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    Occhio al Mantova di Possanzini

    TORINO – Per la prossima stagione, andrà tenuto d’occhio il Mantova, promosso in B dopo aver vinto il girone A della Serie C. Certo, delle squadre provenienti dalla Lega Pro, magari ci saranno formazioni a cui prestare più attenzione, come il Cesena, ad esempio, che potrebbe puntare alla A più o meno dichiaratamente. Ma il Mantova potrebbe essere un’outsider interessante, in grado di stupire tutti. I biancorossi saranno ancora guidati da Davide Possanzini, allenatore che, dopo tanti anni passati da vice di De Zerbi, s’è messo in proprio. Per lui, portare in B il Mantova con tre giornate d’ anticipo è stata la conferma che quanto di buono si diceva su di lui, aveva un fondamento. Eppure, soltanto a inizio 2023, quando debuttava da primo allenatore su una panchina, durava solo due partite: in B, Cellino l’aveva promosso dalla Primavera del Brescia, era il periodo che le rondinelle si stavano avvitando e chiunque fosse chiamato a guidarlo, con il patron del Brescia durava appunto due turni. Così, un anno fa, non gli restava che ripartire dalla C, da quel Mantova riammesso in Lega Pro dopo la retrocessione in Serie D. Insomma, nessuno si aspettava che potesse portare i lombardi in B, le favorite erano ben altre e nessuno quotava minimamente il Mantova per la promozione, visto il punto di partenza. E invece, con un gioco spumeggiante e ficcante, Possanzini ha stupito tutti, s’è lasciato alle spalle le favorite del girone ed è salito in B quasi a mani basse. Dando la sensazione di poterlo fare senza neanche pigiare troppo sull’acceleratore. La classifica finale del girone A, dice che il Mantova è salito in B con tre punti di vantaggio sul Padova. Però è una graduatoria non veritiera. Perché a promozione ottenuta, i biancorossi hanno tirato i remi in barca. In realtà, il divario sulla seconda era molto più ampio. Basti pensare che nel girone di ritorno, Possanzini era andato a vincere 5-0 a Padova, una prova di forza che la dice lunga sulle potenzialità di una squadra che appunto, in B andrà tenuta d’occhio come un’outsider che potrebbe stupire tutti. Anche perché il suo Mantova sa essere una squadra generosa, come lo era Possanzini da giocatore, attaccante che magari non segnava tantissimo ma che sul campo dava sempre tutto. Ha senso fino a un certo punto considerarlo un “allievo” di De Zerbi, di cui fu a lungo il vice. Il suo 4-3-3 sa essere spumeggiante come quello delle squadre viste con l’ex tecnico del Brighton. Ma allo stesso tempo, si ha la sensazione che Possanzini curi di più l’equilibrio di squadra, anche se è presto per tracciare un parallelo, siamo sono agli inizi della sua carriera. E chissà che, anche in questa stagione, il Mantova, partendo a fari spenti, perché di sicuro le favorite per la A saranno altre, possa sorprendere nuovamente, spinto da una piazza in estasi per la B ritrovare dopo 14 anni, alla ricerca di quella A accarezzata nel 2006, quando il Mantova perse dal Toro la finale playoff per andare in A. Con il ritorno in B, in città si vive l’entusiasmo giusto, quello che può portare lontano, entusiasmo che ha accompagnato tutta la stagione appena trascorsa, c’era fin dall’inizio, quando dopo lo spavento per la caduta in D, dopo la riammissione in C, erano stati sottoscritti 4000 abbonamenti. Il tifoso del Mantova sa che i tempi duri vissuti negli ultimi tre lustri, segnati da retrocessioni e fallimenti societari, sono alle spalle. Che adesso c’è una certa solidità societaria che può portare lontano una squadra che sa essere un bel collettivo, una roba da uno per tutti e tutti per uno, tant’è che la rosa sarà in larga parte confermata, proprio in questi giorni, stanno arrivando i rinnovi dei contratti dei protagonisti della promozione. Insomma, ben tornato Mantova. Chissà, magari non lo sappiamo ancora, ma questa squadra potrebbe anche emulare quel Mantova che dalla fine degli Anni ’50, partendo dalla Quarta Serie, seppe salire in A, guidata da Edmondo Fabbri, in seguito ct dell’Italia, un Mantova che per il gran gioco che sapeva esprimere venne soprannominato il Piccolo Brasile, squadra che fu costruita da un allora sconosciuto Italo Allodi, poi architetto della grande Inter di Angelo Moratti, il primo super manager del calcio italiano. Certo, i tempi sono cambiati, il Mantova ora dovrà misurarsi con fior di squadre. Eppure, Possanzini, allenatore che dà l’impressione di poter dare qualcosa di più a tutto quello su cui mette le mani, potrebbe scrivere nuove gloriose pagine della storia del club e della sua stessa carriera. LEGGI TUTTO

