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    Bremer, il sorpasso. Cairo: «Juve? Quando le cose sono fatte commento». E l'Inter non molla

    TORINO – (e.e.) Una serata di passione. Al centro del mercato Bremer, difensore del Torino, eletto il migliore della Serie A, conteso da Juventus e Inter. Al termine, il sorpasso dei bianconeri. Le cifre dei nerazzurri: 30 milioni più bonus più il prestito di Casadei. Il club di Agnelli mette invece sul piatto 40 milioni di euro e per il giocatore un ingaggio di 4,5 (anche qui sorpasso sui nerazzurri).
    CHE SFIDA Un bel match tra la Juve e Marotta, quindi. E un incontro terminato oltre alla mezzanotte che però non ha ancora chiuso la sfida. Deciderà il Torino, ovvio. Queste la parole del presidente Urbano Cairo: «Quando le cose sono fatte, si dicono. Juve? Non commento, non mi fate dire nulla. Appena ho notizie, le dirò». Il direttore tecnico Vagnati: «Abbiamo cenato, è andato tutto bene con l’Inter. Abbiamo fatto una bella chiacchierata. Fiducia? Sì. Tempistiche? Vediamo, non c’è fretta. Il mercato è ancora lungo, vediamo che succede. Offerta Juve? Ne stiamo parlando con entrambi i club». Insomma, seguiranno altre ore di passione. Ma la Juve adesso è davanti… LEGGI TUTTO

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    Mandragora sceglie la Fiorentina: Toro beffato

    TORINO – Mandragora ha scelto la Fiorentina: l’alternativa sarebbe stata attendere che il Toro vendesse Bremer, cessione che Cairo riteneva inderogabile prima di procedere con la Juve per il centrocampista. E con i bianconeri il giocatore, da fuori rosa, avrebbe dovuto iniziare il ritiro. Una situazione che non è stata accettata dal regista, disposto ad aspettare i granata nonostante fosse stato il Toro stesso a non esercitare l’obbligo a 9 milioni impiegandolo da titolare in 22 partite nella scorsa Serie A, ma fino a un certo punto. E il punto è arrivato: granata beffati dalla Fiorentina. Società con la quale Mandragora firmerà per quattro anni con opzione per un quinto a un milione e mezzo più bonus. Al Torino avrebbe preso 1,2 milioni più bonus. E se Cairo fosse stato disposto ad arrivare ai quasi 10 milioni messi sul piatto dai viola Mandragora avrebbe accettato, per restare al Toro, di prendere una cifra inferiore. E invece il presidente, partito da 6, ha consentito a Vagnati di salire a 7.5. Troppo poco per insidiare la Fiorentina, club nel quale Mandragora si trasferisce con entusiasmo anche per la possibilità di disputare le coppe europee. Nello specifico la Conference League, ma con l’obiettivo di salire in dodici mesi di un gradino giocando poi l’Europa League. E così Juric, che sperava di allenare sia Maggiore che Mandragora, sempre non sogno complicazioni si dovrà accontentare dello spezzino. LEGGI TUTTO

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    Nicola porta mezzo Toro alla Salernitana. E il mercato in entrata resta fermo

    TORINO – Tanti esuberi al Toro e per ora nessun arrivo. Con tutti i big che se ne sono andati o se ne stanno andando: Pobega di ritorno al Milan, Belotti e Bremer in cerca di una squadra, Praet, Brekalo e Pjaca non riscattati, così come Mandragora. La situazione è paurosamente di stallo. Il tutto nonostante l’impegno di Davide Vagnati che si sta muovendo senza soldi in attesa di poter disporre del tesoretto Bremer. A proposito: tra gli addii c’è anche quello di Ansaldi, visto che per limiti d’età la società non gli ha prolungato il contratto. L’argentino, però, sta per trovare squadra. Lo vuole Nicola alla Salernitana e il club campano è disposto a fargli un contratto annuale. Il tecnico lo conosce bene e sa quello che può dargli. La curiosità è che il club del proprietario Danilo Iervolino sta pensando al Toro per rinforzare la sua squadra. Naturalmente su consiglio di Nicola. Infatti sta trattando Verdi, Izzo e Zaza. E se verranno presi, con Ansaldi, sarebbero quattro giocatori. A parte l’esterno argentino, per gli altri tre c’è il problema dell’ingaggio: se accetteranno una riduzione e una spalmatura ci sono buone possibilità che l’operazione vada in porto. Significherebbe vedere praticamente metà Toro alla Salernitana, ma questa opzione è più che mai concreta. Il primo sarà Ansaldi quasi sicuramente, poi vedremo cosa decideranno di fare gli altri. L’apripista argentino è comunque importante. E dalle tre cessioni i granata (quelli del Toro) potrebbero incassare dai 12 ai 15 milioni. Per Urbano Cairo non sarebbe male. LEGGI TUTTO

