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    Dottor Chiellini, ecco perché per la Signora è decisivo come un bomber

    Il difensore della Juventus ha vinto nove scudetti consecutivi e punta il titolo numero 10. In campo e fuori resta fondamentale per la squadra…

    E’ un campionato, lo abbiamo visto, dei campioni avanti con l’età. Da Ibra a Ronaldo, da Ribery a Dzeko – e potremmo citarne tanti altri – sono lì a dimostrare che nel cacio, come nella vita, non è l’anagrafe a fare la differenza. Ma contano, eccome se contano, le qualità. Così, per vederla anche dalla parte opposta, non è giusto fermare i giovani solo perché non hanno esperienza. Se sono bravi, se hanno qualità, è giusto dargli fiducia, perché poi è l’unico modo per consentirgli di arricchire il proprio bagaglio. LEGGI TUTTO

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    Suarez all'attacco: “Per ora Conte fa più danni che cose buone. Va cambiata marcia”

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    Lunga intervista concessa da Luis Suarez, colonna della Grande Inter, ai microfoni de Il Giornale. L’ex centrocampista ha parlato del momento della squadra nerazzurra e anche del futuro di Antonio Conte.

    Suarez, le piace questa Inter?“Mi sembra troppo regolare, scolastica. Non è ancora diventata una grande squadra, ne deve ancora mangiare di panettone (ride; ndr)… La trovo troppo altalenante nel gioco e nei risultati, poi è chiaro che c’è ancora tempo per migliorare e per risalire la china ma ad oggi la vedo in difficoltà”.
    Conte sta subendo diverse critiche in queste settimane. Lei cosa ne pensa del tecnico leccese?“Gli allenatori contano quello che contano, quelli che ti fanno vincere e che determinano le partite sono i calciatori. L’allenatore non deve fare danni, dunque meno danni fa più è considerato bravo da tutti: dalla società, dai giocatori stessi, dai media”

    Trova dunque che Conte stia facendo danni in questo momento?“Per ora sì, fa più danni che buone cose per ora… L’Inter non sta facendo bene e se vado a vedere tutti i giocatori che gli hanno comprato tra l’anno scorso e questa sessione di mercato il risultato non è ottimale a mio parere. Da quando è arrivato non è ancora riuscito a trovare la quadra, a creare una squadra di alto livello. Poi chiaro se ci vogliamo accontentare allora è un altro discorso ma l’Inter non può accontentarsi”.
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    Ad oggi è utopia pensare allo scudetto?“La vedo difficile, ma essendo annata strana, senza il pubblico e con tanti risultati strani da parte di tante squadre allora tutto può succedere. Potrebbe anche vincerlo ovviamente ma non mi sembra la più attrezzata almeno da come ha iniziato l’annata. Una squadra che vuole vincere il campionato non può partire con tutti questi handicap e con questi problemi difensivi. Deve cambiare marcia e trovare la giusta continuità ma deve farlo in breve tempo”.
    L’Inter ce la può fare a passare il turno in Champions?“Penso sia molto dura però visto che i risultati sono anche qui molto strani spero che l’Inter sia così strana da vincere le ultime tre (ride; ndr). La situazione è delicata ma si può rimediare e se lo farà in questo mese ee mezzo vorrà dire che la squadra avrà tirato fuori orgoglio e anima che poi potrà servire anche per avere slancio in campionato. Comunque resta tutto incerto, difficile fare previsioni“.
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    L’Inter non perdeve una derby in campionato da quasi cinque anni, cosa ne pensa di quella partita?“Il derby purtroppo non l’ho visto perché è capitato lo stesso giorno che giocava il Barcellona e io seguo le partite dei blaugrana come opinionista. Ho sentito che non meritava di perdere ma l’ha fatto, anche altre partite non meritava di pareggiarle e le ha pareggiate. Ora va bene tutto ma iniziano ad essere un po’ troppe le partite dove non si merita di perdere o pareggiare ma poi non si vince. Bisogna cambiare marcia”.
    Secondo lei Conte finirà la stagione all’Inter?“Non lo so perché ha delle strane reazioni, cambia sempre umore: un giorno è arrabbiato, un altro è contento, non si capisce. Dipende da lui, l’anno scorso mi sembrava che non volesse rimanere poi il tutto è cambiato dopo quell’incontro ma lui è diverso rispetto al passato. Poi è chiaro che non è facile commentare dall’esterno ma non mi pare che lui stia vivendo una situazione normale. Spero che resti fino alla fine perché vorrà dire che l’Inter ha fatto una buona stagione, cosa che mi auguro ovviamente“.
    A fine anno, comunque andrà, lo cambierebbe o continuerebbe con lui?“Io andrei avanti con lui ma bisognerà anche capire cosa vorrà fare lui. Se la società ha preparato un ciclo con lui è poi inutile cambiarlo alle prime difficoltà. Molte volte pagano sempre gli allenatori perché è più facile e logico cambiare tecnico quando le cose non vanno bene rispetto ai calciatori. Però anche i giocatori si devono assumere le proprie responsabilità, alzare il livello di rendimento per riportare in alto l’Inter. Non può essere sempre colpa degli allenatori” LEGGI TUTTO

