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    Toro, ecco il piano: Verdi via, doppio colpo Messias e Orsolini

    TORINO – Siamo alle solite, per quanto in questo caso la possibilità di essere smentiti sia fin auspicabile: vendere e poi cedere, il mantra al contrario, che inquieta piuttosto che tranquillizzare, imperante nel Toro. L’idea di un Cairo che ha chiuso per Juric nel tentativo di calmare una piazza addolorata dalle ultime due stagioni, ma ora in attesa di procedere in uscita prima di dare il via libera agli acquisti, prende sempre più corpo. «Se ne parla dopo gli Europei», si sente ripetere un po’ da ogni parte, quando in ballo ci sono i granata sul fronte acquisti. Sì, speriamo di essere smentiti, ma in barba all’andamento degli ultimi campionati risulta che i tempi per i primi colpi, sempre che di colpi si tratterà, saranno ancora una volta lunghi. Su Tuttosport di martedì si dava ad esempio conto dell’incontro per Messias tra Vagnati e Ursino, gli uomini mercato di Toro e Crotone, entro la giornata di domani. Un summit che però, a meno di rilevanti sorprese, non porterà alla definizione dell’operazione. Prima le cessioni, da prassi purtroppo consolidata.

    Euro 2020 e Belotti

    Potrà essere facile cedere Belotti, se il Gallo sarà protagonista di un Europeo importante, ma ai capitoli Verdi e Zaza? Il rischio, concreto, è che si debbano attendere gli ultimi giorni di mercato, per poi magari sfoltire la rosa – e il discorso investe anche Baselli e Rodriguez – attraverso la concessioni di prestiti, ben che vada: e sarebbe già un lusso con obbligo di riscatto. Diverso il discorso sul Gallo, che oltretutto alcuni club già sondano o trattano adesso, cioè prima dell’Europeo. Sull’azzurro c’è ad esempio la Roma, in teoria la Juve, ma Cairo ha espresso la ferma volontà di non tenere nemmeno in considerazione l’eventuale offerta bianconera. Su Verdi e Zaza, in questo momento, non si va invece oltre a ipotesi tutte da concretizzare.

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    Juric chiede un Fila da Toro! Dalle vele rotte alla sala mensa: Cairo, ti decidi?

    TORINO – La strettoia della gloria, ma anche la serratura che protegge il portafoglio di Cairo.

    Sopralluogo di Juric al Fila. E U.C. paga subito (metaforicamente, è chiaro) le omissioni di anni. Il tutto, poi, mescolato con problemi e fastidi regalati dal promettente presidente come un boomerang che torna in faccia ai vicini di banco: gli allenatori di riferimento. La strettoia della gloria è il Filadelfia. Immenso, per ciò che ha rappresentato e significa. Ma inevitabilmente piccolo, compresso, limitato, per una rosa di Serie A dei giorni nostri. Si sapeva, si sa, si saprà. Detto questo, Gabetto e Ossola spalavano la neve al Fila, prima degli allenamenti: e stiamo parlando del Grande Torino. Ferrini si allenava sulla segatura. E Pulici nel fango. Gli spogliatoi erano poco riscaldati. E l’acqua delle docce dipendeva dagli umori della caldaia. Ma vincevano scudetti e Coppe Italia, nella melma e al gelo. Oggi è un’altra epoca, certo. E i giocatori (di tutte le squadre, sia chiaro) sono pretenziosi, privilegiati, stramilionari e pure viziati. Poi gli allenatori si sa come ragionano. E così il Fila è piccolo anche per Juric come per qualsiasi altro allenatore. Inevitabile. Lo spazio quello è, in mezzo ai palazzi. E il campo secondario è più piccolo, seppur a norma. Ivan dovrà farsene per forza una ragione. E i suoi giocatori pensassero a correre, a mostrare orgoglio e fame. E a non perdere una volta all’anno per 7 a 0.

    Juric pretende di svolgere allenamenti ultra-segreti

    Il primo problema toccato con mano? Non il manto erboso, in fase di “ristrutturazione” con trattori all’opera, dopo i lavori radicali (seppur tardivi: costavano) di un annetto fa, quando si aprivano crepacci. Il guaio vero sono le “vele” anti-spie: tutte rotte. Juric pretende di svolgere allenamenti ultra-segreti per curare al meglio tattiche evidentemente super e per urlare quanto vuole (e di tutto) ai giocatori.

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    Torino, Juric-Cairo-Belotti: che spine!