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    Bremer, compleanno con sorpresa: arriva la chiamata del Brasile

    Il Brasile ha ufficializzato i convocati per le prossime amichevoli contro Inghilterra e Spagna del prossimo 23 e 26 marzo. Il ct Dorival Junior in conferenza stampa ha annunciato anche la presenza in lista di Bremer, in precedenza escluso, al posto dell’infortunato Gabriel, difensore dell’Arsenal. Una bel regalo nel giorno del suo compleanno (27 anni), che non poteva festeggiare con una notizia migliore. Non solo l’ex Torino, ci sarà anche Danilo, come rappresentante della Juve, per i prossimi impegni della Nazionale. LEGGI TUTTO

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    Arthur: “Fiorentina e Arabia, dico tutto”. E quel desiderio di ritorno…

    Un periodo buio, tra problemi fisici e prestazioni negative. Ora Arthur ha ritrovato sorriso e continuità, con la maglia della Fiorentina addosso. Il centrocampista brasiliano, ex Barcellona e Juventus, si è aperto alle colonne di Marca: al quotidiano spagnolo ha raccontato dell’esperienza in viola, delle proposte che aveva ricevuto la scorsa estate, e di uno suo grande e recondito desiderio.
    Arthur, gli obiettivi con la Fiorentina
    “Conoscevo i tifosi per averci giocato contro. Meglio averli dalla mia parte che contro di me (ride, ndr). Fanno molto rumore. Non conoscevo bene la città, ma è incredibile. Arte, cibo… si respira calcio. Sono molto felice qui”. Così Arthur, che poi prosegue: “Siamo in linea con tutti gli obiettivi che avevamo all’inizio della stagione. Ma non è finita, c’è ancora tutta la seconda parte della stagione. Ora abbiamo una partita molto importante, la semifinale di Supercoppa. Speriamo di giocare la finale. Ma sappiamo di non aver fatto nulla. Dobbiamo continuare con l’umiltà che abbiamo dimostrato finora”. L’approdo alla Fiorentina è arrivato dopo aver ricevuto diverse offerte, alcune anche allettanti… LEGGI TUTTO

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    Mercato Real e Mbappé, Ancelotti risponde così. Sul difensore centrale…

    Ancleotti sull’interesse del Brasile
    Ancelotti ha commentato: “Sì, potrei chiudere la carriera al Real ma non è detto che accada per forza nel 2026. Spero di possa di continuare ad allenare fino al 2027 o al 2028. Voglio fare l’allenatore. Mi piace il Real Madrid. Ho avuto contatti con l’ex presidente della Federacalcio Brasiliana e voglio ringraziarli per il loro interesse. È stato un orgoglio, ma è sempre stato chiaro che dipendeva dalla mia situazione al Real Madrid. È andata come volevo: restare qui”.

