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    Frosinone, l’altra Juve: Caso, Soulé e l’idolo bianconero

    Giuseppe Caso con il suo ingresso nella ripresa ha spaccato in due la partita contro la Fiorentina. Il numero 10 ciociaro è entrato a gara in corso e sin da subito ha mostrato grande voglia di incidere e farsi notare con la squadra in cui è cresciuto nel settore giovanile. Dieci anni in viola prima di girovagare tra C e B poi ha trovato la Serie A dopo l’ottima stagione con il Frosinone. 
    Di Francesco ha deciso di mandarlo in campo e dopo pochi minuti è stato suo il passaggio vincente a Soulé per l’1 a 1 finale: “E’ stato bravissimo a metterci la testa, non era facile” ha detto l’esterno a Dazn al termine, elogiando la prova del compagno argentino. Dall’ex Juve a un altro bianconero come idolo, sempre argentino…
    Caso, Tevez e obiettivo Frosinone
    “Il mio idolo è sempre stato Tevez sin da bambino”. Senza nemmeno esitare Caso ha risposto così alla domanda che ha sempre seguito l’argentino ex Juve e Boca per rubarne i segreti e capirne il modo di giocare. Dall’idolo all’obiettivo del Frosinone: “Il nostro è quello di salvarsi. Il segreto è il gruppo perché siamo una grande famiglia. Non so come andrà a finire la stagione ma sappiamo cosa stiamo facendo”. Poi in chiusura sulla Nazionale: “Sarebbe un sogno e spero di realizzarlo”. LEGGI TUTTO

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    Genoa, cosa c'è che non va

    TORINO – Quest’estate non c’erano dubbi: il Genoa appariva per tutti, tifosi e addetti ai lavori, come la prima favorita per la promozione in A. Dopo 13 giornate però, si trova a -7 dalla capolista Frosinone e a -2 dalla Reggina .Situazione non ancora compromessa, tuttavia, anzi, ancora risolvibile, nonostante lo scoramento degli ultimi tempi. Perché tante cose non vanno, la squadra non sta esprimendo tutto il suo enorme potenziale, appena intravisto prima della crisi delle ultime tre uscite. La sconfitta in casa della Reggina di due turni fa, ha fatto finire la luna di miele fra la piazza e il tecnico tedesco Alexander Blessin. Quando si retrocede, il primo che si cambia è sempre l’allenatore. Non al Genoa, sceso in B non per i demeriti di Blessin che, arrivato a gennaio a Genova, aveva dato un’identità alla squadra e una media punti che, fosse arrivato prima, avrebbe permesso ai rossoblù di restare in A. Dunque a giugno, quando si decise per la conferma, quasi nessuno esprimeva perplessità su herr Blessin che all’epoca godeva di un certo consenso. La proprietà dei 777 Partners gli ha fornito una rosa col chiaro intento di dominare la B e magari entusiasmare anche, con diversi elementi che erano giunti già a gennaio in A che nella seconda serie avrebbero dovuto fare la differenza. Questo dominio non s’è (quasi) mai visto. Certo, soprattutto in trasferta, il Genoa era un rullo compressore. Ma, a parte lo 0-2 in casa Spal, vinceva sempre di misura e senza mai particolarmente entusiasmare. Insomma, i problemi c’erano anche prima del ko di Reggio Calabria, solo che l’ottima classifica li teneva nascosti come la cenere sotto il tappeto. Per dire, la brillantezza vista con Blessin in certe partite di A della passata