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    Non solo Correa: da Quaresma-Mou a Radja-Spalletti: quando il “cocco” fa flop

    I tifosi gli avevano chiesto la seconda stella. “Portacela, Tucu”. Era il 25 agosto di due anni fa, giorno delle visite mediche per diventare un nuovo calciatore dell’Inter. Poche ore più tardi Correa entrò in campo dalla panchina a Verona e decise la sfida contro l’Hellas con una doppietta. Inzaghi gongolava, ma fu una soddisfazione solo temporanea: l’argentino, a Milano, è stato un flop. Una promessa non mantenuta, un patto di fiducia spezzato tra allenatore e giocatore. Non è la prima volta che, all’Inter, un tecnico è stato tradito dal suo “cocco”: ecco gli altri casi negli ultimi 15 anni, a partire da Mourinho e Quaresma. LEGGI TUTTO

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    Lukaku, ecco perché non è andato all’Inter

    Quel voltafaccia che il 14 luglio ha sorpreso tutti, la trattativa avviata con la Juve (e pure con il Milan) e quella retromarcia inaccettabile per il presidente Zhang e soprattutto per i compagni di squadra

    Il 14 luglio scorso Romelu Lukaku era virtualmente un giocatore dell’Inter. Quel virtualmente non si è mai trasformato in realtà. Perché all’accordo raggiunto tra la società nerazzurra e il Chelsea per il trasferimento a titolo definitivo del belga a Milano – 35 milioni di base fissa più altri 5 di bonus – non è seguito il sì di Lukaku. L’ultimo sì, verrebbe da dire.  LEGGI TUTTO

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    Lukaku, ecco perché non è andato alla Juve

    Tifosi sul piede di guerra e quello scambio con Vlahovic che sembrava rischioso. Ma lo stop all’operazione è arrivato da Londra

    Lo scambio non s’ha da fare. L’hanno gridato per settimane i tifosi della Juventus negli stadi e, alla fine, anche in società sono arrivati alla stessa conclusione. Vendere Vlahovic per prendere Lukaku non era un affare. O almeno, non alle condizioni proposte dal Chelsea: conguaglio da 20-25 milioni a favore dei bianconeri.  LEGGI TUTTO

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    Romelu, il Mangiafuoco di Mou. E Roma lo aspetta come un messia

    Ci voleva una scossa selvaggia per risvegliare la passione in città. Non c’era niente di simile dai tempi di Dzeko, anzi di Batistuta…

    la treccia di Romelu Lukaku è quella cui stanno aggrappati in queste ore gli umori di José Mourinho, che sarebbe come dire gli umori dell’intera piazza romanista. Traballanti per non dire sinistri, gli umori del Grande Capo, e inclini al peggio per il resto. Anche ieri, ventidue minuti scarsi di parole e soprattutto posture che avranno piombato nello scoramento i tifosi, anche quelli che mangiano pane, amore e fantasia tutte le mattine.  LEGGI TUTTO

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    Serena: “Lukaku uomo giusto per Mou, Vlahovic diventi più leggero di testa”

    L’ex attaccante analizza il colpo fatto dalla Roma con Romelu (“una bella coppia con Dybala”) e spiega come deve crescere Dusan al fianco di Chiesa

    “Alla Juventus, visto il momento di Vlahovic e Chiesa, sarebbe servito molto meno Lukaku. La Roma, invece, insegue una certezza in attacco e Romelu può diventare l’uomo giusto per rinforzare la squadra di Mourinho”. Parola di Aldo Serena, ex centravanti di Inter, Milan, Torino e Juventus. LEGGI TUTTO

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    La magia della 10, da Liedholm a Seedorf: nuova veste Leao, classe e talento per stare tra i grandi

    Tutto il fascino del numero più ambito: dal Barone passando per Schiaffino, Rivera, Gullit e Savicevic. Ora tocca a Rafa

    r afa Leao adesso ha il 10. Se lo merita? Certo. Si è preso quella maglia, quel numero, e si è messo una mano sul cuore e una sulla schiena. «È mio». Giusto, Re Leone, ma cerca di tenerlo da conto, trattalo bene, custodiscilo con cura. Non è vero che è in via d’estinzione, che con la personalizzazione delle maglie, dei nomi e dei numeri è stato retrocesso a un ruolo marginale, come un 4 qualsiasi. Se ha avuto momenti di sbandamento, la colpa non è sua, ma di chi lo ha indossato. E ogni riferimento a Honda, Calhanoglu e Diaz è puramente casuale. Il numero dieci è sempre il dieci, anche quando qualcuno dice che non è più di moda. È stato, è e resterà sempre magico. Perché è passione e poesia, Pelè e Maradona, Platini e Messi. Va molto il 7? Sì, ma se davanti ci metti un CR. Pitagora, che i suoi conti li sapeva fare, diceva che il dieci è il numero perfetto. Dante, sommo poeta, aveva un buon rapporto anche con la numerologia. Il 7 per l’autore della Divina Commedia è la perfezione umana, ma è pure il numero dei peccati capitali. Il 10 richiama i comandamenti che Dio affida a Mosè sul monte Sinai.  LEGGI TUTTO