    Ancelotti, il calciomercato e Mbappé
    Capitolo calciomercato e Mbappé: “Non stiamo pensando di ingaggiare un altro difensore centrale. Ci mancano due pedine importanti, ma ne abbiamo altre due, che sono molto importanti. Abbiamo soluzioni di emergenza come Tchouameni e Carvajal. Mbappé è in scadenza e può firmare con altri club? Non ti ho visto parecchie volte… Non voglio toccare questo tema. Nessun commento. Sappiate che non ne parliamo (ha risposto tra le risate al giornalista Juanma Rodriguez, che gli ha posto la domanda, ndr)”. LEGGI TUTTO

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    Bielsa, prima Brasile e poi l’Argentina: ‘El Loco’ fa impazzire l’Uruguay

    “Tutti i migliori sono matti”. Prendiamo in prestito questa frase tratta dal film ‘Alice in Wonderland’ per parlare dell’Uruguay, anzi più precisamente di Marcelo Bielsa. No, nessuno è diventato matto e nemmeno ci permetteremmo mai di dirlo, ma ‘El Loco’ o ‘Il Pazzo’ è l’iconico soprannome con cui ci si riferisce proprio al tecnico rosarino. Un allenatore fuori dagli schemi, legato a idee quasi ‘scientifiche’ per sviluppare il suo gioco. Cresciuto nel mito di Menotti e Bilardo tanto da arrivare a gestire un’edicola per leggere dai quotidiani per leggere di loro. Bravo a lavorare coi giovani, a farli crescere e a iniziare nuovi cicli. Chiedere alla Celeste perché da quando siede sulla panchina della nazionale l’eclettico allenatore ha riportato entuasiamo e risultati. Basti pensare alle ultime due partite contro Brasile e Argentina.
    Bielsa, la ‘sana pazzia’ del suo Uruguay
    Ha perso con l’Ecuador e poi ha vinto contro Argentina – dove non sono mancati momenti di tensione – e Brasile: qui è racchiuso tutto il mondo di Bielsa. Si parlava di pazzia, beh in questi risultati c’è stato tutto questo. La Celeste è riuscita a domare prima la Selecao (2 a 0) e nell’ultimo match anche i Campioni del Mondo (2-0 alla Bombonera con le reti di Araujo e Nunez). Lui argentino di nascita, di Rosario per la precisione, è riuscito ad essere profeta in patria domando la Seleccion senza permettere loro di poter essere pericolosi. A giugno è ripartito con un nuovo ciclo: la firma con l’Uruguay e l’inizio di una nuova storia. Intanto lui ha cominciato a scriverla e nella notte, per lui più speciale, ha trovato un risultato importante. Ha battuto l’Argentina nella casa del Boca e ha ritrovato un risultato che alla Celeste mancava da ben 36 anni. Epoche diverse, lì era la semifinale di Copa America e nella Seleccion in camp spiccava un certo Maradona. Era il 1987, ma da quel momento in poi l’Uruguay non è mai riuscito a gioire negli scontri diretti. Una sfida molto sentita, forse perché è quella più disputata nel Sud America (194 i precedenti) e per questo al triplice fischio è scattato l’entusiasmo nel Paese. Il nuovo corso è ripartito con il piede sull’acceleratore e nelle qualificazioni ai prossimi Mondiali del 2026 si è portato al secondo posto, dietro proprio la nazionale di Scaloni. LEGGI TUTTO

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    Vinicius, infortunio con il Brasile: “È come l’altra volta” e il Real trema

