consigliato per te

  • in

    Gudmundsson e il Genoa, storia di un grande amore

    TORINO – La scorsa settimana Albert Gudmundsson ha definitivamente conquistato i tifosi del Genoa che già sono in luna di miele con lui da mesi. L’attaccante islandese ha posato per un servizio fotografico indossando maglie del passato del Grifone, a iniziare da quella della stagione 1991/92, quando il Genoa si spinse, sotto la guida di Osvaldo Bagnoli, fino in semifinale di Coppa Uefa, in cui giocava perché nella stagione precedente i rossoblù avevano chiuso al 4° posto in campionato, il miglior risultato dal dopoguerra. I suoi fan a vederlo con quelle maglie che hanno fatto la storia del Genoa, sono letteralmente impazziti. Poi, sabato scorso, l’islandese nato a Reykjavík che il 15 giugno festeggia 26 anni, ha deciso la fondamentale vittoria del Genoa a Cittadella, è sempre più vicino il ritorno in A dei rossoblù dopo un anno. E alla fine, le reti di Albert, come tutti lo chiamano a Genova e come porta scritto sulla maglia, avranno un peso enorme: 9 in campionato (che diventano 12 con la Coppa Italia), più 5 assist. Una crescita continua, anche perché Gilardino, che di attaccanti di sicuro se ne intende, lo fa giocare da vera punta, più vicino alla porta, nell’ormai consolidato 3-5-2 in cui di norma l’islandese giostra con Coda, coppia davvero ben assortita perché entrambi sanno giocare anche per l’altro. Gudmundsson era sbarcato a Genova il 13 gennaio 2022, giorni difficili per i rossoblù, in cui il gm Spors cercava i rinforzi giusti per una salvezza in A che già allora risultava complicata. Nella massima serie, Albert, che vi arrivava dopo le esperienze in Olanda per Psv Eindhoven e Az Alkmaar, dimostra di poterci stare, lasciando intendere di essere il migliore dei colpi fatti da Spors 15 mesi fa, tanti ancora innervano la squadra attuale. In A raccoglie 12 presenze e 1 gol, segnato nella vittoria sulla Juve, anche se poi il Genoa retrocede. In B diventa subito un uomo chiave: in virtù di una superiorità atletica talvolta schiacciante, oltre a una buona tecnica, Albert è quello che può creare superiorità numerica e strappare le partite. Ma con Blessin giocava più lontano dalla porta, tant’è che nelle 15 partite sotto la guida del tedesco segna un solo gol (oltre ai tre di Coppa Italia). Con Gila invece, sono 8 in 18 gare, numeri niente male davvero. Ma tutto gira al meglio anche per il rapporto speciale che Gudmundsson ha instaurato con Genova. A differenza di tanti calciatori che sono alieni nelle città in cui vivono, lui la Superba se la gode tutta, spingendosi con la famiglia nei caruggi, i vicoli del centro storico, dove non ti aspetti di trovare un calciatore a spasso ma accade spesso, per la gioia della tifoseria rossoblù. E poi, a rendere ancora più forte il rapporto con la città, mettiamoci l’esclusione dalla Nazionale islandese, il cui ct, Vidarsson, il 15 marzo spiegava così la sua mancata convocazione: “Sono deluso da Gudmundsson, non vuole seguire le nostre regole”. A Genova ci hanno riso su: meglio così, grazie, Albert potrà pensare solo a noi e ci porterà in A. Quella A che da qualche tempo segue con interesse le prove dell’islandese. La scorsa settimana si è parlato di un sondaggio della Fiorentina. Nessuna apertura da parte del Genoa che valuta il giocatore non meno di 10 milioni. In realtà Albert è un giocatore internazionale e può avere offerte anche dall’estero, alla prossima sessione di mercato ne arriveranno per lui  da più parti. Il Genoa terrà duro e potrebbe capitolare solo di fronte a un’offerta monstre. Ma, in linea di massima, la società rossoblù, con l’avvento della 777 Partners, non dovrebbe essere più la fabbrica di plusvalenze che era con Preziosi. La musica dovrebbe essere cambiata, ma se ne riparla in estate. LEGGI TUTTO