stagione, anche contro le più grandi squadre d’Italia, in B spesso non è pervenuta. A livello tattico poi, Blessin non ha ancora trovato il miglior utilizzo possibile del bomber Coda, capocannoniere delle ultime due edizioni della B, con 42 gol totali: è vero, è a quota 6 reti, ma solo 2 su azione, gli altri sono rigori trasformati. Nelle ultime 3 uscite, in cui il Genoa ha raccolto 2 punti (e continua a deludere a Marassi dove ne ha fatti appena 8 e ha vinto una sola volta), la squadra ha anche perso quella quadratura d’inizio stagione che in qualche modo faceva la differenza: ora i reparti sono allungati, c’è meno corsa, poche idee e confuse, scarsa la verticalità, il gioco sulle fasce latita e i cambi spesso fanno discutere. Dopo l’1-1 interno col Como di domenica scorsa, Blessin si è arrampicato sugli specchi per spiegare il momento no. Intanto ha precisato che per lui il Genoa non è la squadra più forte della B (“io non l’ho mai detto”, ha dichiarato), uscita che è parsa come una mancata assunzione delle proprie responsabilità: chiunque segua un minimo la B, da mesi sostiene il contrario. Poi, ha lasciato assai perplessi il suo rimpianto per l’assenza di Ekuban, vittima di un brutto infortunio. Ma si parla di un attaccante che, in un anno a Genova, ha segnato un gol in A e uno in B. “Meritiamo di più”, era il coro salito dal Ferraris dopo la deludente partita col Como (che fuori casa prima aveva raccolto un solo punto), un coro che appare come la sintesi migliore del momento. Certo, qualche responsabilità andrebbe ascritta anche alla società. Lo slogan coniato per la B, “only one year”, solo un anno di seconda serie, sta rivelandosi un pesante fardello. Prima di partorirlo, non guastava andare a rivedere gli storici problemi che hanno le retrocesse dalla A. Un anno fa, il Parma era considerato esattamente come il Genoa di questa stagione e nella passata annata a loro è andata malissimo. Per ritrovare una retrocessa capace di risalire l’anno dopo in A, bisogna tornare al 2018, quando riuscì all’Empoli, che svoltò quando fece subentrare Andreazzoli, la cui ombra ora si proietta su Blessin. Insomma la corazzata Genoa, nonostante l’entusiasmo unico offerto da una tifoseria speciale, finora non è riuscita a calarsi al meglio in quella realtà durissima che è la B. Perché non si torna in A per diritto divino ma spremendosi al massimo in ogni partita. E, infine, si sta rivelando un errore aver ceduto in estate Caso al Frosinone, come Tuttosport, in solitudine, scrisse al momento della cessione. Nel Genoa attuale, nessuno inventa qualcosa, salta l’uomo, dà uno strappo. I ciociari invece, hanno costruito il loro primato il classifica anche grazie al genio di Caso che dopo essere esploso la scorsa stagione a Cosenza meritava più considerazione da parte del Genoa, visto che aveva anche fatto uno stage in azzurro con Mancini. Bastava tenerselo, schierarlo a supporto di Coda assieme a Gudmundsson (la miglior versione dell’islandese, non quella delle ultime uscite), uno a sinistra e l’altro a destra, e con ogni probabilità era tutta un’altra storia. Chissà, con lui in rossoblù, forse Frosinone e Genoa si sarebbero scambiate l’attuale posizione in classifica. LEGGI TUTTO

