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    I 70 anni dell’implacabile Gentile

    Vita e carriera di un marcatore feroce ma non cattivo, è il simbolo del terzino-mastino, quando in Italia si marcava rigorosamente a uomo

    Nell’epocale filastrocca che ha segnato l’immaginario della generazione degli anni 80, Gentile viene dopo Zoff e prima di Cabrini, incastonato per sempre lì, concentrato e guardingo, dedito alla marcatura di un avversario, solitamente il più temibile. Nel festeggiarlo nel giorno dei suoi 70 anni bisogna partire smentendo una fake che lo accompagna da sempre.  LEGGI TUTTO

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    Pioli contro Ranieri, i due migliori “nemici” uniti da trent’anni

    Insieme a Firenze dal 1993 al 1995. Baiano: “Stefano ha preso da lui l’approccio e lo stile pacato”

    Il Milan di Pioli impegnato nella ricorsa al vertice, il Cagliari di Ranieri alla ricerca della prima vittoria stagionale. Il Milan sarà tutto nuovo, per cui anche Ranieri potrà restare spiazzato: conosce Pioli (e molte delle sue mosse, non tutte…) dal 1993. L’incontro a Firenze, quando Ranieri arrivò sulla panchina viola. Pioli era uno dei riferimenti della difesa della Fiorentina dal 1989. Al primo anno insieme riportarono la squadra, retrocessa in B dopo 55 anni, di nuovo in A. L’anno dopo, con Rui Costa tra gli acquisti estivi, un comodo decimo posto. L’anno dopo ancora Pioli salutò diretto a Padova. Non è stato l’unico incrocio tra i due: nel 2007 Ranieri sostituì Pioli, esonerato, sulla panchina del Parma. Ranieri raccolse il lavoro di Pioli, come Pioli aveva già fatto con le dritte di Ranieri a Firenze. In quella squadra di metà anni novanta segnava Ciccio Baiano: “Pioli era silenzioso, ma aveva leadership. Quando parlava in campo o nello spogliatoio dava sicurezza. La stessa di Ranieri che motivava senza appesantirci, senza troppo stress e caricandosi sulle sue spalle le pressioni maggiori. In questo sono uguali ancora oggi: due persone equilibrate, che non urlano, che trasmettono un evidente senso di appartenenza, che non si esaltano e non si deprimono. Quando sento parlare Stefano ascolto una persona che sa tanto di calcio, che ha grandi competenze. Dopo il 5-1 nel derby immagino non abbia ribaltato sedie e tavolo. Ranieri ha lo stesso atteggiamento, lo stesso approccio ai giocatori e all’ambiente e certamente le stesse competenze. A noi, e a Pioli, diceva: ‘Prima dovete essere uomini, poi calciatori’. A Stefano auguro di essere protagonista in campionato e Champions, e so che potrà esserlo. A Ranieri la salvezza: con la sua esperienza saprà cambiare la mentalità del gruppo. Un conto è lottare per vincere la B, un altro lottare per restare in A”.

    migliori nemici—  Con questi obiettivi Cagliari e Milan si sfidano nel pomeriggio: i due allenatori, nati entrambi il 20 ottobre, saranno di nuovo avversari. Sarà l’ottava volta: tre ne ha vinte Pioli, in quattro occasioni è finita in pareggio, Ranieri è a zero. Due migliori nemici: Pioli ha “grande rispetto per Ranieri”, e all’inizio della carriera in panchina lo aveva definito “il maestro”. Aveva spiegato: “Da lui ho appreso molto, sia come allenatore che come persona”. Ranieri, più di recente, ha ricambiato: “Pioli si ispira a me? No, mi ha superato. Stefano sta dando tanto al calcio italiano”. Prima della partita il solito, caloroso, abbraccio. Poi saranno avversari e dopo ancora torneranno a volersi bene. Almeno fino alla prossima sfida. LEGGI TUTTO

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    Bonucci torna a parlare: “La Juve era la mia vita, pensavo di chiudere lì. Spalletti sa che…”

    Leonardo Bonucci, difensore dell’Union Berlino, durante un incontro con alcuni media tedeschi, tra cui Kicker che ha riportato la sua intervista, è tornato sulla difficile scelta compiuta in estate e sull’addio alla Juventus: “Lasciare l’Italia, a essere sinceri, non era nei miei pensieri. La Juve era la mia vita, pensavo di giocare lì l’ultimo anno della mia carriera, ma non voglio parlare di Juve in questo momento”.IL TRASFERIMENTO IN GERMANIA – “Volevo uscire dalla mia comfort-zone, sperimentare una nuova cultura, una nuova lingua e un nuovo stile di vita. Volevo questa esperienza e adesso sono concentrato solo su questo. La lingua è molto difficile, lo stile di vita è diverso, anche il calcio. In Bundesliga le squadre sono più alte e quindi bisogna coprire molto spazio dietro la linea difensiva. Quando sono arrivato ho detto al mister che avrei avuto bisogno di 3-4 settimane per rimettermi in forma e ormai ci siamo quasi”.NAZIONALE – “Ho parlato con Luciano Spalletti due settimane fa. Mi ha detto che avrei dovuto giocare tante partite per tornare in Azzurro. So che è difficile, ma il mio obiettivo principale è essere fra i convocati per gli Europei”. Carica altri LEGGI TUTTO