  • in

    Stasera Genoa-Reggina: la carica dei 30mila

    TORINO – La 31ª giornata di Serie B inizia stasera con un anticipo di prestigio: Genoa-Reggina, fischio d’inizio alle 20.30. Per l’occasione, a Marassi ci saranno circa 30mila spettatori (di cui 1500 per i calabresi), si stabilirà  il record stagionale di presenze al Ferraris, sarà il risultato dell’appello a riempire lo stadio fatto dalla società rossoblù che considera cruciale la sfida: con 3 punti il Genoa rafforzerebbe il 2° posto (l’ultimo buono per andare direttamente in A) e, in attesa di Perugia-Frosinone (in programma domani), provare a insidiare la capolista ciociara, al momento avanti di 6 punti (ma un mese fa ne aveva 12 di vantaggio). Sarebbe una sfida d’alta quota, visto che la Reggina è settima in classifica. Ma se si guarda alla graduatoria del 2023, cioé quella del girone di ritorno, si scopre che la sfida è quasi un “testa-coda”, col Genoa che nel nuovo anno ha fatto il quadruplo dei punti della Reggina, 24 contro 6. Già, il rendimento degli amaranto calabresi è diametralmente opposto a quello del girone d’andata, quando la squadra di Pippo Inzaghi veleggiava nelle primissime posizioni, sembrava potesse anticipare i tempi sul piano triennale sottoscritto da patron Saladini col tecnico per il ritorno in A della Reggina. E invece, da gennaio un blackout che non è semplice spiegare, in cui gli amaranto hanno perso 8 partite su 10 (il 5 aprile alle 20.15 recupereranno la sfida di Perugia della 29ª giornata rinviata per rischio sismico). Tuttavia, il Genoa non si fida. Il ricordo della sconfitta dell’andata (al Granillo finì 2-1) è ancora vivo, da quel ko nel clan rossoblù s’iniziò a capire che il Grifone faticava a volare sotto la guida di Blessin, all’epoca, era il 7 novembre, la squadra non si era ancora calata nella realtà della B. Adesso però, è un altro Genoa, che con Alberto Gilardino, in sella dal 6 dicembre, viaggia alla media di 2.27 punti a gara, viene da tre vittorie di fila (4 nelle ultime 5 gare) che hanno spedito Sudtirol e Bari, le più dirette concorrenti per la A diretta, rispettivamente a -5 e -6 punti. La sosta per le nazionali poi, ha consentito al Genoa di recuperare giocatori importanti, Coda su tutti (ma anche Aramu), out da quasi un mese: l’ex bomber del Lecce stasera si gioca il posto con Puscas, possibile una staffetta fra i due. Il Gila i problemi maggiori li ha sulla fascia sinistra per le assenze da infortunio di quasi tutti gli interpreti: out Pajac, il giovane Boci, Cyzborra e Haps, resta disponibile solo la bandiera Criscito o, in alternativa, si può adattare Sabelli (con l’inserimento di Hefti a destra). Per il resto, il Gila ha ampia scelta in mezzo mentre la difesa a tre Bani-Vogliacco-Dragusin non si tocca (ma sul romeno c’è qualche dubbio, dopo gli impegni con la nazionale), è diventata la miglior retroguardia della B. Inzaghi comunque, cercherà di dare filo da torcere. Dopo l’ultimo tonfo (lo 0-4 rimediato dal Cagliari), la Reggina è andata in ritiro, mentre le altre squadre si concedevano qualche giorno di stacco, vista la sosta. Non convocato il promettente Pierozzi, tornato acciaccato dall’Under 21, situazione analoga per la mezzala Fabbian, capo cannoniere della squadra con 8 gol, potrebbe partire dalla panchina. Per gli amaranto, si preannuncia un finale di stagione complicato: serve una riscossa, perché col passo attuale si perde la zona playoff ma non solo: martedì scorso la Reggina è stata deferita per i mancati versamenti dell’Irpef (scadenza di febbraio) e può arrivare un -4 di penalizzazione che rischia di far precipitare gli amaranto a ridosso della zona calda della classifica. Tuttavia, la società di Saladini è convinta di aver operato correttamente: i versamenti richiesti non sono stati effettuati perché bloccati dal Tribunale di Reggio Calabria, questo perché la società ha aderito a una legge dello Stato, entrata in vigore nello scorso agosto, sulla ristrutturazione del debito ereditato dalla precedente proprietà, nella quale un commissario ad hoc del Tribunale stabilisce cosa la Reggina può pagare e cosa no. E oltre a bloccare i versamenti Irpef di febbraio, ha detto no anche a quelli Inps di marzo, per i quali è atteso un secondo deferimento (in questo caso però, l’eventuale penalizzazione potrebbe ricadere sulla prossima stagione). Una vicenda intricata, un caso destinato a fare giurisprudenza, nel quale il club calabrese è convinto di dimostrare l’assenza di dolo. Ma è anche un nodo da sciogliere a livello federale: altre società potrebbero in futuro aderire alla stessa legge che di fatto non è stata ancora recepita a livello Figc, nonostante il Coni ne consigli l’utilizzo a chi ne ha i requisiti. Resta il fatto che, coi tempi non celeri della giustizia sportiva, considerati tutti i gradi di giudizio, il “caso Reggina” rischia di condizionare il finale di stagione della B con possibili rinvii delle gare di playoff e playout. LEGGI TUTTO

