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    Allegri denuncia la ex Ughi: “Ha speso i soldi per mio figlio”

    TORINO – La relazione tra Massimiliano Allegri e Claudia Ughi è durata tredici anni, fino al 2017, e finirà in tribunale. L’allenatore della Juve infatti ha querelato la sua ex compagna, nonché madre di suo figlio di 11 anni, per appropriazione indebita e violazione degli obblighi familiari. Secondo il tecnico ex Milan, la donna avrebbe speso per sé e per pagare le rette universitarie di sua figlia il mantenimento mensile girato da Allegri. Sarebbero stati oltre 200 mila euro di spese indebite su 600 mila euro che Ughi aveva percepito dopo la fine della relazione. Il 5 luglio l’ex compagna di Allegri, difesa dall’avvocato Davide Steccanella e dall’avvocato Paolo Davico Bonino, dovrà comparire a Palazzo di Giustizia ‘Bruno Caccia’ di Torino per l’udienza preliminare.
    I fatti fino alla denuncia
    Ovviamente la difesa respinge ogni accusa, intanto però il fascicolo è finito sul tavolo del pubblico ministero Davide Pretti che, dopo la querela, ha coordinato le indagini della Guardia di Finanza. La relazione tra Allegri, rappresentato dall’avvocato Pietro Gaetano Nacci Manara, e Ughi è durata 13 anni, fino al 2017. I due avevano trovato un accordo al tribunale civile di Torino, dove l’allenatore della Juventus si impegnava a versare 10 mila euro al mese per il mantenimento del figlio. Nel 2021, visto che da due anni non sedeva su nessuna panchina, Allegri aveva chiesto di ridurre la cifra a 5 mila euro. Richiesta respinta. Da qui la querela contro la Ughi.
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    De Sciglio e le sue confessioni: «Io, Allegri e le cicatrici»

    TORINO – In futuro potrebbe essere pubblicato il primo dizionario calcistico livornese-inglese. Autori, Mattia De Sciglio e alcuni suoi compagni della Juve, che si stanno specializzando nelle traduzioni delle indicazioni di Massimiliano Allegri per i nuovi stranieri: «A volte imitiamo il mister e la sua parlata in livornese – ha raccontato in una lettera/intervista a Cronache di spogliatoio -. Gli stranieri arrivati da poco faticano a capirlo, magari stanno già combattendo con l’italiano, figuriamoci con il livornese. Così capita che ci chiedano: “Ma cosa ha detto?”». Del resto De Sciglio, lanciato giovanissimo nel Milan proprio da Allegri, è un interprete ideale: «Abbiamo un legame forte, ma non sono il suo figlioccio. Lo criticano per il gioco, perché tutti pensano a Guardiola, però il gioco dipende da tanti fattori. In Italia si guarda il gioco, ma conta il risultato. Da me pretende tanto, mi pungola spesso e mi chiama “mangia e dormi”, come a dire che non faccio altro che mangiare, dormire e allenarmi».

    GRAZIE AL MENTAL COACH – Una vita da recluso che De Sciglio a un certo punto ha fatto davvero, come ha raccontato parlando di temi molto meno scherzosi. Quelle che chiama «cicatrici»: «Al Milan tutto andava bene, quindi è iniziata una serie di infortuni e non rendevo più. Poi qualcuno ha messo in giro la voce che non rinnovavo perché avevo già firmato per la Juve e c’è stato un accanimento che mi ha ferito e che non mi spiegavo. Sono passato dal paradiso all’inferno. Non uscivo, mi sentivo in colpa anche ad andare a cena con la mia ragazza a inizio settimana. Ho sfiorato la depressione: grazie al mental coach Stefano Tirelli ne sono uscito. E ora posso essere orgoglioso delle cicatrici, o almeno del percorso che abbiamo fatto insieme». LEGGI TUTTO

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    Di Maria tra vacanze e Juve: ultimo affondo. Fagioli con Pogba?

    TORINO – Le ultimissime sul mercato della Juventus passano dalla redazione di Tuttosport: facciamo il primo punto pomeridiano con Filippo Cornacchia. Partiamo ovviamente da Angel Di Maria, che finalmente ha preso l’aereo da Rosario per trasferirsi in Europa. In che città lo ritroveremo? «Per il momento è diviso tra vacanze e deve risolvere questioni anche famigliari perché a Parigi ha vissuto negli ultimi anni e non a caso con lui ci sono moglie e figlia. Poi nel fine settimana si intensificheranno i contatti con la Juventus (il Barcellona resta in ballo), c’è sempre maggior fiducia, i segnali sono sempre più postivi, ma ancora non si riesce a dire se l’affondo andrà in porto. Comunque è questione di poco, al massimo si sfora a lunedì, poi l’argentino si concentrerò sulle ferie». Una puntata sui giovani bianconeri e in particolare su Nicolò Fagioli: resterà in rosa con il suo estimatore Max Allegri? «Alcuni giorni fa a Milano la Juve ha incontrato Andrea D’Amico e il fratello che sono gli agenti. Fagioli deve rinnovare e ha tante richieste: soprattutto in A, con Monza e Cremonese che vorrebbe confermarlo. Però la Juve pensa anche di inserirlo in gruppo a fianco di Pogba e soci, con l’altro giovane di talento Miretti».  LEGGI TUTTO

