilo è la leadership in persona: la sua lunga esperienza, in tanti top club, e la sua saggezza ne hanno fatto un pilastro fondamentale non soltanto in campo. Al brasiliano poi non fanno difetto né le parole né i ragionamenti per cui molto spesso parla ai compagni, come è accaduto prima del derby. Sa toccare le corde giuste per infondere fiducia, ma anche per pretendere responsabilità da parte di tutti: eccelle però nell’altruismo, facendo suo il motto dei moschettieri “Uno per tutti e tutti per uno”. «Ognuno di noi ha bisogno di aiuto, per un passaggio, per una marcatura o una chiusura in più». Se il difensore ha fatto breccia con l’aiuto reciproco, non devono stupire neppure le parole di Szczesny: spirito libero e conviviale, che ama scherzare ma che nei periodi bui si erge dall’alto del suo carisma. «Ci sono momenti difficili in cui bisogna dimostrare il nostro valore di uomini, prima di quello di giocatori» aveva detto sabato prima del derby puntando sul carattere della persona, che deve avere la cattiveria agonistica, deve sapersi sacrificare e aver voglia di lottare su ogni palla, prima ancora del gesto tecnico o tattico. Infine Cuadrado: certo, le sue prestazioni fanno discutere perché del vecchio giocatore che aveva entusiasmato Antonio Conte sono rimasti soltanto alcuni barlumi, ma è uno dei fedelissimi di Allegri e ha avuto un ruolo importante per ricompattare lo spogliatoio lanciando un messaggio che anche i nuovi arrivati hanno saputo cogliere. E a proposito di new entry, Manuel Locatelli ha annunciato che presto diventerà papà: la moglie, Thessa Lacovich, sposata a giugno, è incinta.
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    Juve, il retroscena: così rinasce Vlahovic, i segreti dietro al risveglio del serbo

    TORINO – Il derby è partita che esalta gli spiriti guerrieri, è il palcoscenico ideale per lucidare l’orgoglio ferito dei campioni: il fatto che Dusan Vlahovic lo abbia deciso con una zampata da attaccante di razza non è di per sé una notizia, pur contestualizzando la prestazione in un periodo a dir poco complesso per i bianconeri. Colpiscono però due particolari, non casuali: la forza mentale con cui il serbo ha rincorso il gol per tutta la partita, come un cacciatore che insegue la preda; i passi avanti a livello tecnico che hanno portato a meno errori e più palloni giocabili per sé e per i compagni. Sono due segnali che vanno nella stessa direzione: lavoro quotidiano, che paga alla lunga, ma anche nel breve-medio periodo. Lavoro nella mente del campione, lavoro per migliorare nei gesti tecnici, lavoro per migliorare la resa in campo e accrescere l’impatto sulle partite: ricordiamoci che parliamo di un ragazzo che, con grandi responsabilità sulle spalle e la pressione di guidare l’attacco di una squadra come la Juventus, compirà 23 anni a gennaio e dunque ha dalla sua il tempo per sfruttare gli ampi margini di miglioramento a disposizione. Max Allegri ci sta già lavorando con il suo staff e i risultati si stanno cominciando a vedere: allenamento extra sul controllo di palla, sulla misura dei passaggi, sui movimenti per tagliare fuori gli avversari; ripetizioni di tecnica, lavoro specifico sulle punizioni e sul tiro; continui confronti con il tecnico (che Szczesny non a caso aveva definito lo “psicologo” della squadra) per trovare la necessaria serenità e la fondamentale consapevolezza nei propri mezzi.Guarda la galleryTorino-Juventus, decide Vlahovic: il golIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    La Juve cambia marcia, difesa a 3 o 4: i bianconeri devono sapersi trasformare

    TORINO – «E questo è molto importante, perché vuol dire che i ragazzi in campo pensano», ha sottolineato Massimiliano Allegri dopo il derby ai microfoni di Sky, commentando i cambiamenti di assetto della squadra bianconera, che per riassumere ha difeso con un 3-5-2 (o meglio 5-3-2) ed ha impostato con un 4-4-2. Per riassumere perché il passaggio da un modulo all’altro ha presentato sfumature ed eccezioni, dettate dalle circostanze. Circostanze che i giocatori, mostrando un’applicazione quasi totale dal 1’ al 95’ (cosa finora successa raramente), hanno saputo interpretare appunto pensando, per tornare alla sottolineatura del tecnico. LEGGI TUTTO

