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    L'ex compagno di Ibra: “Vi racconto quella volta che non pagò da McDonald’s”

    Esclusiva Didulica su Zlatan Ibrahimovic

    Esclusiva  di Alessandro Schiavone

    Ciao Joey, ai tempi dell’Ajax hai condiviso lo spogliatoio con un giovanissimo Zlatan Ibrahimovic all’Ajax. Era già cosi sicuro di se stesso allora, magari anche un pò strafottente e vanitoso come dicono alcuni che lo hanno affrontato in campo?

    “Le persone arroganti sono quelle che tuonano e non producono risultati, ma lui ha sempre sostenuto le sue dichiarazioni con i fatti. Quindi è autostima, non arroganza. Detto questo, ci sono due lati della sua personalità. Se sei suo amico e stai da solo con lui è totalmente diverso, ma appena subentra una terza persona inizia lo ‘Zlatan Show’. Da amico posso dire che Zlatan è un uomo meraviglioso, molto alla mano e generoso. Poche persone conoscono realmente questo suo lato perché, si sa, Zlatan non è accessibile a tutti”.
    Se già ai tempi dell’Ajax era inaccessibile per la maggior parte delle persone, dopo la carriera stellare che ha fatto e la leggenda che è diventato, la fama e la ricchezza, si assume che oggi è quasi impossibile impararlo a conoscere.
    “Esatto, devi far parte del suo piccolo circolo di amici fidati per conoscerlo e apprezzarlo. Io mi sento onorato di aver giocato con lui per qualche anno all’Ajax. Entrambi abbiamo origini balcaniche, io essendo nato in Australia da genitori croati e lui mezzo croato e mezzo bosniaco. Andavamo molto d’accordo ed eravamo grandi amici”.
    Eravate amici anche fuori dal campo?
    “Certo, la forza di quell’Ajax era proprio quella: eravamo tutti amici. Andavamo sempre a cena insieme e organizzavamo parecchie feste a casa a Diemen, a qualche chilometro da Amsterdam, dove vivevamo. Eravamo giovani e felici come dei bambini perché giocavamo a pallone e fuori dal campo facevamo una vita bellissima. Stavamo davvero vivendo un sogno e ci godevamo la vita ad Amsterdam. E poi nessuno di noi era famoso e non c’erano ancora paparazzi come oggi. E ancora ricordo quella volta da McDonald’s con Zlatan…”.
    Ci racconti questo aneddoto Joey?
    “Un giorno io e lui siamo andati da McDonald’s. Correva l’anno 2001 o 2002, non ricordo esattamente. Io guidavo, Zlatan ha effettuato l’ordine: ‘Voglio due Big Mac, questo, questo e quest’altro’. Una volta fatto l’ordine al drive through, ho parcheggiato la macchina per aspettare che ci portassero il cibo. Vedo arrivare questo tizio con due buste di McDonald’s piene di hamburger. Mi giro e chiedo a Zlatan se ha pagato e lui mi fa: ‘Hai visto Joey? Io sono Zlatan e Zlatan non paga per McDonald’s’. A questo punto siamo scoppiati a ridere ma lui, furbetto, non mi aveva detto che conosceva questo tizio. Una settimana dopo lo vedo arrivare a casa di altri giocatori. Zlatan lo aveva invitato dandogli una cartolina con l’indirizzo scritto sopra. Conosceva il ragazzo ma si comportava come se lui, Zlatan Ibrahimovic il re di Amsterdam, non doveva pagare il cibo di McDonald’s perché era Zlatan, una superstar (ride n.d.r). Che fenomeno”.
    Fa effetto sentire che Zlatan con la mentalità e il fisico tiratissimo che ha oggi andava a mangiare da McDonald’s. 
    “Vabbè ci sta aveva 19,20 anni… Andavamo anche spesso a correre insieme a Diemen in vista del mondiale 2002. Io e Zlatan ci siamo divertiti moltissimo insieme. Bei tempi”.
    Come lo accoglierebbe la gente di Amsterdam se dovesse incontrarlo per strada oggi, dopo la carriera pazzesca che ha fatto?
    “I tempi sono cambiati, oggi esistono cellulari e fotocamere e poi, rispetto ad oggi, l’Ajax a quei tempi aveva tante star e Zlatan non segnava mica già 50 gol all’anno. A volte subentrava dalla panchina e non era sempre titolare. Prima di noi ad Amsterdam i tifosi dell’Ajax hanno ammirato Edgar Davids, Patrick Kluivert, Clarence Seedorf, che poi sono andati in grandi club. Queste erano le vere star dell’epoca agli occhi della gente. Noi non eravamo nessuno rispetto a loro ma solo giocatori dell’Ajax, giovani promesse. Poi certo, oggi diventerebbe difficile per Zlatan camminare inosservato ad Amsterdam”.
    Zlatan Ibrahimovic era fortissimo all’Ajax ma sotto porta non era il giocatore che è oggi. È d’accordo se le dico che in zona gol non era l’animale che è diventato più tardi? 
    “Assolutamente. Diciamo che attualmente è un mix perfetto tra l’Ibrahimovic vecchio [dell’Ajax n.d.r] e quello nuovo. Con il passare degli anni è diventato freddo sotto porta e ha trovato l’equilibrio giusto grazie agli allenatori che lo hanno allenato e da cui ha imparato tantissimo. Se Zlatan è diventato cosi forte è perché ha imparato tantissimo da ogni allenatore, cominciando da Ronald Koeman ai tempi dell’Ajax. Quello che ha reso Zlatan davvero cosi grande è che lui, nelle belle esperienze cosi come in quelle brutte, come al Barcellona, ha sempre imparato qualcosa. Ci sono tanti giocatori che non riescono a farlo perché hanno un ego smisurato e non si mettono mai in discussione, e questo blocca la loro crescita sportiva. Zlatan magari non accettava i consigli e la maggior parte delle volte faceva di testa sua ma ascoltava sempre. Poi pensava sempre al calcio, anche al termine di una partita o dopo una seduta di allenamento rifletteva su come aveva appena giocato ed era molto autocritico, cercava sempre di imparare dagli errori che aveva fatto e non si accontentava se aveva giocato bene. A volte mi inviava dei messaggi alle 10 di sera: ‘Che bidone che sei Joey, Zlatan oggi ti ha fatto 6 gol’. E giù a ridere. Pensava costantemente al calcio. Non avrebbe mai raggiunto quei livelli se non avesse avuto quella mentalità. È un genio”.
    Ma è vero che il cuore del giovane Wesley Sneijder batteva per il Milan?
    “A noi non ci ha mai detto niente ma è probabile che era milanista, sì. Già a 16 anni Wesley era un grande giocatore”.
    Cosa pensi di Mario Mandzukic al Milan? A quasi 35 anni, ha ancora qualcosa da dare al calcio che conta?
    “Certo. Guarda Zlatan, ha quasi 40 anni e sta facendo ancora la differenza. Mario è forte fisicamente, veloce e fa gol. Aiuterà il Milan [a vincere il campionato n.d.r]”.
    Potranno coesistere in campo?
    “Si, sopratutto se dovesse scoppiare una rissa in campo avere due bestie come Ibra che Mandzukic dalla tua parte aiuta. (Didulica ride n.d.r). Scherzi a parte, magari a volte faranno staffetta ma io credo che possano giocare insieme perché sono due giocatori di qualità”.
    Un altro tuo connazionale, Ante Rebic, esattamente come l’anno scorso ha iniziato a fare bene da gennaio in poi. Cosa pensi dell’ex giocatore dell’Eintracht Francoforte?
    “Rebic è uno che fa gol. Magari non sarà dotato di una tecnica sopraffina ma à un giocatore molto veloce, aggressivo, diretto e che vede la porta”.
    Calciomercato Milan – Sergio Ramos sogno o realtà? VAI ALLA NOTIZIA > > > LEGGI TUTTO