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    Pogba e quei ritorni eccellenti alla Juve

    TORINO – A volte ritornano e non si tratta solo di una questione di nostalgia canaglia. Il richiamo della Juventus diventa forte, irresistibile, per svariate e variegate ragioni: per opportunità economiche, di rilancio, affettive, chi più ne ha più ne metta. Il popolo bianconero attende con fibrillazione il ritorno a casa di Paul Pogba, l’ultimo in ordine cronologico di juventino, giocatore o allenatore, pronto a rientrare a Torino dopo essere transitato altrove. Certi amori non finiscono, ma solo alcuni ritorni eccellenti sono possibili: il Polpo è il prossimo, ma ce ne sono stati altri. Vediamo insieme alcuni tra i più significativi.

    ALLEGRI Pogba troverà Massimiliano Allegri, anch’egli un cavallo di ritorno: lui non è mai andato da un’altra parte, è rimasto ad aspettare, dopo che nel 2019 si era separato dalla Juventus. Ma poi nel 2021, alla fine di due anni di attesa, è rientrato nella Torino bianconera ed è uno dei principali sponsor (se ce ne fosse bisogno) del francese.

    BONUCCI Paul potrà riabbracciare anche un altro protagonista di tante battaglie in bianconero: Leonardo Bonucci. I tifosi ricordano bene come è andata: colonna dal 2010 al 2017 e idolo della juventinità, Bonucci aveva deciso di cambiare aria. Una stagione al Milan e nel 2018, dopo un anno al di sotto delle aspettative personali e di squadra, il difensore è ritornato a Torino dove ha ricominciato a vincere.

    BUFFON Anche ad altri simboli è capitato di lasciare la Juventus per poi ritornare dopo poco tempo. Da ricordare Gianluigi Buffon, capitano e icona bianconera dal 2001 al 2018, poi l’avventura straniera al Psg e il rientro a casa un anno dopo per due stagioni prima di un altro ritorno per il portierone, quello al Parma dove tutto era cominciato.

    MORATA Pogba potrebbe ritrovare Alvaro Morata, un altro che non è nuovo a ritorni di fiamma con la Juventus. In bianconero dal 2014 fino al 2016, lo spagnolo – sposato con l’italiana Alice Campello – ha deciso di riabbracciare il bianconero nel 2020 in prestito dall’Atletico. E proprio a Madrid ora è ritornato, in attesa di conoscere il suo futuro in maniera più chiara, con la Juve sullo sfondo.

    I TECNICI Non solo Allegri, anche altri allenatori hanno ritrovato la Juve nei loro percorsi professionali. E si parla di tecnici che hanno scritto la storia. Come Marcello Lippi, protagonista dell’ultima Champions vinta dai bianconeri nel 1996 e andato via nel 1999, per poi tornare nel 2001 dopo una parentesi breve all’Inter. Ed è successo anche a Giovanni Trapattoni, per dieci anni alla guida dei bianconeri dal 1976 al 1986 e poi di nuovo in sella dal 1991 al 1994. LEGGI TUTTO

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    Allegri-Campos? Solo amici. Max ancorato alla Juventus, al Psg può andare Galtier

    TORINO – Allegri-Campos, solo amici. E’ il titolo dell’incontro andato in onda a Montecarlo, davanti a un famoso hotel. Con tanto di foto pubblica. Da qui, mille illazioni, perché Luis Campos è il nuovo ds del Psg che, come è noto, cerca il sostituto di Pauricio Pochettino sulla panchina dei campioni di Francia. Ma nessuna trattativa, fra i due (come potete leggere su Tuttosport in edicola, con tutti i risvolti della vicenda). «Sono semplicemente buoni amici e nel Principato si vedono spesso», raccontano fonti vicino all’allenatore e la società. Peraltro, negli alberghi del calciomercato, Campos incontra spesso anche Cherubini, come capitato di recente. Ricapitolando: Allegri è e sarà l’allenatore della Juventus, ci mancherebbe. Al Psg, invece, Campos sta cercando di portare Christophe Galtier, che ha lavorato con lui al Lilla. Galtier però deve liberarsi dal Nizza, prima. Ma questa è un’altra storia e Allegri non c’entra… LEGGI TUTTO

