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    Maccabi-Juve, i convocati di Allegri: torna Di Maria

    TORINO – Il tecnico della Juventus Massimiliano Allegri ha diramato la lista dei convocati per la sfida valida per la fase a gironi di Champions League contro il Maccabi, in programma domani alle 18:45 allo stadio Sammy Ofer di Haifa. Il tecnico toscano potrà contare su Di Maria, assente nella sfida di San Siro contro il Milan di Pioli per squalifica. Sono tre invece gli indisponibili: Pogba, Chiesa e De Sciglio.
    Rabiot: “Contratto? Aiuto la Juve in campo, poi vedremo”
    Maccabi-Juve, i convocati di Allegri
    Portieri: Szczesny, Perin, Pinsoglio.
    Difensori: Bremer, Danilo, Alex Sandro, Gatti, Bonucci, Rugani.
    Centrocampisti: Locatelli, McKennie, Kostic, Miretti, Rabiot, Paredes, Fagioli.
    Attaccanti: Vlahovic, Milik, Kean, Di Maria, Soulé.
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    Buffon, la crisi Juve, l'Italia e Dybala: Gigi dice tutto

    TORINO – “Il campionato di Serie A è bellissimo. In maniera meritata e prepotente l’Udinese e l’Atalanta stanno facendo grandi cose, il Napoli è strepitoso e poi c’è la conferma di un grande Milan. La Juve è in difficoltà, come dice bene Allegri dipende molto da assenze veramente importanti e qua mi fermo: essendo un amico della Juve vorrei dire solo parole di conforto, in questo momento meglio stare zitti e aspettare le prossime partite”. Queste le dichiarazioni di Gianluigi Buffon, portiere del Parma, dopo aver ricevuto il Premio Scopigno e Pulici al Salone d’Onore del Coni. “Allegri troverà il bandolo della matassa e i ragazzi si toglieranno le soddisfazioni che meritano”, ha poi concluso il 44enne portiere. I bianconeri sono attesi domani, alle 18:45, dalla sfida contro il Maccabi Haifa valida per la fase a gironi di Champions League. LEGGI TUTTO

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    Boniek giudica la Juve e Allegri: “Mai rinata, avanti solo con la forza dei singoli”

    CAPANNELLE (Roma) – L’ex campione di Roma e Juve, Zbgniew Boniek, attualmente vicepresidene Uefa, dice la sua sulla crisi dei bianconeri: “Si pensava a una Juventus in ripresa ma a mio avviso non è mai rinata. Gioca sempre nello stesso modo, mi dispiace dirlo perché dopo 9-10 anni un po’ di flessione è comprensibile ma la Juve di oggi va avanti solo grazie alla forza dei singoli, non ha un gioco, non ha un calcio studiato ed è anche colpa dell’allenatore. Se Vlahovic e Milik giocano bene, segnano e vincono, ma manca proprio il disegno di gioco. Ha vinto contro il Bologna e poi in Champions League ma appena ha trovato un avversario di spessore ha mostrato tutti i suoi limiti”. LEGGI TUTTO

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    Cuadrado, una crisi letale per la Juventus di Allegri

