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    “Sono Giovanni Ceramica”. Da gregario di Rivera a “imboscato” al Parco Trenno

    Una vita da mediano, ma coi piedi buoni, come dimostrò la doppietta all’Inter. E una passione infinita per il pallone, al punto da giocare coi ragazzini a Milano senza farsi riconoscere

    Per tutti esiste un momento fatale, un giorno o una notte in cui l’incrocio degli astri regala un’improvvisa felicità. A Giovanni Lodetti quell’istante capitò domenica 15 novembre 1964. Derby di San Siro, il suo Milan contro la Grande Inter del Mago Herrera, di Suarez, di Corso e di Mazzola. LEGGI TUTTO

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    Sportiello, il portiere con il Milan nel destino: nel segno di Pioli e di Astori

    Il numero uno rossonero è stato l’ultimo a vedere Davide. I due avevano giocato a carte la sera prima della scomparsa del capitano della Fiorentina. Con l’allenatore rossonero ha un rapporto sincero e schietto fin dai tempi della Viola

    Nei pochi minuti contro il Newcastle ha mostrato subito lo spirito giusto. Lo stesso che servirà nelle prossime partite, in cui Marco Sportiello scenderà in campo al posto di Mike Maignan. Contro Verona e Cagliari dovrebbe toccare a lui. Un fedelissimo di Pioli, da sempre in campo senza paura. LEGGI TUTTO

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    Addio a Lodetti, vinse tutto col Milan di Rocco e Rivera. Aveva 81 anni

    E’ morto il mediano che chiamavano “Basléta”. Col Diavolo ha vinto due Coppe dei Campioni, due scudetti, una Coppa delle Coppe e una Intercontinentale, in Nazionale l’Europeo 1968

    Lo chiamavano “Baslèta”, che in milanese vuol dire mento, nel suo caso, pronunciato. Giovanni Lodetti ha smesso di correre, a 81 anni. Lo aveva fatto per tutta la carriera, da quando, a 15 anni, era entrato a far parte del settore giovanile del Milan, esordendo in prima squadra con Nereo Rocco in panchina nel 1962 a Ferrara, coi rossoneri vittoriosi per 3-0 sulla Spal. Il Diavolo lo aveva tesserato per 100.000 lire e una muta di maglie, andando a prenderlo in Lambretta a Caselle Lurani, nel Lodigiano. Primo stipendio, 160mila lire.

    mediano—  E’ stato un mediano di fatica, di quelli che portano l’acqua, il gregario per eccellenza. Divenne presto un titolare inamovibile di quel Milan con cui conquistò da protagonista due scudetti, una Coppa Italia, due Coppe Campioni, una Coppa Coppe e una Intercontinentale, totalizzando 288 presenze e 26 gol.  Ha giocato accanto a fenomeni come Gianni Rivera, Dino Sani, José Altafini, Karl Heinz Schenllinger, Giovanni Trapattoni, Angelo Benedicto Sormani. Lui era quello che correva per tutti. Con la Nazionale fu campione d’Europa nel 1968, ma ebbe l’amarezza di non essere chiamato al Mondiale 1970, che vide l’Italia di Valcareggi arrivare in finale, perché all’ultimo s’infortunò Anastasi e il c.t. preferì chiamare sia Prati sia Boninsegna.  Chiuse la carriera con Samp, Foggia e Novara, diventando poi opinionista televisivo. LEGGI TUTTO

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    La chiamata del Gasp e poi… Così De Ketelaere è rinato all’Atalanta

    Flop al Milan, idolo alla Dea: ecco come, a un’ora di macchina, il belga ha ritrovato se stesso

    Da flop a idolo il passo è breve, come l’oretta di autostrada che separa Milano e Bergamo, San Siro e il Gewiss Stadium. Il paradosso di CDK è che gli sono bastati 45 minuti, all’esordio con l’Atalanta, per fare meglio di tutta un’intera stagione al Milan. In rossonero ha deluso le aspettative, collezionando 40 partite senza mai incidere e tantomeno segnare. In nerazzurro, invece, la musica è cambiata grazie alla cura Gasperini, che l’ha reinventato attaccante. Match winner all’esordio in casa del Sassuolo, protagonista con un altro gol, sempre di testa, nella prima partita del girone di Europa League contro il Rakow Czestochowa, Charles De Ketelaere ha ritrovato il sorriso e in nerazzurro, come ai tempi del Bruges, sembra un altro giocatore rispetto alla copia sbiadita di un anno fa. La Dea se lo gode e lui, con il sorriso sul volto, è il nuovo pupillo dei tifosi bergamaschi, che l’hanno ribattezzato Carletto.  LEGGI TUTTO