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    Ausilio: “Asllani ha bisogno di tempo, ma crediamo in lui. Brozovic ceduto per fargli spazio”

    Il direttore sportivo dell’Inter: “Inzaghi ha fiducia in Kristjan. Broja? Siamo contenti degli attaccanti che abbiamo”

    Kristjan Asllani deve avere fiducia e pazienza. Sembra questo il concetto che Piero Ausilio vuole indirettamente trasmettere al regista quando risponde alle domande dei giornalisti locali a margine della consegna dei diplomi del corso da direttore sportivo della Federcalcio albanese, nella quale era ospite. “È stato preso perché lo riteniamo importante per l’Inter – le parole del direttore sportivo nerazzurro -, anche se giovanissimo . Come tutti i giovani ha però bisogno di tempo”.

    Senza fretta—  Anche se spesso i tifosi contestano il ridotto minutaggio concesso da Simone Inzaghi, secondo il d.s. il classe 2002 non deve allarmarsi: “Crediamo in lui, anche l’allenatore. Nell’ultimo mercato abbiamo fatto uscire Brozovic per creargli più spazio, in quella posizione abbiamo Çalhanoglu. L’esperienza con la nazionale lo renderà più forte, crediamo molto in lui”. Insomma, complimenti a pioggia per Asllani che, dalle parole di Ausilio, in stagione beneficerà della cessione dell’ex compagno croato all’Al-Nassr.

    mercato—  C’è invece molta meno apertura per l’altro idolo dei tifosi albanesi, l’attaccante Armando Broja del Chelsea, che è stato accostato all’Inter come possibile occasione in prestito a gennaio. “Siamo contenti degli attaccanti che abbiamo. Conosco Broja e so che sta recuperando da un grave infortunio e che ha anche segnato un gol. Spero per voi (albanesi, ndr) che a partire da giovedì sarà importante per la Nazionale”. LEGGI TUTTO

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    Lautaro, rischio Argentina: altri minuti sulle gambe. Tornerà a sole 48 ore dal Torino

    Quanto l’Inter stia prendendo il Toro per le corna è chiaro ormai a tutti. Simone Inzaghi ha poggiato un’intera squadra sulle spalle larghissime del suo capitano Lautaro e i rischi di questa dipendenza sono assai pericolosi: cosa succederebbe se per caso l’argentino dovesse fermarsi, anche per poco, visto il sovraccarico di partite? Come se non bastasse aver sommato 12 presenze su 12 tra A e Champions, è probabile, anzi scontato, che Martinez aggiungerà altre fatiche in patria. C’è una sfida doppia di qualificazioni mondiali e l’Argentina difende il titolo: nella notte (italiana) tra giovedì e venerdì al Monumental di Buenos Aires arriva il Paraguay, poi la settimana prossima tra martedì 17 e mercoledì 18 a Lima per la partita col Perù. 

    CHE FORMA—  Finora in nerazzurro Lautaro ha lasciato solo 84’, mentre nei restanti 816 non si è fatto mancare nulla: 11 reti totali già a inizio ottobre. Gli servirebbe a volte anche solo guardare i compagni dalla panchina per ricaricare le pile, ma le rotazioni di Inzaghi davanti sono ormai ridotto all’osso. Certo, non è casuale che nell’unica partita in cui è potuto entrare a gara in corso Martinez sia stato perfino più letale del solito: il poker a Salerno in 27’ resterà negli almanacchi. Nel raggiungere la Selección ha portato con sé il nuovo arrivato della famiglia: il piccolo Theo nato ad agosto ha fatto con papà e mamma Agustina il primo viaggio intercontinentale. Dentro alla squadra campione del mondo si giocherà il posto di riferimento centrale dell’attacco con Julian Alvarez: è il solito dualismo offensivo che durerà chissà quanto. Stavolta la tentazione del c.t. Scaloni è di schierarli insieme con Messi, viste le tante assenze davanti (Di Maria su tutte). Insomma, i minuti di Lautaro cresceranno parecchio, senza scordare i tempi stretti per preparare il rientro in A: arriverà ad Appiano solo giovedì 19 e 48 ore dopo ecco la scivolosa sfida in casa del Torino. Dopo il pari col Bologna, vietato sbandare ancora, sia per l’Inter che per il suo capitano che non conosce il riposo. LEGGI TUTTO

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    I Friedkin e gli 800 milioni per la Roma: ora la squadra sia all’altezza delle spese

    Tanti soldi pompati nel club, un tecnico di primissimo livello, mai la ricerca di un alibi per gli obiettivi non raggiunti: adesso però i rapporti di forza si sono ribaltati: i giocatori dimostrino di meritare quello che la proprietà ha fatto per loro

    L’impresa è titanica: provare a parlare della Roma senza citare il suo allenatore, o almeno senza farne – come sempre succede – il centro del discorso. Ma provare a parlare della Roma da un punto di vista quasi sconosciuto: quello di Friedkin. Un presidente che non parla, non fa parlare, e di cui non si parla praticamente mai. Malgrado, nel suo caso, si possa già fare un primo bilancio triennale. Cominciando dal 20 agosto del 2020 a oggi.  LEGGI TUTTO

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    I grandi ex promuovono il Milan: “Più forte del 2022. Gruppo e talento: è da scudetto”

    Capello, Tassotti, Crespo, Albertosi e Costacurta concordano: questo Diavolo è superiore a quello che ha vinto il tricolore due stagioni fa. E può riconquistarlo