  • in

    Così Gilardino ha trasformato il Genoa

    TORINO – Agli esordi da allenatore, ai tempi in cui si faceva le ossa alla Pro Vercelli, Alberto Gilardino venne a Tuttosport per una chiacchierata che in redazione ci incuriosiva molto, volevamo vedere se il Gila aveva la stoffa giusta per sfondare anche in panchina. Intanto, ci piacque subito la sua grande umiltà. L’anno prima, per imparare il mestiere, era partito dalla Serie D. Eh sì, un Campione del Mondo di Germania 2006 aveva scelto di cominciare da Rezzato, 13mila abitanti in provincia di Brescia, dove si era alternato fra panchina e direzione tecnica con Luca Prina, l’allenatore che l’aveva svezzato, da ragazzino, nei Giovanissimi della Biellese. Alla Pro Vercelli, in C, avrebbe chiuso al 14° posto, una salvezza senza patemi in linea con gli obiettivi societari. Ma quel giorno il Gila ci fece una buona impressione perché  aveva la luce giusta negli occhi, quella di chi “sente” di percorrere la sua strada, di seguire una vocazione con determinazione. I suoi numeri al Genoa, dicono tutto: 6 partite, 16 punti su 18, media 2.66 a gara, sempre vincente nelle ultime 4 uscite, appena due gol subiti, cioè uno ogni tre partite e finalmente in campo quella consistenza su tutti i 90 minuti che ci si aspettava fin dall’estate dalla prima favorita per la Serie A. L’ultima vittoria, sabato scorso in casa dell’inguaiato Benevento di Cannavaro, è stata esemplare. Primo tempo sulla carta mostruoso, Genoa che poteva andare all’intervallo come minimo sullo 0-3, invece aveva segnato solo Coda ma resta la miglior frazione stagionale del Genoa. Calo nela ripresa, pari di Tello nell’unica occasione costruita dalla Strega, vittoria finale all’ultimo respiro con una magica capocciata del subentrato Puscas su perfetto assist di Sabelli, un gol fortemente cercato e voluto andando a riconquistare palla negli ultimi attimi del recupero e che ai tifosi genoani con qualche annetto ha ricordato certi stacchi aerei di Skuhravy ma non è neanche sbagliato paragonarlo al celeberrimo gol di testa che Cristiano Ronaldo segnò alla Sampdoria, per quanto il rumeno è rimasto sospeso in aria. Vittoria pesantissima col Gila che ancora una volta non ha sbagliato una mossa e ora inizia a essere un allenatore quantomeno da tenere d’occhio. Lo stesso Coda, altro grande rivitalizzato da Gilardino, ha raccontato che il nuovo allenatore gli dà più stimoli di quanti gliene offrisse Blessin, mettendo una volta per tutte una pietra tombale sulla gestione del tedesco. Ora al Grifone si respira l’entusiasmo giusto per affrontare al meglio il girone di ritorno e pazienza se sarà meglio preventivare un -2 in classifica che molto probabilmente arriverà  se sarà dimostrato un errore societario. Quel che conta è che finalmente il Genoa si stia esprimendo secondo pronostico e che torni a infiammare il suo popolo unico. Sabato alle 16.15 arriva il Pisa e il Tempio di Marassi ribollirà d’entusiasmo, anche per la storica amicizia fra le due tifoserie. La prevendita è più che buona, già ora si è a oltre 26mila spettatori, anche perché col Gila in casa sono arrivate solo vittorie. Mentre con Blessin si era fermi all’unico striminzito successo sul Modena, lui al Ferraris ha già messo sotto il Sudtirol (che arrivò imbattuto da 12 gare, ad oggi quinta forza della B), la capolista Frosinone e il Venezia, con la più debole che ha portato qualche grattacapo ma è stata piegata nel finale da Coda. Col Pisa è un partitone, confronto che si annuncia molto diverso da quello dell’andata, quando il Genoa vinse all’Arena con un gol di Ekuban. Perché quello era il Pisa di Maran, che balbettava, dal ritorno in panchina di D’Angelo è tutta un’altra squadra, ora al 6° posto (e l’aveva presa ultima) anche se ha iniziato il 2023 in maniera poco brillante (un punto in due gare). E’ un test verità per il Gila, perché il Pisa di D’Angelo, da anni, è una delle squadre più consistenti della B, agonisticamente mai seconde a nessuno. Però anche questo Genoa, finalmente pugnace e con la determinazione giusta del suo allenatore, non scherza per niente. LEGGI TUTTO

