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    Juve, Pjanic: “Lukaku un big? Non vale Higuain. A me piace Vlahovic”

    L’ex bianconero ora gioca a Dubai: “Il Pipita nel 2016 fu un colpo pazzesco. Giuntoli, al Napoli poche parole tanti affari. La Juve lotterà di nuovo per il titolo”

    È l’estate del calcio del Medio Oriente e delle spese pazze dell’Arabia Saudita. “Non sono sorpreso – racconta Miralem Pjanic, ex Roma, Juve e Barcellona, che da una stagione gioca a Dubai, con lo Sharjah -. Lo scorso anno, prima di arrivare qui, sono stato vicino all’Al Nassr, la squadra di Ronaldo. Sarei potuto arrivare prima di Cristiano, ma all’epoca la situazione non era quella attuale. Non sono stupito dello sviluppo dell’Arabia, negli ultimi anni hanno ospitato tante Supercoppe italiane e spagnole. C’è tanta passione per il calcio. Il campionato è valido, non come pensano in tanti. Ho parlato con Cris, lui è contento ed è sicuro che in futuro diventerà uno dei principali tornei mondiali”. LEGGI TUTTO

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    Scaroni e il nuovo stadio: “Saga logorante. Ma vedo la luce in fondo al tunnel”

    Il presidente del club rossonero ha parlato  della questione impianto: “Quattro anni di sofferenza, ma al momento abbiamo sul terreno due o tre iniziative, che secondo me…”

    Il tema all’ordine del giorno è costruzione. Il Milan è proiettato sull’assemblaggio della rosa per la prossima stagione, ma a dominare i pensieri di Paolo Scaroni resta la questione stadio: “Questa saga mi sta un po’ logorando”, ha dichiarato il presidente rossonero a Milano Finanza, a margine della presentazione del rinnovo con Banco Bpm. “È una questione alla quale, lo devo dire, ho dedicato un sacco di tempo e molte energie. Non ho combinato praticamente niente e non sono proprio abituato a usare energie senza arrivare alla meta”. 

    FIDUCIA—  Negli ultimi mesi, Scaroni è stato in prima linea per cercare di definire l’iter verso un obiettivo prioritario per Redbird. “Al momento abbiamo sul terreno due o tre iniziative, che secondo me hanno le gambe e stanno in piedi”. Idee chiare, ma voglia di non sbilanciarsi visto quanto accaduto in altre occasioni: “In questo momento non voglio anticipare delle notizie, ma mi sembra che cominciamo a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel dopo quattro anni di sofferenza”. Il Milan ha individuato l’area a San Donato e – notizia confermata pochi giorni fa – ha acquistato SportLifeCity s.r.l., società proprietaria dell’area interessata di San Francesco. Un passaggio decisivo per i dialoghi con il Comune LEGGI TUTTO

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    Marchisio si racconta: “La paura peggiore? Smettere. Il primo scudetto? La svolta, col Milan”

