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    Torino-Empoli, granata senza segno “2” al 45' dall'esordio in Serie A

    La quindicesima giornata mette di fronte Torino ed Empoli. La compagine granata dopo le prime 14 giornate di campionato ha conquistato due punti in meno di quella toscana. Entrambe le squadre al momento si trovano nella parte centrale della classifica ma le posizioni più pericolose non sono lontanissime. Entrambe le compagini in questo match andranno a caccia dei tre punti ma non si può escludere del tutto il pareggio al novantesimo.
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    Otto gare senza pareggio e da sette sempre “1” al 90’
    I numeri mostrati dal Torino propongono molti spunti di interesse. La cosa che, ad una prima occhiata, colpisce di più è l’assenza di pareggi. Da otto partite consecutive, infatti, i granata o vincono (in tre occasioni) o perdono (nelle altre cinque) senza mai dividere la posta. Ma non solo… A guardare bene, vincendo in casa e perdendo fuori, Zaza e compagni da sette gare di fila non fanno altro che regalare un segno “1” al novantesimo. Se si guarda all’Empoli, invece, bisogna sottolineare, restando sempre sull’argomento pareggi, che fin qui ne ha fatto registrare soltanto uno, tre turni fa in casa con il Genoa (2-2) e poi basta.
    E nel primo tempo chi tanto e chi… niente
    Se poi vogliamo dirla tutta c’è un altro elemento, forse quello da tenere in maggiore considerazione, che pretende attenzione: se si esclude il primo match di campionato del Torino in casa contro l’Atalanta, quando le squadre andarono al riposo con i bergamaschi in vantaggio per 1-0 (per la cronaca il finale fu di 1-2), mai in nessuno dei tredici incontri successivi il primo tempo dei granata si è chiuso con un segno “2”. Esattamente l’opposto di quanto fin qui mostrato dall’Empoli che in quattordici partite che ha giocato ben nove volte ha visto il segno “2” materializzarsi a metà gara. E’ proprio il caso di dire a chi tanto e a chi… niente! LEGGI TUTTO

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    Inter-Spezia, i nerazzurri vanno spesso a segno nel primo tempo

    L’Inter dopo aver battuto in trasferta il Venezia grazie alle reti di Calhanoglu e Lautaro Martinez (2-0) si appresta a ricevere uno Spezia che naviga in acque pericolose. I liguri dopo le prime 14 giornate di campionato hanno fatto registrare soltanto tre vittorie (contro Venezia, Salernitana e Torino), due pareggi (prima Cagliari e poi Genoa) e ben 9 sconfitte. I nerazzurri sono invece a ridosso delle prime, hanno perso soltanto una volta a Roma contro la Lazio, sono ancora imbattuti in casa dove hanno pareggiato in due sole occasioni (2-2 contro l’Atalanta e 1-1 con la Juventus).
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    L’intervallo? Meglio arrivarci con almeno un gol all’attivo
    Il risultato che regala i punti per avanzare in classifica è ovviamente quello finale. Ma osservare anche quello che accade nella prima frazione di gioco pure può risultare utile per individuare riferimenti di gioco interessanti. Nel caso della sfida del Meazza colpisce il fatto che la formazione allenata da Simone Inzaghi, nelle quattordici gare finora disputate, ben dieci volte è andata al riposo avendo realizzato almeno una rete. Non è accaduto al Bentegodi, al Franchi e al Mapei Stadium contro Verona, Fiorentina e Sassuolo (sotto per 1-0 all’intervallo ma gare tutte capovolte e vinte nella ripresa) a cui va aggiunta la sfida casalinga contro l’Udinese (0-0 al 45’ e 2-0 al 90’). Un rendimento “doppio” rispetto a quello fatto registrare fin qui dallo Spezia visto che i liguri, nel primo tempo, sono riusciti a segnare non “almeno una rete” ma “soltanto una rete” in cinque incontri (quattro nelle prime cinque giornate dove, tra le prime due esibizioni e le due rimanenti si è inserito lo 0-0 con l’Udinese più l’1-3 a metà gara di un paio di turni fa, a Bergamo, contro l’Atalanta). LEGGI TUTTO

