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    Diretta Atalanta-Empoli ore 20.45: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    BERGAMO – “La gara con l’Empoli è importante, abbiamo bisogno di una vittoria per riavvicinarci a quelle davanti e distanziare chi sta dietro”, ha presentato così la sfida della sua Atalanta Gianpiero Gasperini che al Gewiss Stadium vorrà rialzare al testa contro la formazione toscanan dopo il ko di settimana scorsa contro il Napoli. Out Djimsiti e Koopmeiners oltre al giovane Vorlicky e ad Hateboer, in avanti, Zapata e Muriel si candidano per una maglia da titolare al pari di Lookman che a Napoli è rimasto a guardare. Dall’altra parte Zanetti vuole spezzare la maledizione delle tre sconfitte consecutive con la consapevolezza e la certezza che le ultime prestazioni non sono state da buttare. “Ci sono mancati i punti, non il gioco – chiarisce il tecnico – ma contro una squadra fortissima come l’Atalanta vogliamo cercare di fare il massimo”. Ancora una volta il tecnico azzurro dovrà rinunciare a Vicario, che per colpa della botta al costato rimediata in allenamento non potrà rispondere anche alla chiamata in Nazionale di Mancini. Tra le novità c’è anche il ritorno tra i convocati di Mattia Destro, che potrebbe anche accomodarsi in panchina e magari avere spazio nella ripresa. Non ce la fa invece Cambiaghi, che a questo punto proverà a rientrare dopo la sosta per la sfida contro il Lecce.
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    Atalanta-Empoli, gara valida per la 27ª giornata del campionato di Serie A e in programma alle ore 20,45 al Gewiss Stadium di Bergamo sarà visibile su DAZN, Sky Sport Calcio (202) e Sky Sport (251). In alternativa, sarà possibile seguire la cronaca testuale della sfida live sul nostro sito
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    Le probabili formazioni di Atalanta-Empoli
    ATALANTA (3-4-3): Musso, Toloi, Palomino, Scalvini; Maehle, Ederson, De Roon, Zappacosta; Lookman, Zapata, Muriel. All. Gasperini. A disposizione: Sportiello, Rossi, Okoli, Demiral, Soppy, Chiwisa, Colombo, Ruggeri, Boga, Pasalic, Hojlund. Indisponibili: Djimsiti, Hateboer, Vrolicky, Koopmeiners. Squlificati: -. Diffidati: Toloi.
    EMPOLI (4-3-1-2): Perisan, Parisi, Luperto, Ismajli, Ebuehi; Akpa Apro, Grassi, Bandinelli; Bladanzi; Caputo, Satriano. All. Zanetti. A disposizione: Ujkani, Walukiewicz, Cacace, De Winter, Haas, Stojanovic, Degl’Innocenti, Marin, Henderson, Fazzini, Guarino, Vignato, Pjaca, Piccoli, Destro. Indisponibili: Vicario, Tonelli, Cambiaghi. Squalificati: -. Diffidati: -.
    Arbitro: Dionisi (L’Aquila)Assistenti: Rossi-D’Ascanio.IV uomo: SacchiVar: MariniAvar: Muto LEGGI TUTTO

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    Pagliuca: “Stregato da Percassi e Atalanta, Gasp ai Celtics. Così ho preso Hojlund”

