consigliato per te

  • in

    Alle 22 c'è Boca Juniors-River Plate: Rojo recupera, Quintero no

    TORINO – «Para ser campeón, hoy hay que ganar», per diventare campioni oggi bisogna vincere. Questo coro da stadio, autentica hit in LatinoAmérica, riassume il senso del Superclásico numero 259 della storia del Fútbol. Alle 22 (diretta su Sportitalia) all’Estadio Alberto José Armando, per tutti La Bombonera, si affrontano Boca Juniors e River Plate. Xeneizes e Millonarios, infatti, per tenere vive le chances di trionfo finale nella Liga de Fútbol Profesional hanno assolutamente bisogno dei tre punti: entrambe le squadre, attualmente, si trovano a -5 dall’Atlético Tucumán capolista del campionato. Un passo falso potrebbe essere fatale.
    QUI XENEIZES Il Boca Juniors è in un discreto momento di forma: ha vinto in trasferta a Florencio Varela contro il Defensa y Justicia 1-0, quindi ha piegato la capolista 2-1 e, nell’ultimo turno, è andato a vincere a Santa Fe contro il Colón del grande ex Wanchope Ábila con lo stesso risultato. Certo, il tipo di gioco messo in mostra dal Xeneize è tutt’altro che calcio champagne, ma la spettacolarità della manovra non è mai stato un segno distintivo del club anche nell’epoca d’oro: a La Ribera non ti chiedono di giocare un fútbol divertente ed esaltante, ti chiedono di lottare alla morte su ogni palla, di dimostrare amore per i colori e fradiciare di sudore la camiseta. Sempre. E possibilmente di vincere. Hugo El Negro Ibarra, gloria Xeneize che da qualche mese siede in panchina, potrà contare su Marcos Rojo, in dubbio nelle scorse ore per un problema muscolare: giocherà al centro della difesa in coppia con Nicolás Figal. Nel cuore del centrocampo spazio a Alan Varela e Pol Fernandez, mentre gli esterni saranno Martín Payero e Juan Ramírez. Davanti conferma per il bimbo d’oro Luca Daniél Langoni, 19 anni, e 3 gol decisivi finora: il suo partner sarà il Pipa Benedetto, che cerca riscatto dopo un periodo non brillantissimo.
    QUI MILLONARIOS Il River Plate, dopo un inizio sofferto in campionato, pare aver imboccato la strada giusta: con la vittoria 2-0 contro il Barracas Central (la squadra del cuore di Chiqui Tapia, il presidente dell’Afa) nello scorso fine settimana i Millonarios hanno allungato a 6 la striscia di partite senza sconfitte. Franco Armani pare aver superato il dolorino al muscolo pettineo e dovrebbe essere in grado di difendere la porta biancorossa, recuperando il suo posto da titolare, come Enzo Pérez e Andrés Herrera: saranno loro due, verosimilmente, a sostituire gli squalificati Bruno Zuculini ed Elías Gómez. Gli unici veri dubbi che tormentano il Muñeco Gallardo sono le possibilità di giocare di Pablo Solari e chi schierare al posto di JuanFer Quintero. Solari è da pochissimo in gruppo dopo la lesione al bicipite femorale: schierarlo dal 1′ sarebbe un azzardo che potrebbe essere pagato caro nelle prossime settimane. Il suo posto sarà occupato da Ezequiél Barco. Il colombiano, invece, è sicuro assente: per la sua sostituzione si candidano Agustín Palavecino e Santiago Simón.
    POLIZIA IN FORZE Il Governo della città di Buenos Aires ha previsto un massiccio invio di Polizia per la supersfida: a La Boca arriveranno oltre 1.200 agenti, per vigilare sulla sicurezza dell’evento dentro e fuori dallo stadio. L’assenza di tifosi del River (in Argentina, da lustri, i tifosi ospiti non possono recarsi alle partite) dovrebbe evitare comunque criticità. Inoltre ci saranno 120 agenti speciali che lavoreranno nel programma statale Tribuna Segura ai tornelli: avranno il compito di pizzicare eventuali infiltrati e di fermare tifosi sottoposti a Derecho de Admisión, il Daspo argentino, e impedire loro di entrare sugli spalti. I cancelli verranno aperti alle 13 di Buenos Aires, le 18 italiane, ossia 4 ore prima del fischio d’inizio. La Bombonera giocherà una partita tutta sua: è la prima volta che si gioca un Superclásico con il pubblico dalla semifinale di ritorno di Copa Libertadores. Poi ci fu la pandemia di Covid e gli impianti vennero chiusi al pubblico: anche El Templo del Fútbol Mundial, anche lo stadio più mistico del mondo avrà un suo peso nel derby più caldo e passionale del Pianeta.
    ESTADIO ALBERTO JOSE’ ARMANDO, ORE 22
    diretta Sportitalia
    BOCA JUNIORS (4-4-2): Rossi; Advíncula, Figal, Rojo, Fabra; Payero, Pol Fernández, Varela, Ramírez; Langoni, Benedetto. All. Ibarra
    RIVER PLATE (4-4-2): Armani; Herrera, Mammana, Díaz, Milton Casco; Palavecino, Enzo Pérez, Aliendro, De la Cruz; Barco, Beltrán. All. Gallardo
    ARBITRO: Darío Herrera LEGGI TUTTO

