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    Tutti i primati dello Spezia di D’Angelo

    TORINO – Non ci sono più parole per esaltare lo Spezia di D’Angelo, l’unica squadra imbattuta della B, in piena lotta per la promozione diretta, pur giocando con un undici non molto dissimile da quello che nella scorsa stagione evitò la Serie C all’ultima giornata battendo il Venezia, poi salito in A vincendo i playoff. Non ci sono più parole ma ci sono i numeri da raccontare, quelli che premiano il lavoro di Luca D’Angelo detto l’Omone, come lo chiamavano a Pisa: ex difensore di stazza e dall’onesta carriera, fu una colonna del miracolo Castel di Sangro, Anni 90, il momento più alto della carriera lo raggiunse quando segnò al Genoa a Marassi, regalando una vittoria storica agli abruzzesi, espressione di un paesino incantevole (il presidente era un certo… Gravina, durarono due stagioni in B). Riassumendo, il club ligure, oltre a essere l’unica squadra che non ha mai perso (6 vittorie e 6 pareggi), sommando la parte finale dello scorso campionato all’avvio di questa stagione, è imbattuto da 17 partite. La difesa, è la migliore del campionato, 8 reti al passivo. In questo senso preoccupa un po’ la situazione del difensore Bertola, colonna della retroguardia aquilotta ma non solo, anche un bel goleador (già 3 reti in questa B), nonché elemento dell’Under 21 azzurra. Prodotto doc del vivaio spezzino, Bertola va in scadenza contrattuale il prossimo giugno e la società, nonostante le ottime offerte di rinnovo che ha messo sul piatto, non riesce a strappargli il sì. Insomma, anche se D’Angelo ha chiesto alla società di tenerlo comunque fino a giugno, per non perderlo a zero euro a giugno, è possibile che parta a gennaio: lo vuole il Toro ma dietro c’è anche l’Inter, società che storicamente ha ottimi rapporti con lo Spezia, il club che gli sta svezzando Pio Esposito, autore del gol partita sabato nella vittoria sul Modena, 5ª rete per il terzo degli Esposito, su assist del fratello Salvatore, tornato con D’Angelo a livelli eccelsi, segna e fa segnare e soprattutto fa da chioccia al fratellone 19enne che può veramente diventare il centravanti del futuro dell’Italia. Perché questo è il calcio dello Spezia: un collettivo dove ognuno è al servizio del compagno, come se D’Angelo, che da ragazzo si innamorò di Che Guevara, chiedesse ai suoi una sorta di comunismo il campo. Dove le partite si vincono arrivando sulla palla sempre prima, e con più forza, degli avversari. Dove la sagacia tattica e il calcio senza fronzoli di D’Angelo mette il tocco finale. Perché parliamo di un allenatore che, prima di iniziare a farsi un nome a Pisa, ha fatto una gavetta mostruosa con cui s’è costruito il mestiere. Se un club di A, anche importante, volesse puntare su un allenatore di B, non c’è dubbio, D’Angelo è quello che incide di più. Un anno fa si scrivevano le stesse cose per Vanoli al Venezia, solo che l’attuale allenatore del Torino, pur avendo fatto un lavoro enorme in Laguna, disponeva di una grande squadra per la B mentre questo Spezia con D’Angelo da mesi e mesi sta andando oltre i propri limiti, dopo aver ereditato, un anno fa, una squadra che tutti o quasi davano per destinata alla C. Basti dire che l’ultima volta che lo Spezia ha perso era il 13 aprile, 2-0 in casa del Parma che stava andando in Serie A dopo aver dominato la scorsa B. Per non parlare della magia del Picco, la tana tradizionalmente infernale dello Spezia, dove è sempre dura fare punti. Peccato solo per i lavori che stanno non solo limitando la capienza ma hanno appena chiuso la Curva Ferrovia, cuore della tifoseria ligure, una “kop” a… Picco sul campo che sa come trascinare la squadra e intimidire gli avversari. Tutto ciò per spiegare perché lo Spezia è imbattuto nel proprio stadio dal 28 febbraio, quando gli aquilotti inciamparono nella Feralpisalò (0-2). Fra l’altro, già nei prossimi giorni la proprietà statunitense dei Platek potrebbe farsi da perte: chiunque subentri, non interrompa questo sogno, grazie. LEGGI TUTTO

