TORINO – Mentre, ad appena cinque anni e due mesi dall’aggiudicazione dell’ormai leggendario bando Robaldo a favore del club granata, il Comune e il Torino Fc discutono su chi debba pagare per impiantare alcuni alberi – in modo da poter avviare i lavori per realizzare l’onirico centro sportivo in zona Mirafiori possibilmente entro il quarto millennio – continuano a germogliare qua e là i semi del dissenso verso la società calcistica di Urbano Cairo e le sue politiche gestionali in sedici anni di controversa reggenza. Verrebbe quasi da dire che chi semina vento raccoglie tempesta, ma sarebbe una metafora troppo forte. Se l’immagine del vento può essere giustificata, richiamando quello mosso da troppe promesse disattese o quello che si porta via le parole, il concetto di tempesta è obiettivamente esagerato. Troppo divisa, la tifoseria granata: non tanto nell’avversione verso Cairo presidente e proprietario del Toro – lì sono ormai quasi tutti d’accordo: per trovare un fan del fu papa Urbano adesso bisogna impegnarsi – ma nelle modalità, nei canali, nei luoghi, nei tempi e negli obiettivi verso cui convogliare la protesta.
Toro, il malcontento dei tifosi
Troppo complicato, poi, contestare in maniera efficace, visibile e udibile in un’epoca di pandemia, laddove i divieti (sacrosanti, sia chiaro) di assembramenti si sono aggiunti a tutta una serie di limitazioni pregresse alla possibilità di contestare in luogo pubblico, sia lo stadio o la strada. Non è un caso – anzi, è quasi una necessità, o quantomeno una deriva fisiologica – che il malcontento popolare ormai si esprima quasi esclusivamente attraverso i social network, laddove chiunque può scrivere e diffondere sostanzialmente quel che gli pare, dal divano di casa o dall’ufficio, godendosi magari il proprio quarto d’ora di celebrità da masaniello. Inevitabile, così, che si mischi tutto e il contrario di tutto, con conseguente presa di distanza – almeno nella piazza granata – da parte dei tifosi che fino a qualche anno fa erano deputati, sul piano organizzativo e operativo, a convogliare messaggi e malumori. Detto ciò, oggi spresenta un’occasione alternativa. E inedita.
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