  • in

    C'è Boca Juniors-River Plate, molto più che un derby

    TORINO – Il conto alla rovescia per il match più sentito di questa galassia è cominciato: domani alle 22 all’Estadio Alberto José Armando, conosciuto in tutto il mondo con il nome di La Bombonera, «se viene el Superclásico del Fútbol argentino», come amano annunciare pomposamente i telecronisti locali. Si gioca Boca Juniors contro River Plate, che non è una semplice partita di calcio: Xeneizes contro Millonarios è uno scontro di culture, di modi di vivere la vita prima ancora che il fútbol, Bosteros contro Gallinas è uno degli spettacoli a cui bisognerebbe assistere, avendone la possibilità, almeno una volta nella vita. Uno show di ore che ti lascia con la pelle a cappone. Un carnevale fuori stagione, una turbolenta festa di popolo, con tutto quello che ne può conseguire in LatinoAmérica dove gioie e dolori, amicizia e disprezzo, vittoria e sconfitta vengono vissuti in modo assolutamente poco equilibrato: se un argentino ti vuole bene lo capisci senza doverti sforzare troppo, se ti disprezza, idem. Potete pensare che sia troppo estremo, come modus vivendi: in realtà, se vi fermate un secondo a pensarci sù, è infinitamente più facile vivere così, non essendo praticamente mai costretti a indossare maschere per compiacere la regola del fare buon viso a cattivo gioco.
    SFOTTO’, COLORE, VIOLENZA Per capire la prima sottile differenza tra le due anime, quella oroblù e quella biancorossa, che spaccano in due non solo Buenos Aires ma tutta l’Argentina, basta analizzare i soprannomi di club e tifosi: i Bosteros, quelli del Boca, vengono chiamati così per la Bosta, che letteralmente significa sterco. Fu affibbiato agli aficionados Xeneizes dalle altre tifoserie a causa dei miasmi del Riachuelo, un fiumiciattolo (anche se forse sarebbe meglio chiamarlo grosso canale di scolo) che prima di interventi di bonifica spesso riversava il suo odore nauseabondo sugli spettatori della Bombonera. Mille e mille esultanze di giocatori e idoli del River fanno riferimento a questo: basta cercare nel web e salteranno fuori foto di Marcelo Gallardo, Fernando Cavenaghi o Ángel Labruna tappandosi le narici al momento di entrare in campo. Ovviamente è inutile dire che, per gli abitanti de la Repùblica de La Boca, del Barrio che ospita il club e il suo stadio, il Riachuelo è amato e rispettato come il Nilo dagli Antichi Egizi. La Boca è un quartiere d’immigrazione: camminando per le sue Calles, per le sue strade, si trovano ancora moltissimi Conventillos, le tipiche case colorate con tetto di lamiera e pareti tutte di legno, ricavate dalle barche con cui gli immigrati, soprattutto italiani, soprattutto genovesi, sbarcavano nel Nuovo Mondo. Un Barrio popolare, orgogliosamente e da sempre proletario: proprio alle spalle dello stadio c’è la Villa de Emergencia di Isla Maciel, una bidonville. Il River, invece, ha il suo stadio nel Barrio Núñez, nella parte nord della città: è uno dei quartieri più chetos, più eleganti della Capitale, ci vive l’alta borghesia. L’anima dei biancorossi si estrinseca nel suo soprannome: Millonarios, quelli coi soldi veri, in antitesi proprio al Boca es Pueblo, il Boca è popolo, degli Xeneizes. Due passioni antitetiche fortissime, due amori indissolubili, desde la cuna hasta el cajon, dalla culla alla tomba. E proprio come nell’Antica Grecia anche in Argentina Eros e Thanatos, amore e morte, vanno di pari passo. Sono centinaia i fatti di cronaca nera legati al match, tra i più tragici i 71 morti e 113 feriti nel 1968 alla Puerta 12 della Bombonera ei 2 tifosi del River uccisi il 30 aprile del 1994 a colpi di pistola. E’ l’unica partita del mondo che riesce a far imputridire rapporti di parentela e di buon vicinato: prima dell’ultima doppia finale di Libertadores nel 2018, Óscar, un tifoso del Boca di Misiones, città del nord del Paese, diede fuoco all’abitazione del cognato Arturo, che aveva avuto l’ardore di sfottere il club azul y oro. Una locura, una pazzia.
    OSPITI? NO GRAZIE Domani sera non ci saranno, come da lustri ormai, i tifosi ospiti: la Bombonera sarà un autentico tempio dove si officia il culto per il Boca. Nessun pagano sarà ammesso, almeno ufficialmente. A guidare il tifo de La 12 ci saranno anche Rafa Di Zeo e Mauro Martín: i due leader della tifoseria, venerati come autentici semidei, che erano stati colpiti dal Derecho de Admisión, la diffida argentina. Lo spettacolo, in campo e fuori, è garantito.
    Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