    Sono con il co-proprietario dell’Atalanta Stephen Pagliuca e, finalmente, ho l’occasione di parlare con lui, dato che è da tempo che voglio intervistare questi nuovi proprietari che, partendo dal Nord America, hanno attraversato l’Atlantico e hanno acquistato quote in molte squadre di Serie A. In particolare, Pagliuca ha acquisito quote dell’Atalanta nel febbraio 2022. Per cui la prima domanda riguarda le ragioni dietro la sua scelta: perché proprio Atalanta?
    «La presenza della famiglia Percassi è stata una dei principali motivi alla base della nostra scelta di investire nell’Atalanta. Il nostro primo contatto è avvenuto grazie anche all’intermediazione di Luca Bassi, un mio partner d’affari in Italia, e da lì in poi abbiamo sviluppato un’ottima intesa. La famiglia Percassi voleva rafforzare la squadra cercando al contempo di creare un brand conosciuto a livello mondiale, noi abbiamo fatto un lavoro simile qui con i Celtics. In più, avere origini italiane, dato che i miei nonni erano nativi di Muro Lucano, in provincia di Potenza, ha sicuramente aiutato. È stato incredibile, appena sceso dall’aereo mi sono sentito subito come a casa: il legame tra Bergamo e l’Atalanta è qualcosa di incredibile, l’intera città vive per la squadra. Io mi appassionai al calcio, o meglio al “soccer” se usiamo la denominazione statunitense, negli anni ’70. Ai tempi vivevo in Olanda e, sia perché non c’era modo di seguire altri sport, sia perché la tv non trasmetteva altro, sono diventato un grande appassionato di calcio».
    Quando prende una squadra come l’Atalanta, si guarda intorno, sa che dovrà confrontarsi con squadre come la Juventus, il Milan, l’Inter che fanno parte del gotha del calcio da decenni. Quali sono i passaggi per riuscire , o perlomeno provare, a ridurre lo svantaggio competitivo esistente er far sì che una squadra come l’Atalanta riesca ad avvicinarsi ai livelli di certe superpotenze, influenzando al contempo la percezione che le persone hanno del brand Atalanta, in modo che il nome del club entri nell’immaginario collettivo ed inizi ad essere accostato con sempre maggiore frequenza a traguardi prestigiosi quali la Champions League o le zone alte della classifica?
    «Credo che, limitatamente al caso dell’Atalanta, la chiave di volta di questo processo sia il fantastico lavoro svolto dalla famiglia Percassi con il settore giovanile: considerando che attualmente annovera nelle varie categorie dell’Academy nerazzurra oltre 400 ragazzi di età compresa tra i 6 e i 16 anni, risulta quasi logico come, per un piccolo centro come è Bergamo, la maggior parte degli investimenti sia prevalentemente rivolta al settore giovanile, rendendolo quindi un asset strategico di importanza assoluta. A questo si aggiunge pure l’importante lavoro svolto, anche a livello globale, dal dipartimento di scouting scovando giocatori del calibro di Lookman e Højlund. Sono fiducioso e mi sbilancio nel dire che possiamo affrontare chiunque a viso aperto».
    Credo che lei già conosca qualche aneddoto su Højlund, ad esempio che sua madre è una tifosa sfegatata dei Celtics, avendo studiato qui negli Stati Uniti. È vero che si è recato personalmente in Austria allo Sturm und Graz per convincerlo a firmare per l’Atalanta?
    «Assolutamente sì: io ero accompagnato da Lee (Congerton) e Luca (Percassi). Ci sediamo a parlare con la madre di Rasmus e mentre, tra le altre cose, ci racconta del suo passato e che anche lei è stata un’ottima calciatrice, scopriamo che giocava qui a Nashville, nel New Hampshire, che aveva ancora molti amici negli Usa e i Celtic erano veramente forti a quei tempi. Per cui, come parte dell’accordo, le abbiamo offerto di vedere una partita dei Celtics a bordo campo al termine della stagione. Højlund è talmente un portento fisico che, quando l’ho incontrato per la prima volta allo Sturm Graz, facevo fatica a credere che fosse solo 19enne per via della sua struttura fisica imponente, così imponente che farebbe impallidire anche certi giocatori dell’NBA: alto 1,91 velocissimo e mancino. I nostri scout hanno fatto un lavoro stupendo scovandolo: volevamo fortissimamente che si unisse a noi».
