Caprile: “Prima la salvezza, poi il futuro”
Caprile, i primi calci a pallone nella tua città natale, Verona. Subito tra i pali?
«Sì, sono nato portiere. Era il 2006 e negli occhi avevo le immagini del Mondiale vinto dall’Italia in Germania. Ammiravo Buffon, il più grande di tutti i tempi. Sono diventato portiere nel tentativo di emularlo».
Hai avuto modo di incontrarlo in campo.
«Sì, lui era tornato a Parma e ci affrontammo in un Bari-Parma finito 4-0. Ricordo che gli avevo chiesto la maglia tramite un amico. A fine gara temevo che non avrebbe onorato la promessa a causa della delusione. Mi piazzai davanti allo spogliatoio attesi per 45 minuti che uscisse».
Che accadde?
«Aveva in mano la maglia per me, fu molto gentile, parlammo a lungo. Dimostrò di essere non solo un grande portiere ma anche una persona speciale».
Dopo il campetto dietro casa il Chievo, il Leeds, la Pro Patria e il Bari. Poi?
«Finii all’Empoli, dove ho conosciuto Nicola. Una bella esperienza chiusa con la salvezza».
Quindi al Napoli, che deteneva il cartellino.
«Mio padre è napoletano, sono molto legato alla città. Volevo mettermi in gioco. Le cose, però, non sono andate come avrei voluto».
A gennaio si è fatto avanti il Cagliari. Con quale stato d’animo hai accolto la proposta?
«Con entusiasmo. Ho deciso di accettare la sfida e ne ho parlato subito con Conte. Volevo essere protagonista, il ruolo di secondo non fa per me».
Sei arrivato a Cagliari con un carico di responsabilità notevole, con il destino di salvatore della patria.
«Niente affatto, ricopro un ruolo da solitario in un collettivo. Il portiere determina, nel bene e nel male, perché è l’ultimo baluardo, ma fa parte di una squadra. Il Cagliari si salverà per merito di tutti, squadra, staff, dirigenti e tifosi, non per un singolo. Da solo, sono nessuno».
Però, il ruolo del portiere prevede una certa personalità.
«E’ vero, si sta a lungo soli, in porta. Ma mi piace essere protagonista, avere la possibilità di incidere. Certo, se fai un errore quasi sempre è fatale. Ma fa parte del gioco e mi sta bene così».
A in rossoblù inserimento immediato e esordio da protagonista, Milan-Cagliari 1-1 con parate decisive.
«Sono stato accolto benissimo, tra l’altro conoscevo già il mister, il preparatore Squizzi che avevo avuto al Chievo, Luperto e Marin con i quali avevo giocato a Empoli, e Gaetano, mio compagno al Napoli. Insomma, è venuto tutto facile».
Ora, però, inizia il difficile, sei partite nelle quali si decide la salvezza.
«Ho fiducia, siamo in una buona situazione e consapevoli che saranno sei gare difficili. Possiamo conquistare punti contro chiunque. Bisogna crederci».
Contro la Fiorentina il tuo rivale in porta sarà De Gea, 545 partite con il Manchester United, 45 con la Spagna, così per dire.
«Un mito, uno dei grandi di tutti i tempi. Spero di avere la sua maglia».
E nella Nazionale ci credi?
«Come non potrei? E’ il sogno di qualsiasi calciatore. Direi che la concorrenza è notevole, nel giro azzurro ci sono super portieri ma il modo per arrivarci è fare bene con il Cagliari, Quindi penso al presente».
E al tuo futuro in rossoblù o altrove non pensi?
«Al momento no. Intanto, conquistiamo la salvezza, poi le società si parleranno».
Che persona è Caprile fuori dal campo?
«Normale. Guardo il basket, l’Nba in particolare, esco con la mia fidanzata Emily, portiamo a spasso il nostro cane, un samoiedo di nome Wendy, entriamo in un bar a prendere il caffè. Se è bello, passeggiate in spiaggia. Ma vedo che la primavera si sta facendo desiderare».
Matrimonio in vista?
«Può attendere, prima vorrei un figlio».
Ma Emily è d’accordo?
«Sì, la pensa come me. Avere un figlio è la più bella cosa che possa capitare».
Sul braccio hai tatuate alcune date.
«Nel braccio sinistro ho l’anno di nascita di mio nonno Alberto, mentre sul polso destro quelle dei miei genitori, Luigi e Elisabetta, e di mio fratello Jacopo».
Lunedì in campo. Ansioso?
«Voglioso di giocare. Mi piace il riscaldamento, il momento in cui posso “sentire” lo stadio, i suoi rumori, il pubblico. Al fischio di inizio, ho orecchie e occhi solo per la partita». LEGGI TUTTO