  • in

    Argentina: cambia la formula del campionato. O forse no

    TORINO – Tra poco meno di 5 ore, alle 10.30 bonaerensi, le 15.30 italiane, nella sede dell’Afa, la Federcalcio argentina, non dovrà mancare nessuno: si discute la riforma del campionato, si parla di come sarà il torneo 2022-23, si analizza un cambio di format. L’ennesimo. Le ultime indiscrezioni che filtrano dal Predio di Ezeiza lasciano capire che il presidente El Chiqui Tapia non accetterà alcuna modifica e rispetterà quanto firmato e votato dall’Assemblea: che ci siano cioè retrocessioni graduali fino al 2025, con l’obiettivo di raggiungere, nel 2026, una Primera Division a 22 squadre, che è  il desiderio dei top club e delle tv detentrici dei diritti. La battaglia, comunque, sarà accesa: alcuni dirigenti hanno intenzione di mettere sul tavolo un vecchio progetto di Eduardo Spinosa del Banfield, una Serie A sempre con 30 squadre, con una modalità di disputa diversa da quella attuale. Se passasse, sarebbero cancellate le retrocessioni del torneo in corso che è al giro di boa (14 giornate giocate su 27).
    Telefono bollente
    Ieri il telefono di Tapia non ha smesso un secondo di trillare:  chili di chiamate e tonnellate di whatsapp e messaggi vocali dai dirigenti dei club di Primera e Ascenso. Man mano che, sulle reti social, venivano pubblicati veri o presunti rumours, aumentava la preoccupazione. «Non cambia nulla», la secca e ripetitiva risposta del Presidente dell’Afa. Questo «Non cambia nulla» significa che, nel 2023, la formula sarà uguale a quella attualmente in uso e cioè un primo semestre con la Copa de la Liga (si vedrà in un secondo tempo se il nome verrà mantenuto o cambiato), con le 28 squadre divise in due zone. Nel secondo semestre, invece, scatterà un Torneo de la Liga Profesional, con 28 squadre che si affronteranno in 27 turni. Un’alternativa sarebbe organizzare due tornei “lunghi”, uno per semestre. «Dipenderà tutto dal parere positivo o meno dei club che giocano Libertadores e Sudamericana, ma non arriverà», fanno sapere fonti interne alla Federazione.
    A caccia del cambio
    In molti, appare evidente, spingono per una riforma. I dirigenti dei club a rischio retrocessione e alcuni loro alleati possono contare sull’appoggio dei club di Nacional B, stimolati dal fatto che, se fossero bloccate le retrocessioni, le squadre del loro campionato ne beneficerebbero nel 2023. Questa la proposta: la prima misura adottata sarebbe mantenere il numero di squadre iscritte a 30, cosa che le tv detentrici dei diritti non accetterebbero manco sotto tortura. Questo implicherebbe il congelamento delle due retrocessioni, mentre dalla Primera Nacional sarebbero promosse le prime due classificate, come da regolamento. Come giocherebbero le 30 squadre? Nel primo semestre si organizzerebbero due zone con 15 squadre l’una. Al secondo semestre accederebbero le prime 10 delle due zone, cosa che porterebbe il format a un torneo da 20 club, la formula preferita dalle grandi (capeggiate da Boca Juniors e River Plate) e dalle tv. Le restanti 10 squadre sarebbero raggruppate in un torneo da 20 con altri 10 club del Nacional B: in palio ci sarebbe la permanenza nella massima serie.
    Al di là delle posizioni che si registreranno tra poche ore nella riunione dell’Afa, Tapia sa perfettamente che non gli serve cambiare ancora un torneo in corso di svolgimento. Proprio il presidente federale, infatti, aveva ratificato il ritorno delle retrocessioni in questo campionato e ritiene che cambiare idea sarebbe un errore politico madornale, soprattutto perché comporterebbe un nuovo confronto con le tv e una nuova convocazione dell’Assemblea per cambiare il regolamento. Il tutto mentre si gioca e la palla rotola. Cervellotico è dir poco.
    Quindi, ricordando che l’incontro di oggi non sarà decisivo, al momento tutto lascia pensare che il Torneo 2023 non cambierà di una virgola: inizierebbe con 28 squadre e si giocherebbe come quest’anno. Attenzione, però: ciò che cambierà rispetto al presente saranno le retrocessioni. Quattro nel 2024 e altrettante l’anno dopo. In questo modo, dato che saranno solo 2 le promozioni dalla Primera Nacional, la Serie A argentina nel 2026 sarà composta da 22 società, decisione che era stata già ratificata dall’Afa e che è quanto vogliono le tv.
    Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

