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    Toro, riserve poche o inutili: Cairo lo capirà mai?

    TORINO – Tra le varie, palesi note dolenti emerse a Marassi nel sedicesimo di finale che ha visto la qualificazione della Samp ai danni dei granata una si staglia sopra le altre: non esiste un Toro2, anzi Juric tanto ha da lavorare per strutturare il Toro. Il lusso di una seconda squadra non è per questo club, e non potrebbe essere altrimenti, considerato il lavoro impostato, ma non concluso, sul mercato in estate. Periodo nel quale, pur in ritardo e con le inevitabili complicazioni di natura tattica e fisica che ne sono scaturite, qualcosa di positivo pure è stato fatto. L’arrivo di Brekalo, Praet e Pjaca che potranno restare in granata anche dopo questa stagione è valido dal punto di vista tecnico e strategico, quello di Pobega che rientrerà al Milan ha invece unicamente riverberi – fin qui abbaglianti riverberi – sul lato tecnico.Guarda la galleryTorino, addio Coppa Italia: Sampdoria avanti con Quagliarella e Verre

    Izzo va al Cagliari?

    Il problema, emerso lampante nella notte di Genova, è che la lunga fila di giocatori scontenti, semi scontenti, non mentalizzati con l’ambiente, a fine corsa eccetera eccetera più o meno tale è rimasta. Scontato, stando così le cose, che al momento di affidarsi a chi gioca meno, cioè a chi non è più ferocemente dedito alla causa, si abbiano risultati come quello maturato giovedì sera. In difesa si è ad esempio rivisto Izzo – meno di dieci mitembre alla prova di Coppa -: ebbene il centrale non ha avuto colpe specifiche legate ai gol subiti, però è normale fosse appannato, senza le giuste distanze dai compagni. A gennaio dovrebbe lasciare la compagnia e l’augurio, perché il giocatore nei primi tempi in granata ha dimostrato sia dedizione alla maglia che notevoli qualità, è che possa ritrovare lo smalto perso nelle ultime annate (dovrebbe essere Cagliari, la piazza nella quale cercherà di riproporsi ad alti livelli) […]

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    Toro, Bremer per Cairo vale 30 milioni

    TORINO – Crediamo che un aspetto sia già (abbastanza) certo: con Bremer non verrà a galla un nuovo caso Belotti. Che, nell’ottica di Cairo, fa rima con fregatura: tanti saluti a luglio, gratis. «Non vedo grandi possibilità che rinnovi il contratto», diceva il patron granata domenica scorsa. «Non mi sembra che abbia voglia di firmare», ammetteva già a inizio ottobre. Altro che la clausola da 100 milioni (ormai da qualche anno anti-storica, comunque ancora formalmente valida per l’estero) o le offerte dell’estate 2016 dopo l’exploit dei 26 gol in campionato: l’Atletico Madrid mise sul tavolo una settantina di milioni più un paio di baby di talento in uscita dal proprio vivaio, però non convinse Belotti, restio ad andare all’estero; il Milan una cinquantina, grossomodo, sperando che la volontà rossonera del Gallo potesse far abbassare il prezzo: niente da fare, fu Cairo a opporsi per ragioni innanzi tutto economiche. E oggi il patron ha in mano polvere: con le sue scelte e i suoi comportamenti davanti alle offerte di rinnovo del club, il Gallo sta semplicemente facendo trascorrere il tempo. In assenza di una conversione sulla via di Damasco (ma ispirata da chi e perché?), Belotti saluterà la compagnia a fine campionato. E proprio il Milan a oggi resta la destinazione favorita, nei rumours di mercato.Sullo stesso argomentoTorino, Juric: “Con la Samp voglio vincere. La Coppa Italia mi stuzzica”Torino

    La situazione Bremer

    Ecco, al 99,9% con Bremer non finirà così: l’errore gestionale compiuto con Belotti, per colpe non solo ma innanzi tutto e soprattutto societarie, non verrà ripetuto con il difensore brasiliano. E la ragione è molto semplice: rinnovo o non rinnovo, quasi certamente il brasiliano sarà ceduto al più tardi nella prossima estate. Possibilmente col rinnovo in tasca, per tenere più alto il prezzo (l’attuale scadenza riporta la data del 30 giugno 2023). Altrimenti, senza un accordo sul prolungamento, a maggior ragione verrà ceduto, 12 mesi prima della potenziale fregatura bis. Il difensore, che primeggia in più classifiche di merito della Serie A e ha già destato l’interesse di tutte le big italiane (sondaggi esplorativi, ma anche qualcosa di più), ha mercato pure in Inghilterra.