    TORINO – Dicono che con Juric sarà tutta un’altra musica, per Cairo(e Vagnati). Speriamo. D’altra parte un presidente che in 16 anni assume 9 direttori sportivi e 15 allenatori diversi qualche problema crediamo che debba pur averlo. Con se stesso, con il concetto di programmazione e di semina. «Ma adesso c’è Juric e con Juric non si scherza», dicono. Vero: smaschera le prese in giro in pubblico come in privato, senza tanti peli sulla lingua. Noi crediamo in Juric, difatti. Nel suo onesto coraggio e nella sua carriera, in quanto ha fatto a Crotone e Verona, i momenti più brillanti. E crediamo anche nel suo grande entusiasmo, nello spirito pieno di motivazioni infuocate con cui si è gettato sul Toro. Che Juric sia animato da belle idee e ancor migliori proponimenti non c’è il minimo dubbio. Ma come si può credere in Cairo, dopo 16 anni? Come? Però Juric ha voluto credergli. Saprà difendersi, pensiamo. Saprà imporsi, reggere l’urto di un esattore di risultati senza una società all’altezza. Saprà farsi rispettare: speriamo, davvero. Perché solo in quest’ottica Juric potrà ottenere qualcosa, costruire qualcosa. Altrimenti non avrà spazio vitale, aria, ossigeno. E siccome non abbiamo proprio nulla da nascondere, noi, adesso proviamo anche ad accendere di nuovo un riflettore sulla questione Belotti.

    Toro, il futuro di Belotti

    Nessuno arriva dalla Luna. E si conosce bene, ormai, il Cairo di Immobile, Darmian, Glik, Zappacosta, Cerci, Maksimovic… Citati in ordine sparso. Ma restano fatti, non chiacchiere. E Juric, comprensibilmente, ha i suoi dubbi. Ha studiato perbene la rosa, al di là di ciò che già sapeva, da fuori. Ne ha ripetutamente parlato con Vagnati, con Cairo. I quali non hanno certo nascosto i loro, di dubbi. Sulla reale voglia del Gallo di continuare a tirare la carretta granata. Di metterci ancora l’anima, il cuore, i muscoli, gli stinchi. Juric conosce bene anche la realtà contrattuale del capitano. Legato al Toro da un papiro che andrà in scadenza già tra un anno, 30 giugno 2022: in un quadro che al momento registra un sostanziale nulla di fatto, quanto alle possibili, ipotetiche trattative per un prolungamento. «Di Belotti si occupa Vagnati», diceva Cairo dopo il Benevento, ultima di campionato.

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    Torino-Juric: la risoluzione nella notte con Cairo

    TORINO – Sapete come lo chiamano in Croazia? Ivan Grozni. Da noi: Ivan il Terribile. Il primo zar di tutte le Russie, XVI secolo. D’altra parte se si arrabbia, si arrabbia di brutto: altro che l’altra sera in tv su Sky! Copiamo e incolliamo da una sua intervista-confessione vecchia sì di 6 anni, ma sempre validissima: “Io urlo moltissimo. Rientravo nella parte dei giocatori meno talentuosi, di conseguenza sono sempre dovuto andare a mille all’ora per competere con altri più bravi. E così sono diventato tosto, molto tosto (…) Nei primi mesi devo sempre urlare moltissimo, a ogni minimo errore li metto sotto pressione. Quando poi vedo un allenamento intero fatto bene e senza che debba urlare, capisco che è il segnale: la squadra inizia a essere la mia squadra.”
     La risoluzione
    Adesso sono tutti problemacci di Cairo. Lo pensano praticamente tutti: più Cairo sarà obbligato a rispettare le promesse e le distanze, con Juric, più lui potrà creare una squadra a propria immagine e somiglianza senza intromissioni assurde, fastidiose, inopportune, per Ivan insopportabili. Che sia il presidente, il ds o qualche altro dirigente (…) I nuovi sviluppi chiave nella tarda serata di martedì (…) Lo hanno liberato senza pretendere indennizzi dal Torino. Ieri la risoluzione, la prima firma, dopo un ulteriore summit con l’agente del tecnico. Poi, in serata, Juric è andato da Cairo. Obiettivo di partenza: tornare a parlare di progetti, di mercato, di staff e (se sempre sereno) per firmare il triennale da 6 milioni netti più bonus e superbonus. Morale: riunione fiume fin nel cuore della notte.
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