    L. Bianchin, A. Gozzini, M. Fallisi, A. Schianchi
    10 ottobre – MILANO

    Cinque ex, ma il voto in pagella è ben superiore. Il Milan di Stefano Pioli versione 2023-24 è superiore a quello che lo stesso tecnico ha guidato al tricolore nel 2021-22. E può riprendersi lo scudetto. Parola di Fabio Capello, Mauro Tassotti, Hernan Crespo, Enrico Albertosi e Billy Costacurta. LEGGI TUTTO

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    Garcia inadeguato per il Napoli: De Laurentiis deve cambiare subito

    Mancanza di carisma, sostituzioni surreali, distruzione sistematica del bel gioco dei campioni d’Italia: al Napoli ormai serve un altro tecnico

    Le leggerezze calcistiche di Rudi Garcia, i suoi cambi lisergici – con Jack Raspadori che sostituisce Anguissa e va a marcare Arthur –lle scelte tattiche contro la natura dei calciatori del Napoli, sono divenute insostenibili. A ogni partita scoppia una grana e se non scoppia in partita succede dopo. Se fosse un giorno sarebbe il quarto delle “Quattro giornate”, perché se Aurelio De Laurentiis ci sta pensando, la città l’ha già cacciato, come cacciò i tedeschi.  LEGGI TUTTO

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    Nell’ottobre ’73 il primo rosso in A. Un lungo romanzo nato da un semaforo

    Il giallo debuttò con Lodetti e Maraschi. Toccò a Nanni dare il via alle espulsioni

    Cinquant’anni fa l’arbitro Fernando Lazzaroni si frugò nel taschino dei pantaloni con una frenesia che i più – ancora ignari di quello che stava accadendo – ritennero sospetta e trovò finalmente quello che cercava. Raggiunto con passo marziale il colpevole, l’arbitro infatti puntò i piedi come solo gli arbitri di allora sapevano fare, ripescò dal suo repertorio di espressioni una ghigna dispotica e drizzò il braccio, stringendo tra le dita un cartoncino di colore rosso. Fu un gesto plateale, l’innesco di una rivoluzione.  LEGGI TUTTO

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    Lo Special One: “L’anti mourinhismo vende. Roma? Non so se resterò dopo il 2024”

    Mourinho, durante la seconda puntata di ‘Federico Buffa Talks’ su Sky, parla apertamente di un gruppo di “congiurati” radicati nella Capitale: “Persone che si divertono in radio ma va bene…”

    Il rumore dei nemici pare essere un sottofondo costante nella carriera di José Mourinho. E fin qui nessuna novità. Cioè che colpisce invece è come, per la prima volta dal suo arrivo nella Capitale, lo Special One parli apertamente di una fetta di “anti-Mourinho” ben radicata e presente anche nella città che da quasi tre anni è diventata la sua nuova casa. Il tecnico ne è convinto e, durante la seconda puntata di ‘Federico Buffa Talks’ – esclusiva Sky – argomenta così la sua tesi: “Se esiste il ‘Mourinhismo? Sicuramente esiste anche l’anti mourinhismo. Specialmente a Roma, ci sono entrambe le fazioni. Il mourinhismo lo conoscono le persone che sanno cosa ho fatto. L’anti mourinhismo è cavalcato da gente felice per tutto il tempo in cui la Roma non vinceva una coppa, non aveva alcun tipo di successo europeo”. Un gruppo di ‘congiurati’ che Mou sembra aver individuato da tempo: “Si divertono in radio e va bene. L’anti mourinhismo vende, il mourinhismo è un modo di stare nella vita più che nel calco. Lo dico perché trovo gente per strada, in ogni punto del mondo, che si identifica con me e con il mio modo di stare nella vita”. 

    ROMANISTA ACQUISITO—  Ma a Roma, José non ha trovato soltanto nemici. Anzi, tutt’altro. Nei due anni e mezzo a Trigoria infatti il tecnico ha raccolto continui attestati di stima e fiducia incondizionata da parte di centinaia di tifosi: “Mi piace il romanismo. Mi piace il romanista puro, mi piace il romanista della strada, che va la mattina a Trigoria solo per avere una foto. Mi piace la gente che segue la squadra ovunque. Quando arrivi in due finali europee e prendi la città con te, quando tu piangi di gioia con loro, tu diventi ancora più uno di loro. È ciò che sento adesso, è stato naturale. Quando sono in panchina e guardo alla mia destra all’Olimpico mi emoziono ancora (verso la Curva Sud, ndr). Quando guardo dietro di me invece non mi piace tanto (il riferimento è alla tribuna Monte Mario, ndr), ma quando guardo alla mia destra mi fa venire i brividi, è gente che rimane con me, anche quando un giorno andrò via”. E chissà se quando deciderà di cambiare panchina lo Special One saluterà tutti a bordo della Vespa donatagli dai Friedkin dopo il suo ritorno in Italia: “È sempre lì a Trigoria, me l’ha regalata la proprietà quando sono arrivato. Entrando? a Trigoria, purtroppo, non ci sono tante coppe e lì c’è la Vespa. Ora la lascio lì, quando un giorno andrò via la porterà con me”. Quando? Non è dato saperlo. Mourinho sull’argomento non si sbilancia. L’unica certezza è che il contratto che attualmente lo lega alla Roma scadrà il prossimo 30 giugno: “Non so se potrò rimanere di più. Prima della finale di Budapest ho promesso ai calciatori che sarei rimasto. Dopo lo Spezia, all’Olimpico, con i gesti ho detto ai tifosi che sarei rimasto qua e adesso sono qua”. LEGGI TUTTO