  • in

    Il Genoa di Blessin si gioca il futuro

    TORINO – Se domenica a Perugia, il Genoa dovesse replicare quanto visto nelle ultime tre preoccupanti uscite, il tecnico tedesco Alexander Blessin potrebbe essere al capolinea della sua avventura in rossoblù iniziata a gennaio. Certo, sulla carta l’impegno del Curi non è proibitivo. Ma gli umbri di Castori, seppur ultimi, sono una squadra ancora viva, capace di andare a vincere in inferiorità numerica in casa della Reggina e nell’ultima uscita prima della sosta di pareggiare (con qualche rimpianto) a Modena. Però, al di là del valore del Perugia, è lo stato di salute del Genoa che può fare, in un senso o nell’altro, la differenza. La squadra di Blessin in B non ha mai veramente incantato ma nascondeva i problemi con un rendimento esterno formidabile, nel quale si mettevano insieme 5 vittorie. Però magagne ce n’erano fin da inizio stagione, perché a Marassi, nonostante la spinta unica del Ferraris sono arrivati pochi punti (8, con una sola vittoria e 5 pareggi). E, soprattutto, pur disponendo dell’attacco sulla carta più forte di tutta la B, alla voce gol segnati il Genoa si ferma a 16 reti, quando tutte le dirette concorrenti hanno fatto meglio. La sosta per le nazionali dovrebbe essere servita a Blessin per affrontare il problema: riuscire a mettere nelle condizioni di segnare parecchio bomber Coda (a quota 6 reti, ma 4 sono rigori), che è stato il capo cannoniere della B nelle ultime due annate con 42 gol complessivi. Finora, il tecnico tedesco ha usato col contagocce il nazionale rumeno Puscas che, tornato in Italia a gennaio nel Pisa, stava per portare in A i toscani a suon di gol. Lui e Coda insieme potrebbero funzionare, così come funzionava nella passata stagione Puscas con Torregrossa, punta con caratteristiche fisiche simili a quelle del bomber rossoblù. Certo, bisogna cambiare modulo e accantonare quel 4-2-3-1 che nelle ultime uscite non ha funzionato (2 punti in 3 gare) proprio perché i tre a sostegno di Coda faticavano a proporsi e incidere. Nei giorni della sosta in effetti, Blessin ha provato uno schieramento a due punte con la squadra impostata sul 4-4-2. Intanto, nell’ultima uscita, il pari interno col Como (che prima di venire a Marassi in trasferta aveva raccolto un solo punto) si è resa evidente la frattura fra tifoseria da una parte, squadra e tecnico dall’altra. “Meritiamo di più”, ha urlato la Gradinata Nord, confermando quel che tutti pensano fin da inizio stagione: il Genoa è la squadra più forte ma non riesce a esprimere tutto il suo potenziale. Nel calderone dei social, Blessin è stato ampiamente scaricato dai tifosi già da dopo il ko di Reggio Calabria di 2 turni fa e a gran voce se ne chiede la sostituzione, anche se l’eventuale ritorno di Andreazzoli non convince tanto, non è che ai tempi di Preziosi avesse lasciato un bel ricordo, anche se forse fu scaricato troppo in fretta. Comunque al Curi di Perugia, sarà folta la partecipazione dei tifosi rossoblù che supereranno il migliaio. La società nel frattempo, riflette e valuta la situazione, pronta a intervenire nel caso precipitasse. Perché al di là delle ultime inconsistenti prove, in classifica il Genoa non se la passa troppo male: certo, essere a -7 dal Frosinone primo, con la rosa di cui si dispone, non è una bella notizia. Ma la Serie A, cioè il 2° posto della Reggina, dista solo due lunghezze. Nulla di compromesso insomma, con 25 partite ancora da disputare e 75 punti in palio. Il calendario poi, da qui alla fine del girone d’andata, propone sfide che potrebbero dare una mano nel rimettere in Grifone in carreggiata nella lotta per la A diretta: dopo la sfida di Perugia, arriveranno due gare di fila a Marassi, con Cittadella e Sudtirol. Quindi, dopo la trasferta di Ascoli, al Ferraris arriverà il Frosinone che chissà come sarà messo a quel punto. Chiusura a Santo Stefano in quel di Bari, con una squadra che nelle ultime uscite ha mostrato problemi simili a quelli genoani ma che non partiva certo in pole position per la A. Ma si può ragionare quanto si vuole sul calendario che il punto resta un altro: l’adattamento del Genoa alla B. Da diverse stagioni, le retrocesse dalla A mostrano grosse difficoltà ad affrontare la seconda serie, faticano a calarsi nella nuova realtà, tant’è che per molti versi il Genoa di Blessin in A, pur retrocedendo, convinceva più di questo in B. Insomma, o si inverte la rotta già da domenica, o il cambio in panchina sarà inevitabile. LEGGI TUTTO