    TORINO – Juan Cuadrado ha una storia strana nella Juventus. Sottovalutato all’inizio, caricato di responsabilità forse superiori alla sua capacità alla fine. In mezzo ci sono tante partite decise dalla sua fantasia, dal suo talento multiforme e dai suoi gol. Il bilancio, insomma, sarà comunque positivo, ma adesso la crisi che sta attraversando è devastante per la Juventus di Allegri.
    La fissazione di Conte
    Cuadrado era una fissazione di Antonio Conte, che nella primavera del 2014 aveva letteralmente ossessionato Beppe Marotta perché lo strappasse alla Fiorentina per portarlo a Torino. Non accadde e Conte, anche per quello (ma ovviamente non solo per quello), maturò la clamorosa decisione di dimettersi a ritiro iniziato. Cuadrado, ironia della sorte, sbarcò alla Juventus l’estate successiva, nella seconda stagione di Allegri. In quella Juventus è lussuoso gregario: uomo in grado di spaccare le partite entrando nella ripresa e titolare multiruolo, efficiente sia come esterno basso che come ala. Il gol nel derby d’andata del 2015-16 è simbolico di ciò che è stato Cuadrado in quelle stagioni: una rete decisiva per vincere una partita decisiva (da lì partì il rimontone scudetto), segnata entrando a mezzora dalla fine.
    Uomo spogliatoio
    Cuadrado è simpatico, positivo, sempre allegro, collante umano in uno spogliatoio di duri, dove riesce a far sorridere perfino Mandzukic, alleviare le tensioni di un gruppo che prendeva maledettamente sul serio il compito di vincere sempre. Qualche volta viene messo sul mercato, ma finisce sempre per rimanere perché è utile, molto utile, quasi indispensabile quando nel corso delle stagioni la Juventus perde via via qualità tecnica. E quella di Cuadrado diventa vitale per risolvere i guai nell’anno di Sarri, quando il tecnico getta la spugna della sua rivoluzione (più o meno in autunno) e parte un’autogestione tattica, nella quale Juan è fondamentale per capacità di palleggio, per i suoi assist, per l’abnegazione atletica con cui occupa la fascia facendo contemporaneamente due ruoli. E con Pirlo è ugualmente determinante. Il lussuoso accessorio delle prime stagioni è diventato un elemento fondamentale del motore bianconero, via via che la qualità e l’esperienza della rosa è diminuita.
    Gli anni della crisi
    E così la crisi di Cuadrado, che nella scorsa stagione ha iniziato a perdere colpi e in quella attuale appare in caduta libera, incide in modo devastante sul rendimento della squadra. Nel primo anno dell’Allegri bis sembrava un problema fisico legato alle continue trasferte in Sudamerica per la nazionale. Quando tornava, impiegava sempre una decina di giorni per rimettersi in sesto, giocava un paio di partite sufficienti, poi tornava in Nazionale e ricominciava il giro. Nel mezzo qualche infortunio a rallentare il tutto. Quest’anno Cuadrado appare spremuto: non punta più l’uomo come una volta e non lo salta se ci prova, si guarda più indietro che davanti quando deve passare il pallone, commette errori di scelta incomprensibili per chi, come lui, è stato un eccellente assist-man. Per la Juventus significa perdere moltissimo in fase offensiva dove non ci sono pedine che saltano l’uomo E in fase difensiva, nella posizione di terzino, non è più affidabile come prima.

    Il perché della crisi
    Il perché di questa crisi va cercato senza dubbio nella condizione fisica di un giocatore che, evidentemente, ha necessità di riposare di più ed essere gestito. Le ultime tre stagioni hanno lasciato segni profondi su Cuadrado che non è più il Cuadrado di prima. Nonostante ciò è difficile farne a meno, con un Di Maria spesso fuori fra infortuni e squalifiche e con la penuria di esterni che lascia la Juventus spesso con scelte obbligate. Così Cuadrado gioca, perché resta un perno della Juventus, ma un perno con molta ruggine sopra e che quindi si inceppa sempre più spesso. È impossibile prevedere se la parabola discendente intrapresa dal colombiano sia irreversibile o se possono tornare tempi migliori. È molto probabile, tuttavia, che questa sia l’ultima stagione in bianconero, visto che a giugno scade il contratto e difficilmente verrà rinnovato. Il che non condizionerà le sue prestazioni (non è il tipo ed è sinceramente affezionato all’ambiente), ma non è certo il rinnovo il problema di Cuadrado in questo momento. LEGGI TUTTO

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    Juventus, l’inquietante statistica di Allegri: una vittoria su diciassette partite!