  • in

    Tevez torna a casa: c'è Boca-Rosario Central

    TORINO – La notte che sta per calare su Buenos Aires non sarà come tutte le altre. La luna che illuminerà la Repùblica de la Boca sarà speciale e bellissima: alle 2.30 El Apache Carlitos Tevez torna a casa, si gioca Boca Juniors-Rosario Central, un match molto più che speciale per l’ultimo grande idolo della tifoseria xeneize. E’ la prima volta, da avversario a la Bombonera, per El Jugador del Pueblo. Poco più di un anno fa, il 3 giugno del 2021, dava l’addio al calcio giocato. Qualche settimana prima, il 26 maggio, calpestava per l’ultima volta il terreno del tempio azul y oro. Per l’ultima volta prima della notte che sta per calare su Buenos Aires.
    Traumatico addio
    Non se ne sarebbe mai andato da casa sua, Carlitos. Perché il Boca è casa sua. Lo ha messo, sostanzialmente, alla porta uno che a La Bombonera conta più di chiunque: Juan Roman Riquelme, El ultimo Diez. Non uno normale, uno che per la tifoseria del Boca vale assai più del D10S Diego Armando Maradona. Sembra assurdo, ma è un fatto. Perché nessun comune mortale avrebbe mai potuto sfrattare El Apache, ma un semidio sì. Nella nuova vita di Carlitos c’è il mestiere di allenatore. Nel Tevez 2.0 non c’è l’oroblù dei bosteros, ma il gialloblù de Los Canallas del Rosario Central. Il popolo, quello che lo ha eletto simbolo, quello che nei potreros delle Villas Miserias di Buenos Aires, Ciudad Oculta, Fuerte Apache, La Gardel, La 31, La 1/11/14, continua a giocare con la 10 del Boca con la scritta Tevez sopra al numero, non dimentica. E prepara il benvenuto: in tutta la città sono comparsi striscioni che grondano affetto. “Bienvenido Carlitos, Boca es tu casa”, molto più che una dichiarazione d’amore perenne. Amore corrisposto: nella conferenza della vigilia El Apache ha definito La Bombonera come «lo stadio più bello del mondo».
    Tritolo oroblù
    Intanto nel club proprietario de “lo stadio più bello del mondo” esplode una bomba al giorno. Anzi all’ora. Negli spogliatoi del Cilindro del Avellaneda nell’intervallo di Racing-Boca (0-0) El Pipa Benedetto e Carlos Zambrano sono venuti alle mani, tornando in campo con gli evidenti segni della battaglia sul volto. Uno spogliatoio esplosivo, ingestibile. Un tritacarne che distrugge tecnici che sono stati anche idoli del club: dopo l’esonero, più che brusco del Seba Battaglia, ora tocca a Hugo El Negro Ibarra gestire il tutto. E, a giudicare dai risultati, il cammino per farcela è ancora lunghissimo. A mettere ulteriore tritolo alla polveriera Xeneize ci ha pensato un altro mammasantissima, El Flaco Rolando Schiavi. «Non so se Ibarra sia preparato per essere tecnico. Non so se abbia le capacità per farlo. In quattro anni nel mio staff di allenatore della Reserva non ha mai voluto essere mio secondo. Per questo chiamai Popi Bracamonte e Mario Pobersnik. Poi, evidentemente, le cose cambiano…».
    Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