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    Sampdoria, la foto di squadra ai tempi del virus

    Sampdoria (twitter)

    Una location mozzafiato per uno scatto altrettanto importante. La Sampdoria ha scelto Villa del Principe, una delle principali ville storiche di Genova, per la foto di squadra per la stagione 2020-21. Mister Claudio Ranieri e i giocatori si sono mostrati via social in un modo assolutamente non banale.

    Sampdoria: foto squadra con mascherina
    Sampdoria (twitter)
    Una foto davvero apprezzabile con un significato molto importante. La Sampdoria ha scelto di effettuare le foto di squadra per la stagione da poco iniziata con tanto di mascherina per lanciare un messaggio a tutti i fan doriani e tutti gli appassionati di sport. In un momento come quello che l’Italia e il mondo intero stanno attraversando per via dell’emergenza coronavirus, ecco i blucerchiati che diventano virali. Da Quagliarella a Mister Ranieri, seduti nella parte bassa della foto, fino ai portieri in piedi in alto. Tutti con il dispositivo di protezione sul volto. Complimenti alla Samp! LEGGI TUTTO

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    La rinascita di Rabiot: da oggetto misterioso a insostituibile

    La scorsa stagione il francese aveva deluso oltremodo. Con Pirlo è diventato titolare fisso e si è guadagnato anche il ritorno nella nazionale di Deschamps

    Prima era il classico oggetto misterioso, ora lo è un po’ meno. La Juventus sta lentamente scoprendo Adrien Rabiot e forse anche lui stesso si sta scoprendo sempre di più. Dopo un paio di mesi dall’inizio della stagione il centrocampista francese sembra essere riuscito a entrare con continuità nelle rotazioni di Andrea Pirlo ed è uno dei giocatori che pare aver goduto maggiormente del cambio estivo di guida tecnica. LEGGI TUTTO

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    Il Lilla è alle spalle, Kessie suona la carica: “Non abbattiamoci e ripartiamo”

    Franck Kessié, centrocampista del Milan (credits: GETTY Images)

    Milan-Lille, Kessie non si abbatte

    ULTIME NOTIZIE MILAN NEWS – Una sconfitta che prima o poi doveva arrivare. Il Milan perde a San Siro contro un grande Lille per 3-0 grazie alla tripletta di Yazici. Una battuta d’arresto che però fa male per come è arrivata, con i rossoneri mai in partita e poco pericolosi, che si vedono interrompere una striscia positiva di 24 risultati utili. Difficile trovare il lato positivo ma Franck Kessie, attraverso il suo profilo Instagram, prova a dare la scossa alla sua squadra, invitandola a ripartire e a non abbattersi. Ecco il post del ‘Presidente’.
    “Forza ragazzi, non abbattiamoci e ripartiamo!”