    Le statistiche sono fondamentali per lo staff dell’Atalanta, al punto tale da usare processi analitici all’avanguardia come chiave per cercare i campioni del futuro. Ci dica qualcosa in più a riguardo.
    «Quando approdammo ai Celtics, 20 anni fa non esisteva alcun dipartimento incentrato sull’analisi statistica. Decidemmo quindi di crearne uno ex novo e, per giunta, di grandi dimensioni. Considerato l’impatto fondamentale e decisivo che questa scelta ha avuto nel successo delle nostre strategie di drafting e di acquisizione di nuovi giocatori, stiamo cercando di replicare questo modello anche con l’Atalanta. Sono convinto che il duro lavoro svolto sia da Luca Percassi sia da Lee Congerton stia portando grandi risultati anche grazie all’esperienza di entrambi. Lee può vantare anni di esperienza in Premier League e Luca è stato a suo tempo un giocatore di calcio, se non sbaglio nelle giovanili del Chelsea, per cui sanno sicuramente cosa stanno facendo».
    La cifra stilistica del gioco espresso dall’Atalanta si può riassumere con il termine resilienza: l’intensità e la costanza del loro pressing, il gioco sempre spumeggiante si devono soprattutto alle tattiche di Gian Piero Gasperini, l’uomo dietro a tutto ciò, che lei ha anche invitato personalmente a Boston. Ci puoi raccontare qualcosa di più su Gasperini?
    «Quando Gasperini è venuto a trovarci a Boston con tutto il suo staff, gli abbiamo regalato un pallone da basket autografato dei Celtics che attualmente conserva nel suo ufficio. Dopo aver assistito a una partita di basket da bordo campo, quindi proprio al centro dell’azione, ha incontrato il nostro staff e, dopo aver confrontato gli appunti presi dagli staff tecnici di entrambe le squadre, abbiamo notato forti somiglianze dal punto di vista delle strategie usate nello sviluppo dei giovani e nell’uso del talento. Per cui è stato uno scambio tanto divertente quanto costruttivo, perché entrambe le squadre ne hanno tratto beneficio e hanno imparato molto l’una dall’altra. Alla fine il trait-d’union che ci unisce è il metodo basato sul duro lavoro, organizzazione e disciplina, tutti valori che applichiamo anche qui come Celtics».
    Quando Gasperini è venuto a Boston, ha avuto modo di osservare il suo tiro in sospensione? Potrebbe essere il 15° uomo dei Celtics?
    «Assolutamente! Credo che il nostro giocatore che più somiglia a Gasperini potrebbe essere Marcus Smart, un tipo tosto, disciplinato che si getta su tutti i palloni, si somigliano molto».
    Come Italo-americano, quale significato ha per lei far parte di questa lista di patron che sono andati in Italia e hanno acquisito, anche parzialmente, una delle venti squadre della Serie A?
    «Sono molto a mio agio e onorato. In un certo senso, per me è come un ritorno alle origini, al paese dal quale proveniva mio nonno. C’è una componente emotiva sostanziale ogni volta che torno in Italia: abbiamo ancora dei parenti in Italia. Ripeto, mi sono subito sentito a casa non appena sono sceso dall’aereo, e lavorare con la famiglia Percassi è stato fantastico fin dal primo minuto anche grazie alla calorosissima accoglienza che hanno riservato a mio figlio, alla mia famiglia e a tutto il nostro entourage. È stato tutto un meraviglioso atto d’amore».
    Quanto appassionato è il tifo a Bergamo? Sentirli in tv è un conto, ma quando sei lì, dal vivo, puoi veramente sentire la passione dei tifosi e la loro energia, senza contare le cronache virtuose circa le innumerevoli iniziative realizzate per la loro comunità.
    «È qualcosa di indescrivibile, e in ciò mi ricordano i tifosi dei Celtics. Sotto certi aspetti il tifo a Bergamo è addirittura più intenso: arrivano prima della partita, cantano e fanno il tifo per tutto il tempo, a prescindere da qualsiasi cosa accada in campo. Quando nasce, ogni bambino di Bergamo riceve una maglia dell’Atalanta, e anche per questo il club è parte integrante della città, e indissolubilmente legata a doppio filo con la comunità, al punto tale che Atalanta e Bergamo finiscono per diventare una cosa sola, tutti ad appoggiare la squadra. I tifosi e i giocatori percepiscono tutto ciò, e questo rende ogni secondo allo stadio un’esperienza indimenticabile». LEGGI TUTTO