    Doveva essere la prova di maturità e invece è stato l’ennesimo flop. La Juve esce con le ossa rotte dal Meazza nella sfida contro il Milan (2-0) e incassa la quarta sconfitta stagionale, la seconda calcolando solo il campionato – l’altra è arrivata in casa del Monza. I bianconeri non sono ancora riusciti a vincere una partita in trasferta dopo quattro sfide: due pareggi e altrettanti ko appunto. Soltanto nella stagione 1993-1994 la Vecchia Signora non aveva vinto nessuna delle prime quattro trasferte di campionato. Era la Juve di Baggio e Trapattoni che dovette attendere addirittura il diciassettesimo turno, l’ottava trasferta, per gioire lontano dalle mura amiche – 3-0 contro l’Udinese firmato Marocchi, autogol di Pellegrini e Baggio -. Un dato piuttosto allarmate, come quello dei risultati contro le big. Da quando è tornato sulla panchina dei bianconeri, infatti, Allegri ha vinto solo un big match su 17. Ecco quale e i dati nel dettaglio. LEGGI TUTTO

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    Il tweet criptico di Adani dopo Milan-Juve. Ce l'ha con Allegri?

    Milan-Juve apre un nuovo capitolo della saga Adani contro Allegri. A ridosso della sconfitta dei bianconeri a San Siro l’ex calciatore di Brescia e Inter e ora commentatore televisivo/social ha twittato un messaggio criptico, che sul social hanno facilmente ricondotto al tecnico: “Padre tempo…”. Poche parole, enigmatiche, che però sembrano dirette proprio ad Allegri, come a dire “Il tempo mi ha dato ragione”.

    Allegri-Adani, nuovo capitolo

    È solo l’ultima delle frecciate che Adani dedica al tecnico: nella memoria di tutti l’epico scontro dialettico dell’Aprile 2019, una lite a distanza televisiva dopo l’eliminazione della Juventus ai quarti di finale di Champions League per mano dell’Ajax, fino ad arrivare a qualche settimana fa quando a margine di un evento Adani, incalzato da un tifoso, ha dichiarato: “Allegri non sa niente di padel, di ippica, di calcio, di ping pong, di niente”. E il cinguettio di stasera rincara la dose e il livore.

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    Milan-Juve, Allegri: “Abbiamo sbagliato troppo. Testa al Maccabi”

    MILANO – “Dopo la partita di stasera c’è da dire ben poco. Sembrava fossimo usciti dal periodo negativo, invece ci siamo ricascati. Peccato”. Sono le parole di Massimiliano Allegri ai microfoni di Dazn dopo il ko al San Siro per 2-0 contro il Milan. “Nei primi 25 minuti avevamo giocato bene – prosegue -, poi non abbiamo più creato. Abbiamo sbagliato molto tecnicamente, poi è normale che dopo le paghi. Due partite non risolvono i problemi, oggi era importante fare risultato in uno scontro diretto”.Guarda la galleryMilan-Juve, il fallo su Cuadrado da cui nasce l’angolo del gol di Tomori FOTO
    “Paure? Dobbiamo togliercele di dosso”
    Poi sulla condizione della squadra: “E’ stato anche un problema psicologico. Non è facile in questo momento, abbiamo perso tanti punti con le medio-piccole. Quando giochi gli scontri diretti ci devi arrivare in condizione psicologica buono. Abbiamo preso gol su un errore tecnico, nel secondo tempo uguale poi è normale che crolli. Ci sono stati errori tecnici. Dobbiamo stare sereni e avere la forza di ripartire. Ora testa a martedì, dobbiamo giocare col Maccabi per vincere”. Sulla possibile paura della squadra in campo: “Questa cosa bisogna togliercela. Se ci lanciamo davanti prendiamo contropiedi e iniziamo a giocare all’indietro. Sul gol doveva essere un’azione iper-offensiva nostra. Le misure dei passaggi non possiamo sbagliarle, è impossibile. Sull’azione di Cuadrado eravamo 5 contro 3: dovevamo fare gol. Dobbiamo essere più cattivi su queste robe, toglierci di dosso le paure perché se no difficilmente potremo avere un equilibrio per andare avanti”.
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