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    Bonucci e il Pipita, la Coppa delle Coppe e la Champions: le notti francesi della Juve

    La partita perfetta del suo biennio alla Juventus, Gonzalo Higuain la gioca allo Stade Louis II del Principato di Monaco, nella semifinale di andata che lancia i bianconeri verso l’ultimo atto (al ritorno infatti finirà 2-1). Il Monaco ha talento diffuso e in attacco presenta una coppia suggestiva, formata da Radamel Falcao e dal giovanissimo Kylian Mbappè. Ma non basta. La squadra di Allegri è quadrata, solida (dietro c’è la BBC di Bonucci, Barzagli e Chiellini), illuminata dai lampi del Pipita, che segna prima con un diagonale e poi con una deviazione da pochi passi. La vittoria è strameritata. Nell’altra semifinale il Real fa un solo boccone dell’Atletico di Simeone, vincendo il derby di Madrid per 3-0. Dopo la sola andata, i due posti in finale sono già prenotati. A Cardiff però finisce 4-1 per i Blancos. LEGGI TUTTO

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    La lezione di Vinicius ai De Ketelaere di questo mondo

    Il talento brasiliano del Real Madrid ha avuto bisogno di tempo, come tutti i giovani, e ora sta confermando tutte le aspettative che si avevano su di lui Due note del pentagramma del calcio hanno suonato al primo ballo della Champions cinica e bellissima dell’eliminazione diretta. La nostra musica mancava da un po’ all’orecchio finissimo di questa platea: tre vittorie, non identiche: un’orchestra e due squilli di tromba, ma qualcosa sulla quale ricostruire un senso di appartenenza.. LEGGI TUTTO

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    Capolavoro De Laurentiis: primo con il Napoli senza spendere un euro

    Il bilancio al 30 giugno 2022 conferma la linea tracciata: nemmeno durante la pandemia si è fatto ricorso all’apporto del socio. La posizione finanziaria netta resta positiva, e quest’anno conti migliori Osimhen, Kvaratskhelia, Kim, Di Lorenzo, Spalletti, eccetera eccetera. Sono i volti del Napoli scintillante di questi giorni, anzi di questi mesi. Sopra tutto e tutti, però, c’è l’ex re dei cinepanettoni che, da quando è sbarcato come un alieno nel calcio italiano, ha tracciato la via della sostenibilità smentendo l’assunto che per banchettare con l’aristocrazia del pallone ci si debba dissanguare. Aurelio De Laurentiis ha costruito il Napoli da scudetto e da vetrina Champions senza metterci nemmeno un euro. LEGGI TUTTO

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    Non solo Abraham: la scaramanzia di Osimhen, l'amuleto di Pazzini … cosa c’è dietro alle maschere

    Ecco, uno come lui cento anni fa sarebbe finito in un racconto di Pirandello, o magari avrebbe fatto un cameo a teatro nei discorsi sull’essere. Victor la indossa dal 21 novembre 2021, quando un duro scontro con Skriniar nel match con l’Inter gli procurò fratture multiple scomposte a orbita e zigomo. A dire il vero, Osimhen potrebbe ormai giocare senza la maschera protettiva nera, ma il trauma di quell’infortunio (che gli fece perdere pure la Coppa d’Africa) lo ha segnato al punto da indossarne una, meno invasiva, per tutto il 2022-23. Victor la usa come amuleto, è scaramantico da buon napoletano, ma la manda spesso a farsi benedire quando esulta; gol, corsa sotto la curva e lancio liberatorio della mascherina come a dire “eccomi qua, mi avevate riconosciuto?”. Difficile dirgli di no. LEGGI TUTTO

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    Rabbia, voce grossa, proteste: 5 flash di quando l'Inter “si scalda”

    Milano, 3 settembre 2022. Non poteva che essere il giocatore più focoso della rosa a inaugurare una stagione dagli isolati ma evidenti picchi di nervosismo: è Nicolò Barella, che nella stracittadina persa a inizio campionato contro i cugini milanisti fallisce nell’intento di trasformare la carica agonistica in energia fisica. C’è una perdita a metà e si manifesta in un stizza continua dal potere distruttivo, gesti di disappunto e proteste continue con arbitro e compagni di squadra. L’Inter perde – non per colpa sua -, ma questo atteggiamento mina la serenità e la concentrazione della squadra. Forse sulla scia di queste immagini – e di un possibile confronto in allenamento -, Simone Inzaghi lo esclude dall’esordio di Champions League contro il Bayern Monaco. Barella, in quanto campione e professionista esemplare, si conosce e cambia spartito almeno fino al Mondiale, tornando costruttivo per l’Inter e distruttivo per gli avversari. Perdita riparata. LEGGI TUTTO

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    L’Atalanta ha un altro Vlahovic: lo manda Milosevic, non teme il confronto con Dusan

    Classe 2004, Vanja stravede per Lewandowski, è stato lanciato dall’ex centravanti del Parma e come l’omonimo della Juve viene dal Partizan. E presto potrebbe essere chiamato da Gasperini Il cognome e la nazionalità sono gli stessi. Ma pure il club di provenienza, il numero di maglia, l’età al momento dell’approdo in Italia e, soprattutto, il fiuto del gol. Anche l’Atalanta ha il suo Vlahovic. E non è uno scherzo di Carnevale. Nell’ultimo giorno della sessione di mercato invernale la Dea si è assicurata un talentino serbo in rampa di lancio, pescato nel fiorente settore giovanile del Partizan Belgrado e arrivato a Bergamo in prestito con un diritto di riscatto a cinquecentomila euro. Classe 2004 e alto quasi un metro e 90, Vanja Vlahovic gioca da ala ma si sente una punta: ha debuttato con la maglia della Primavera della Dea, mostrando sprazzi del suo repertorio offensivo, e non è escluso che presto si possa aggregare anche alla prima squadra di mister Gasperini. LEGGI TUTTO