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    Il destro di Vlahovic e ora il riposo: ecco perché la Juve fa paura

    l trionfo dell’Inter oscura la vittoria dei bianconeri, ma senza coppe europee sono da scudetto… Napoli, non puoi rinunciare a Raspadori

    I cinque gol dell’Inter nel derby si prendono la scena: giusto così. E magari Allegri è perfino contento che la vittoria della Juve contro una diretta concorrente – la Lazio di Sarri, seconda nella scorsa stagione – venga derubricata a un evento tutto sommato normale, se paragonato al successone nerazzurro. Lui, Max, adesso preferisce muoversi nell’ombra, agire di soppiatto, confidando che nessuno si accorga dei segnali che arrivano dalla sua squadra, o che comunque vengano sottovalutati dai più. Non a caso l’allenatore bianconero ogni giorno ricorda che l’obiettivo estremo della Juve, in questa stagione di ripartenza anche societaria, è il quarto posto. Bugia.  LEGGI TUTTO

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    Prandelli sul derby: “Verticalità, uomini, gambe. Inter, che show”

    L’analisi dell’ex c.t.: “Inzaghi ha impostato il derby sulla densità e sulla profondità. L’ha vinto così e con l’eccezionale contributo dei suoi cambi”

    La verticalità nata dalla densità in mezzo. L’impatto dei singoli, anche quelli entrati dalla panchina. Una condizione atletica molto brillante, e alla distanza decisiva. Anche per Cesare Prandelli, che pure ha disegnato tante vittorie a tavolino, è quasi difficile tracciare le linee decisive sulla mappa della strategia vincente dell’Inter: perché ha funzionato praticamente tutto, non solo alcune cose. E il 5-1 finale è sembrato conseguenza logica almeno quanto imprevedibile.  LEGGI TUTTO

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    “Quattro e a casa”: Frattesi risponde a Krunic come Totti con Tudor

    Curioso siparietto nel finale del derby di Milano, quando il centrocampista dell’Inter punge il bosniaco del Milan dopo un contrasto

    Era l’8 febbraio 2004 quando in un Roma-Juventus 4-0 Francesco Totti mise a tacere Igor Tudor con un gesto che oggi verrebbe etichettato come virale, un autentico meme nato un decennio e mezzo prima della diffusione dei meme: l’indice davanti alla bocca per zittire, il segno dei quattro gol rifilati in campo e poi l’invito ad andarsene “a casa” con quella chiarezza gestuale che solo in Italia si riesce a concepire. Ecco, nel derby Inter-Milan vinto 5-1 dai nerazzurri, molti tifosi sono incappati in un dejà vu dell’episodio del 2004.

    Come 19 anni fa—  È il finale del secondo tempo, prima che Davide Frattesi fissi il risultato sul 5-1 con un’inserimento vincente. Proprio l’ex Sassuolo replica – parzialmente – il gesto di Totti in un rapidissimo battibecco con Rade Krunic dopo un energico contrasto. Le telecamere lo immortalano: Frattesi rivolge al bosniaco il segno del silenzio con l’indice e poi sventola le quattro dita che alludono al momentaneo 4-1: niente “vai a casa”, ma la sostanza resta la medesima. Cose da derby. LEGGI TUTTO

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    Milan, difesa da incubo: Kjaer non convince, Thiaw da horror

    Il tedesco protagonista in negativo in 3 reti su 5. Il danese in difficoltà contro Lautaro Martinez e Thuram. La fase difensiva non regge

    Per fortuna il 2023 è finito. Quello dei derby, s’intende. Cinque schiaffi uno dopo l’altro, iniziati a gennaio in Supercoppa e conclusi in una terribile serata di settembre sotto il diluvio: quello vero e quello di gol. Cinque anche questi, che in un derby – per quanto di inizio stagione – segnano l’anima. Soprattutto a 72 ore dal primo atto di Champions. 

    bollino rosso—  Il problema è che diventa inutile aggiungere chili e centimetri se poi non c’è intensità. Il problema è che diventa inutile chiudere il primo tempo con oltre il 70 per cento di possesso palla se poi non si alzano mai i giri. Il problema è che diventa inutile piazzare Calabria in mediana e allargare Loftus-Cheek – due delle nuove mosse tattiche che fino a ieri avevano pagato – se la squadra è statica come su un campo di Subbuteo. Ma, in particolare, diventa tutto più complicato se la fase difensiva non regge. Problema emerso in modo piuttosto evidente lungo l’estate e purtroppo per Pioli ancora d’attualità. Nelle prime tre giornate dall’ombelico in su aveva funzionato praticamente tutto e il Milan aveva corso rischi molto relativi. Stavolta l’Inter è stata il solito monoblocco che il Diavolo pare incapace di erodere. Il saldo dei gol di questo orribile 2023 stracittadino dice dodici gol presi e uno fatto. Un dato che fa a pugni con l’ambizione rossonera di arrivare alla seconda stella prima dei cugini. E’ vero, Pioli si è visto privare di due difensori nel giro di pochi giorni. Due potenziali titolari: Tomori, che ha scontato una squalifica rimediata scioccamente a Roma; e Kalulu, che quest’anno tecnicamente ha perso il posto a beneficio di Thiaw, ma al centro della difesa è il primissimo dei cambi. Già, Thiaw. Malick merita – si fa per dire – qualche riga a parte perché è stata una serata da dimenticare su tutta la linea. Il nazionale tedesco resta il futuro luminoso della difesa rossonera, ma partite come questa sono da bollino rosso. Vietata la visione alle scuole calcio.

    lucidità—  Il primo gol dell’Inter, in particolare, è il peccato più grave. Ovviamente perché indirizza la sfida verso i nerazzurri – erano passati solo cinque minuti – ma soprattutto per la dinamica. Malick per tenere a bada l’incursione di Thuram in fascia si posiziona correttamente tra pallone e avversario, mettendosi in una posizione di vantaggio. Ma commette l’errore di sopravvalutare la sua capacità di copertura fisica, con Thuram che a un certo punto gli toglie l’appoggio e sguscia via. Il 9 nerazzurro è in serata particolarmente esaltante, e Thiaw fatica a prendergli le misure: dopo 24 minuti è già ammonito per aver steso il francese che si stava lanciando verso Maignan. Malick compare in negativo anche sul secondo gol interista, ovvero il primo di Thuram, che gli sfugge sulla sinistra e trova poi un tiro da inserire nella bacheca delle prodezze. Finita qui? Eh, no. Thiaw ci mette lo zampino anche sul terzo gol nerazzurro, deviando quel tanto che basta per disinnescare Maignan il tiro di Mkhitaryan. Qui, va detto, è solo sfortuna, che in serate come questa ovviamente ci vede benissimo. E poca lucidità anche sul quinto gol, quello di Frattesi: l’azzurro non dipendeva dalla sua marcatura, ma la reattività sul filtrante verticale di Mkhitaryan diciamo che non è granché. Non solo Thiaw, comunque sul banco degli imputati. Kjaer, alla prima da titolare stagionale, è andato in grande difficoltà sia con Lautaro sia con Thuram: una differenza di passo a tratti imbarazzante, che Simon è riuscito a colmare in parte grazie all’esperienza. Hernandez ha completato la galleria degli orrori col rigore su Lautaro. Ce n’è per tutti, e non sono previste assoluzioni. Dopo un 5-1 in un derby, non è possibile concederle. LEGGI TUTTO