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    Atalanta, Vorlicky si racconta: “Gasperini ha avuto coraggio a volermi”

    Da studente accolto dai calciatori a calciatore chiamato ad accogliere gli alunni al Gewiss Stadium: chissà se Lukas Vorlicky, che lo scorso 18 gennaio ha compiuto 21 anni, si sarebbe mai immaginato di trovarsi dall’altra parte in un tempo così breve. Il trequartista della Repubblica Ceca ha fatto gli onori di casa per l’Atalanta in occasione del progetto “La Scuola allo Stadio”. Una guida speciale per il tour guidato che il club nerazzurro ha offerto la possibilità di vivere a circa trecento studenti bergamaschi. A margine dell’evento l’occasione è stata ideale per parlare, attraverso i canali social dell’Atalanta, anche delle emozioni che Vorlicky sta vivendo nelle ultime settimane. LEGGI TUTTO

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    Atalanta, Hateboer a Zingonia per la riabilitazione dopo l'infortunio al ginocchio

    Hans Hateboer è tornato oggi al Centro Sportivo Bortolotti di Zingonia per proseguire il percorso di riabilitazione dopo la rottura del legamento crociato destro subita contro la Lazio. Il giocatore olandese era stato operato dal professor Mariani dopo due giorni dopo il brutto infortunio dello scorso 11 febbraio.
    Atalanta, inizia il percorso di Hateboer
    Dopo il duro scontro con Zaccagni è terminata la stagione di Hateboer. L’esterno in questi ultimi anni ha dovuto convivere spesso con infortuni, questo decisamente il più brutto. Il giocatore però ha voluto iniziare subito la riabilitazione e dopo circa tre settimane dalla rottura del legamento crociato, si è presentato al campo di allenamento per fare il suo lavoro personalizzato. LEGGI TUTTO

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    Diretta Atalanta-Udinese ore 18: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    BERGAMO – È la sfida tra le due difese con più gol segnati all’attivo del campionato (20, sono 10 a testa) ed entrambe, reduci da un momento di difficoltà, hanno un solo obiettivo: vincere la partita. Quella tra Atalanta e Udinese è una partita che il pubblico di casa attende con grande trepidazione: dopo il recente periodo complicato (4 sconfitte in 5 gare ufficiali), servono 3 punti per presentarsi a Napoli la prossima settimana con lo spirito giusto. Gasperini alla vigilia ha sottolineato quanto di buono fatto dalla squadra, senza pensare troppo a tabelle e “quota Europa”: “Il percorso compiuto finora è straordinario. Questa squadra è stata sempre in zona Champions, in diverse gare è anche stata in testa alla classifica: delle mie stagioni, secondo me, è uno dei percorsi migliori. Dobbiamo rimproverarci i punti persi con Sassuolo e Lecce”. Trasferta insidiosa per l’Udinese in crisi di risultati, con appena una vittoria in 15 gare, ma Sottil ha fiducia nei suoi ragazzi: “Ci siamo preparati bene, sappiamo qali sono i punti forza dell’Atalanta, ma anche dove colpirli. Dobbiamo mettere in campo la nostra mentalità di gioco. Pereyra ha un po’ di acciacchi ma sta stringendo i denti e sarà a disposizione”. LEGGI TUTTO

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    Atalanta-Udinese, conferenza Sottil: l'elogio a Gasperini e le condizioni di Pereyra

    Obiettivo tornare a vincere per l’Udinese di Sottil. La squadra friulana non trova i tre punti dalla partita contro la Sampdoria del 22 gennaio, strano per quanto fatto vedere, soprattutto all’inizio, dai bianconeri. La trasferta contro l’Atalanta non sarà delle più semplici, anche perché i nerazzurri arrivano da due sconfitte consecutive e vogliono riprendere la corsa per restare agganciata alle coppe europee. Proprio della partita di Bergamo ha parlato Andrea Sottil in conferenza stampa. LEGGI TUTTO

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    Atalanta, Djimsiti esclusivo: “Siamo da Europa. Su Scalvini, Okoli e Demiral…”