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    Spezia: l’Omone ha fatto il miracolo

    TORINO – Ha fatto il miracolo, l’Ormone. Lo chiamavano così, a Pisa, Luca D’Angelo, che ieri sera con la vittoria in rimonta sul Venezia (2-1), è riuscito nell’impresa di mantenere in B lo Spezia, preso il 15 novembre scorso sul fondo della classifica. Si dirà, gli uomini per salvarsi, ce li aveva. E invece proprio qui sta il problema. Quasi un anno fa lo Spezia retrocedeva dalla A, dopo lo spareggio perso col Verona, al termine di una picchiata in classifica vissuta per tutto il girone di ritorno. Piazza in subbuglio, polemiche a non finire, la tifoseria spezzina ha un calore tutto suo. In estate la società dello statunitense Robert Platek allestiva una rosa importante (ma incompleta) e affidava la squadra a Massimiliano Alvini. Però c’erano troppi giocatori scontenti che aspettavano solo di essere ceduti e che davano spesso l’impressione di snobbare la B. Lo Spezia aveva una bella argenteria, non voleva svendere ma così in troppi restavano controvoglia. Ma dei vari casi di “stelle” che avevano qualche problema con la B, è rimasto emblematico quello del centrocampista polacco Syzmon Zurkowski: contributo quasi impalpabile per tutto il girone d’andata con lo Spezia, a gennaio va in A all’Empoli e all’esordio firma una tripletta. Dunque sì, gli uomini di valore sulla carta c’erano, ma con quali motivazioni? Quando sbarca D’Angelo e trova una squadra che con Massimiliano Alvini in panchina ha fatto 10 punti nelle prime 13 partite, la palla inizia già a scottare, non è semplice risollevarsi. D’Angelo porta il suo marchio di fabbrica: la carica agonistica che soprattutto in B non deve mai mancare. Ma la risalita non è semplice. Anche perché la società, al mercato estivo ha fatto un errore che si segnalava già allora: non si può puntare alla A con due ragazzi di punta come Moro e Francesco Pio Esposito, troppo poco per nutrire ambizioni. A ciò s’aggiunge l’annata fallimentare di Antonucci (spedito al Cosenza a gennaio) che era stato l’investimento più oneroso, oltre ai problemi fisici del talentoso Kouda (che resta comunque un prospetto molto interessante). Così, a D’Angelo non restava che mettersi in trincea, fare da parafulmine dopo ogni rovescio e tenere duro, fino alla vittoria di ieri, firmata dalla doppietta di Francesco Pio Esposito, altra grande soddisfazione, un po’ troppo severa la tifoseria locale con lui, trattandosi di un diciottenne, per quanto promettente. Ma il cappello bisogna levarselo soprattutto per D’Angelo per il coraggio che ha avuto ad accettare la sfida spezzina. Aveva ancora un anno di contratto col Pisa, col suo nome – è forse il tecnico che più sa calarsi nella B – poteva aspettare una piazza più agevole e magari ottenere un anno in più di contratto. E invece s’è dato alla causa spezzina firmando fino a giugno e con una semplice opzione  di rinnovo in caso di salvezza: quanti l’avvrebbero fatto, fra i tecnici più in voga della B? Quando ieri sera, al triplice fischio, s’è gettato a terra esausto, in tanti nella piazza aquilotta si sono commossi, grazie Omone e tutta la piccola bombonera del Picco in delirio. E pensare che arrivava da Pisa, acerrima rivale dello Spezia, dove il 27 gennaio scorso era andato a vincere 3-2, al suo primo ritorno all’Arena da ex, dando allo strombazzato Aquilani una bruciante lezione tattica, da quella vittoria si è iniziato a costruire la salvezza dello Spezia. Poi, magari, fra un mese Aquilani, in virtù del suo “nobile” nome, troverà forse una panchina di A a dispetto dell’annata deludente col Pisa (chiusa ieri col ko di Ascoli). Mentre il “plebeo” D’Angelo, un tempo gagliardo difensore vecchia scuola, che il suo top da giocatore lo visse facendo vincere il Castel di Sangro a Marassi contro il Genoa con un gol di testa, ripartirà dalla scorsa notte per ridare futuro allo Spezia. Così va il calcio. LEGGI TUTTO

