Chiambretti esclusivo: “Juric, ti incollo al Toro!”
MILANO – È il mattatore della presentazione dell’evento in cui viene presentato il nuovo progetto editoriale Sisal Tipster. Ma persino dal palco della nuovissima sede milanese della società Piero Chiambretti non può fare a meno di parlare di Toro. Sarà che il cuore granata batte forte anche in questi momenti, in cui, dopo la sconfitta con il Sassuolo, non è che ci sia proprio da essere contenti. Chiambretti era allo stadio sabato. Il riassunto della sua esperienza da tifoso, nelle sue parole. «Ultimamente mi è capitato di vedere una partita brutta. Sono tornato allo stadio dopo due anni e mi è capitato di vedere Torino-Sassuolo. Una partita orribile, al di là del risultato. Proprio una partita di una noia mortale. Anzi, visto che ci sono qui dei telecronisti, se devo fare una piccola critica è che a volte anche quando c’è una partita orribile come quella, si riesce a dire che ci sono numeri eccezionali da parte dei giocatori. Quando forse sarebbe meglio dire: è una partita bruttissima, cambiate canale!». Chiambretti, ma al di là del Toro, cosa pensa di quanto sta accadendo in campionato dopo le prime giornate? «È una Serie A nella quale fino a questo momento le squadre piccole sembrano giocare come le grandi e le grandi sono in difficoltà con le piccole. Si è ribaltato tutto, finalmente. Che poi era il sogno di tutti noi che siamo tifosi di squadre piccole. Anche se alcune grandi, vedi il Napoli, non hanno tradito le attese, che peraltro erano fredde da parte della propria tifoseria». Secondo lei sarà un campionato che potrà riservare altre sorprese? «Certamente, soprattutto perché c’è di mezzo un Mondiale in Qatar che in particolare modo alle squadre più forti riporterà in Italia tanti giocatori stanchi e molto abbronzati. Alcune squadre, poi, non facendo le coppe, vedi l’Atalanta, avranno qualche vantaggio in più rispetto alle squadre che oltre che a dover mandare i giocatori in Qatar dovranno pure giocare le Coppe». Ha detto che non è stata un’esperienza piacevole tornare allo stadio dopo due anni e vedere un match come Torino-Sassuolo. Ci tornerà comunque al Grande Torino, magari dopo la sosta? «La fede non si tradisce, quindi allo stadio tornerò sicuramente. Sperando però di vedere uno spettacolo migliore e forse una panchina un po’ più ricca». Cosa manca in questo momento alla squadra? «Oggi si vince più in panchina che in campo, perché il fatto di poter cambiare cinque uomini è quasi la metà della squadra e visto che la maggior parte delle squadre ne cambiano cinque nella seconda parte della partita, quelle che hanno più giocatori buoni in panchina solitamente vincono. Chi ha la panchina molto corta deve far giocare purtroppo undici giocatori per tutta la partita. Questo nel calcio di oggi veloce di pressing è un problema per chi non ha i cambi». Le dispiace che manchi un po’ un’anima italiana a questo Toro? Forse avrebbe fatto comodo per compattare lo spogliatoio in un momento di difficoltà. «That’s life, come si dice. Questo è il calcio di oggi, un calcio che ha troppi interessi, che vanno al di là della maglia e della bandiera. Si vende un giocatore anche per salvare il bilancio. Si vede perché i giocatori che sono padroni di se stessi preferiscono andarsene. Quindi su questo argomento diventa difficile avere un’opinione. Dopodiché, è chiaro che io ero affezionato a Belotti, ma se Belotti non vuole più stare al Torino, se ne vada». Su quale panchina è più scomodo stare seduti in questo momento, sulla quella di Allegri o su quella di Inzaghi?
«Direi che tutti e due stanno in piedi, perché entrambe le panchine scottano». Quella di Juric, invece?
«Io credo che quella di Juric sia una panchina solida. Anzi, nottetempo porterò del Bostik perché così ce lo incollo proprio il nostro tecnico alla panchina del Toro, per evitare che si stufi e scappi». Chi si risolleverà più in fretta tra Allegri e Inzaghi? «Secondo me, si devono dare una svegliata entrambi, perché probabilmente vivono di sicurezze che hanno avuto in periodi diversi delle loro stagioni, all’Inter, alla Lazio, alla Juve dei tanti scudetti. Ma tutto è relativo, oggi. Tutto è precario, quindi anche un modulo e anche una panchina». La manda una letterina al presidente Cairo per Natale, con le richieste per il mercato invernale? «Caro Cairo, diventa Babbo Natale!».
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