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    Determinazione e Vlahovic: passo avanti Juve

    TORINO – Non si può definirla una Juventus guarita, quella che dopo il ko con il Milan e il tracollo con il Maccabi Haifa è tornata alla vittoria conquistando il derby, ma è stata se non altro una Juventus assolutamente attenta e determinata nel seguire tutte le precauzioni necessarie a non aggravare la propria malattia e a imboccare la strada che può portarla a guarire davvero. E se dovrebbero essere doti basilari di qualsiasi squadra, dopo Haifa aver ritrovato attenzione e determinazione è un passo avanti enorme, anche perché entrambe costituiscono segni di quella compattezza su cui l’ultima prova di Champions aveva fatto sorgere dubbi.Guarda la galleryTorino-Juventus, decide Vlahovic: il gol

    La Juve ritrova Vlahovic

    Nel derby però la squadra di Massimiliano Allegri ha ritrovato qualcos’altro, oltre ad attenzione e compattezza. Anzi, qualcun altro. Ha ritrovato quello che è mancato al Torino, ossia un centravanti, e per giunta non un centravanti qualunque ma un grande centravanti. Ha ritrovato Dusan Vlahovic, la Juventus, e lo aveva ritrovato già prima che il serbo firmasse con un guizzo da serpente dell’area di rigore il suo primo gol in trasferta e la prima vittoria bianconera lontano dallo Stadium. DV9, al netto di due conclusioni non perfette, una nel primo tempo in cui era stato bravo anche Milinkovic Savic a chiudergli lo specchio, e una ciccata nel secondo, è stato un costante punto di riferimento, bravo svariare per trovare spazi, a ricevere palla e girarla sulle fasce da regista offensivo. Sempre concentrato e mai nervoso: e in questo il derby potrebbe aver rappresentato uno scalino fondamentale per lui e per la Juventus.

    Toro, senza Belotti è dura

    Avesse avuto un Vlahovic, il Torino avrebbe forse potuto approfittare dei timori e della preoccupazione che avevano irrigidito la squadra bianconera nella prima mezzora. O avrebbe potuto essere più incisivo nell’assalto finale. L’indisponibilità di Sanabria, gli acciacchi di Pellegri (impalpabile nel finale), ma soprattutto la lacuna non colmata in quel ruolo dopo la partenza di Belotti, hanno invece reso sostanzialmente sterile la squadra di Ivan Juric. Il resto lo ha fatto la già citata attenzione della squadra di Allegri, che si è via via scrollata di dosso un po’ di preoccupazione e dalla mezzora del primo tempo ha cominciato a impegnare Milinkovic Savic, fino al gol che le ha permesso di ritrovare i tre punti. Ora deve ritrovare un’altra dote fondamentale: la continuità nell’esprimere quell’attenzione e quella determinazione. E magari potrà guarire davvero. E di guarire ha bisogno anche il Torino, dopo quattro sconfitte e un pareggio: dovrà inventarsi qualcosa Juric, in attesa che a gennaio possa arrivare la medicina giusta.
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    Prima il Toro, poi la Juve: che festa per i tifosi in strada, aspettando il derby

    TORINO – Tre minuti. Appena tre minuti di differenza per entrare allo stadio tra il pullman del Torino e quello della Juventus. I primi a varcare i cancelli sono stati i giocatori granata, accolti all’ingresso tra corso Agnelli e via Filadelfia da una folla festante che ha iniziato a suonare trombette e i clacson delle auto vicine. Centottanta secondi dopo, è toccato al bus bianconero compiere la stessa svolta a sinistra per entrare allo stadio Olimpico Grande Torino e naturalmente la scena è stata l’opposto, con urla e cori contro la squadra di Massimiliano Allegri, nascosta dai vetri oscurati. Nessun incidente, tutto è filato liscio. Goliardia e sfottò, nient’ altro che quelli. Ottime premesse, il derby della Mole può cominciare. LEGGI TUTTO