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    Samp: Pirlo svezza i giovani del futuro

    TORINO –  Comunque vada a finire la stagione della Sampdoria, il calcio deve essere grato ad Andrea Pirlo per i tanti giovani che con coraggio sta lanciando, non si è abituati, in Italia, alla linea verde. Dunque, c’è la possibilità che gli imberbi ragazzi che formano gran parte della rosa blucerchiata, presto siano i protagonisti del calcio di domani. In porta, il serbo Filip Stankovic, 22 anni, in prestito dall’Inter, aveva iniziato la stagione segnando in negativo almeno tre partite della Samp, costate altrettante sconfitte. Ma Pirlo, anche perché non aveva vere alternative, ha sempre creduto in lui e ora il figlio di Dejan è forse il miglior interprete della B. La difesa blucerchiata poi, è il reparto coi virgulti più interessanti, ragazzi di valore assoluto, in prospettiva. L’ultimo a trovare spazio, è Giovanni Leoni, classe 2006, giunto a gennaio in prestito dal Padova in C, sabato a Palermo ha segnato il suo primo gol da professionista. La Samp lo riscatterà per 1.5 milioni a fine stagione e poi potrebbe venderlo incassando una buona plusvalenza (c’è già la Juve su di lui), è il 17enne più utilizzato d’Europa. Ma attenzione anche a Daniele Ghilardi, 21 anni, 31 presenze e 2 gol in B con la Samp, in prestito dal Verona con obbligo di riscatto a determinate condizioni. Per non parlare dell’italo-uruguaiano Facundo Gonzalez, coetaneo di Ghilardi, in stagione 24 presenze, 2 gol e 1 assist, Campione del Mondo Under 20, in prestito dalla Juve. A inizio annata, Pirlo lo teneva in panchina. Il ragazzo si fece sentire attraverso il suo procuratore e da quando è diventato titolare lo scorso ottobre, nessuno lo ha più messo in discussione, con Leoni e Ghilardi forma uno dei terzetti difensivi più giovani d’Europa e qui sta il coraggio di Pirlo: avrebbe alternative più mature (Murru e Piccini), ma giocano prevalentemente i tre ragazzi. Per la mediana, due nomi da tenere d’occhio. Il regista spagnolo Gerard Yepes, 21 anni, 28 presenze e 3 assist, veste il blucerchiato dai tempi dell’Under 17, chi meglio di Pirlo può insegnargli il mestiere? La crescita che sta mostrando sotto la sua guida, ha dell’impressionante. Ma in mezzo, a gennaio è arrivato anche il gambiano Ebrima Darboe, 22 anni, in prestito dalla Roma, nella prima parte della stagione era al Lask, Serie A austriaca, finora in B, 10 gare, 2 gol (sublime quello di sabato al Palermo, tiro pazzesco dalla distanza) e 1 assist, con la sensazione che possa dare un gran contributo da qui a fine stagione. In avanti, due (o forse tre) nomi da segnarsi: l’attaccante Sebastiano Esposito, 21 anni, in prestito dall’Inter, in alcune gare ha dato l’impressione di essere vicino alla consacrazione attesa da tempo, non fosse per qualche problema fisico di troppo (18 presenze, 5 gol e 5 assist). Discorso analogo, anzi, con ancora più guai muscolari, per lo spagnolo Estanis Pedrola, 20 anni, prodotto doc del vivaio del Barcellona che ha mantenuto la possibilità di riacquisto entro il 2025. Sabato a Palermo è tornato in campo nel finale, era fermo da ottobre, visto solo per 10 apparizioni ma con 3 gol coi quali ha dimostrato di essere, potenzialmente, di un’altra categoria. Ma tanti tifosi blucerchiati guardano con trepidazione alla crescita di Samuel Ntanda, classe 2005, belga di origini congolesi, nel vivaio Samp dall’agosto 2022: mostra grandi mezzi atletici, Pirlo finora lo dosa con contagocce (8 apparizioni, sempre nel finale, per 58’ giocati) ma il ragazzo potrebbe fare davvero strada. Insomma, in tutto sono 8-9 giovani che fanno della Samp una della squadre più verdi che ci siano, non solo in B. E la giovane età, in caso di playoff, potrebbe voler dire avere in campo agli spareggi promozione elementi più freschi degli avversari. LEGGI TUTTO

