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    Fiorentina-Juve, tentazione Ramsey

    FIRENZE – Cresce l’attesa per Fiorentina-Juventus, la partita più sentita di tutte nel capoluogo toscano, ma anche la prima delle sei tappe che restano ai bianconeri per acciuffare la qualificazione alla Champions League. Andrea Pirlo non ha ancora sciolto gli ultimi dubbi di formazione, che riguardano soprattutto il centrocampo: se in mezzo la coppia Bentancur-Rabiot non dovrebbe avere rivali, anche perché le condizioni fisiche di Arthur consigliano un utilizzo non esagerato del brasiliano, è sulle fasce che il tecnico della Juve deciderà a breve. Per ora sono segnalate in ascesa le quotazioni di Cuadrado alto a destra, con Ramsey a specchio sulla corsia sinistra e con licenza di inserirsi da parte del gallese. L’avanzamento del colombiano presupporrebbe la presenza di Danilo terzino alle sue spalle, con Chiellini al rientro e uno tra Bonucci e De Ligt al fianco del capitano. In porta torna Szczesny, mentre in attacco la coppia formata da Cristiano Ronaldo e Dybala non dovrebbe avere rivali, considerato che Morata a partita in corso è ritenuta un’arma più pericolosa rispetto alla Joya, bisognosa di accumulare minutaggio. La formazione alternativa, qualora Danilo non dovesse recuperare in tempo, contempla Cuadrado terzino, con McKennie e Ramsey esterni di centrocampo adattati.

    FIORENTINA-JUVENTUS (ore 15)

    PROBABILI FORMAZIONI

    FIORENTINA (3-5-2): Dragowski; Milienkovic, Pezzella, Caceres; Venuti, Amrabat, Pulgar, Castrovilli, Biraghi; Vlahovic, Ribéry. All. Iachini

    JUVENTUS (4-4-2): Szczesny; Danilo, Bonucci, Chiellini, Alex Sandro; Cuadrado, Bentancur, Rabiot, Ramsey; Dybala, Cristiano Ronaldo. All. Pirlo LEGGI TUTTO

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    Roby incanta, Stefano azzanna: l'anno magico della B2 a Firenze

    La Fiorentina del 1988-89 venne trascinata da questa splendida coppia d’attacco, fatta da due amici che non hanno mai smesso di lottare insieme. E la loro partita perfetta arrivò proprio con la Juve… Ci sono incontri baciati dal destino, succede quando il tempo dà appuntamento a due vite incrociandone i percorsi in un momento preciso, solo quello. A volte – i più fortunati di noi lo sanno – finisce che ci si innamora, altre volte – ed è la storia che racconteremo – assistiamo ad un incantesimo, come due pianeti che si allineano nella sfera celeste. Ci si scopre fatti l’uno per l’altro, ed è un comune sentire, una forma di innamoramento calcistico. Si parla la stessa lingua, anche se è quella dei piedi. LEGGI TUTTO

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    Sassuolo-Fiorentina 3-1, Berardi fa 101 e Iachini va ko

    REGGIO EMILIA – La Fiorentina si scioglie dopo un bel primo tempo al Mapei Stadium contro il Sassuolo, che rimonta e vince 3-1 uno dei quattro anticipi del sabato della 31ª giornata di Serie A. I ragazzi di De Zerbi faticano per 45 minuti, poi trovano tre punti per consolidare l’ottavo posto in classifica alle spalle della Roma. I viola di Iachini scivolano pericolosamente verso la zona retrocessione. Alla Fiorentina il successo manca da quattro gare: l’ultima vittoria è il 4-1 a Benevento del 13 marzo, quando in panchina c’era ancora Prandelli.Guarda la gallerySassuolo show contro la Fiorentina: Bonaventura e Lopez, che gol!
    Sassuolo-Fiorentina, magia di Bonaventura
    Il Sassuolo, con i rientranti Berardi e Defrel inizialmente in panchina così come Locatelli, schiera Raspadori centravanti, coadiuvato da Traoré, Djuricic e Boga. La Fiorentina ritrova tra i titolari Pulgar e Ribery mentre Amrabat e Martinez Quarta partono tra i rincalzi. I viola spingono subito alla ricerca del gol, sorprendendo i ragazzi di De Zerbi: al 5’ Castrovilli spara su Consigli; poi, al 16’, un insidioso sinistro in diagonale di Biraghi è deviato dal portiere del Sassuolo, Ribery si avventa sul pallone e ribadisce a rete centralmente, favorendo la parata in presa di Consigli. Al 22’ primo squillo del Sassuolo con Traoré, che trova la risposta in tuffo di Dragowski. La supremazia viola si concretizza al 31’ quando Bonaventura scambia con Ribery, riceve nuovamente palla dal francese e fa partire uno splendido sinistro che si infila all’incrocio dei pali: è il secondo gol stagionale per l’ex centrocampista del Milan. Il Sassuolo inizia a macinare gioco alla ricerca del pareggio, ma è la Fiorentina a sfiorare ancora il gol al 44’ con Castrovilli, che colpisce il palo a conclusione di un’irresistibile iniziativa personale. Si va all’intervallo con la squadra di Iachini in vantaggio per 1-0.
    De Zerbi cambia volto al Sassuolo
    Al rientro in campo De Zerbi cambia spartito, inserendo Kyriakopoulos, Defrel e Berardi al posto di Rogerio, Traoré e Djuricic. E’ proprio il greco a provarci al 51’ con un rasoterra troppo prevedibile per impensierire Dragowski. Il match, poco dopo, cambia volto nello spazio di una manciata di minuti, grazie a due rigori concessi al Sassuolo dall’arbitro Aureliano e trasformati da Berardi al 59’ e al 62’: il primo penalty è fischiato per fallo di Dragowski sullo stesso Berardi, il secondo per atterramento di Raspadori da parte di Pezzella, che neanche protesta. L’attaccante degli emiliani, con questa doppietta, sale a 101 gol nel Sassuolo in gare ufficiali. Al 75′ fa festa anche Maxime Lopez, che mette il sigillo al risultato con un gran destro di collo dal limite dell’area di rigore. La Fiorentina impressiona per come si scioglie, senza reagire, dopo il tris del Sassuolo, che si gode il secondo successo di fila dopo l’1-0 di Benevento.
    Serie A, la classifica LEGGI TUTTO

