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    Juve, idea Gravenberch: tra fattore Raiola e sfida al Bayern

    La sua posizione è quella di centrocampista centrale, le sue qualità sono forza fisica e visione di gioco. Il tutto, in mostra fin da quando era giovanissimo. No, non stiamo parlando di Paul Pogba, anche se a vedere le movenze di Ryan Gravenberch il dubbio potrebbe venire. Il centrocampista dell’Ajax è da un paio d’anni un punto fermo della prima squadra dei lancieri, con qui aveva fatto benissimo già nel settore giovanile. E la prossima estate può essere quella del suo addio ad Amsterdam.FATTORE RAIOLA – Il classe 2002, infatti, ha il contratto in scadenza al 30 giugno 2023 e fin qui non è arrivato alcun prolungamento. Segnale di come la prossima estate possa essere quella della sua cessione, con l’agente Mino Raiola al lavoro da tempo e in contatto con diversi top club in giro per l’Europa. Su tutti, la Juventus, che da anni riceve aggiornamenti costanti sulla situazione dell’olandese, ma per cui un investimento importante nel ruolo la prossima estate potrà diventare realtà soltanto in caso di cessioni “pesanti”. Soprattutto se intorno a lui dovesse scatenarsi un’asta. LEGGI TUTTO

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    Più Jorginho o Milinkovic? La ricostruzione continua a centrocampo: i due scenari

    La Juve darà un seguito al mercato di gennaio con un intervento importante in mediana: il regista del Chelsea conosce bene lo zoccolo duro azzurro dello spogliatoio, Allegri ha il pallino per una mezzala di grande fisico. Dalla scelta dipende anche il ruolo futuro di LocatelliVlahovic e Zakaria come antipasto del mercato della prossima estate, il centrocampo ancora al centro delle attenzioni per costruire una nuova Juve di qualità, più ambiziosa ed efficace. È in mezzo che Allegri e la dirigenza vorrebbero intervenire ulteriormente, tenendo d’occhio le opportunità ma volendo dare seguito alla rivoluzione avviata già la scorsa estate con l’arrivo di Locatelli. LEGGI TUTTO

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    Dolori, Qatar, scudetto, rinnovo: i tre mesi al bivio di Ibra

    L’ultima parte di stagione decisiva per definire il futuro di Zlatan. C’è in ballo tutto: dal Mondiale a 41 anni fino al ritiro Forse non ha mai riflettuto così tanto. Ibra si allena, posta foto sui social, trasmette coraggio e voglia di rientrare, ma intanto pensa al suo futuro. L’adrenalina scorre sempre, ma intanto si fa anche delle domande. “E se fossi costretto a smettere?”, “e se l’infiammazione non passasse?”, “e se avessi un altro infortunio?”. Zlatan è fermo dal 23 gennaio per un problema al tendine d’Achille. Ha saltato quattro partite tra campionato e Coppa Italia. Con domani saranno cinque e col derby probabilmente sei. I prossimi mesi saranno decisivi per capire il da farsi. Insomma, se può continuare o meno ad alti livelli. Nell’ultima intervista a l’Equipe ha detto che gran parte dei suoi coetanei, a 40 anni, pensa alla propria carriera con soddisfazione mentre siede sul divano a fumare il sigaro: “Beh, io invece non sono pronto”. Ora, però, con il tendine che non dà pace, lo svedese riflette. E davanti, in questi ultimi tre mesi di stagione, ha un buon numero di bivi che indirizzeranno, in un modo o nell’altro, anche la prossima. LEGGI TUTTO

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    Quei sei minuti magici in cui Zico devastò San Siro

    L’Udinese perdeva 3-1 contro il Milan nel 1984, poi cominciò lo show del brasiliano. Finì 3-3, e la gente era tutta per lui Chi era a San Siro, il pomeriggio dell’8 gennaio 1984, ha ancora negli occhi la meraviglia e sente il corpo scosso da un fremito di stupore. Non è certo il passare degli anni a cancellare un’emozione, e nemmeno a scolorirla. LEGGI TUTTO

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    E Pablo Escobar dal carcere disse: “Sì, puoi andare in Italia”

    Sognava di suonare ma girava col machete, magie in campo e bagordi fuori, amicizie tutte curve a Parma e amicizie pericolose in Colombia. E un giorno a Tino chiesero persino: “Possiamo uccidere Chilavert?”Tino Asprilla da piccolo sognava di diventare un musicista di salsa, però era abilissimo con l’uso del machete, che non è esattamente lo strumento adatto per suonare le percussioni. Il machete se lo portava in giro fin da ragazzino, perché dov’era nato – a Tuluà, nella valle del Cauca, a un centinaio di chilometri da Calì, siamo in Colombia – in quegli anni – a cavallo tra i 70 e gli 80 – era cosa buona e giusta avere un machete a portata di mano. Passava le giornate per strada, non che avesse tanti altri posti dove andare. Bighellonava, si arrangiava con qualche affare poco lecito, fiutava il vento. Come lui: a decine, a centinaia. In casa erano cinque figli. LEGGI TUTTO

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    Mezzo metro di fuoco: cosa ci ha lasciato il gol di Muntari

    Domani saranno 10 anni da quel tap in che tutti videro dentro e solo un guardalinee no: un errore arbitrale clamoroso e la sua eredità tra accuse, risse, tecnologia e… Dieci anni dopo il gol di Muntari è diventato un modo di dire, marca un preciso momento storico, sottende a un contesto socio-calcistico definito e sì, continua a dividere. Dieci anni dopo il gol di Muntari è sempre lì, oltre la linea della porta di Buffon. LEGGI TUTTO

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    Sulla strada dei grandissimi: così Vlahovic ha stregato anche l’Europa

    L’esordio di Vila-Real ha confermato che il bomber serbo è sulla scia dei più grandi del suo ruolo. Da Mbappé a Haaland, da Messi a Lewandowski, il confronto con le starDalla nostra inviata Fabiana Della Valle24 febbraio
    – VILA-REALScene da un colpo di fulmine: nel dopo partita di martedì, mentre Dusan Vlahovic sfilava davanti ai microfoni delle varie tv collocati a bordo campo, ragazzini con la sua maglietta addosso lo chiamavano dagli spalti. Lui ha risposto con il sorriso imbarazzato di chi si sta domandando “Ma vogliono proprio me?” e poi li ha salutati con la mano. LEGGI TUTTO