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    Perché la Samp di Pirlo è da playoff

    TORINO – E adesso, per la Sampdoria e per Pirlo, può arrivare il bello, dopo una stagione assai tormentata, se si pensa che a un certo punto del campionato, i blucerchiati erano di fatto sul fondo, alle spalle avevano solo il Lecco (che però aveva tre gare da recuperare). Tutto passato. Ora la Samp ha le carte in regola per guadagnarsi, da qui alle restanti nove giornate di campionato, un piazzamento ai playoff. Certo, la vittoria di lunedì sera, in rimonta a Marassi sull’Ascoli, non è stato un successo del tutto convincente anzi, certe debolezze dei giovani blucerchiati sono di nuovo venute a galla. Ma quando sono entrati due dei big che tanto sono mancati a Pirlo (Esposito e Borini), la Samp l’ha ribaltata, evitando di mancare l’ennesima svolta stagionale. Ora i blucerchiati sono a tutti gli effetti nel novero di quelle 7-8 squadre che possono ambire agli ultimi due piazzamenti della griglia playoff, il 7° e l’8° posto. E di questo gruppone, la squadra di Pirlo appare come la più forte, specie se negli ultimi mesi i giocatori più importanti torneranno a essere disponibili (dopo la sosta per le Nazionali, che va in scena la prossima settimana, Pirlo dovrebbe riavere anche il genietto Pedrola, out da troppi mesi). E tutto ciò non fa che confermare quel che su queste colonne si sostiene da agosto: questa Samp ha un organico da playoff. Lontano dalle paure e dagli isterismi che hanno colto la piazza nei momenti più difficili quando la casa bruciava, qui si è sempre sostenuto che i blucerchiati, per questa stagione, potessero ambire alla A soltanto attraverso gli spareggi promozione. Anche se, guardando la classifica, difficilmente la Samp potrà chiudere oltre il 7° posto, visto che il Catanzaro, sesto n classifica, ha 11 punti di vantaggio che dovrebbe essere in grado di gestire da qui alla fine del campionato. E dunque in caso di arrivo al 7° o 8° posto, quali playoff si prospetterebbero per la Samp? I blucerchiati partirebbero dal turno preliminare, da giocare in casa della della quinta o sesta classificata. I ragazzi di Pirlo dovrebbero dunque fare il colpo in trasferta, il regolamento dei playoff dice che se al 90’ c’è ancora parità, si giocano i supplementari. E se la parità dovesse perdurare, al 120’ si qualifica la squadra di casa, in virtù del miglior piazzamento in campionato. Ma è chiaro che, per blasone e valore tecnico, la Samp dovrebbe essere la favorita dei playoff che nel 2012, nella precedente stagione di B dei blucerchiati, furono acciuffati solo all’ultimo e poi vinti. Tuttavia, il fattore Marassi, che potrebbe dare una bella spinta in più rispetto alle rivali, potrebbe avere il suo peso solo dalle semifinali, a turno preliminare in trasferta superato e anche questo aspetto va tenuto in considerazione. La vittoria sull’Ascoli poi, ha sancito che Pirlo dispone – probabilmente – del miglior portiere della B, Stankovic. Il figlio di Dejan, dopo il vantaggio dell’Ascoli, è stato fondamentale nell’evitare il raddoppio dei marchigiani che poteva chiudere la partita, anche grazie a lui si è potuto ribaltarla. Insomma, il portiere attuale non sembra neanche lontano parente di quello delle prime giornate, quando troppe volte la Samp doveva arrendersi a Marassi (al Ferraris ha perso 7 volte in stagione) per le sue papere che costavano tre sanguinose sconfitte interne. Ora Stankovic è uno dei punti forza della Samp. E anche questo può avere un peso per il finale di stagione dei blucerchiati. Attenzione però, agli scontri diretti, che possono stabilire il piazzamento in caso di arrivo a pari punti. Il Brescia, che precede i blucerchiati di un punto, è in vantaggio sulla Samp (all’andata ha vinto 3-1, ritorno 1-1). Ildem il Pisa, che ha gli stessi punti (0-2 e 2-0). Dunque, alla fine la Samp dovrà chiudere con almeno un punto in più di quelle che appaiono come le maggiori rivali dirette. LEGGI TUTTO