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    Un rigore non tirato, una sciarpa raccolta. Nel tifo diviso, Baggio fu di tutti

    Dopo il suo passaggio dalla Fiorentina alla Juventus, che causò una rivolta cittadina, il 6 aprile di trent’anni fa Roby tornò a Firenze con la maglia di un altro colore… Baggio se n’era andato e si era portato dietro le ultime illusioni di un popolo vinto. La Fiorentina aveva cominciato il decennio sfiorando lo scudetto e lo aveva appena terminato lottando per la salvezza e perdendo la finale della Coppa Uefa: fra i viola e la vittoria c’era sempre la Juventus. E Baggio se n’era andato: alla Juventus. LEGGI TUTTO

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    Mezzo secolo di Edmundo, l’artista che prese l’Arno e lo rese mare

    Compie 50 anni uno dei talenti più cult di sempre: filantropo, istrionico, indomabile, re del Carnevale, capace di inventare calcio. E quelle notti alla stazione…Cinquant’anni e il solito sguardo. Impenetrabile, misterioso. Capace di attrarre come una calamita. Alves de Souza Neto, o più semplicemente Edmundo, è un calciatore che è stato amato e odiato. Il suo soprannome “O Animal” è la fotografia del suo calcio. Furioso, istintivo, cattivo. E della sua vita, sempre sul filo del rasoio. Nell’estate del 2011 è stato addirittura arrestato per un incidente stradale che purtroppo lo ha visto protagonista e che è costato la vita a tre persone. Un dolore che lo accompagna come un marchio incancellabile. LEGGI TUTTO

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    Nella lettera d’addio dell’ex tecnico della Fiorentina emerge tutto il disagio legato alla frenesia del calcio odierno. Il pallone è sentimento, il sentimento si fa impresa. Ma non succede il contrarioIl calcio spietato. Il calcio solitario e cattivo. “Sono consapevole che la mia carriera di allenatore possa finire qui, ma non ho rimpianti e non voglio averne. Probabilmente questo mondo di cui ho fatto parte per tutta la mia vita non fa più per me e non mi ci riconosco più. Sicuramente sarò cambiato io e il mondo va più veloce di quanto pensassi. Per questo credo che adesso sia arrivato il momento di non farmi più trascinare da questa velocità e di fermarmi per ritrovare chi veramente sono”. LEGGI TUTTO

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    Chi si ferma non è perduto: l'addio e la lezione di Prandelli

    Ci vogliono forza e coraggio non solo per andare avanti, ma anche per dire che non ce la si fa più. E nella lettera dell’ormai ex tecnico della Fiorentina c’è un grande messaggio: non abbiate paura di fermarvi e del giudizio altrui, perché stare bene con se stessi vale più di ogni altra cosaCesare ha detto basta. Con una lettera toccante, sincera, in cui si è messo a nudo, senza difese e senza paure. Quando qualcuno pensa che una ammissione di fragilità sia un segno di debolezza, non sa che è proprio quello il momento in cui ci si sente finalmente liberi e quindi più forti e più veri. Perché ci vogliono forza e coraggio non solo per andare avanti, ma anche per dire che non ce la si fa più. Per confessare di non avere le energie necessarie. Per parlare della propria inadeguatezza e incapacità di restare in un ambiente che cambia in modo troppo veloce per stargli dietro. LEGGI TUTTO