    Novità di Mercato: Isco, il Real propone uno scambio. LEGGI LA NEWS > > > LEGGI TUTTO

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    Tonali, dove sei? Col Lille chance sprecata. Ma può ancora diventare il nuovo Pirlo

    Il centrocampista del Milan sin qui ha deluso. Attenuanti la giovane età, la prima esperienza ad alto livello, lo stop per Covid. Anche Andrea ebbe un avvio di carriera simile, prima di esplodere

    Doveva essere la grande chance per fare un passo in avanti e diventare “da Milan”, pur se negli ultimi anni quel significato è mutato da stella a buon giocatore. Invece Sandro Tonali ha toppato clamorosamente. Contro il Lille il 20enne è parso un pesce fuor d’acqua: lento, molle, impacciato, indeciso, sovrastato in mezzo al campo dall’indemoniato Renato Sanches, una faccia da “coniglio bagnato”, per citare l’avvocato Agnelli e la famosa frase con cui nel 1994 definì un depresso Roberto Baggio. LEGGI TUTTO

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    Sassuolo, assalto alla vetta. Ibra e CR7, che succede?

    Tecnica, intensità e idee: un successo con l’Udinese porterebbe la squadra di De Zerbi in cima alla classifica. Ma la giornata propone il derby delle deluse di Coppa Atalanta-Inter e i test sullo stato di salute del Milan

    Il weekend lungo comincia col botto: se il Sassuolo stasera batte l’Udinese, va in cima al campionato. Sarebbe un premio alla famiglia Squinzi e al progetto coltivato negli anni. Ma anche un messaggio per tutti: ricercare un gioco di qualità alla lunga paga. Ti fa sbancare il San Paolo anche senza Berardi, Caputo e Djuricic. Costruire dal basso porta in alto. De Zerbi non se la tira da fenomeno, sa che il calcio moderno premia tecnica, intensità e idee collettive. All’estero va così. Infatti un Lilla sassuolesco, con più ritmo che stelle, ha sbranato la nostra capolista. Ibra compreso. LEGGI TUTTO

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    Il rifiuto a Inter e Milan, Gigi Simoni e la buca a Salas. A 50 anni Maspero si racconta

    La buca contro la Juve, la fabbrica

    Come è nato il legame tra lei e il Torino?Devo ringraziare Simoni. È nato casualmente: io ero senza squadra e Simoni mi aveva detto di andare in ritiro con loro e di mettermi in discussione. Ho accettato la sfida, mi hanno fatto firmare il contratto ed è iniziata la mia avventura col Toro. Purtroppo poi Simoni fu esonerato però arrivò Camolese: una persona speciale per quel tipo di squadra, un allenatore giovane inserito in un contesto giovane però di grande qualità. Abbiamo fatto una cavalcata impressionante in Serie B, record su record, abbiamo vinto il campionato e l’anno dopo ci siamo qualificati per l’Intertoto. Poi ci sono stati i derby contro la Juve in cui non abbiamo mai perso: due pareggi tra andata e ritorno. Con Camolese ci siamo tolti soddisfazioni.
    Che cosa pensa del Torino di oggi?È in difficoltà, la squadra ha delle problematiche, bisogna stare attenti perché la classifica inizia ad essere preoccupante. Manca qualcosa, però penso che un allenatore va lasciato lavorare, va cambiato solo quando ha rotto con lo spogliatoio. Va data fiducia a Giampaolo: è un allenatore che pratica un gioco particolare e ha bisogno di tempo per trasmetterlo ai suoi calciatori. Va aiutato il più possibile.
    Quando ha deciso di scavare la buca per far sbagliare Salas su rigore in Juve-Torino 3-3?Era un derby maledetto: non venivamo da un periodo positivo e contro la Juve perdevamo 3-0 dopo mezz’ora. All’intervallo ci siamo guardati negli occhi senza dire troppe parole. Il gruppo era unito e compatto. Quando siamo rientrati in campo la Juve ha mollato un po’, noi ci siamo caricati e abbiamo ribaltato la situazione. Dopo il gol del 3-3, vederci fischiare contro un rigore come quello mi è sembrato ingiusto. Tutti reclamavano e andavano dall’arbitro, volavano cartellini gialli. Se ci fosse stato il Var non sarei stato costretto a scavare la buca: ci avrebbe pensato la tecnologia. Da rigorista sapevo l’importanza del dischetto: il punto in cui appoggi il pallone deve essere bello piatto. Decisi di disturbare chi avrebbe calciato il rigore: forse ho dato un calcio troppo forte e si è formato un buco, Salas ci ha messo il pallone sopra, ha calciato di collo e la palla è andata altissima. Il mio gesto è nato dalla rabbia per il torto subito. Non pensavo che sarebbe diventato un affare di Stato: lo hanno riportato al telegiornale, poi è stata una settimana particolare. Ne avevano parlato al “Processo di Biscardi” ed è diventato un caso.
    Lei ha indossato la maglia numero dieci della Fiorentina: è pesante? Castrovilli la merita?È tanto pesante. Oggi magari di Antognoni e di Baggio ci si ricorda di meno però la dieci a Firenze è una maglia importante. Si sentono un po’ gli inventori del calcio: lì è vissuto diversamente rispetto ad altre città. Per portare quella maglia servono spalle larghe. Castrovilli mi piace, lo seguivo anche quando era alla Cremonese: non si fa intimidire e sta crescendo, si merita la maglia numero dieci. Però io avrei aspettato a prenderla perché penso che te la debbano dare a furor di popolo: così non diventa pesante.