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    Toro, Cairo garantisce acquisti di qualità. Juric: “Summit ok”

    TORINO – Fuma, Juric. Ma qua e là gli è fumata la testa, in 3 ore di summit. In tema, si può dire che alla fine la fumata è stata bianca. Ora, però, si tratta di sperare che la montagna (Cairo + Vagnati = effetti speciali?) non partorisca topolini alla Warming: manco uno, please. Vuoi l’Europa? Pagare moneta. Come per i cammelli. A tal proposito, va subito detto che Ivan (a Milano per parlare di Torino: come sempre) non si è presentato negli uffici della Cairo Communication in corso Magenta con al seguito le truppe cammellate. Però con il suo agente sì: Riso, che è anche uno dei procuratori italiani più noti e influenti. Ordunque, summit doveva essere e summit è stato.Sullo stesso argomentoSegnale Toro, Juric prepara il ritiro estivo: i dettagliTorino

    All’arrivo, intorno alle due meno un quarto del pomeriggio, Juric è parso (relativamente) rilassato: con in mano un taccuino bello grande. Sempre utile prendere appunti. Sia prima degli appuntamenti che contano, per poi ricordare i passaggi chiave da toccare e le domande ad hoc da formulare. Sia durante, per mettere nero su bianco i concetti fondamentali della discussione, programmi e nomi, nomi e programmi, cifre, cifrone e cifrette, e pure qualche frase magari degna della rubrica “le ultime parole famose”. Meglio evitare di affidarsi soltanto alla memoria, insomma, soprattutto se in certi momenti occorre anche far di conto, oltreché tirar giù una lista di obiettivi di mercato: prime scelte, seconde scelte, poi appunto i topolini. Mancava soltanto la ceralacca del notaio, insomma. E sereno è anche uscito dal summit, Ivan: come all’inizio.

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    Sullo stesso argomentoBelotti? Aspetta Juric! Il Gallo si prende qualche giorno in piùCalciomercato Torino LEGGI TUTTO

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    Toro, un filo di preoccupazione: Juric chiede garanzie a Cairo

    TORINO – Domanda secca: è preoccupato di perdere tanti protagonisti? Risposta di Juric, venerdì notte: «Sì, c’è sempre un po’ di preoccupazione. Quando allenavo il Verona avevo visto che i giocatori possono migliorare in modo fantastico solo col tempo, lavorandoci assieme per almeno due anni. Ma fin dall’inizio qui al Toro sapevo che avremmo avuto gente in scadenza e diversi prestiti con riscatti molto alti. Tuttavia abbiamo ugualmente disputato un campionato a ottimi livelli, molto bello. Tutto l’ambiente ha cambiato clima e atmosfera», dopo i precedenti due anni da incubo.Sullo stesso argomentoToro, le 10 richieste di Juric a Cairo: in ballo c’è il futuro granataTorino

    «I ragazzi sono andati oltre le mie aspettative, sono stati splendidi, hanno sempre dimostrato tanta voglia di migliorare. Lunedì», quindi oggi, «mi vedrò con Cairo e Vagnati e si faranno bene tutte le valutazioni. Abbiamo fatto tanti progressi in questa stagione, ma molto bisogna ancora fare. In molti andranno via e altri non verranno riscattati. Io vorrei puntare all’Europa, vorrei provarci, i tifosi lo chiedono e fanno bene: dopo un anno così bello non si può che cercare di migliorare per forza, se sei il Toro. Ma adesso la società dovrà decidere quale strada intraprendere. Per crescere servono rinforzi giusti, di maggiore qualità: dieci. Sì, dieci. Su questo io ho le idee chiarissime. Voglio conoscere l’opinione della società, a questo punto». Dall’alfa all’omega, in queste dichiarazioni c’è tutto il decisionismo di Juric. La sua lucidità di pensiero. I proponimenti, le ambizioni, ma anche i dubbi, i timori.

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    Sullo stesso argomentoSegnale Toro, Juric prepara il ritiro estivo: i dettagliTorino LEGGI TUTTO

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    Brekalo: stavolta non è colpa di Cairo, ma la voglia ai giocatori bisogna anche farla venire