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    Frosinone, un Grosso capolavoro

    TORINO – Per anni, di lui s’è detto: allena e trova panchine per il suo passato da giocatore, perché ci ha fatto vincere il Mondiale 2006. Ma da tre mesi, non si può più insinuarlo. Perché Fabio Grosso, l’allenatore del Frosinone capolista della B, a +5 sulla Reggina e a +7 sul Genoa, sta facendo un lavoro egregio, anzi enorme, forse senza precedenti: trovatelo un allenatore che si ritrova una squadra quasi rifatta da zero, dove al massimo partono titolari 2-3 giocatori della passata stagione, capace di comandare così la categoria. Altro che i problemi di amalgama che andrebbero messi in preventivo sempre, dopo una rifondazione simile. Niente, fin dalle amichevoli estive, il Frosinone gioca a memoria, come se stesse insieme da anni. E il modulo? Praticamente Grosso finora ha utilizzato tutti gli schieramenti possibili, privilegiando 4-3-3 e 4-2-3-1, ma utilizzando, anche a gara in corso, la difesa a tre, iniziando talvolta le partite col rombo.Iinsomma, un calcio eclettico che dona imprevedibilità in più e che spiega quel primo posto ottenuto con 10 vittorie su 13 uscite (e zero pareggi). Perché il Frosinone se la gioca sempre, o vince o perde, non specula mai per il punticino e nei tre casi in cui è stato sconfitto (da Benevento, Cittadella e Parma), ci sarebbe molto da ridire sul modo in cui sono maturati i ko, di fatto finora nessuno ha messo sotto il Frosinone che ha il record stagionale della B di partite chiuse senza subire gol, 8. Insomma, l’eroe del Mondiale 2006, salito in testa grazie a sei vittorie di fila, è a una svolta della carriera. Sono solo un ricordo i tre esoneri di fila raccolti (con Verona, Brescia e Sion) prima di ripartire dalla Ciociaria nel marzo 2021. Certo, il dg Angelozzi gli ha fatto un fior di mercato, niente colpi ad effetto ma tanta sostanza, mixando al meglio giovani in rampa di lancio (Moro, Mulattieri, Kone, Ciervo, Borrelli, Turati), a elementi che in B fanno la differenza (Mazzitelli, Sampirisi, Frabotta, Insigne, Ravanelli), guidati in campo dall’eterno gladiatore Lucioni (in difesa non poteva esserci miglior sostituto di Gatti, ben venduto alla Juve), con in avanti il folletto Caso (frettolosamente liquidato dal Genoa) a inventare, donando l’imprevedibilità di quello che è già un piccolo fenomeno. Sempre difficile azzeccare il modulo e con quale undici Grosso inizierà la partita perché è molto bravo anche nella gestione del gruppo: c’è spazio per tutti e spesso chi subentra diventa più decisivo di chi inizia la gara, i suoi sono i cambi più decisivi della B. Sì, Grosso va tenuto d’occhio: dovesse riportare il Frosinone in A, cosa che nessuno a inizio stagione gli aveva chiesto, diventerà un allenatoe spendibile anche per piazze di prima fascia. Ma prima, serviranno ulteriori conferme dal campo. Nelle sei partite che restano alla fine del girone d’andata che si chiuderà a Santo Stefano, il suo Frosinone affronterà soltanto squadre della parte sinistra della classifica (a parte il Pisa, che però, da quando è tornato D’Angelo, ha una media punti da big). Si parte domenica 27 con l’arrivo allo Stirpe del Cagliari, la corazzata d’inizio stagione che fa acqua da tutte le parti, distanziata di 13 punti (e attenzione che in casa il Frosinone ha sempre vinto e non ha ancora subito un gol, Grosso ha la miglior difesa della B, 7 reti al passivo). Quindi, domenica 4 dicembre, ciociari di scena al Druso di Bolzano, in casa del sorprendente Sudtirol. L’8 dicembre altra trasferta, si fa visita alla Reggina: come ci giungeranno all’appuntamento le attuali prime due della classe? Domenica 11 arriva il Pisa, ancora imbattuto dal ritorno di D’Angelo in panchina. Il 18 dicembre, serata di gala a Marassi, in casa di un Genoa che chissà se per quella data avrà risolto i suoi problemi. E il 26 dicembre si chiude l’andata ricevendo la tosta Ternana che però ha perso brillantezza negli ultimi turni (tre 0-0 di fila). Se il Frosinone di Grosso si conferma su alti livelli anche dopo un tour de force simile, nel 2023 ne vedremo delle belle, per lui e per i suoi ragazzi. LEGGI TUTTO

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    Non solo Cheddira: i talenti della B