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    Samp e Pirlo, ora serve la continuità

    TORINO – E ora, per la Sampdoria di Pirlo, la parola chiave sarà continuità. La bella vittoria di sabato a Marassi sul Lecco ha confermato che l’ex tecnico di Juve e Karagumruk dispone di una rosa competitiva, incompleta finché si vuole ma comunque in grado di reinserirsi per i playoff che oggi distano 6 punti. Dopo il tonfo di Brescia era scattato un allarme eccessivo sulle potenzialità dei blucerchiati. Certo, la classifica scotta ancora, con soli tre punti di margine sui playout. E anche per questo è il momento di mantenere un minimo di continuità (che in parte c’è già): prima che per sognare, per evitare guai. Anche perché alle spalle della Samp, c’è chi s’è messo a correre: la Ternana, che sembrava mezza spacciata, ora con Breda viaggia alla media di 2 punti a partita (ne ha fatti 8 in 4 gare) e lo Spezia, con la prima vittoria di D’Angelo in quel di Ascoli, può aver svoltato, specie se venerdì nell’anticipo dovesse battere il Bari al Picco. Ma la più che convincente vittoria dei blucerchiati sul Lecco dice due cose importanti. La prima: il successo sui blucelesti – che con Bonazzoli stavano raccogliendo scalpi illustri, anche in trasferta – è arrivato con la squadra che era priva di 4 giocatori chiave per Pirlo: Borini, Depaoli, Pedrola e Vieira, segno che la squadra ha valori importanti anche nei sostituti (che tanti, troppo frettolosamente, liquidavano come non all’altezza). La seconda è la possibile consacrazione di Sebastiano Esposito, autore col Lecco di una doppietta – la prima in carriera – da categoria superiore: entrambi i gol sono capolavori fatti col sinistro (e lui è un destro). Andiamo a rivedere la carriera del secondo dei tre fratelli Esposito: esordi nell’Inter quasi da imberbe (a 17 anni debuttava in Champions League), giocava con Lukaku, c’era Conte sulla panchina nerazzurra. Poi un lungo peregrinare, in Italia e in Europa, senza mai riuscire a imporsi: Spal, Venezia, Basilea, Anderlecht e Bari prima di sbarcare alla Samp. Dal 2020 alla scorsa estate ha cambiato maglia a ogni sessione di mercato (tranne la stagione completa al Basilea, chiusa con 6 reti). Si diceva che giocava troppo per se stesso, si stava costruendo una fama da talento inespresso, era (ed è) considerato il più “peperino” dei tre fratelli e anche per questo il più discusso, finora. Poi segna due reti da cineteca e lì è stato bravo Pirlo a punzecchiarlo nel dopo gara anziché celebrarlo, esortandolo a non mollare, a fare ora il salto di qualità perché i mezzi per arrivare in alto ci sono tutti, come dicono quei due gol, anche se ha solo 21 anni ed è la prima cosa che bisognerebbe ricordarsi. Saggio dunque Pirlo a non coprirlo di lodi, preferendo stimolarlo nella crescita, a cercare quella continuità che serve anche alla Samp. E’ questo il Pirlo che preferiamo. Non quello che dopo la botta di Brescia dà dei presuntuosi a tutta la squadra. Ma magari fosse stata presunzione! Al Rigamonti per un tempo la Samp era in gita turistica, nemmeno nelle altre prove più negative, quando i risultati latitavano e la Samp era penultima, s’era vista una squadra così assente. E l’allenatore è sempre il primo responsabile dell’atteggiamento della sua squadra. Ma flop bresciano a parte, la Samp e Pirlo da almeno un mese e mezzo hanno l’atteggiamento giusto per affrontare le battaglie della B. Il fragile 4-3-3 delle prime uscite è un ricordo. Ma al di là dei moduli, conta come vai in campo (e la società dopo Brescia ha fatto capire che atteggiamenti come quello del Rigamonti non saranno più digeriti). E se anche due giocatori che a inizio stagione erano fra i più discussi – Stankovic in porta e Yepes in mezzo – poi diventano pilastri della squadra, come visto col Lecco, beh, da qui alla pausa invernale si possono coltivare giuste speranze, anche grazie a certe intuizioni tattiche di Pirlo, come quella di alzare  in mezzo il terzino Giordano, genovese e doriano, mossa dettata dall’emergenza che c’era sabato ma che si potrebbe utilizzare sempre, il ragazzo sta crescendo molto e gioca per la maglia del cuore – cosa non semplice – nel modo giusto. Senza dimenticarsi che il calendario dice che da qui a Santo Stefano la SamPirlo affronterà Reggiana in trasferta, Feralpisalò e Bari a Marassi. Il filotto non è certo impossibile. E arrivare al mercato di gennaio con una classifica promettente, darebbe una bella spinta anche alle trattative, nonostante i paletti finanziari che limiteranno i colpi. Perché se a gennaio la classifica dovesse sorridere particolarmente, nonostante il freno sugli acquisti, certi giocatori sarebbero più allettati ad indossare il blucerchiato. Con una classifica ancora a rischio, ci penserebbero almeno due volte e magari valuterebbero anche altre opzioni. LEGGI TUTTO