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    Milan, tutte le dichiarazioni di Bennacer all’agenzia ‘AFP’

    Ismaël Bennacer, centrocampista rossonero, ha parlato ai microfoni dell’agenzia francese ‘AFP‘. Queste le dichiarazioni del numero 4 del Milan.

    Su Zlatan Ibrahimovic: “Zlatan raramente si tira indietro quando deve spronare i suoi giovani compagni di squadra del Milan. Anche se a volte vediamo che urla in campo, è meglio rispetto se non dicesse niente, perché significherebbe che non gli importa ciò che stiamo facendo in quel momento. Lui è uno che ci porta tanto. Con tutta l’esperienza che ha acquisito, cerca di portarci ai massimi livelli, cercando sempre la perfezione. Ci dà molti consigli. Ibrahimovic è diventato un portabandiera di una nuova generazione di giovani talenti”.
    Su cosa è cambiato dopo la sconfitta per 5-0 contro l’Atalanta di fine 2019: “Dopo quella sconfitta, c’è stata molta ricerca dell’anima dentro noi stessi e ne siamo venuti fuori”.
    Su Stefano Pioli: “Il mister sa come gestire il gruppo, ci è vicino, ci chiede sempre se siamo stanchi, se stiamo bene e così via. Ha portato quello spirito di squadra di cui forse non avevamo abbastanza prima, e ci ha insegnato come indossare questa maglia. È una bella sensazione questa”.
    Sull’attuale primo posto del Milan nella classifica di Serie A: “Se non facciamo qualcosa quest’anno, tutto quello che abbiamo fatto prima, da marzo in poi, sarà dimenticato. Dobbiamo, per noi stessi, cercare di fare del Milan il grande club che era. Tutto questo anche per i tifosi perché è molto noioso giocare a porte chiuse. Non ci sono fisicamente, ma ci seguono. Dobbiamo dare tutto anche per loro”.
    Sull’infortunio al bicipite femorale che lo ha tenuto fuori per un mese e mezzo: “È il primo infortunio che mi ha tenuto fuori dal campo per così tanto tempo, ma ho un buon feeling con i recuperi”.
    Sui meno cartellini gialli ricevuti in questa stagione rispetto alla passata: “Lavoro molto sui miei difetti. Ero un po’ troppo aggressivo, non pensavo. Sotto la guida di Ibrahimovic, ho imparato velocemente”. Calciomercato Milan: caccia al terzino sinistro, c’è una novità. Vai alla news > > > LEGGI TUTTO

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    Gattuso-Pirlo, amici contro. A chi toccherà lo schiaffo stavolta?

    Dopo 260 match insieme da calciatori e un solo incontro da avversari, sabato si affrontano per la prima volta in campionato su opposte panchine e con opposti umori: Ringhio rischia grosso, il Maestro vuole continuare la rincorsa scudetto

    Tutto parte dall’azzurro. Quello dell’Italia Under 21: la prima partita ufficiale giocata uno al fianco dell’altro da Andrea Pirlo, 41 anni, e Gennaro Gattuso, 43, è datata 25 marzo 1998, contro i pari età di Malta. Si tratta di un’amichevole, in panchina siede Tardelli, La Gazzetta della Sport racconta che “solo un autogol promuove la nuova Under, ma gli azzurri mostrano numeri promettenti: sarà Pirlo il faro di questa squadra”. LEGGI TUTTO