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    Toro, tra Juric e Cairo confronto a cena: è in gioco il futuro

    TORINO – L’incontro di Natale. Subito la notizia: senza alcun contratto con gli italiani da far firmare a Juric. Ivan, sempre tutto d’un pezzo davanti a Cairo. Il faccia a faccia si è però dipanato all’insegna della cordialità. Nessun confronto antipatico. Ma ovviamente nemmeno un clima da caserma tra storielle sconce, pur se nel Torino le “barzellette” sono d’attualità di questi tempi, dopo lo sfogo di sabato di Ivan sul mercato di agosto che non fu una roba esattamente normale, “un lavoro serio”. Nessun contratto con gli italiani stendibile da Cairo, giacché Juric tira dritto, sempre: è il suo modo di fare. “Io sono fatto così”: lo diceva già 6 anni fa, questa sua frase era anche finita in un libro-intervista.Guarda la gallerySanabria e un autogol: festa Torino col Bologna

    Juric: “L’Atalanta è il modello”

    Domenica, non appena schiantato il Bologna, quindi non 6 anni fa, diceva: «Sì, a volte vado un po’ oltre nelle parole e sbaglio. Ma soltanto perché vivo tutto a mille. La mia intenzione è solo il bene del Torino. Mi auguro che il presidente creda al fatto che io non penso a me stesso, ma alla società. Perché io sono il più grande aziendalista che ci sia. Basti vedere a Verona quello che abbiamo fatto in 2 anni, chi abbiamo preso e chi abbiamo venduto e a quanto, così da costruire una squadra importante senza investimenti. A me piace lavorare con giovani di qualità, di prospettiva. Per squadre come il Torino di oggi è l’unico modo giusto di fare le cose, con l’aggiunta di un bel vivaio. L’Atalanta è il modello, una crescita di squadra e di società anno dopo anno. Io non pretendo giocatori da 20 milioni. Io chiedo un concetto diverso, miglioramenti globali. Serve costruire per rendere questa società sempre più forte, perché ha tutto: la piazza e una proprietà solida». Ditecelo voi: ha torto o ha ragione?

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    Torino, protesta dei tifosi contro Cairo: “Ridacci il Fila”

    TORINO – I genitori con i bambini per mano, le bandiere a sventolare, il sole persino un po’ caldo a dicembre. Sono le immagini della manifestazione pacifica andata in scena ieri davanti al Filadelfia. Merito del Comitato Difesa Toro – sodalizio da oltre un anno pianifica questo tipo di azioni e recentemente si è dato anche un assetto legale – che è riuscito a intercettare il forte sentimento trasversale di dissenso verso Cairo e le sue politiche. […] Chi ha partecipato ieri – circa un migliaio le presenze complessive tra le 15 e le 16.30, quando alcuni dei partecipanti hanno incrociato il pullman con Bremer e compagni, partito dal Grande Torino in direzione aeroporto – lo ha fatto per uno scopo che è diventato lo slogan dei tifosi: «Il Toro non deve morire!». […]Guarda la galleryCagliari-Torino: la probabile formazione di Juric

    L’appello dei tifosi

    […] All’indirizzo di Cairo la folla non ha urlato praticamente nessun insulto e non ha utilizzato alcun tipo di violenza: segno di una consapevolezza ulteriore nella contestazione, non più solo lotta contro il patron ma anche riconquista degli spazi granata. A cominciare dallo storico stadio, il cui cortile è stato interdetto all’ingresso dei tifosi che avrebbero voluto festeggiarvi – come sarebbe logico, anzi sacrosanto – i 115 anni del Torino. «Ridateci il vecchio Toro e riaprite il Fila» è stato il pensiero unanime dei torinisti arrivati da tutta Italia per vivere (finalmente) una giornata granata: da Sanremo a Jesi, da Reggio Emilia a Pesaro, Genova e La Spezia. Circa 60 i Toro Club che hanno aderito al Comitato – compresa l’Unione Club Granata – e centinaia gli appassionati. «Il mondo granata non pretende scudetti ma dignità – ha detto Marengo -. Siamo un popolo che ha saputo reagire alle tragedie ed è sempre rimasto vivo. Perché il Toro non è di nessuno, e se qualcuno è convinto che il Filadelfia gli appartenga, si sbaglia». Agli insulti e ai veleni sono state preferite le parole. E l’invito alla gente del Toro a riprendersi quello che gli spetta.