  • in

    In Bolivia c'è la Copa Evo, vetrina per gli Under 17 sudamericani

    TORINO – E’ iniziata ieri, a Cochabamba, in Bolivia, la Copa Evo 2022, torneo internazionale riservato alla categoria Under 17 e che vede iscritte le migliori 6 squadre del Paese (Always Ready, Deportivo Trópico, Club Aurora, The Strongest, Bolívar, Club Deportivo Nueva Santa Cruz) e altri 6 top club provenienti dal resto del LatinoAmérica (Boca Juniors e River Plate dall’Argentina, San Paolo e Grêmio dal Brasile, Universidad Catolica dal Cile, Sporting Cristal dal Perù).
    PASSIONE Che Evo Morales, ex raccoglitore di foglie di coca ed ex Presidente del Paese, sia molto più che appassionato di calcio non è certo una novità: quando era in carica, pur avendo già passato i 50 anni, iniziò a giocare a livello professionale in Primera División e da Presidente fece costruire moltissimi campi in erba sintetica in tutta la Bolivia, oltre a strappare un non scontato placet dall’allora numero uno della Fifa Sepp Blatter perché la Nazionale potesse giocare le gare interne all’Hernando Siles di La Paz, 3600 metri sul livello del mare. «Il calcio da sempre è forma di integrazione, è salute ma soprattutto unità – ha dichiarato Morales nel discorso inaugurale -. La Copa Evo è un sogno che ha mobilitato un intero popolo, giovani atleti, volontari, autorità, imprenditori e, soprattutto, i grandi club sudamericani, convinti che il calcio sia puro dialogo, fratellanza e integrazione». C’è però anche chi non ha esitato ad attaccare manifestazione e organizzazione: per gli avversari politici di Morales ci sarebbe ben altro oltre all’amore per il futbol. Ha voluto dare un calcio alle polemiche il peruviano Alberto Beingolea, tecnico dello Sporting Cristal: «Siamo stati ricevuti come se fossimo la squadra che gioca la Copa Libertadores, insolito per l’età dei ragazzi e anche loro stanno imparando da questo. Io penso che da qualunque parte politica provenga, l’importante è avvicinare lo sport ai giovani».
    GALLARDO Per la cronaca, le due gare inaugurali sono andate malino per le boliviane: il Bolívar è stato sconfitto 2-0 dal Boca Juniors, mentre il  Deportivo Trópico ne ha presi 10 (a zero) dal San Paolo. Oggi tocca al River Plate contro la Universidad Catolica de Chile: c’è attesa per vedere all’opera Santino Gallardo, terzo figlio del Muñeco. LEGGI TUTTO

  • in

    Libertadores, Boca favorito contro il Deportivo Cali

    Nella notte italiana tra giovedì e venerdì (ore 2) il Boca Juniors ospita il Deportivo Cali nella sesta e ultima giornata della fase a gironi di Copa Libertadores. La squadra di Sebastiàn Battaglia deve vincere per evitare la “retrocessione” in Copa Sudamericana. Lotta serrata nel gruppo E a 90 minuti dal termine con i colombiani a quota 8 punti insieme al Corinthians, poi c’è il Boca a 7 e l’Always Ready (Bolivia) che chiude con 4 punti.
    Boca Juniors-Deportivo Cali, indovina il risultato
    Quote ok per gli argentini, ecco una combo da provare
    Come detto in precedenza è una gara da vincere per Darìo Benedetto e compagni, che nelle 5 partite del girone hanno segnato 4 gol subendone 5: per loro, finora, sempre Under 2,5 e 4 somma gol 2.
    Il Deportivo Cali ha segnato 7 gol incassandone 3, tutti in trasferta. Un pareggio qualificherebbe i colombiani alla fase successiva, probabile che si metteranno sulla difensiva a Buenos Aires.
    Per le quote è un match a senso unico con il Boca favorito a 1.40, come pronostico si può provare il segno 1 + il Multigol 2-5. LEGGI TUTTO