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    Esposito dall’Inter alla Sampdoria: quanti complimenti a Pirlo

    Di seguito il comunicato del club: “L’U.C. Sampdoria comunica di aver acquisito a titolo temporaneo con obbligo di riscatto e/o diritto di opzione e contro-opzione dal F.C. Internazionale i diritti alle prestazioni sportive del calciatore Sebastiano Esposito (nato a Castellammare di Stabia, Napoli, il 2 luglio 2002). L’attaccante si è legato al club blucerchiato fino al 30 giugno 2028”. Dopo la nota sono arrivate anche le prime dell’attaccante classe 2002. 
    Esposito, elogi a Pirlo e prime parole
    Sebastiano Esposito si è presentato ai canali ufficiali del club: “La Sampdoria non ha bisogno di presentazioni. E’ una piazza importante che merita palcoscenici diversi rispetto alla B”. Sulla scelta: “Mai avuto dubbi, avevo altre richieste ma ho spinto per Genova. Ho tanta voglia e determinazione e anche per togliermi qualche sassolino dalla scarpa”. L’attaccante ha continuato con gli elogi a Pirlo: “Mi sposo bene con la sua idea di gioco e penso di essere adatto al modo in cui intende giocare. Ho cambiato tante squadre e fatto diverse esperienze, conosco la categoria e non sarà facile. Dobbiamo pensare partita dopo partita perché tre punti fanno la differenza”.
    Da Pirlo a Quagliarella: “Fabio è un esempio e una grande persona, mi ha dato consigli dai tempi del mio esordio. È un giocatore fantastico e inarrivabile”. Poi in chiusura le parole sui fratelli, entrambi allo Spezia: “Non siamo così vicini da quando avevamo 10-12 anni. Sul campo, però, non farò sconti a nessuno. Sono sicuro che faremo un grande campionato”. LEGGI TUTTO