  • in

    Genoa, cosa c'è che non va

    TORINO – Quest’estate non c’erano dubbi: il Genoa appariva per tutti, tifosi e addetti ai lavori, come la prima favorita per la promozione in A. Dopo 13 giornate però, si trova a -7 dalla capolista Frosinone e a -2 dalla Reggina .Situazione non ancora compromessa, tuttavia, anzi, ancora risolvibile, nonostante lo scoramento degli ultimi tempi. Perché tante cose non vanno, la squadra non sta esprimendo tutto il suo enorme potenziale, appena intravisto prima della crisi delle ultime tre uscite. La sconfitta in casa della Reggina di due turni fa, ha fatto finire la luna di miele fra la piazza e il tecnico tedesco Alexander Blessin. Quando si retrocede, il primo che si cambia è sempre l’allenatore. Non al Genoa, sceso in B non per i demeriti di Blessin che, arrivato a gennaio a Genova, aveva dato un’identità alla squadra e una media punti che, fosse arrivato prima, avrebbe permesso ai rossoblù di restare in A. Dunque a giugno, quando si decise per la conferma, quasi nessuno esprimeva perplessità su herr Blessin che all’epoca godeva di un certo consenso. La proprietà dei 777 Partners gli ha fornito una rosa col chiaro intento di dominare la B e magari entusiasmare anche, con diversi elementi che erano giunti già a gennaio in A che nella seconda serie avrebbero dovuto fare la differenza. Questo dominio non s’è (quasi) mai visto. Certo, soprattutto in trasferta, il Genoa era un rullo compressore. Ma, a parte lo 0-2 in casa Spal, vinceva sempre di misura e senza mai particolarmente entusiasmare. Insomma, i problemi c’erano anche prima del ko di Reggio Calabria, solo che l’ottima classifica li teneva nascosti come la cenere sotto il tappeto. Per dire, la brillantezza vista con Blessin in certe partite di A della passata stagione, anche contro le più grandi squadre d’Italia, in B spesso non è pervenuta. A livello tattico poi, Blessin non ha ancora trovato il miglior utilizzo possibile del bomber Coda, capocannoniere delle ultime due edizioni della B, con 42 gol totali: è vero, è a quota 6 reti, ma solo 2 su azione, gli altri sono rigori trasformati. Nelle ultime 3 uscite, in cui il Genoa ha raccolto 2 punti (e continua a deludere a Marassi dove ne ha fatti appena 8 e ha vinto una sola volta), la squadra ha anche perso quella quadratura d’inizio stagione che in qualche modo faceva la differenza: ora i reparti sono allungati, c’è meno corsa, poche idee e confuse, scarsa la verticalità, il gioco sulle fasce latita e i cambi spesso fanno discutere. Dopo l’1-1 interno col Como di domenica scorsa, Blessin si è arrampicato sugli specchi per spiegare il momento no. Intanto ha precisato che per lui il Genoa non è la squadra più forte della B (“io non l’ho mai detto”, ha dichiarato), uscita che è parsa come una mancata assunzione delle proprie responsabilità: chiunque segua un minimo la B, da mesi sostiene il contrario. Poi, ha lasciato assai perplessi il suo rimpianto per l’assenza di Ekuban, vittima di un brutto infortunio. Ma si parla di un attaccante che, in un anno a Genova, ha segnato un gol in A e uno in B. “Meritiamo di più”, era il coro salito dal Ferraris dopo la deludente partita col Como (che fuori casa prima aveva raccolto un solo punto), un coro che appare come la sintesi migliore del momento. Certo, qualche responsabilità andrebbe ascritta anche alla società. Lo slogan coniato per la B, “only one year”, solo un anno di seconda serie, sta rivelandosi un pesante fardello. Prima di partorirlo, non guastava andare a rivedere gli storici problemi che hanno le retrocesse dalla A. Un anno fa, il Parma era considerato esattamente come il Genoa di questa stagione e nella passata annata a loro è andata malissimo. Per ritrovare una retrocessa capace di risalire l’anno dopo in A, bisogna tornare al 2018, quando riuscì all’Empoli, che svoltò quando fece subentrare Andreazzoli, la cui ombra ora si proietta su Blessin. Insomma la corazzata Genoa, nonostante l’entusiasmo unico offerto da una tifoseria speciale, finora non è riuscita a calarsi al meglio in quella realtà durissima che è la B. Perché non si torna in A per diritto divino ma spremendosi al massimo in ogni partita. E, infine, si sta rivelando un errore aver ceduto in estate Caso al Frosinone, come Tuttosport, in solitudine, scrisse al momento della cessione. Nel Genoa attuale, nessuno inventa qualcosa, salta l’uomo, dà uno strappo. I ciociari invece, hanno costruito il loro primato il classifica anche grazie al genio di Caso che dopo essere esploso la scorsa stagione a Cosenza meritava più considerazione da parte del Genoa, visto che aveva anche fatto uno stage in azzurro con Mancini. Bastava tenerselo, schierarlo a supporto di Coda assieme a Gudmundsson (la miglior versione dell’islandese, non quella delle ultime uscite), uno a sinistra e l’altro a destra, e con ogni probabilità era tutta un’altra storia. Chissà, con lui in rossoblù, forse Frosinone e Genoa si sarebbero scambiate l’attuale posizione in classifica. LEGGI TUTTO