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    Vlahovic in gol nel successo della Fiorentina. Atalanta trascinata da Pasalic

    L’Atalanta di Gasperini travolge il Venezia 4-0 grazie alla tripletta di Mario Pasalic e al gol di Koopmeiners. Due reti per tempo da parte degli uomini di Gasperini, momentaneamente a -4 dalla vetta occupata dal Napoli. Nona vittoria stagionale per gli orobici, la quarta consecutiva. La Fiorentina, invece, supera in rimonta la Sampdoria. Gabbiadini porta avanti i blucerchiati, poi i viola reagiscono e in successione arrivano le reti di Callejon, Vlahovic e Sottil. I toscani salgono così a 24 punti mentre i liguri rimangono fermi a 15, interrompendo la striscia positiva di due vittorie consecutive
    Serie A, la classifica
    Super Pasalic trascina l’Atalanta
    Il Venezia parte forte e crea la prima occasione dopo 20 secondi con un tiro dalla distanza di Busio smanacciato in corner da Musso. L’Atalanta, però, trova il vantaggio al 7′. Imbucata di Ilicic per Pasalic che conclude di prima intenzione realizzando l’1-0. Al 12′ la Dea colpisce ancora con il centrocampista croato che batte Romero dopo un triangolo con Muriel. Al 21′ stop di petto e conclusione immediata di Henry ma Musso fa nuovamente ottima guardia. Al 43′ Pezzella rientra sul destro e calcia ma Romero riesce a bloccare in due tempi. Il Venezia si rende subito pericoloso in apertura di secondo tempo con Crnigoj ma Musso risponde nuovamente presente. Al 51′ filtrante di Ilicic per Pasalic ma l’estremo difensore del Venezia nega la tripletta al centrocampista croato. Tre minuti più tardi Hateboer va vicino al gol del 3-0 ma la sua conclusione di esterno viene deviata in angolo. Al 57′ è Koopmeiners a siglare il tris e il primo gol in Serie A con un bel rasoterra di sinistro dal limite. Due minuti dopo Peretz, appena entrato, si rende pericoloso con un colpo di testa che termina di poco alto. Al 62′ Pasalic prova a ricambiare il favore con Muriel ma il colombiano, solo davanti a Romero, colpisce il palo. Cinque minuti dopo la Dea cala il poker grazie alla terza rete della serata di Mario Pasalic. 
    Guarda la galleryPasalic show, l’Atalanta cala il poker: Venezia annichilito
    Atalanta-Venezia 4-0: tabellino e statistiche
    Rimonta Fiorentina contro la Sampdoria
    Prima occasione per la Fiorentina al 5′ con un calcio di punizione di Biraghi che termina di poco alto. Cinque minuti più tardi Bonaventura serve Vlahovic di tacco. L’attaccante serbo tenta il tiro dalla lunga distanza ma Audero para in due tempi. Al 15′ passa la Sampdoria grazie a un colpo di testa di Gabbiadini su assist di Candreva. Al 23′ i padroni di casa trovano il pareggio. Cross in mezzo di Sottil, sul secondo palo arriva Callejon che batte Audero realizzando l’1-1. Nove minuti più tardi la Fiorentina ribalta la partita grazie al dodicesimo gol in campionato di Dusan Vlahovic che supera l’estremo difensore blucerchiato con un colpo di testa. Al 40′ Bonaventura ci prova con un sinistro a giro dal limite ma la conclusione è centrale e parata da Audero. Allo scadere del primo tempo è Sottil a firmare il tris a porta sguarnita in seguito a un tiro di Bonaventura sporcato dalla retroguardia blucerchiata. Al 58′ vicino alla doppietta Gabbiadini con un tiro al volo respinto in angolo da Terracciano. Subito dopo contropiede della Fiorentina con Sottil che si presenta davanti ad Audero calciando, però, a lato. Al 62′ Martinez Quarta libera male sugli sviluppi di un corner sfiorando l’autogol. Nel finale Candreva prova a riaprire la partita ma Terracciano sbarra la strada all’ex Inter e Lazio.  
    Guarda la galleryFiorentina, tris vincente contro la Sampdoria: che show dell’attacco viola LEGGI TUTTO

