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    Atalanta, Djimsiti esclusivo: “Siamo da Europa. Su Scalvini, Okoli e Demiral…”

    Ha giocato 13831 minuti in 174 partite con l’Atalanta, quando approdò a Bergamo nel gennaio 2016 pensava di arrivare a tanto?
    “Inizialmente no, non immaginavo di fare questi numeri. Quando sono arrivato l’Atalanta era un po’ diversa da quella di oggi, per qualche mese c’è stato Reja in panchina e poi è iniziata l’avventura di Gasperini, siamo arrivati in Europa e in Champions. Tutto è cambiato. Ho fatto tante partite, a livello di minutaggio i numeri sono importanti anche considerando che per due stagioni sono stato via in prestito”.
    Il momento non è dei migliori, è preoccupato?
    “Non sono minimamente preoccupato. Conosco i giocatori e la società, il campionato quest’anno è molto difficile e a parte il Napoli ci sono tante partite equilibrate, con sorprese come l’ultima che vince contro chi lotta ai vertici. Sono fiducioso, abbiamo vissuto altre volte periodi come questo e dobbiamo solo pensare a lavorare forte”.
    Lazio e Milan, gare molto diverse. Quale è la vera Atalanta?
    “Il tema è più ampio. Contro le big può succedere di vedere gare con un rendimento opposto tra andata e ritorno, contro la Lazio in casa abbiamo fatto tanta fatica mentre a Roma è successo l’opposto. Sono partite equilibrate che magari vengono anche indirizzate da chi segna prima. Contro il Milan all’andata abbiamo giocato benissimo mentre al ritorno è successo qualcosa di diverso. Abbiamo vinto a Roma e poi perso in casa, si gioca bene o magari si sbaglia. Posso solo dire che noi daremo sempre tutto”.
    La sua stagione è stata a due velocità, ora sta giocando molto.
    “Nelle prime due gare ho giocato titolare e poi mi sono rotto il perone con il Milan, in quel contrasto con Origi. Quando sono tornato a disposizione c’erano compagni che stavano facendo bene e non è che automaticamente, quando uno ritorna a disposizione, deve ricominciare a giocare da titolare. Chi scende in campo lo decide il mister in base al lavoro settimanale, è sempre stato così con lui ed è un bene. Tutti sono considerati e possono avere occasioni per essere protagonisti. Personalmente sono stato sfortunato in quel contatto con Origi, già l’anno scorso ero incappato in due fratture al braccio e poi alla spalle”.
    In passato era sempre stato bene.
    “Non mi era mai capitato, per me si è trattato di una novità e mi sono ritrovato a lavorare con i fisioterapisti con continuità: diciamo che li ho conosciuti un po’ meglio stando sul lettino mentre prima ci parlavo e basta. Adesso, per fortuna, è tutto alle spalle”.
    Questa Dea vale un posto in Europa?
    “Penso di si, l’Atalanta vale un posto in Europa. Lo abbiamo visto in alcuni momenti della stagione, altre volte meno ma la qualità c’è e dobbiamo solo pensare a finire bene, dando tutto. Ci è mancata la continuità, dobbiamo trovarla e cambiare un po’ la tendenza che ci ha visto perdere partite che sulla carta, invece, avremmo dovuto vincere. Alcune non le abbiamo giocate bene e un po’ di punti sono rimasti per strada. Pensiamo a recuperare”.
    Scalvini, Okoli e Demiral sono una certezza per il futuro?
    “Credo che siano tutti giocatori di grande qualità. Le prospettive sono importanti perché fanno pensare, per loro, ad una carriera top: possono diventare giocatori davvero di grande livello. Per arrivare in alto, però, il talento non è tutto. Servono spirito di abnegazione, tanto lavoro e l’esperienza. Questa cosa si costruisce solo partita dopo partita, non bisogna avere fretta e pensare solo a come si può crescere. Le prospettive, secondo me, sono davvero di grande livello”.
    Lei cosa farà da grande?
    “Sinceramente non ci ho ancora pensato in modo concreto ma sono abbastanza sicuro che farò il corso da allenatore. In allenamento spesso mi capita di ragionare su una giocata e dirmi ‘io questa cosa la farei così’. Adesso mi sto godendo quello che stiamo vivendo, fino a che avrò dentro questo amore per il calcio starò in campo. Anche nella vita privata è fondamentale stare bene, sereno e felice”.
    Con l’Atalanta, 31 gialli e nessun rosso. Come lo spiega?
    “Speriamo di andare avanti così ma credo che ci sia una spiegazione a questo dato. Sono un difensore che cerca di leggere la giocata anticipando l’intervento, questo mi permette di posizionarmi bene e non trovarmi a dover fare interventi eclatanti per recuperare il tempo con un avversario che mi ha superato. Credo di essere un giocatore ‘pulito’ sul piano della condotta di campo”.
    Che papà è Berat Djimsiti?
    “Credo di essere un papà che cerca di dare tutto quello che può con Lion. Magari potrei farei di più, ci proverò. Quando giochiamo è come se fosse un secondo allenamento: non si ferma mai. Mia moglie Alisa è sempre con lui e fa un grande lavoro da mamma, io cerco di aiutarla e ultimamente sto anche provando a spingere un po’ con il pallone. Per ora non lo vedo molto interessato ma ha solo 2 anni e mezzo. C’è tempo”.
    Ultima curiosità: come va con il dialetto orobico?
    “Male, lo parlo soltanto quando vado a mangiare nel mio ristorante di fiducia. Però devo dire che con le lingue me la cavo abbastanza: parlo italiano, tedesco, francese, albanese, inglese e anche un po’ di serbo, visto che mia moglie arriva dalla Serbia”. LEGGI TUTTO