    Ha giocato 13831 minuti in 174 partite con l’Atalanta, quando approdò a Bergamo nel gennaio 2016 pensava di arrivare a tanto?
    “Inizialmente no, non immaginavo di fare questi numeri. Quando sono arrivato l’Atalanta era un po’ diversa da quella di oggi, per qualche mese c’è stato Reja in panchina e poi è iniziata l’avventura di Gasperini, siamo arrivati in Europa e in Champions. Tutto è cambiato. Ho fatto tante partite, a livello di minutaggio i numeri sono importanti anche considerando che per due stagioni sono stato via in prestito”.
    Il momento non è dei migliori, è preoccupato?
    “Non sono minimamente preoccupato. Conosco i giocatori e la società, il campionato quest’anno è molto difficile e a parte il Napoli ci sono tante partite equilibrate, con sorprese come l’ultima che vince contro chi lotta ai vertici. Sono fiducioso, abbiamo vissuto altre volte periodi come questo e dobbiamo solo pensare a lavorare forte”.
    Lazio e Milan, gare molto diverse. Quale è la vera Atalanta?
    “Il tema è più ampio. Contro le big può succedere di vedere gare con un rendimento opposto tra andata e ritorno, contro la Lazio in casa abbiamo fatto tanta fatica mentre a Roma è successo l’opposto. Sono partite equilibrate che magari vengono anche indirizzate da chi segna prima. Contro il Milan all’andata abbiamo giocato benissimo mentre al ritorno è successo qualcosa di diverso. Abbiamo vinto a Roma e poi perso in casa, si gioca bene o magari si sbaglia. Posso solo dire che noi daremo sempre tutto”.
    La sua stagione è stata a due velocità, ora sta giocando molto.
    “Nelle prime due gare ho giocato titolare e poi mi sono rotto il perone con il Milan, in quel contrasto con Origi. Quando sono tornato a disposizione c’erano compagni che stavano facendo bene e non è che automaticamente, quando uno ritorna a disposizione, deve ricominciare a giocare da titolare. Chi scende in campo lo decide il mister in base al lavoro settimanale, è sempre stato così con lui ed è un bene. Tutti sono considerati e possono avere occasioni per essere protagonisti. Personalmente sono stato sfortunato in quel contatto con Origi, già l’anno scorso ero incappato in due fratture al braccio e poi alla spalle”.
    In passato era sempre stato bene.
    “Non mi era mai capitato, per me si è trattato di una novità e mi sono ritrovato a lavorare con i fisioterapisti con continuità: diciamo che li ho conosciuti un po’ meglio stando sul lettino mentre prima ci parlavo e basta. Adesso, per fortuna, è tutto alle spalle”.
    Questa Dea vale un posto in Europa?
    “Penso di si, l’Atalanta vale un posto in Europa. Lo abbiamo visto in alcuni momenti della stagione, altre volte meno ma la qualità c’è e dobbiamo solo pensare a finire bene, dando tutto. Ci è mancata la continuità, dobbiamo trovarla e cambiare un po’ la tendenza che ci ha visto perdere partite che sulla carta, invece, avremmo dovuto vincere. Alcune non le abbiamo giocate bene e un po’ di punti sono rimasti per strada. Pensiamo a recuperare”.
    Scalvini, Okoli e Demiral sono una certezza per il futuro?
    “Credo che siano tutti giocatori di grande qualità. Le prospettive sono importanti perché fanno pensare, per loro, ad una carriera top: possono diventare giocatori davvero di grande livello. Per arrivare in alto, però, il talento non è tutto. Servono spirito di abnegazione, tanto lavoro e l’esperienza. Questa cosa si costruisce solo partita dopo partita, non bisogna avere fretta e pensare solo a come si può crescere. Le prospettive, secondo me, sono davvero di grande livello”.
    Lei cosa farà da grande?
    “Sinceramente non ci ho ancora pensato in modo concreto ma sono abbastanza sicuro che farò il corso da allenatore. In allenamento spesso mi capita di ragionare su una giocata e dirmi ‘io questa cosa la farei così’. Adesso mi sto godendo quello che stiamo vivendo, fino a che avrò dentro questo amore per il calcio starò in campo. Anche nella vita privata è fondamentale stare bene, sereno e felice”.
    Con l’Atalanta, 31 gialli e nessun rosso. Come lo spiega?
    “Speriamo di andare avanti così ma credo che ci sia una spiegazione a questo dato. Sono un difensore che cerca di leggere la giocata anticipando l’intervento, questo mi permette di posizionarmi bene e non trovarmi a dover fare interventi eclatanti per recuperare il tempo con un avversario che mi ha superato. Credo di essere un giocatore ‘pulito’ sul piano della condotta di campo”.
    Che papà è Berat Djimsiti?
    “Credo di essere un papà che cerca di dare tutto quello che può con Lion. Magari potrei farei di più, ci proverò. Quando giochiamo è come se fosse un secondo allenamento: non si ferma mai. Mia moglie Alisa è sempre con lui e fa un grande lavoro da mamma, io cerco di aiutarla e ultimamente sto anche provando a spingere un po’ con il pallone. Per ora non lo vedo molto interessato ma ha solo 2 anni e mezzo. C’è tempo”.
    Ultima curiosità: come va con il dialetto orobico?
    “Male, lo parlo soltanto quando vado a mangiare nel mio ristorante di fiducia. Però devo dire che con le lingue me la cavo abbastanza: parlo italiano, tedesco, francese, albanese, inglese e anche un po’ di serbo, visto che mia moglie arriva dalla Serbia”. LEGGI TUTTO