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    Verona-Cagliari, entrambe le squadre hanno stretto amicizia con il “Goal”

    Incredibile ma vero! Il Verona dopo aver chiuso in vantaggio il primo tempo a Genova contro la Sampdoria ha poi perso per 3-1 al novantesimo. Anche il Cagliari nell’ultima partita disputata non è riuscito a vincere, contro la Salernitana non è andato oltre il pareggio per 1-1.
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    Tante reti fatte e tante subìte, è quasi automatico
    Il Verona ha fin qui realizzato ventotto reti e ne ha incassate venticinque. Non è matematico ma è quasi… automatico che con una situazione del genere anche gli esiti “Goal” possano essere predominanti. Una considerazione che trova piena conferma se si guarda ai gialloblù che hanno fatto registrare il “NoGoal” in due sole occasioni e che, per giunta, regalano il “Goal” da sette partite consecutive. L’ultimo “NoGoal” degli “scaligeri” risale infatti alla settima giornata quando il match Verona-Spezia si chiuse sul 4-0. Le lunghe serie, lo abbiamo appena visto con l’Atalanta, sono destinate a interrompersi e chissà che non accada anche stavolta con il Verona. Una eventualità che potrebbe essere rafforzata dal fatto che anche il Cagliari propone una netta maggioranza di esiti “Goal” (sono dieci contro i soli quattro “NoGoal”) e che nelle ultime tre esibizioni l’esito è sempre stato questo. E allora, anche se il cambio non è scontato, anche la situazione dei rossoblù rafforzerebbe la sensazione che al Bentegodi, nel turno di metà settimana, la porta di almeno una delle due squadre in campo potrebbe non essere violata. LEGGI TUTTO

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    Atalanta-Venezia, riflettori puntati sul “Parziale/Finale”

    L’Atalanta grazie ai tre punti conquistati sul campo della Juventus conferma il quarto posto in classifica alle spalle di Napoli, Milan e Inter. Nel turno infrasettimanale i nerazzurri affrontano il Venezia. I “lagunari” sono reduci dal ko interno rimediato contro l’Inter e attualmente sono quint’ultimi a pari punti con Udinese e Sampdoria.
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    Dopo nove “Goal” di fila l’esito è cambiato
    L’Atalanta, prima della sfida con la Juventus, si faceva notare per la sua lunghissima sequenza di esiti “Goal” consecutivi: ben nove che lasciavano intendere che, quanto prima, si dovesse assistere ad una inversione di tendenza. Una inversione che è puntualmente arrivata a Torino con la vittoria per 1-0 (grazie ad una rete di Zapata) che ha rimesso ogni cosa al suo posto.
    C’è ancora un elemento da considerare
    Una veloce occhiata ai numeri della “Dea” permette però di individuare un altro elemento che, forse, può meritare un po’ di attenzione. Si tratta stavolta del segno fatto registrare alla fine del primo tempo ed il segno relativo al risultato finale. Dopo 14 gare di campionato l’Atalanta presenta, sia al 45’ che al 90’, lo stesso segno in ben dodici di queste e da ben otto incontri a questa parte. Volendo essere più precisi, a prescindere dal fatto che giocasse in casa o fuori, la squadra guidata da Gasperini ha collezionato ben sette accoppiate “Parziale/Finale 2/2” (si è materializzata grazie a cinque vittorie esterne che hanno fatto seguito al vantaggio a metà gara più due ko interni con Fiorentina e Milan nei quali i nerazzurri erano già sotto all’intervallo) più tre “X/X” e due “1/1” (che, evidentemente, risulta la meno frequente). Uno scompenso che, contro il Venezia, potrebbe essere risistemato. Per il Venezia le accoppiate “Parziale/Finale” uguali sono state finora soltanto sette e in quest’ambito la “1/1” si è vista soltanto due volte. Chissà che anche stavolta non valga la classica regola del “non c’è due senza tre”. LEGGI TUTTO

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    Juve: errori e arroganza. La discesa è senza fine

