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    Fagioli oltre gli elogi di Allegri: ecco perché è diventato insostituibile

    Il giovane centrocampista è concentrato sugli aspetti da migliorare. Un messaggio per l’allenatore, che lo elogiato ma ha anche detto di volerlo tenere coi piedi per terra?“Credo sia stata la migliore partita della stagione di Nicolò Fagioli”. Max Allegri ha consacrato con queste parole la prova del centrocampista nel derby, una partita che aveva giocato tante volte nel settore giovanile e che gli aveva già trasmesso grandi soddisfazioni da protagonista. Per il classe 2001 è stata un’altra tappa che segna il percorso di maturazione al suo primo anno di Juve in pianta stabile, di Serie A non solo come aggregato, dopo aver vinto il campionato di B giocando in prestito con la maglia della Cremonese. La misura del calciatore e tutta la sua ambizione si fanno evidenti quando gli si chiede di commentare i complimenti del suo allenatore: “Sono sempre d’accordo con lui, ma nel primo tempo ho fatto qualche errore di troppo e non trovavo la posizione migliore; nel secondo sono stato più a mio agio sia a livello tecnico che sul piano dell’intensità”. Lucido e con i piedi per terra, insomma. Concentrato sugli aspetti da migliorare. LEGGI TUTTO

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    L’Inter e il dopo Skriniar, due dossier sulla scrivania: Koulibaly e Chalobah

    L’ex Napoli e il giovane del Chelsea sono le prime scelte. Smalling è più lontano. Ma altre idee non mancano: da Umtiti a Scalvini e Ndicka Sotto traccia la candidatura di Kalidou Koulibaly era già emersa nei giorni caldi di fine gennaio. L’Inter aveva assaporato il gusto del colpaccio in extremis, con l’addio immediato a Skriniar in cambio di 15 milioni dal Psg. Ma tant’è… Quella pagina s’è chiusa ormai e l’Inter deve riordinare le idee per il futuro della difesa. LEGGI TUTTO

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    “Dall’Europa alla D, per me il calcio è cuore. E ho mandato la mia Samp a quel paese”

    Dagli inizi al Borgoratti ai sedicesimi di Europa League con l’Atalanta, al Ligorna: “Basta un attimo, una cosa fatta bene o una andata male e vai dalle stelle alle stalle” Passare dai sedicesimi di Europa League alla Serie D nel giro di quattro anni, per un calciatore, potrebbe rivelarsi deleterio. Figurarsi se accade quando hai appena 30 anni e dovresti essere nel miglior periodo della tua carriera. Luca Rizzo, ex Samp, Bologna, Spal e Atalanta, lo sa bene. È passato dal Westfalenstadion di Dortmund per Borussia-Atalanta a un piccolo impianto comunale di Genova per Ligorna-Vado, big match del Girone A di Serie D. Eppure, nei suoi occhi e nelle sue parole non c’è rabbia né frustrazione, se non per qualche episodio avvenuto specialmente in sede di mercato. Per accettare la D dopo aver calcato palcoscenici ben più prestigiosi ci vuole coraggio, attributo che a Rizzo sicuramente non manca. Un lungo viaggio il suo, molto diverso rispetto a quelli di tanti colleghi. LEGGI TUTTO

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    Inzaghi sprona l’Inter: ecco quelli che possono (e devono) dare di più

    La risposta sul rinnovo di contratto tarda ad arrivare, anche se l’Inter è fiduciosa in merito alla permanenza di De Vrij. La domanda è: cosa può dare l’olandese ai nerazzurri? L’ex pilastro della difesa a tre ha perso la titolarità e non riesce a giocare con continuità quest’anno. A Bologna ha giocato un tempo, nelle ultime 11 partite di campionato è partito dall’inizio solo quattro volte. Il meglio della stagione lo ha dato in Champions League, contro il Barcellona di Robert Lewandowski. Non è più quello di un tempo: al netto dell’ottimo rendimento di Acerbi, all’Inter serve il vero De Vrij. LEGGI TUTTO

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    Nonge Boende, il leader ribelle: nelle mani di Montero c’è un nuovo Pogba

    Classe 2005, preso dall’Anderlecht due anni fa, fisico super, destro vellutato e qualche esclusione per motivi disciplinari. Pablo: “Deve solo capire quando tirare fuori la ribellione che ha dentro di sé”Quando Paolo Montero parla di lui utilizza un termine particolare: “ribellione”. Lo ripete così tante volte da far comprendere che oggi quella è la sua qualità migliore, ma anche la potenziale criticità su cui bisogna lavorare di più. Al centro delle attenzioni c’è Joseph Nonge Boende, la mezzala classe 2005 che la Juve nell’estate 2021 ha pescato nell’Anderlecht e che da un anno e mezzo accompagna lungo il suo percorso di maturazione. LEGGI TUTTO

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    Toro, i 4 segnali positivi del derby da cui ripartire

    “Non sono depresso. Sì, c’è il dispiacere della sconfitta ma prevale l’orgoglio di aver visto la mia squadra giocare proprio bene a calcio. E sono convinto che si possa crescere ancora tanto”. Nella notte del derby l’allenatore del Toro Ivan Juric ha ricaricato subito i suoi uomini con parole che fanno capire la ferma intenzione di lavorare per un finale di stagione ricco di soddisfazioni. In effetti fino alla mazzata di Bremer, cioè per 70 minuti, il tecnico croato e i tifosi granata hanno ammirato un Toro capace di obbligare la Juve a rincorrerlo. Una supremazia che è possibile fissare in quattro punti, il primo dei quali attiene alla “personalità” espressa un po’ da tutti i giocatori: ognuno sapeva cosa fare e come muoversi. Anche chi finora ha giocato poco, come Karamoh. Proprio il suo gol iniziale può aver trasmesso un’ulteriore dose di sicurezza, ma fin dal fischio di avvio il Toro si era predisposto ad occupare la metà campo bianconera. LEGGI TUTTO

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    “Perdevamo 2-0, entrò lui e ci trascinò al 2-2. Aveva 15 anni”: alle origini di Lautaro

    José Maria Bilbao, ex vicepresidente del Liniers, racconta quel ragazzo che ha aiutato a diventare un campione: “Una forza mentale straordinaria, con noi iniziò da difensore per poi evolversi. Sono stato a Milano da lui: all’Inter sta benissimo” Matrimonio e fascia da capitano. Lautaro Martinez sempre più uomo, padre, leader. Vita e carriera che entrano in una nuova fase. Ma non si dimentica da dove tutto è cominciato: i viaggi con papà Mario e il fratello Alan per andare al campo del Liniers di Bahia Blanca, le partite risolte da solo, l’evoluzione in attaccante. A raccontarlo è Jose María Bilbao, ex vicepresidente del club in cui Lautaro è cresciuto da ragazzino (è arrivato che aveva 10 anni) e ha esordito in prima squadra da quindicenne, prima di passare al Racing de Avellaneda. LEGGI TUTTO