Così Gilardino ha trasformato il Genoa
TORINO – Agli esordi da allenatore, ai tempi in cui si faceva le ossa alla Pro Vercelli, Alberto Gilardino venne a Tuttosport per una chiacchierata che in redazione ci incuriosiva molto, volevamo vedere se il Gila aveva la stoffa giusta per sfondare anche in panchina. Intanto, ci piacque subito la sua grande umiltà. L’anno prima, per imparare il mestiere, era partito dalla Serie D. Eh sì, un Campione del Mondo di Germania 2006 aveva scelto di cominciare da Rezzato, 13mila abitanti in provincia di Brescia, dove si era alternato fra panchina e direzione tecnica con Luca Prina, l’allenatore che l’aveva svezzato, da ragazzino, nei Giovanissimi della Biellese. Alla Pro Vercelli, in C, avrebbe chiuso al 14° posto, una salvezza senza patemi in linea con gli obiettivi societari. Ma quel giorno il Gila ci fece una buona impressione perché aveva la luce giusta negli occhi, quella di chi “sente” di percorrere la sua strada, di seguire una vocazione con determinazione. I suoi numeri al Genoa, dicono tutto: 6 partite, 16 punti su 18, media 2.66 a gara, sempre vincente nelle ultime 4 uscite, appena due gol subiti, cioè uno ogni tre partite e finalmente in campo quella consistenza su tutti i 90 minuti che ci si aspettava fin dall’estate dalla prima favorita per la Serie A. L’ultima vittoria, sabato scorso in casa dell’inguaiato Benevento di Cannavaro, è stata esemplare. Primo tempo sulla carta mostruoso, Genoa che poteva andare all’intervallo come minimo sullo 0-3, invece aveva segnato solo Coda ma resta la miglior frazione stagionale del Genoa. Calo nela ripresa, pari di Tello nell’unica occasione costruita dalla Strega, vittoria finale all’ultimo respiro con una magica capocciata del subentrato Puscas su perfetto assist di Sabelli, un gol fortemente cercato e voluto andando a riconquistare palla negli ultimi attimi del recupero e che ai tifosi genoani con qualche annetto ha ricordato certi stacchi aerei di Skuhravy ma non è neanche sbagliato paragonarlo al celeberrimo gol di testa che Cristiano Ronaldo segnò alla Sampdoria, per quanto il rumeno è rimasto sospeso in aria. Vittoria pesantissima col Gila che ancora una volta non ha sbagliato una mossa e ora inizia a essere un allenatore quantomeno da tenere d’occhio. Lo stesso Coda, altro grande rivitalizzato da Gilardino, ha raccontato che il nuovo allenatore gli dà più stimoli di quanti gliene offrisse Blessin, mettendo una volta per tutte una pietra tombale sulla gestione del tedesco. Ora al Grifone si respira l’entusiasmo giusto per affrontare al meglio il girone di ritorno e pazienza se sarà meglio preventivare un -2 in classifica che molto probabilmente arriverà se sarà dimostrato un errore societario. Quel che conta è che finalmente il Genoa si stia esprimendo secondo pronostico e che torni a infiammare il suo popolo unico. Sabato alle 16.15 arriva il Pisa e il Tempio di Marassi ribollirà d’entusiasmo, anche per la storica amicizia fra le due tifoserie. La prevendita è più che buona, già ora si è a oltre 26mila spettatori, anche perché col Gila in casa sono arrivate solo vittorie. Mentre con Blessin si era fermi all’unico striminzito successo sul Modena, lui al Ferraris ha già messo sotto il Sudtirol (che arrivò imbattuto da 12 gare, ad oggi quinta forza della B), la capolista Frosinone e il Venezia, con la più debole che ha portato qualche grattacapo ma è stata piegata nel finale da Coda. Col Pisa è un partitone, confronto che si annuncia molto diverso da quello dell’andata, quando il Genoa vinse all’Arena con un gol di Ekuban. Perché quello era il Pisa di Maran, che balbettava, dal ritorno in panchina di D’Angelo è tutta un’altra squadra, ora al 6° posto (e l’aveva presa ultima) anche se ha iniziato il 2023 in maniera poco brillante (un punto in due gare). E’ un test verità per il Gila, perché il Pisa di D’Angelo, da anni, è una delle squadre più consistenti della B, agonisticamente mai seconde a nessuno. Però anche questo Genoa, finalmente pugnace e con la determinazione giusta del suo allenatore, non scherza per niente. LEGGI TUTTO