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    Guarda la galleryTorino-Empoli, da Singo a Pjaca: le pagelle granata LEGGI TUTTO

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    Toro, pronta la rivoluzione d'inverno: via cinque giocatori

    TORINO- Erano sul mercato, saranno sul mercato: l’eterno ritorno di situazioni che spinose erano, e spinose continueranno a essere. Daniele Baselli, 29 anni: 3 presenze in campionato, mai da titolare, per un totale di 80 minuti giocati. Simone Zaza. 30 anni: 2 presenze, mai da titolare, per un totale di 26 minuti giocati. Simone Verdi, 29 anni: 3 presenze in campionato, mai da titolare, per un totale di 43 minuti giocati. Al suo attivo un gol, nella sconfitta di Firenze. E 45 minuti giocati anche in Coppa Italia, contro la Cremonese, pure in quel caso entrando dalla panca. Armando Izzo, 29 anni: 3 presenze in campionato di cui una sola da titolare, contro la Fiorentina, per un totale di 98 minuti giocati. In aggiunta, 15 minuti finali pure lui contro la Cremonese in Coppa. Tomas Rincon, 33 anni: 6 presenze in campionato di cui una sola da titolare, a La Spezia l’altro ieri, per un totale di 142 minuti giocati. E un ingresso dalla panca anche in Coppa Italia: 38 minuti. Il venezuelano, dei 5, è il granata che ha giocato di più: ed è tutto dire, dal momento che fino all’anno scorso era una colonna portante della squadra, al di là del rendimento e dell’equivoco tattico patito, non certo cercato (quando Giampaolo si rassegnò a promuoverlo regista, dal momento che Cairo e Vagnati erano riusciti nell’impresa di cercargliene uno per un paio di mesi, ma chissà come mai senza trovarlo). Poi, certo, Zaza è stato a lungo infortunato: era potuto tornare in panchina soltanto a metà ottobre a Napoli. Mentre Verdi a ottobre era finito out per forza per 3 partite: problemi muscolari. Come Izzo a settembre, per via di una botta al polpaccio. Ma la musica non cambia. Non cambia il ritornello, pur con tutte le variazioni del caso. […]

    A gennaio sul mercato

    […] Torneranno in blocco sul mercato a gennaio: la società, d’intesa con l’allenatore, vuole completare il ricambio generazionale già avviato nei mesi scorsi, in cerca di giocatori più giovani, motivati, meno costosi quanto a ingaggio, più utili al modo di giocare di Juric. Il tecnico ha chiesto un rinforzo almeno per ogni reparto: un terzino per via dell’impegno di Singo e Aina in Coppa d’Africa a gennaio, un centrocampista e pure un attaccante se partirà Zaza. Nei piani, è la rivoluzione d’inverno. Sotto la superficie, magma. Il flop generale di La Spezia ha riportato alla luce lava anche incandescente. Con un cane che si morde la coda: per cederli, sarebbe anche utile metterli ancora in mostra almeno a gara in corso. «Ma io decido in base a cosa vedo negli allenamenti, oltre che in partita». Non si escludono chiarimenti dietro l’angolo, al Fila. Juric tira dritto. E Vagnati ha il suo bel daffare al telefono.

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    Torino, ancora cori anti Cairo ma più amore per Juric