    L’ex bandiera della Juve, Claudio Marchisio, si è raccontato sul sito ufficiale della Vecchia Signora, Juventus.com. Il Principino ha parlato di tantissimi argomenti, tra cui il suo trascorso in bianconero e quelli che sono stati i momenti più importanti della sua carriera. La carriera di un giocatore è composta da tanti momenti tutti diversi tra loro. Negli album dei ricordi spiccano, giustamente, quelli topici, me ne tornano in mente un’infinità meravigliosi, ma io ricordo benissimo cosa ci sia dietro ognuno di essi. Ricordo la gioia e i sorrisi, ma ricordo anche i periodi più difficili. Ricordo le paure. Paure e debolezze, spesso, vengono quasi nascoste, mascherate, ma fanno parte del nostro cammino e, per vincere, bisogna attraversarle. Superarle.Ogni percorso ha la sua storia, ogni giocatore percorre una strada diversa, ma se devo individuare alcune paure che, più o meno, vivono tutti ne sceglierei tre: la paura della sconfitta, la paura degli infortuni e l’ultima, la paura di smettere e scrivere la parola fine. Ripeto, ognuno le affronta a suo modo, ognuno ha il suo cammino. Io vi racconto il mio.I RISULTATILa paura più comune è quella con cui tutti abbiamo dovuto fare i conti, quella che ti attanaglia quando i risultati non arrivano. Ricordo, in particolare, gli anni dei settimi posti. Ci guardavamo negli occhi ed eravamo tutti grandi giocatori, chi membro della propria Nazionale, chi campione del mondo. C’erano grandi talenti, eppure…Ti ritrovavi, così, a chiederti quando ne saresti uscito fuori e cosa potessi fare tu come singolo per aiutare il gruppo a ritrovarsi. Queste situazioni vanno affrontate con calma, a volte basta una scintilla, anche una partita magari vinta giocando male, ma dove hai tirato fuori lo spirito di squadra può permettere di iniziare a mettere qualche mattoncino su cui costruire la ripresa. Da queste paure superate possono, poi, nascere i gruppi vincenti.Ognuno affronta questi momenti a modo suo: c’è chi esterna e ha bisogno di parlare e affrontare certe problematiche e chi, invece, tiene tutto dentro. È lo spogliatoio a fare la differenza, ognuno con la sua esperienza. C’è chi ha già vissuto situazioni simili e può essere d’esempio per superarle e chi, invece, non le ha vissute, penso ai ragazzi più giovani, la cui spensieratezza può aiutare. Il giusto mix di questi ingredienti può fare la differenza tra venire fuori da un periodo difficile o esserne travolti. Dopo due stagioni difficili, nell’anno del primo dei nove scudetti di fila, la svolta per noi credo sia arrivata in Juve-Milan. Eravamo partiti bene quell’anno, ma anche le stagioni precedenti ci eravamo resi protagonisti di una buona partenza e poi le cose non erano finite bene. Giocavamo contro i campioni d’Italia e abbiamo vinto quella partita, lanciando un segnale enorme. A dare quel segnale non fu solo la vittoria, ma il modo in cui eravamo riusciti ad ottenerla, conquistandola sul campo con un dominio importante sotto l’aspetto del gioco e dell’intensità, creando tanto e subendo pochissimo. Poi non era arrivata con eurogol o giocate incredibili, ma grazie alla determinazione e alla voglia di portare dalla propria parte anche la fortuna che tante volte era mancata. Quella vittoria, ottenuta con quello spirito, ci ha dato la convinzione per dire “quest’anno ci siamo”, e quella convinzione ha fatto la differenza quando, nel finale, abbiamo attraversato un periodo meno brillante. Nel gruppo quelle certezze non sono mai sparite e ci hanno permesso di andarci a prendere quel campionato.GLI INFORTUNISei solo. Tu su un lettino mentre, intorno a te, quello che è il tuo mondo va alla sua folle velocità tra allenamenti e partite. Lo spogliatoio va a un altro ritmo, mentre tu devi rallentare per ritrovarti. Nella quotidianità sei abituato ad affidarti ai compagni, allo spogliatoio, ma all’improvviso ti rendi conto di dover combattere da solo. Queste sono le prime sensazioni che ti fanno compagnia quando ti ritrovi ad affrontare un lungo infortunio.Gli infortuni fanno parte della carriera di un giocatore, capitano, ma questo non li rende più facili da affrontare. In quei momenti penso che a darti la forza possa essere la famiglia. C’è quasi