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    Juve e Allegri, nessuna distrazione: serve una super partenza

    TORINO – Primo comandamento dell’anno secondo dell’era Allegri bis: evitare la partenza con il freno a mano tirato della passata stagione. Quando la Juventus aveva racimolato appena due punti (pareggi di Udine e con il Milan) dopo quattro giornate (sconfitte contro Empoli e Napoli) e, alla decima, stazionava al settimo posto (insieme con la Fiorentina) con 15 punti, a 13 lunghezze di distanza dalle capolista Napoli e Milan. Poi è iniziata la rincorsa, ma l’ampio ritardo e qualche altro incidente di percorso hanno impedito alla squadra bianconera di alzare la Coppa scudetto, come invece era accaduto nel 2015-16, stagione in cui Buffon e compagni erano riusciti nel miracolo di vincere il tricolore sebbene fossero dodicesimi – con 12 punti – alla 10ª giornata.
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    Preparazione estiva mirata
    Memore di queste partenze a handicap (due su sei, a dire la verità), il tecnico livornese vuole mettere subito benzina nel serbatoio con una preparazione estiva mirata a un avvio sprintoso, all’assalto delle avversarie, per incamerare punti e fiducia, tanto più in un campionato anomalo come quello del 2022-23. Non è infatti mai accaduto prima che a metà novembre, quando ci sarà lo stop per i Mondiali in Qatar, si sarà già giocata tutta la fase a gironi di Champions League e quasi metà campionato (15 giornate su 38): il calendario prevede un’alta concentrazione di partite, con tante settimane consecutive in cui la squadra avrà doppi impegni – tra Champions e turni infrasettimanali – e non potrà svolgere i normali allenamenti, ma passerà dallo scarico post gara alla rifinitura pre partita. Una partenza con il diesel rischierebbe, se non di vedere compromessa già in autunno l’intera annata, comunque di demoralizzare l’ambiente perché la squadra non avrebbe l’opportunità di rimediare subito, visto che il campionato si fermerà per un mese e mezzo. Al contrario, arrivare a metà novembre in vetta a una classifica, che rimarrà tale e quale fino al nuovo anno, darebbe sicuramente slancio al momento della ripresa.
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    Vlahovic il primo a tornare
    Allegri spiegherà con chiarezza i suoi propositi, e soprattutto gli errori da evitare, alla squadra al momento del raduno, con il rientro scaglionato dei giocatori: Dusan Vlahovic sarà il primo a fare ritorno alla Continassa lunedì 4 luglio e, in quella settimana, via via arriveranno anche i compagni vecchi e nuovi. Fondamentali saranno i primi dieci giorni di ritiro, nel centro sportivo bianconero, dove si getteranno le basi della preparazione, visto che poi la Juventus volerà negli Stati Uniti per la tournée estiva e, al rientro, sarà impegnata in altre amichevoli. A differenza degli altri anni, anche i preparatori dovranno cambiare metodologia negli allenamenti perché la stagione è divisa a metà: non si cercherà di mantenere una condizione quanto più costante possibile, ma si sfrutterà la freschezza dell’inizio fino allo stop. Poi, per la ripresa di gennaio, si dovrà procedere con una nuova preparazione considerando che nella stessa squadra conviveranno giocatori che hanno partecipato al Mondiale, con dispendio di energie fisiche e mentali, e giocatori che invece i Mondiali li hanno visti in tv. LEGGI TUTTO

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    Juventus, Allegri allarga lo staff: ecco chi è il tattico Paolo Bianco

    TORINO – Massimiliano Allegri allarga il suo staff. A entrare nella squadra che allenerà la Juventus della prossima stagione è Paolo Bianco, classe 1977, ex difensore che Allegri aveva allenato a Cagliari, ha poi intrapreso una carriera da tecnico che lo ha portato a essere il vice di De Zerbi, al Sassuolo e poi allo Shakhtar.

    PERCHÉ – Ma perché Allegri allarga il suo staff? È sempre più comune, soprattutto nelle grandi squadre, vedere un gruppo particolarmente nutrito di allenatori. C’è un progressivo e massiccio utilizzo e analisi dei dati, uno studio meticoloso degli avversari e anche nel lavoro sul campo ci sono metodi che portano a separare i gruppi di lavori ognuno dei quali affidato a un tecnico. L’allenatore di un top team, dunque, sta diventando un direttore di un gruppo di lavoro che esegue o, meglio, fa eseguire le sue direttive.

    CULTURA DIVERSA – È significativo che Allegri allarghi il suo staff con un allenatore che, lavorando con De Zerbi, ha una visione del calcio abbastanza differente da quella di Max. Ma molto probabilmente è la ragione per la quale Allegri lo ha scelto: sempre pronto a mischiare le sue idee con quelle altrui se gli sembrano buoni, il tecnico juventino potrebbe sfruttare le esperienze diverse del nuovo tattico.