    TORINO – Gli ultimi colpi di mercato granata non sembrano aver soddisfatto solamente Juric, ma almeno in parte anche il popolo granata. Ieri all’Olimpico Grande Torino si sono visti oltre 9.000 spettatori, molti di più rispetto ai 3475 della prima gara con l’Atalanta, numero raggiunto grazie ad un importante contributo orobico. Il feeling tra la società e la sua gente è ancora distante anni luce dai periodi migliori, e il presidente Cairo con cori ad personam è stato ancora contestato, ma non si può non registrare qualche passo in avanti.Guarda la galleryRiscossa e show del Torino, la Salernitana di Ribery crolla
    Juric conquista i granata
    Certo, vedere la Maratona spoglia di qualunque striscione e con le bandiere che si contano sulle dita di una mano fa effetto, ma intanto la curva è tornata a ruggire, e a spingere la squadra di Juric verso questa bella vittoria. Inizialmente la parte del leone l’hanno fatta i tifosi campani, ancora ebbri di entusiasmo per il ritorno in Serie A e rinvigoriti dall’acquisto di Ribery. Ma col passare dei minuti sono stati proprio i ragazzi vestiti di granata a scaldare i propri tifosi, che a fine gara hanno accolto la squadra sotto la curva per festeggiare una splendida vittoria e i primi punti in campionato. Dopo sole 4 partite ufficiali è già entrato nei cuori granata mister Juric, più volte invocato dagli spalti e condottiero a cui il popolo granata si è subito aggrappato per ritrovare quello spirito perduto nelle ultime due stagioni. (…)
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    Guarda la gallerySerie A, svelate le date di anticipi e posticipi del girone d’andataTuttosport.fun, nasce il grande gioco dei pronostici. Partecipa gratis e vinci! LEGGI TUTTO

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    Addio Anna Cataldi, ex moglie di Cairo

    TORINO – Lutto in casa Toro. Tutta la società granata si è stretta intorno al presidente Urbano Cairo per la scomparsa della sua prima moglie Anna Cataldi (per lei fu il secondo matrimonio, dopo quello con Giorgio Falck).
    Anna Cataldi: giornalista, ambasciatrice di pace e missionaria
    Nata a Torino il 14 novembre 1939, era una giornalista e scrittrice che ha avuto l’onore di diventare ambasciatrice di pace per le Nazioni Unite nel 1998, su nomina di Koffi Annan. Le sue missioni umanitarie sono state molteplici: Bosnia, Afghanistan, Pakistan, Cecenia, Angola, Ruanda, Sudan e Somalia sono alcuni dei luoghi in cui ha lasciato tracce indelebili. La Cataldi si è inoltre dedicata anima e corpo alla lotta contro la tubercolosi nel momento in cui è diventata ambasciatrice mondiale della sanità. In questo periodo stava scrivendo un libro sul fondatore della Croce Rossa Henry Dunant. Ha avuto il merito, infine, di rivelarsi decisiva per la messa in onda del film da sette Oscar “La mia Africa” del 1985, del quale fu produttrice associata.
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    Toro, 16° anno di presidenza per Cairo: rabbia per la celebrazione

    TORINO – Il tifoso del Toro si sveglia, piglia il caffè, dà una scorsa alle notizie per vedere che nella notte non sia scoppiata la Terza Guerra Mondiale, poi parte a scandagliare il web in cerca di news granata, possibilmente confortanti. E subito ne scopre una che lo lascia di stucco: il Toro entra nelle scuole! Il club ha infatti avviato un progetto che prevede una serie di iniziative tese a farsi finalmente (ri) conoscere da bambini e ragazzini e a contenere almeno in parte i danni prodotti da anni e anni di anonimato, negatività, prese per i fondelli prima, durante e dopo le lezioni. Manco il tempo di metabolizzare la bella notizia, però, e subito la colazione va di traverso. Guarda la galleryTorino, Vagnati presenta Pjaca e Pobega
    Tifosi anti Cairo
    Ieri il presidente festeggiava (si fa per dire) i 16 anni di proprietà granata. (…) Perché intorno alle 15.30, davanti alla stessa terrazza del Comune dal quale 16 anni fa Cairo raccoglieva applausi e arringava la folla in piazza Palazzo di Città, sono stati appesi striscioni non bisognosi di interpretazione. Dal classico “Cairo vattene” allo slogan “Non contestiamo il Toro ma una società senza decoro”; dall’immancabile nanetto dileggiante alla rima “A Papa Urbano eri eletto, ora fai come Papa Benedetto”, con allusione all’auspicata uscita di scena; dal tifo per Blackstone a epiteti che fanno rima con balcone. Chiamate da qualcuno che in Municipio si era allarmato per il piccolo assembramento operativo di una trentina di persone, pensando anche alla gravidanza della sindaca, le forze dell’ordine hanno presto verificato la liceità della pacifica manifestazione. Che, a sentire i rumors, non mancherà di far germogliare a breve ulteriori semi del malcontento popolare.
    Guarda la galleryTorino, ecco le due squadre di JuricTuttosport League, iscrizioni aperte: schiera la tua formazione, vinci viaggi in Europa e buoni Amazon. Partecipa, è gratis! LEGGI TUTTO