un ricongiungimento naturale, loro ti aiutano, possono andare alla tua velocità. Le persone care sono quelle che in questi momenti ti permettono di assorbire ogni paura.Quando affronti un lungo infortunio c’è un ricongiungimento naturale con la tua famiglia. Le persone care ti aiutano a superare tutto. Io ricordo il mio infortunio al ginocchio. Avevo iniziato a lavorare da meno di dieci giorni e stavo bene, avevo la sensazione di andare veloce, stavo reagendo bene. Poi mi ritrovo a fronteggiare un’infezione al ginocchio, l’imprevisto nell’imprevisto. Mi ritrovo di nuovo sotto i ferri e devo ricominciare dall’inizio. In quel momento, lo ammetto, ho avuto paura. Perché mi sono chiesto se avessi sbagliato qualcosa io, se avessimo sbagliato qualcosa nel lavoro. Lì è fondamentale avere un equilibrio interiore molto forte, devi accettare che certi imprevisti capitano, proprio come gli infortuni, e solo con il sacrificio si superano quei momenti.Se serve tempo, non puoi scavalcarlo, devi prendertelo e sfruttarlo. Non devi avere fretta, né devi adagiarti. La testa comanda il corpo, se sei forte puoi superare tutto.IL RITIROSapete qual è, però, la paura più grandi di un calciatore? Smettere di essere un calciatore. Il ritiro è un momento estremamente complesso da gestire. C’è il rischio del crollo emotivo, sai che l’adrenalina che ti fa vivere il calcio non la vivrai mai più, a prescindere da quello che farai dopo.Allenamenti, partite ogni tre giorni, competizioni diverse, sfide, tifosi, le emozioni che si mischiano in un match, la pressione, la gioia, la paura, tutto all’improvviso sparisce. Quelle scariche di adrenalina che hai avuto l’onore di poter respirare nella tua quotidianità non ci saranno più. Questa, a prescindere da quanto tu abbia programmato il tuo futuro, è senz’altro la cosa più difficile da affrontare. Sai di non poter andare più al ritmo cui eri abituato, razionalmente ne sei consapevole, e anche nel momento in cui inizi a giocare sai che quel momento arriverà, ma quando ti ritrovi a gestirlo è un’altra cosa.Io, dal mio punto di vista, penso di essere stato fortunato. Ho deciso di smettere in un momento in cui ero senza contratto; quindi, non ho respirato ogni passo verso l’addio. Non avevo una data cerchiata in rosso sul calendario a cui avvicinarmi. Mi sono reso conto che ogni volta che provavo ad accelerare per tornare in campo il mio corpo non reggeva più; quindi, dire basta è stato abbastanza naturale. Mi ero preparato a quello che sarebbe successo, sapevo che, una volta finito quel percorso, ne avevo già un altro pronto da intraprendere. Quando si esce da questo mondo meraviglioso, ma molto protetto, è davvero fondamentale la programmazione. Penso sia davvero vitale non pensare al dopo solo al momento del ritiro, ma portarsi avanti. Io avevo già la mia agenzia di comunicazione, perché avevo capito che il calciatore moderno avrebbe avuto bisogno di supporto fuori dal campo, per gestire al meglio la sua immagine, i suoi investimenti e ogni aspetto della sua carriera, così da pensare solo al rettangolo vede.Ora vivo di nuovo le cose come un vero tifosoIo sapevo che il calcio sarebbe rimasto nella mia vita, come ho detto, in fondo, mi ero già preparato. C’è una cosa, che, però, mi ha stupito: non mi aspettavo di essere ancora così tanto tifoso. Io nasco da una famiglia juventina, quindi la mia passione per la Juventus era viva a prescindere dal mio percorso. Quando diventi un calciatore professionista, anche se giochi nella tua squadra del cuore, ovviamente vivi le cose in maniera diversa. Sei sempre tifoso, ma sei, soprattutto, appunto, un professionista; quindi, ragioni in un altro modo. Adesso, al di là di quando vesto i panni dell’opinionista o del commentatore, dove cerco sempre di mantenere l’equilibrio, mi ritrovo a stare davvero male quando la Juve perde, tanto quanto sono euforico quando vince. Da calciatore, ovviamente, quando perdevi stavi male, ma la reazione era diversa, dovevi concentrarti sulla prossima partita, capire l’errore, lavorare per non commetterlo. Ora, invece, ho ripreso a viverla davvero da tifoso. Non pensavo il tifo sarebbe esploso di nuovo così. È bellissimo’.  Carica altri LEGGI TUTTO

