consigliato per te

  • in

    “Io e Agnelli: Le domeniche a Villar Perosa e le telefonate all’alba”

    L’azzurro è stato uno dei volti simbolo di una delle Juventus più vincenti dell’era Agnelli: “L’Avvocato era un grande intenditore, sarebbe un leader anche nel calcio di oggi. E risolverebbe tutto con la sua grinta e passione. È una famiglia vincente e tutto quello che ne fa parte deve essere vincente”

    “Dici Agnelli e pensi a una grande famiglia, allo stile di una grande famiglia, totalmente incarnato nella persona di Gianni e anche di Umberto. Una famiglia che è stata il motore dell’economia italiana attraverso la Fiat. E Gianni è stato uno dei fautori principali della crescita di questa grandissima azienda diventata importante in tutto il mondo. Come lui”. Bianconero dal 1976 al 1989 con sei scudetti, una coppa dei Campioni, una Intercontinentale, una coppa delle Coppe, una Uefa, due coppe Italia, Antonio Cabrini è stato un volto simbolo di una delle Juventus simbolo di questo secolo in bianconero dell’era Agnelli. In anni in cui il presidente non era uno della Famiglia, ma uno di famiglia: Giampiero Boniperti. Ma con un passo più in là, “il Dottore” Umberto Agnelli e soprattutto “l’Avvocato” Gianni Agnelli. LEGGI TUTTO

  • in

    D’Aversa all’attacco: “Il mio Lecce segnerà in tanti modi. E punto sui giovani”

    Il tecnico dei pugliesi: “Porteremo in prima squadra due-tre Primavera. Andai al Milan a 16 anni, il mito era Van Basten”

    Dal nostro inviato Francesco Velluzzi
    24 luglio

    – folgaria (trento)

    L a cultura del lavoro l’ha imparata da papà Francesco e mamma Antonia, abruzzese e pugliese, emigrati in Germania quando Roberto D’Aversa era appena nato, e tornati a Pescara per poi avviare l’attività di commercianti ambulanti, sempre in giro per i mercati. Forse era un segno del destino perché il tecnico che Pantaleo Corvino ha scelto per il dopo Marco Baroni a Lecce, tra vita da calciatore e da allenatore, e pure dirigente a Lanciano, ha girato 17 piazze. Con un chiodo fisso: “Vivo per il calcio. Una passione coltivata più in solitario. I miei non mi seguivano tanto. Questo è un ambiente strano e non avrei mai voluto vederli soffrire perché, magari, il figlio, dalle tribune veniva criticato”. D’Aversa è uomo di sostanza, concretezza, ragionamento. “Ho sempre voluto fare il play in campo”. Lo prese il Milan, a 16 anni.  LEGGI TUTTO

  • in

    Milan-Real, le pagelle: Romero, mancino da 7. Brutta figura di Kjaer: 5

    L’esperto danese si fa tagliare fuori da Vinicius troppo facilmente. Che bravo Simic

    Dal nostro inviato Luca Bianchin
    24 luglio

    – Pasadena (Stati Uniti)

    Il Milan perde 3-2 contro il Real Madrid nella prima amichevole della sua tournée negli Stati Uniti, ma Stefano Pioli può comunque sorridere per le prestazioni di alcuni giovani, come Simic e Romero. Male, invece, Kjaer. LEGGI TUTTO

  • in

    Cent’anni di Agnelli: in principio fu la Juve di Edoardo

    Il 24 luglio 1923 il Cavaliere venne eletto presidente della Juventus: dal nuovo stadio al professionismo, così la passione per il calcio è diventata affare di famiglia

    A sancire l’elezione c’è un applauso, che le cronache dell’epoca raccontano essere lunghissimo e appassionato. E’ il 24 luglio 1923, di martedì. Il Cavalier Edoardo Agnelli viene eletto per acclamazione presidente della Juventus. Il figlio del fondatore della Fiat– suo padre si chiama Giovanni e questo sarà un nome che tornerà spesso nella storia di famiglia – subentra a Gino Olivetti, ex deputato del Regno d’Italia e fondatore di Confindustria. Edoardo ha trentuno anni, è nato a Verona nel 1892, ha tratti aristocratici, i capelli biondi leggermente ondulati, gli occhi azzurri e impenetrabili, un’eleganza naturale.  LEGGI TUTTO

  • in

    Dall’Agnelli più iconico al più vincente: Juve, i 4 presidenti (più uno) della Famiglia

    Tutto cominciò la sera del 24 luglio 1923, quando il 31enne Edoardo Agnelli, figlio del capostipite Giovanni che è stato tra i fondatori della Fiat, fu eletto per acclamazione presidente della Juventus succedendo a Gino Olivetti, di cui era stato vicepresidente. E’ l’uomo che orientò gli affari di famiglia sull’investimento immobiliare del Sestriere – vicino alla culla di famiglia di Villar Perosa – che in quegli anni diventò una stazione sciistica, e nel nome del fordismo introdusse – per quanto possibile all’epoca – logiche aziendali nel calcio. Con lui la Juventus fu sei volte campione d’Italia: la prima nel 1926 e poi cinque di fila nel Quinquennio d’oro 1931-35 che cambiano la storia e l’identità del club. Quando vinse il primo scudetto, la Juve ne aveva conquistato uno (nel 1905) in 29 anni di storia. Quando vinse l’ultimo, la Juve non l’avrebbe più conquistato per 15 anni, e ci vorrà suo figlio. Perché con lui diventa una passione di famiglia, trasmessa ai figli Gianni (secondogenito, primo maschio) e Umberto (ultimo di sette figli), lasciati precocemente a 43 anni in un incidente con l’idrovolante che ha posto fine nel 1935, oltre alla sua giovane vita, anche alla prima età d’oro della Juventus. LEGGI TUTTO