    Dopo i quattro gol presi dal Chelsea, peggiore sconfitta europea in 17 anni di storia, giusto perché si ricordi, la Juventus non riesce a tornare padrona del proprio destino neanche in campionato, cancellando di colpo le vittorie incoraggianti con Fiorentina e Lazio. La traversa scheggiata da Dybala al sesto minuto di recupero è la fine di un tragitto irto di difficoltà, lacci mentali, guai fisici, errori, superficialità, come il gol dell’Atalanta innescato dall’appoggio parrocchiale di Morata, centravanti da 20 milioni all’anno, cioè il leasing più costoso della storia. È un viaggio al termine della notte, per usare la letteratura di Celine, che sa di sbagli continui, quasi tutti commessi a monte. È una rosa costruita male, perché ha i migliori soltanto a destra (Cuadrado, Chiesa, eventualmente Bernardeschi) e tutti adattati a sinistra, dove finisce spesso per agire Rabiot, una sorta di paradosso. È una società che da tre anni, dopo il licenziamento di Marotta, ha fatto una serie impressionante di errori. Prima delle plusvalenze “a specchio”, con la Consob a sonnecchiare, c’era stata la vicenda squalificante di Suarez e la voragine nei bilanci aperta da CR7.

    Nel frattempo, dietro appunto giocatori oggi in B senza presenze e valutati chi 8, chi 10 milioni di euro, sfumava la forza tecnica della Juve precedente, quella che in 9 anni era riuscita a costruire una superiorità netta, apparentemente inossidabile. Si è scivolati sempre più in basso, una discesa spesso accompagnata da improvvisazione e arroganza. Nel silenzio quasi generale, con molta informazione o paciosa o troppo amica, la Juve ha cancellato se stessa e l’ottimo, anzi lo straordinario realizzato in precedenza. Lo dicono i raffronti: 6 punti in meno di un anno fa, quando già Pirlo era sembrato un azzardo, -15 sulla stagione di Sarri (anno di “melma”, come ha detto Agnelli), -19 sull’annata ultima di Max Allegri. Il quale non sarà ciò che era, come sostengono i critici, ma evidentemente ha anche una squadra smontata da allora a oggi.

    La Juve conosce un solo modo per sopravvivere: non subire gol e andare in contropiede. Appena va sotto, impossibilitata dunque alla transizione, scompare. Sette volte in svantaggio in campionato, solo in una ha ribaltato e in un’altra ha pareggiato. Quattro punti in questa speciale classifica, cioè piena zona retrocessione. La peggiore scelta di Allegri è stata quella di puntare ogni discussione, qualsiasi analisi, sul risultato, teorizzandolo addirittura. Appena viene a mancare questo, non resta altro da presentare, nemmeno la sperimentazione che aveva accompagnato Pirlo.

    Due parole sull’Atalanta, che con Gasperini vince per la prima volta in casa della Juve. Ha guidato con ritmo, con il coraggio di andare uno contro uno pure in difesa, recuperando con Djimsiti o Toloi quando ha dovuto chiudere il buco lasciato dalla linea alta. Zapata ha segnato per la settima gara di fila. A Gasperini, che da agosto pensiamo possa vincere il campionato, sono sin qui mancati Gosens e Hateboer, ha avuto Ilicic a fasi alterne e Muriel per gli spiccioli di gara, oltre al girone di ferro in Champions. Parlando al Sole 24 ore, il presidente Percassi ha detto una frase meravigliosa: «Siamo rimasti umili, sappiamo di essere un miracolo». L’umiltà che a Torino si è persa. Spedito Paratici a Londra, forse la rivoluzione non è finita. Ma il futuro è solamente nella testa di John Elkann, che ha intanto garantito altre centinaia di milioni di euro. Ieri, casualmente, era alla prima partita in casa di questa stagione. LEGGI TUTTO

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    Juve-Atalanta 0-1: Zapata stende Allegri, la Champions è più lontana