    Lei si è ritirato a 42 anni in Eccellenza: che cosa l’ha spinta a giocare così a lungo?Nel 2003-04 ho vinto il campionato di Serie B con la Fiorentina, stavo bene e avevo voglia di giocare. Io ho avuto la fortuna di giocare a 17 anni in prima squadra nella Cremonese, altri miei coetanei a quell’età andavano in giro per la Serie C o per i campi dei dilettanti. Io ho fatto il percorso inverso: sono partito in alto poi ho provato il calcio dilettantistico che è il motore del calcio vero, A e B non esisterebbero se non ci fosse. La pandemia sta tagliando le gambe ai dilettanti, speriamo di trovare il vaccino al più presto.
    Come è cambiato il calcio rispetto a quando lei giocava?Il calcio di oggi è meno tecnico ed è più fisico. In passato i giocatori tecnici venivano tutelati, coccolati e aspettati. Oggi non c’è pazienza nell’aspettare i giovani. Nel 2019 ho allenato la Giana. Al primo anno ci siamo salvati nelle ultime giornate: non avevo l’obbligo di far giocare i giovani e abbiamo fatto un miracolo, i giocatori esperti hanno reso al massimo. L’anno dopo siamo partiti con l’obbligo di giocare con 4-5 giovani e purtroppo quando perdi due gare vieni messo in croce ed esonerato. Ai giovani va concesso l’errore. In C la Juve Under 23 è fortissima nel palleggio, ma quando perde prende imbarcate, ma è normale che sia così. Quando ero giovane io, mi hanno aspettato e hanno accettato i miei errori.
    Lei ha sfiorato la promozione in Serie B col Pavia 2014-15: rammarico per come è finita?C’è rammarico perché era un capolavoro. La mia fortuna è stata avere Massimo Londrosi al mio fianco: se ne intende di calcio, sa come si costruiscono le squadre. Lui l’ha fatta, io l’ho allenata. La proprietà cinese però non ha avuto pazienza. Sono stato esonerato a fine campionato quando mancava la ciliegina sulla torta. Quell’anno eravamo andati oltre le aspettative. Per me è stata una mazzata. Quella squadra era nata con le mie idee. È stato preso Giovanni Vavassori che pensava l’opposto di ciò che pensavo io.
    Dopo il ritiro le hai aperto una fabbrica: come è nata questa scelta?Quando ero coi dilettanti mia moglie aveva già un’attività di famiglia. Ne abbiamo aperta una insieme. Uno come Ronaldo può permettersi di non far niente dopo il calcio, tanti giocatori quando smettono devono trovare qualcosa da fare dai 30 ai 50 anni prima di prendere la pensione. Abbiamo aperto una fabbrica, poi ho cominciato ad allenare e l’ho abbandonata. Oggi la guidano mia moglie e i miei figli.
    Va in fabbrica ogni tanto? Le ricorda lo spogliatoio?All’inizio ci andavo sempre, oggi ci vado quando c’è bisogno: non mi vergogno di prendere il camioncino per andare a consegnare ciò che va consegnato. La fabbrica di mia moglie produce sollevatori per moto, la mia linee vita e sistemi anticaduta dall’alto. È come uno spogliatoio: bisogna cercare di coinvolgere il più possibile gli operai e di farli sentire partecipi del progetto e degli obiettivi. Se riesci a farlo, l’operaio viene a lavorare con più entusiasmo e rende di più. È la stessa cosa che succede tra allenatori e giocatori. LEGGI TUTTO