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    Lo Spezia di Alvini è la regina dell’estate

    TORINO – Puntualmente, come ogni anno, le retrocesse dalla A vengono messe fra le favorite per l’immediato ritorno nella massima serie. Poco importa che spesso non accada (anche se nell’ultimo campionato, due retrocesse su tre, Genoa e Cagliari, ce l’hanno fatta). Dunque, a guardare le ultime arrivate dalla A, Spezia, Sampdoria e Cremonese, si può fare lo stesso discorso? Probabilmente sì. Ma per come stanno andando le cose, una di queste tre appare più avanti delle altre due. A nostro avviso è lo Spezia che riparte da Massimiliano Alvini in panchina dopo la retrocessione maturata per aver perso lo spareggio salvezza col Verona. Per diverse ragioni. Economiche, innanzitutto. Nessuno in B disporrà della liquidità dei liguri. Il club dello statunitense Robert Platek, per iniziare, sarà quello che più godrà del cosiddetto paracadute, la consistente cifra che ricevono dalla Lega A le squadre che retrocedono. Spezia e Sampdoria, avendo disputato almeno tre campionati di A nelle ultime 4 stagioni, hanno ricevuto 25 milioni, solo che i blucerchiati hanno dovuto utilizzarne una larga parte per potersi iscrivere alla B, problema che lo Spezia non ha avuto mentre la Cremonese, facendo solo una stagione di A, ha incassato soltanto 10 milioni. Ma la liquidità extra dello Spezia non si ferma qui. Perché in rosa ci sono diversi gioielli ambiti in A da cui può arrivare altro cash per decine di milioni. Si è appena definita la cessione di Nzola alla Fiorentina: l’angolano ritroverà il suo mentore, Italiano, dalla Viola arriverà il promettente Niccolò Pierozzi, terzino destro impostosi la scorsa stagione in B nella Reggina e arrivato all’Under 21. Poi, il Sassuolo sembra più avanti nell’asta sul gioiellino Holm ma anche Dragowski potrebbe sistemarsi in A o all’estero (anche se ufficialmente è incedibile) mentre Agudelo si è già trasferito negli Emirati Arabi e si attendono offerte anche per Verde e Bourabia. Nel frattempo, sono arrivati elementi intriganti per la B: in mediana, il consistente Bandinelli (in cambio di Gyasi, andato all’Empoli). Per la trequarti, il colpo Antonucci, reduce da un ottimo campionato col Cittadella dove è sbocciato definitivamente, ora è il miglior trequartista della B ma può giocare anche seconda punta. In avanti, in prestito dal Sassuolo, c’è Moro, nella passata stagione al Frosinone salito in A ma anche Francesco Pio Esposito dal vivaio Inter, che giocherà col fratello Salvatore. Però, attenzione a quello che pareva un colpo minore, il centrocampista Rachid Kouda, nato a Cantù, con radici nel Burkina Faso. Prelevato in C dal Picerno, domenica con un gran gol (tiro all’incrocio del pali) ha portato lo Spezia in vantaggio contro una squadra della Liga spagnola, il Maiorca (poi è finita 1-1). Ciò introduce un altro tema: quanto la squadra di Alvini sia sul campo più avanti di tutta la concorrenza . Spezia che, in attesa di esordire lunedì 14 in Coppa Italia, contro il Venezia (si gioca a Cesena per i lavori al Picco), ha chiuso il precampionato da imbattuto. Non solo, prima di pareggiare col Maiorca, gli aquilotti avevano battuto tre squadre di categoria superiore: Sassuolo, Wolfsburg e Bochum. Sarà pure solo calcio estivo ma nessuno in B sta facendo simili risultati coi quali la piazza ha dimenticato la delusione per una retrocessione che non era semplice da metabolizzare, visto il modo in cui è maturata. Spesso per chi arriva dalla A, fare i conti con le scorie della caduta è il problema maggiore da affrontare. Ma continuando così, Alvini e i suoi potrebbero trovarne veramente poche, visto che la tifoseria sta correndo in massa ad abbonarsi. Certo, manca ancora una punta di peso, anche se potrebbe diventarla Moro: dopo l’anno di praticantato in B a Frosinone, chissà che sia l’anno giusto per il ragazzo, nella scorsa stagione alla lunga ha sofferto l’esplosione di Mulattieri. Vedremo. Ma intanto, allo Spezia sembrano esserci gli ingredienti giusti per una grande stagione. LEGGI TUTTO