  • in

    Genoa e Parma, sveglia prima che sia tardi

    TORINO – Meglio invertire la rotta, prima che sia troppo tardi. Al via della stagione, gli scommettitori consideravano Genoa e Parma come la prima e la terza squadra favorita per la A (secondo il Cagliari). Dopo l’ultima uscita, in cui entrambe hanno perso la prima partita (liguri ko a Palermo 1-0, emiliani sconfitti 2-3 in casa dalla Ternana), sono emersi i primi dubbi, mentre il duo di testa, Reggina e Brescia, allungava a 4 punti dal Genoa e già a 6 dal Parma. Anche prima della caduta di Palermo, i rossoblù non avevano particolarmente convinto. Vero, nelle precedenti trasferte s’erano imposti a Venezia e Pisa, ma nulla di travolgente. Così come le uscite a Marassi, che hanno portato solo pareggi (0-0 col Benevento, 3-3 proprio col Parma). E’ ancora lecito definire il Genoa una corazzata perché nessuno ha fatto un mercato come il suo, dunque il tecnico tedesco Blessin inizia a essere bersaglio della critica e di parte della piazza che a giugno comunque aveva accettato la sua conferma, caso più unico che raro dopo una retrocessione. Di Blessin, non convince soprattutto l’utilizzo di Coda, cioè il capo-cannoniere della B negli ultimi due tornei. Nel 4-2-2-2 del tedesco, gioca davanti in coppia con Ekuban. Ma spesso si pestano i piedi e Coda è costretto ad arretrare e giocare da rifinitore per Ekuban, come a Palermo: gli ha servito due assist d’oro che l’italo-ghanese non ha (clamorosamente) trasformato in gol. E’ possibile che per l’uscita di sabato in casa col Modena, Blessin provi qualcosa di diverso, anche un cambio di modulo o, più probabilmente, Puscas al posto di Ekuban. In generale, il Genoa in campo deve però disfarsi di un atteggiamento presuntuoso e controproducente, che in B ha già spento, nelle scorse annate, le ambizioni di tante illustri squadre che non sono riuscite a tornare in A dopo la retrocessione. Come accadde al Parma un anno fa. Pecchia, coraggiosamente, dopo la promozione con la Cremonese, ha rinunciato alla A perché stuzzicato dalla scommessa Parma. Ma non è semplice spalare le macerie delle due precedenti annate fallimentari degli emiliani. Prima di sabato scorso, Pecchia sembrava poter imprimere la svolta, anche se aveva vinto una sola volta (col Cosenza) e raccolto 3 pari (con Bari, a Perugia e a Genova). Il 2-3 subito dalla Ternana, con gli umbri capaci d’imporsi nel finale dopo essere andati per due volte sotto, ha riproposto le fragilità che il Parma aveva mostrato nella scorsa stagione con Maresca e Iachini. Sabato gli emiliani vanno in casa del tosto Ascoli (che a Perugia