Juve, meglio stare zitti. Parola al lavoro e le scuse di Bonucci
INVIATO A MILANO – Dallo sciacquatevi la bocca al tappatevi la bocca. La Juventus – Massimiliano Allegri a parte – ha lasciato San Siro più o meno così come l’hanno fatto i tifosi: ammutolita, silente. Non ha parlato capitan Leonardo Bonucci, tornato titolare. E non l’ha fatto nessun altro dei giocatori. Era già accaduto a Monza, dopo il ko rimediato prima della sosta: c’era poco da dire, al di là della disamina del tecnico (Allegri era squalificato, in conferenza e davanti alle telecamere era andato il suo vice Marco Landucci). Piuttosto c’è molto da fare, da lavorare, da recuperare.
Juve, parola al lavoro
In momenti come questi, peraltro, non si sarebbe potuto far altro che ripetere concetti triti e ritriti, tesi alla rabbia da trasformare in carica e voglia di riscatto. Oppure si sarebbe potuto sottolineare che per fortuna si torna subito in campo, martedì, contro il Maccabi Haifa in Champions League per provare a restare quantomeno in corsa per l’accesso agli ottavi di finale. O ancora, pescando dal prontuario, si sarebbe potuto sottolineare che non è ancora finita, che se ci si crede si possono fare le imprese, che in passato… Etc. Etc. Concetti cui è giusto affidarsi, certo, ma che hanno presa e credibilità se li dici una, due volte. Ma poi devono giocoforza cedere posto ai fatti concreti. Peraltro, sempre in momenti come questi, si entra nel campo in cui una parola è poca e due sono troppe. Cioè: basta mezza frase in più per creare casini. E complicanze. Dopo la sconfitta in Champions League contro il Benfica, ad esempio, s’era assistito all’ottimismo ostentato da Allegri da una parte e invece dall’altra alla preoccupazione di Bonucci, che aveva sottolineato che si commettevano sempre gli stessi errori.
Milan-Juve, serata da dimenticare per Bonucci
Da quel proclamo le sorti di Bonucci sono andate vacillando tra panchine, polemiche, difficoltà varie. Anche con i tifosi i rapporti sono diventati tesi e sono sfociati in alcune contestazioni. Ieri, a Milano, s’è giunti al culmine. La San Siro rossonera ha fischiato il capitano juventino memore di quella parentesi milanista (stagione 2017-18 mirata a «spostare gli equilibri») presto bollata come un errore clamoroso dal diretto interessato, tornato rapidamente e mestamente sui suoi passi. Ma pure lo spicchio di stadio juventino ha avuto a che ridire, durante la chiama dei titolari. In passato è capitato che situazioni come queste galvanizzassero Bonucci, bravissimo a trasformare fischi e insulti in carica emotiva, determinazione, motivazioni. Spesso ha segnato, in mezzo alla bolgia, viaggiando fiero in direzione ostinata e contraria. Questa volta, invece, no. Ha visto, segnare. Sotto i suoi occhi.
Milan-Juve, arrivano le scuse di Bonucci
Con personalità, però, alla fine, non s’è tirato indietro. E’ stato lui, ancora un volta, sia pure un po’ spaesato e dubbioso sulla reazione che avrebbe riscontrato, a indurre i compagni a fare comunque un cenno di saluto ai tifosi bianconeri. Non sotto la curva, ma almeno da metà campo. Una assunzione di responsabilità che comunque è giusto riconoscere al difensore bianconero. Sperando, sempre, che non debbano seguirne in quantità.
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