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    La tournée e i dubbi su Pogba: dietro il rientro in gruppo di McKennie (che resta sul mercato)

    Il francese non sembra ancora in grado di poter sopportare i ritmi dei compagni: spazio allo statunitense. Per cui non mancano le richieste di prestito, ma non è quello che interessa alla Juve

    Il passo indietro della Juve sulla gestione di Weston McKennie in questo precampionato potrebbe nascondere una valutazione negativa sul coinvolgimento di Pogba sul breve periodo. Oppure, banalmente, qualche opportunità commerciale in più durante la tournée in America, considerato che il centrocampista è uno dei giocatori più importanti della nazionale a stelle e strisce, al pari di Weah, neo arrivato alla Continassa. Di certo, non cambia l’idea di cederlo, in prestito o – arrivasse un’offerta congrua – a titolo definitivo. Per il momento, però, il giocatore è tornato ad allenarsi regolarmente col gruppo squadra, agli ordini di Allegri. 

    UTILE—  In contrapposizione alla prima decisione di aggregarlo agli esuberi, come Bonucci, Allegri e la dirigenza hanno scelto di ripescare McKennie. Forse legandolo anche a una possibile esigenza nel reparto: Pogba, che si sperava di far rientrare in gruppo entro questa settimana, partirà in tournée ma non sembra ancora in grado di poter sopportare i ritmi dei compagni, di conseguenza sarà difficile poterne usufruire in maniera consistente nel corso delle amichevoli in programma negli Stati Uniti: contro Barcellona, Milan e Real Madrid. Per McKennie le richieste di prestito non mancano, ma la Juve vuole prima di tutto capire se per lui potrà aprirsi un varco interessante per cederlo a titolo definitivo. La sua partenza, insomma, non si concretizzerà prima di fine agosto: fino a quel momento il giocatore potrà tornare utile per le rotazioni del reparto mediano. LEGGI TUTTO

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    L’allenatore e i calciatori, il nutrizionista e lo staff: Marotta e la passione per gli ex Juve

    Cuadrado è soltanto l’ultimo colpo dell’amministratore delegato dell’Inter, che dal suo ex club ha pescato addirittura il direttore del centro sportivo di Appiano Gentile. E Morata potrebbe essere il prossimo…

    Pensi, pensi, pensi. Devi scegliere un nuovo collaboratore e, inevitabilmente, nella testa riaffiorano le immagini di persone con cui hai già lavorato, che stimi e che – perché no – sarebbe bello riavere al tuo fianco. Deve andare più o meno così per l’amministratore delegato Giuseppe Marotta, che da quando è arrivato all’Inter nel 2018 ha più volte attinto dal suo passato alla Juventus per portare a Milano professionisti validi e fidati. LEGGI TUTTO

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    È il Napoli di ADL: il presidente al centro di tutto

    Un anno fa lo scetticismo, oggi cori e tifosi in festa: nel ritiro di Dimaro brilla come non mai la stella del presidente, sempre più leader del suo Napoli

    Brilla la stella Aurelio. Del resto il nome ha origini latine e significa splendente. E il presidente De Laurentiis ci tiene alla sua immagine, da uomo di spettacolo: dal cinema al calcio il passo è stato breve. Per decenni è stato il re dei botteghini con i suoi film di Natale, ora che ha spostato il suo core-business sul calcio risplende anche nel mondo del pallone. LEGGI TUTTO

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    Il Milan blinda “il mago” Liberali, il 2007 mancino paragonato a Foden

    Ha firmato un contratto fino al 2027. Dopo aver stregato Costacurta e aver segnato nelle giovanili azzurre, il fantasista rossonero giocherà con la Primavera di Abate

    In via Aldo Rossi, qualcuno avrà fatto grande attenzione alle parole di Costacurta. Billy parlò così alla Gazzetta di uno dei talenti delle giovanili rossonere: “Qualche ragazzo che mi ha colpito? Mattia Liberali, 2007 del Milan. È giovane, ma ricorda Foden”. Non male come associazione per il baby attaccante, fresco di firma del primo contratto da professionista e pronto a dare una mano alla Primavera di Ignazio Abate. LEGGI TUTTO

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    Politano: “Voglio giocare di più. Rinnovo? Il mio agente sa tutto”

    L’esterno degli azzurri ha parlato così a Sky Sport dal ritiro estivo: “Mi piacerebbe avere più continuità rispetto all’anno scorso”

    Il futuro al Napoli dovrà avere prerogative diverse. Matteo Politano l’ha fatto capire senza giri di parole, nell’intervista concessa a Sky Sport dal ritiro di Dimaro, dove la squadra di Rudi Garcia sta svolgendo la prima parte della preparazione estiva. Il giocatore vuole avere una considerazione maggiore da parte dell’allenatore, non essendo soddisfatto dell’utilizzo di Spalletti nella precedente stagione. Un’annata in cui ha collezionato 37 presenze, di cui 17 entrando dalla panchina; l’apporto in termini numerici si è tradotto in 4 gol e altrettanti assist per i compagni. “Voglio avere più continuità rispetto all’anno scorso, giocare più partite e fare molti più gol” ha spiegato Politano.

    rinnovo da discutere—  De Laurentiis dovrà incontrare il suo agente, Mario Giuffredi, perché ci sono diversi contratti da discutere. Su tutti quello del capitano Di Lorenzo, ma anche Mario Rui e lo stesso Politano. Il calciatore si è confrontato con il procuratore, esplicitando le sue premesse per discutere di un possibile rinnovo. L’accordo attuale scade nel 2025. “Ho già detto tutto al mio entourage, saranno loro a parlare con la società, poi vedremo se la penseremo tutti allo stesso modo” ha concluso. LEGGI TUTTO