nell’ultimo turno ha raccolto il primo ko stagionale), e sa già di sfida-verità. Anche se patron Krause, durante la presentazione del neo dt Fournier, si è detto soddisfatto dell’avvio di stagione. I tifosi un po’ meno. E ad Ascoli, saranno out per infortunio Ansaldi e Mihaila, ko pesanti. Dovrebbe essere confermato fra i pali Buffon, anche se il suo rientro è coinciso col primo ko stagionale.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

  • in

    La Serie B ormai è una vera A2: tante big, speranza Cheddira

    TORINO – Il primo turno di Coppa Italia ha confermato quanto sia quasi doveroso ribattezzare la Serie B in A2. Non era mai successo che ben 5 squadre di Serie A si dovessero arrendere a formazioni di B (e neanche tutte di primissima fascia), confermando che la distanza fra la A (o perlomeno, la parte bassa della massima serie) e la B va riducendosi. Perché domani, con l’anticipo Parma-Bari (ore 20.45), scatta una Serie B da stropicciarsi gli occhi, con tante squadre che possono ambire alla promozione e ben sei capoluoghi di regione rappresentati (in Serie A sono 7). E’ una B che gode di ottima salute, dove s’investe parecchio (grazie a una migliore vendita dei diritti tv, fatta un anno fa, con tre broadcaster, Sky, Dazn e Helbiz Live, che trasmettono tutte le gare, anche all’estero), con club di B talvolta in grado di contendere a società di A giocatori promettenti (è il caso della Ternana che ha appena annunciato il centrocampista senegalese Mamadou Coulibaly, formatosi in B ma che in A a Salerno aveva fatto vedere buone cose nell’ultima stagione).
    QUANTE BIG Una B dove, per gli scommettitori, le prime favorite sono il Genoa di Coda e il Cagliari di Lapadula. Ma attenzione a chi ha incantato in Coppa: il Bari che ha vinto 4-1 a Verona con la tripletta di Cheddira (ne sentiremo molto parlare, prossimamente), il Parma che ha sbancato Salerno 2-0, il neo promosso Modena che si è aggiudicato il derby emiliano col Sassuolo (3-2), la Spal che ha vinto a Empoli ai supplementari (2-1), così come il Cittadella a Lecce (3-2). Ma attenzione anche al Brescia che ha annichilito il Pisa (4-1), a maggio finalista dei playoff. I toscani hanno pagato l’essersi mossi in ritardo sul mercato, stesso discorso per il Palermo, appena passato a Corini dopo le dimissioni di Baldini, squadre che si stanno componendo solo ora ma che diranno la loro nella lotta per la A. Insomma, una B tutta da gustare, tanto più che a novembre non si fermerà durante i Mondiali, a differenza di tutti i campionati europei, guadagnando quella vetrina che merita da tempo. LEGGI TUTTO