    LO STAFF – Questo senza toccare i ruolo degli attuali membri dello staff di Allegri, che comprende innanzitutto Marco Landucci nel ruolo di viceallenatore. Troviamo poi Aldo Dolcetti, Maurizio Trombetta e Simone Padoin nel ruolo che viene genericamente indicato come “collaboratore tecnico” e che, a seconda del personaggio, si declina in modi diversi: dal lavorare sulla tecnica, al dirigere esercitazioni tattiche fino a coadiuvare il lavoro dei preparatori, a capo dei quali c’è Simone Folletti. Sono invece più di dieci anni, quelli di servizio come allenatore dei portiere Claudio Filippi, apprezzatissimo nell’ambiente di chi si occupa dei numeri uno. LEGGI TUTTO

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    Juve, Allegri si racconta: “De Ligt leader, Locatelli capitan futuro. Conta solo vincere”

    Un gioco da tavola, versione calcistica del Monopoli, si alzano le carte e si fanno le domande, Andrea Barzagli nella veste di giornalista, Massimiliano Allegri in quello dell’intervistato, protagonisti dello speciale di Dazn “TeoreMax – La versione di Allegri” in esclusiva sulla App da oggi. L’allenatore della Juventus si racconta parlando di passato e futuro, di rimpianti e gioie, di Dna e leadership, di addii e ritorni con il contorno di battute e sorrisi. «L’unico che mi è mancato allenare è Messi – confessa -. Ho allenato anche CR7. Poi Ibrahimovic, Ronaldinho, Robinho, Cassano, Seedorf, Pirlo, Buffon, un fuoriclasse, a parte quando si metteva in porta e non si buttava…».Sullo stesso argomentoLa Juve di Allegri, il Real di Ancelotti, il vincere e il bel giocoJuventus

    I campioni

    Si parte in salita, con la Juventus che non ha battuto in questa stagione le prime tre in classifica. «No, non ci erano superiori, ma se non abbiamo mai vinto, qualcosa c’è mancato sotto l’aspetto caratteriale o della gestione» dice Allegri. E si entra subito nel vivo della discussione, affrontando la questione della leadership: «O ce l’hai o difficilmente ti viene a una certa età. In questo gruppo, Chiellini è stato importante, come anche te Andrea, come Buffon o Marchisio, parlando degli italiani». Il Conte Max indica chi potrà diventare leader. «Per il futuro ce ne sono due, De Ligt e Locatelli. Manuel è stato un ottimo acquisto, potrà esse re il capitano, ha le caratteristiche tecniche e morali per stare tanti anni alla Juve. Poi, quest’anno è stata una piacevole sorpresa Danilo: quando parla non è mai banale e mette davanti la squadra. Un vero leader è silenzioso, deve parlare poco e deve mettere sempre davanti la squadra. È la squadra che ti riconosce come leader».

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    E Dusan Vlahovic come rientra in questa classifica, bomber o leader, o entrambi. «Vlahovic può essere un leader a modo suo, ha un carattere leale, vuole sempre vincere, più che con le parole, diventerà un leader carismatico in campo a livello caratteriale. Mi emoziono ancora se penso alle annate trascorse con grandi giocatori che mi hanno insegnato e dato tanto. Con loro ho avuto anche degli scontri, ma il campione non è quello che esce dallo spogliatoio, sconsolato, e chiama il procuratore. È quello che tira fuori l’orgoglio, ti dimostra che è ancora un campione e così in campo vince le partite».

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    L’Under 23

    Dai campioni ai talenti in crescita: Allegri ha un’attenzione particolare verso i giovani visto che quest’anno ne ha fatti debuttare cinque in prima squadra. «L’Under 23 è un passaggio molto importante per la crescita dei ragazzi, il distacco tra Primavera e prima squadra, soprattutto quando si parla di una grande squadra come la Juventus, è troppo ampio. Sono più pronti ma è un discorso che riguarda anche la prima squadra: quando vengono con noi, hanno un livello più alto e quindi riescono a tenere i ritmi fisici e tecnici, quindi anche l’allenamento della prima squadra non si abbassa di livello. Miretti ha fatto 4 partite, buone, è stato molto bravo. La sua qualità è l’affidabilità». I due anni di stop «mi sono serviti, mi sono riavvicinato alla famiglia, a casa, agli amici. Ho apprezzato alcune cose che quando siamo nella “centrifuga” diventa difficile. Ora però avevo bisogno di rientrare». Allegri si lascia così andare a pensieri filosofici su gioco, vittorie e obiettivi.

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