    “Toro, colpa di Cairo” è un po’ il “piove, governo ladro” dei tifosi granata. Reazioni istintive entrambe, quasi meccaniche, figlie di troppe delusioni e scottature pregresse: insomma, del pregiudizio. Concetto spesso fondato, o quantomeno comprensibile se connesso a certi precedenti, ma che – proprio in quanto giudizio formulato senza sapere come siano andate davvero le cose, o prima di saperlo – non necessariamente corrisponde al vero. Per esempio, in questo caso. Brekalo lascerà il Toro, sì: ma per scelta e responsabilità sue, e del suo entourage, non per volontà o insipienza o doppiogiochismo di Cairo. Il Torino l’avrebbe riscattato e tenuto, il trequartista croato che ha segnato quasi quanto Belotti, ma il ragazzo ha cambiato idea: è lui che non vuole più rimanere, dopo avere a lungo lasciato intendere il contrario; non già per tornare al Wolfsburg (con cui i rapporti erano e restano deteriorati) ma per essere rivenduto dai tedeschi a un club più ambizioso di quello granata, per giocare in Europa e farsi bello per il Mondiale: lo ha confermato il suo procuratore, per chi non volesse credere a Vagnati.Sullo stesso argomentoTorino, ultimatum per Praet e bufera Brekalo: “Non vuole restare”Calciomercato Torino

    Un voltafaccia emblematico di cosa sia diventato il calcio(mercato), se perfino un giocatore sì bravo, ma non un campione affermato o un fuoriclasse dal futuro stellare, può oggi dettare le condizioni a una società con cui aveva preso accordi differenti, o quantomeno indirizzarne le strategie. Semmai, se proprio si vuole trovare una colpa a Cairo – oltre al solito muoversi all’ultimo, e a vivacchiare tra prestiti e richieste di sconti – è di non avere mai costruito né progettato un Toro di livello tale da far venire voglia, a chi ci gioca con belle prospettive personali, di andare avanti assieme e assieme coltivarle. Brekalo vuole andarsene così come Bremer e (qualora non ricambi idea per fede in Juric e/o carenza di alternative particolarmente allettanti) Belotti. In passato era stato così per Cerci e Immobile, per Ogbonna e Darmian, per Maksimovic e Bruno Peres. Di qui, il pregiudizio. Ma finché c’è vita c’è speranza. Forse.

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    De Biasi: “Progetto Toro? Ne parlavo già io 17 anni fa”

    TORINO – Pochi possono dire di conoscere il primo Toro di Urbano Cairo come Gianni De Biasi. Ora ct dell’Azerbaigian, GDB ha vissuto a più riprese l’epoca iniziale del presidente granata. E non si perde, anche da lontano, le partite di Serie A, Torino compreso.

    De Biasi, partiamo però da Belotti: con il Napoli lo abbiamo visto molto presente nonostante sia in scadenza e la sua situazione non sia definita. Che impressione le ha fatto? Non sembra un calciatore con la testa già altrove. “Sicuramente non ha la testa da un’altra parte anche perché la sua stagione è stata altalenante e credo che in questo momento voglia dimostrare di essere un giocatore per come è stato conosciuto al Toro e in Nazionale, ha la voglia di riscattare un’annata non bellissima da parte sua. Il Toro invece sta finendo la stagione nel modo migliore e ha posto le basi per un futuro senza patemi, un futuro di crescita. Se sarà insieme al Torino o altrove questo lo decideranno le parti in causa, ovviamente”.

    Di crescita parlava Juric, dicendo in modo diretto che il Toro “non deve galleggiare”. Lei conosce bene Cairo, quale può essere il futuro granata, quali sono le possibilità di fare passi di crescita e consolidamento? “Questo anno di esperienza è servito a Ivan per conoscere i giocatori a disposizione e capire la realtà Toro, credo che lui abbia fatto gran parte del lavoro, è uno che cerca di cambiare la mentalità di alcuni giocatori. Credo che a fine stagione darà le proprie linee guida se si vuol crescere sapendo anche dove il Toro è chiamato a recitare, non può permettersi investimenti da Real Madrid. Il Toro non può rischiare tracolli economici per inseguire chissà quali sogni, è un progetto che deve essere proiettato nel tempo e si parte con 17 anni di ritardo. Era quello che avevo suggerito di fare al presidente già allora anche se erano i grandi nomi quelli che attiravano in quel periodo. Diciamo che anche ai tempi i discorsi erano quelli, ma ora la situazione è diversa” […]

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    Blackstone, che attesa per Cairo tra Milano e New York

    Nuova puntata della telenovela tra Rcs e il fondo Blackstone. Il collegio della Prima sezione civile della Corte d’Appello di Milano, presieduto dal giudice Carla Romana Raineri, si è infatti riservato di decidere, al termine dell’udienza andata in scena ieri, sul ricorso promosso dal gruppo editoriale presieduto da Urbano Cairo contro l’esito del lodo arbitrale relativo alla vicenda della vendita dell’immobile di via Solferino, storica sede del quotidiano “Il Corriere della Sera”, al fondo americano, avvenuta nel 2013 per circa 120 milioni di euro. Ma l’attenzione resta alta anche sulla Suprema Corte di New York, dove sarà valutata la causa risarcitoria, intentata questa volta da Blackstone contro Rcs e Cairo, per circa 600 milioni di dollari.Guarda la galleryTorino, il presidente Cairo commemora le vittime di Superga LEGGI TUTTO