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    Bari da A con Cheddira-Esposito

    TORINO – Col Frosinone che ha almeno un piede in Serie A, al momento 4 squadre si giocano il 2° posto, l’ultimo buono per la promozione diretta: il Genoa e tre club che inseguono a 3 punti, Reggina, Sudtirol e Bari. Si parla poco delle potenzialità dei pugliesi che vanno invece tenuti d’occhio, anche perché hanno fatto un mercato che potrebbe dare qualcosa in più nella lotta per la A. Il ds Polito, dopo aver sfoltito gli esuberi in rosa, negli ultimi giorni del mercato di gennaio ha piazzato diversi colpi interessanti che daranno più scelta al tecnico Mignani. Citiamo, fra gli altri, Benali, Molina ma soprattutto Sebastiano Esposito. L’attaccante scuola Inter classe 2002, sembra tutto un altro giocatore rispetto a quello che apparve in B, da giovanissimo, nel 2020-21, giocando per Spal e Venezia. Le successive esperienze all’estero, per Basilea e Anderlecht, lo hanno formato bene, per quanto non siano state felicissime. E i risultati si sono subito visti. Seba Esposito è sceso in campo due volte col Bari, segnando in entrambe le gare, entrambe vittoriose per i pugliesi (su Spal e Cosenza). “Non faccio fatica ad ambientarmi, sono partito col botto e spero di continuare su questa strada”, ha raccontato. “Non so cosa mi è mancato finora. Se non sono all’Inter, vuol dire che in effetti qualcosa è mancato. Ma ora spero di fare bene e infiammare una piazza con una storia spettacolare. Ho molta fame di calcio e non mollo mai. Sono giovane, qualcosa magari ho sbagliato ma ho una personalità forte che in passato può aver dato fastidio. Ma alla fine sono un bravo ragazzo, mi hanno creato un’etichetta che non esiste. E sono a Bari anche per togliermi questa immagine non vera”. Il ragazzo ha anche due stimoli in più che lo possono aiutare a raggiungere la definitiva consacrazione. Salvatore, il fratello maggiore, centrocampista classe 2000, dal giugno scorso nel giro della Nazionale, nella stessa sessione di mercato ha lasciato la B per farsi finalmente strada in A, allo Spezia, la categoria dove prima o poi sbarcherà anche il fratello, dopo aver raccolto 7 presenze con l’Inter da ragazzino, nel 2019-20. E poi, ad Esposito può solo che fargli bene la vicinanza in attacco a Walid Cheddira, l’italo-marocchino capocannoniere della B con 14 reti. In campo, i due si trovano che è una meraviglia, come se giocassero insieme da una vita, una coppia ben assortita che si completa perfettamente e che potrebbe essere decisiva per le sorti del Bari. Sì, attenzione ai pugliesi nella lotta per la A diretta. Aggiungiamo un dato, che dice tutto: di fatto, nella rosa del Bari, Esposito ha preso il posto in attacco dello scontento Salcedo, passato al Genoa. Salcedo che in tutta la stagione vissuta a Bari aveva segnato 2 gol, quanti ne ha fatti Esposito in due uscite. E così a Bari ora si sogna. LEGGI TUTTO