    Il Real Madrid, dopo Camavinga e il problema al ginocchio accusato in un contrasto con Dembelé nell’allenamento con la Francia, ha ricevuto un’altra brutta notizia durante questa sosta per le nazionali. Stavolta, però, è arrivata oltreoceano perché nella notte nella gara tra Colombia e Brasile si è fermato Vinicius Jr. L’attaccante brasiliano è stato costretto al cambio dopo nemmeno mezz’ora di gioco dopo aver accusato un problema muscolare. Il classe 2000 è stato fermo oltre un mese ed è rientrato in campo da poche settimane con i blancos, ma ora rischia di dover restare ai box per altro tempo. 
    Vinicius, le parole sull’infortunio
    La sconfitta del Brasile, a doppia firma di Luis Diaz, non è stata l’unica nota negativa della nottata per la Selecao, perché tra pochi giorni arriva l’Argentina per uno scontro tra due nazionali ferite (Messi&Co hanno perso contro l’Uruguay). L’infortunio di Vinicius ha fatto preoccupare tutti: dal Ct Diniz fino ai compagni e ovviamente ai tifosi verdeoro. Il giocatore delle merengues si è seduto in panchina ed è stato curato dallo staff medico che gli ha applicato una vistosa fasciatura a livello del flessore sinistro. Al triplice fischio l’attaccante del Real Madrid è uscito zoppicando e ha parlato alla stampa riguardo il suo infortunio: “Penso che sia lo stesso infortunio dell’ultima volta. Sono stato colpito lì e mi sono risentito un po’ più tardi. Domani faremo dei test per vedere come sto. Argentina? Sarà dura, da quello che mi hanno detto i medici, ma si proverà di tutto”.  LEGGI TUTTO

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    Infortunio Neymar, crociato ko e sfogo social: “Momento peggiore di sempre”

    Gravissimo infortunio per la stella del calcio brasiliano Neymar. Prima le lacrime che lo hanno accompagnato fuori dalla scena nel match del suo Brasile contro l’Uruguay, ora l’esito degli esami: rottura del legamento crociato anteriore e del menisco del ginocchio sinistro. È stato lo stesso calciatore, tramite il proprio sito web ufficiale, a diffondere la diagnosi.

    Neymar, il messaggio sui social

    Neymar Jr, 31 anni, al suo trentesimo infortunio in carriera, sarà sottoposto a intervento chirurgico per poi cominciare la riabilitazione. L’attaccante dell’Al-Hilal si è sfogato sui suoi account social. “È un momento molto triste, il peggiore! – ha scritto il fuoriclasse verdeoro, ex Psg – So di essere forte, ma questa volta avrò bisogno della mia gente (famiglia, amici). Non è facile affrontare un infortunio e un intervento chirurgico, immaginate di doverlo rifare dopo quattro mesi di recupero. Ho fede, forse troppa… Ma metto la mia forza nelle mani di Dio affinché possa rinnovare la mia. Grazie per i messaggi di sostegno e affetto”. LEGGI TUTTO

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    Ancelotti e il Brasile: “Dal Real non me ne vado finché non mi cacciano”

    Il Real Madrid batte 5-3 l’Al-Hilal e conquista il suo ottavo Mondiale per club/Coppa Intercontinentale. Per Carlo Ancelotti si tratta dell’ottavo titolo con i Blancos e nello specifico della terza affermazione in questa competizione (due volte con le Merengues, 2014 e 2022, e con il Milan nel 2007). Con la vittoria contro i sauditi, il tecnico di Reggiolo raggiunge così Pep Guardiola (due volte con il Barcellona e una con il Bayern Monaco) e Carlos Bianchi (due successi con il Boca Juniors e uno con il Velez). Grande soddisfazione per l’ex Juventus e Milan, tra le altre, che commenta: “Sono molto felice e orgoglioso di questo successo, il nostro obiettivo era quello di portare al Real Madrid l’ottavo titolo mondiale e ci siamo riusciti. È stata una bella partita contro una squadra tecnicamente di ottimo livello, è andata come pensavamo che andasse con i miei giocatori che sono stati capaci di avere una grande mobilità offensiva grazie soprattutto al contributo di Benzema e Valverde, entrambi autori di una prestazione eccezionale”. A proposito dell’accoglienza del popolo marocchino: “Abbiamo trovato un’atmosfera fantastica. La gente e i tifosi ci hanno rispettato. Siamo felicissimi di essere qui. Ce ne andiamo molto felici”. LEGGI TUTTO