    TORINO – Quanto talento sta sfornando, anche quest’anno, la Serie B. Tutti i nomi da tenere d’occhio, e magari farci già un pensierino per il mercato, se non a gennaio, la prossima estate. In porta, due classe 2001 della serie saranno famosi: Elia Caprile, titolare nel Bari, prelevato dal Leeds, ex Chievo, nella passata stagione s’era messo in mostra in C alla Pro Patria (club che un anno prima aveva lanciato già un certo Gatti); Stefano Turati invece, difende i pali del Frosinone, è in prestito dal Sassuolo, aveva già esordito in A da giovanissimo in casa della Juve, meritandosi i complimenti di Buffon. Ragazzi molto promettenti anche in difesa: nel Parma, colpisce la maturità dell’italo-australiano Alessandro Circati, pur essendo un 2003, aveva già debuttato in B nella scorsa stagione. Discorso analogo per Giorgio Cittadini al Modena, 2002 prodotto doc del vivaio Atalanta, grandi mezzi, ottima sicurezza. Un altro centrale in crescita è Simone Canestrelli (2000) già visto nella passata stagione di B al Crotone, ora al Pisa, sa essere letale di testa. Ma va seguito anche Christian Dalle Mura, 20 anni, alla Spal in prestito dalla Fiorentina. In mediana, colpisce che sia ancora in B Salvatore Esposito che già a giugno aveva debuttato in Nazionale maggiore e che Mancini vede benissimo. In estate la Spal ha ricevuto diverse offerte per lui ma non quella giusta, se ne potrebbe riparlare a gennaio, da almeno un anno il ragazzo (2000) è da massima categoria. Chi sta invece stupendo assai in mediana, è Giovanni Fabbian (2003) in prestito alla Reggina dall’Inter, con cui si era laureato Campione d’Italia Primavera. Taibi, ds dei calabresi, ha rivelato che in estate, su di lui c’erano giudizi contrastanti. Ma loro ci hanno scommesso, Pippo Inzaghi l’ha fatto titolare fin dalla prima uscita, è già a 3 gol e ha segnato anche nell’Under 20. A giugno, il Toro farà bene a riprendersi e puntare sull’ivoriano Ben Lhassane Kone, 22 anni, in prestito al Frosinone dove giganteggia in mediana: la A può farla tranquillamente. E c’è tanto talento anche in avanti. E sempre a Frosinone, che ha i migliori giovani attaccanti della B: Luca Moro (2001), in prestito dal Sassuolo, Samuele Mulattieri (2000), proprietà Inter ma venerdì scorso nella vittoria di Venezia è andato a segno anche Gennaro Borrelli (2000), vivaio Pescara, anche lui in rampa di lancio. Però, a dover scegliere un giocatore che sta incantando in B, seppur non più giovanissimo, è Giuseppe Caso, 24 anni, ala sinistra ma anche seconda punta e trequartista: vedere che capolavori sono i 2 gol che ha segnato in stagione nel Frosinone. Mancini, alla fine dello scorso campionato, l’aveva già chiamato per una stage. In estate il Genoa l’ha ceduto ai ciociari per poco più di un milione ma già ora vale molto di più e a gennaio potrebbe arrivare una chiamata dalla A. Per non parlare dell’italo-marocchino Walid Cheddira, coetaneo di Caso, capo cannoniere della B con 8 gol e un futuro tutto da scrivere, specie se fra un mese andrà ai Mondiali col Marocco. LEGGI TUTTO

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    Genoa, inizio shock. E quel… Caso sul mercato

    TORINO – Il Genoa che si ritrova in B dopo 15 anni, dovrà misurarsi con un calendario tostissimo in avvio di campionato. Il computer non è stato benevolo col Grifone, soprattutto nelle prime 5 giornate. Si parte dalla trasferta di Venezia, poi esordio casalingo col Benevento, quindi fuori casa a Pisa (c’è un bel gemellaggio fra le due tifoserie), al Ferraris col Parma, quindi trasferta a Palermo. Un percorso che però non spaventa l’allenatore Blessin, anzi. “Affrontare le grandi all’inizio è stimolante. Ci farà capire da subito le nostre potenzialità, sono felice di questo calendario”, ha dichiarato il tecnico tedesco. Tuttavia nella tifoseria, pur compatta nell’appoggio alla 777 Partners (si punta a 20mila abbonamenti), iniziano a serpeggiare i primi malumori, specie dopo il ko nell’esordio in amichevole col Lucerna (2-0). In realtà Blessin con gli svizzeri ha fatto parecchi esperimenti e schierato diversi Primavera, non disponendo degli ultimissimi acquisti, dunque non ha molto senso farsi già ora un’idea precisa del Genoa che verrà.
    IL BABY CONTESO Quel che desta perplessità però, è la possibile cessione dell’attaccante-trequartista Giuseppe Caso, 24 anni il 9 dicembre, inseguito da tutta la B che conta e che sarebbe vicinissimo al Frosinone, si dovrebbe chiudere la prossima settimana. Va ricordato che Caso è stato convocato dal ct Mancini nell’ultimo stage azzurro. Che negli ultimi mesi dell’ultima stagione di B, era l’uomo in più del Cosenza, che s’è salvato ai playout grazie alle sue giocate, ogni allenatore avversario che lo affrontava studiava qualcosa per provare a limitarlo. Insomma, se restasse al Genoa, Caso sembrerebbe l’uomo giusto per innescare al meglio il bomber Coda. E invece no, con ogni probabilità partirà, vista anche la delicata situazione contrattuale (va in scadenza nel 2023). Ma il rischio di rimpiangerlo, in un Genoa che è retrocesso perché era quasi inesistente in avanti, è molto alto. LEGGI TUTTO