    TORINO – Da Londra a Torino la notte juventina è sempre buia e nell’arco di 96 ore i bianconeri beccano cinque gol da Chelsea ed Atalanta amareggiando un weekend prevedibilmente ricco di chiacchiere e commenti amarognoli. Gira pure male agli ex campioni d’Italia, autori di una prestazione generosa ma solamente nel secondo tempo, con bagliori di presenza sul campo non sufficienti a riprendere una Dea ora a -4 dal primato. La Juventus, invece, scivola a -7 dal quarto posto: tempi sempre più duri in arrivo per Allegri e i suoi giocatori. L’1-0 definitivo è merito di Zapata che nel primo tempo sblocca l’equilibrio approfittando di un errore di Morata in appoggio, con Djimsiti che intercetta e di prima serve il colombiano, De Ligt tiene l’avversario in gioco e il piatto dell’atalantino è un bacio alla traversa. La stessa carezza, però al contrario, che respinge il potenziale 1-1 di Dybala, firmatario di una sventurata punizione al gong della partita. Il pareggio, insomma, sarebbe stato meritato, ma non avrebbe cancellato i dubbi su cosa sarà di questa Juventus.

    Quelle distanze

    Evidente, per lunghi tratti, la differenza a livello fisico tra le due squadre, un gap già emerso martedì in Champions contro il Chelsea. Meno chiaro il gap tecnico, perché questa è una Dea che probabilmente per scelta ama rannicchiarsi e ripartire con abilità. Eppure basta per vincere in casa della Juve dopo 32 anni, Zapata fa il Caniggia nella Dea di Mondonico e la storia si rinnova per il piacere dei tifosi nerazzurri. Sul fronte bianconero, Dybala fa tutto tranne che il falso centravanti, corre, s’impegna, ha anche un paio di occasioni nel primo tempo ma il mancino lo tradisce. L’Atalanta è la solita avversaria difficilmente malleabile e almeno per un tempo rinnova la sua veste di Dea “dentistica” in pressione costante sulla “carie” altrui, combattuta con trattamento diretto: attacco uomo su uomo con la fascia mal presidiata da Alex Sandro e Rabiot scelta quale ideale punto di ripartenza. A proposito del francese, altra serata assurdamente dimenticabile a dispetto di chi parteggia per lui e vorrebbe sempre vederlo in campo. La Juve preferisce palleggiare, soprattutto lungo la corsia Cuadrado-McKennie che sembra poter dare buoni frutti, ma le velleità bianconere si stoppano al limite dell’area: nell’ultimo passaggio – e il tema si ripeterà anche in un secondo più tempo più pimpante da parte bianconera – è una Juventus difettosa e Demiral e soci prendono tutti i palloni o quasi con comodità. Metti pure che De Ligt la passi male a Bonucci con Zapata al varco (l’olandese si ripeterà poco dopo, ancora con il bomber colombiano nell’attesa di un errore) e per poco Freuler non buca Szczesny. La Juventus cerca di rispondere con Dybala che in fase di preparazione è impeccabile senonché al tiro la passa a Musso. Questione di lampi, come quando McKennie serve Chiesa nello spazio ma l’azzurro si fa rimontare da un ottimo Toloi. L’1-0 di Zapata esalta solamente lo spicchio atalantino dello Stadium senza contare che quella dei padroni di casa e una reazione lenta, rabbiosa epperò scomposta e in preda alla frenesia, peraltro neppure così costante, anche perché Dybala per la seconda volta pecca di cattiveria e precisione. Per l’Atalanta, a parte la rete di Zapata, una prova intensa e notevole a livello difensivo, con squilli offensivi più rari e comunque mortiferi. Segno, dunque, di una maturità chiara e indiscutibile.

    Fuori gli attributi

    Si ricomincia con Bernardeschi al posto di Chiesa che, al gong del primo tempo, si arrende a un guaio muscolare. Allegri conferma il 4-3-3 con il carrarino largo a destra e Dybala libero di giostrare dove più conviene. Ma per una ventina di minuti non cambia nulla dal punto di vista psicologico: il controllo della partita è in mano a chi la sta già vincendo, sui contrasti gli atalantini arrivano sempre per primi, gli errori di marca juventina in fase di uscita palla al piede non si contano. Più che le occasioni, è un momento in cui stuzzicano più i duelli individuali, Toloi (e Demiral) contro un generoso – ma terribilmente solo lì davanti – Morata su tutti. Ai ritmi soporiferi la Juve sembra adeguarsi, il problema è che i bianconeri stanno perdendo e forse non se ne rendono conto. Gasperini sostituisce Pessina con Pasalic mentre lo Stadium urla di tirar fuori tutta la rabbia in corpo, se ce n’è. La reazione alla richiesta dei tifosi c’è in McKennie che si fa anticipare da Djimsiti a due passi da Musso, in un sinistro ringhioso ma impreciso di Dybala e in un diagonale di Rabiot respinto alla grande dal portiere nerazzurro. Intanto Kean aveva preso il posto dell’infortunato McKennie: l’ex Everton se ne sta per conto suo con Morata e la Joya più stretti. Gasperini allora si copre con Palomino in luogo di un buon Zappacosta, ma l’Atalanta ha ormai deciso di rannicchiarsi totalmente nel suo cantuccio. Allegri spara anche l’ultima cartuccia – Kaio Jorge per Morata – quindi Koopmeiners rileva Malinovskyi. La traversa di Dybala è il segno finale di un’altra serata no per la Juventus. La Dea festeggia, lo Stadium ormai non fa più paura a nessuno.

    Juve-Atalanta 0-1: statistiche e tabellino

    Guarda la galleryBuio Juve, festa Atalanta: allo Stadium decide Zapata LEGGI TUTTO

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    Diretta Juve-Atalanta ore 18: probabili formazioni, come vederla in tv e streaming

    TORINO – Messa da parte la disfatta in Champions contro il Chelsea, la Juve si cala nuovamente nel campionato, dove con due vittorie consecutive si è riavvicinata al gruppo di testa. Un successo contro l’Atalanta porterebbe i bianconeri a 24 punti, a -1 dalla stessa Dea dell’ex Gian Piero Gasperini, attualmente quarta a quota 25. I nerazzurri, dal canto loro, reduci dal pirotecnico 3-3 con lo Young Boys, vengono da sei risultati utili di fila e nell’ultimo turno hanno rifilato un pesante 5-2 allo Spezia. L’ultimo precedente tra le due squadre all’Allianz Stadium, disputato la scorsa stagione, è terminato con il risultato di 1-1, frutto delle reti di Chiesa e Freuler, l’ultima vittoria bianconera risale invece alla stagione 2017-2018, con Allegri in panchina e gol di Higuain e Matuidi, mentre per l’ultima affermazione bergamasca bisogna tornare addirittura al 22 gennaio 1989, quando a decidere fu Caniggia. Guarda la galleryJuve-Atalanta, la probabile formazione di Allegri
    Juve-Atalanta, dove vederla in tv
    Il match tra Juve ed Atalanta, in programma alle ore 18 all’Allianz Stadium di Torino, sarà trasmesso in diretta esclusiva da Dazn. In alternativa, sarà possibile seguire la cronaca testuale del match live sul nostro sito.
    Le probabili formazioni di Juve-Atalanta
    JUVE (4-3-3): Szczesny; Cuadrado, Bonucci, De Ligt, Lu. Pellegrini; McKennie, Locatelli, Rabiot; Dybala, Morata, Chiesa. All. Allegri. A disp. Perin, Pinsoglio, Alex Sandro, Rugani, Chiellini, Bentancur, Arthur, Kulusevski, Bernardeschi, Kaio Jorge, Kean. Indisponibili: De Sciglio, Ramsey, Danilo. Squalificati: –
    ATALANTA (3-4-1-2): Musso; Toloi, Palomino, Djimsiti; Zappacosta, De Roon, Freuler, Maehle; Pasalic; Ilicic, D. Zapata. All. Gasperini. A disp. Sportiello, F. Rossi, Demiral, Scalvini, Giu. Pezzella, Koopmeiners, Pessina, Hateboer, Malinovskyi, Miranchuk, Piccoli, Muriel. Indisponibili: Gosens, Lovato. Squalificati: –
    Arbitro: Ayroldi di Molfetta.Assistenti: Prenna ed Imperiale.IV uomo: Marchetti.Var: Di Bello.Avar: Tegoni. LEGGI TUTTO