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    Hojlund-United, ci siamo: offerta da 75 milioni e 10 di bonus

    MANCHESTER (Inghilterra) – L’attaccante dell’Atalanta Rasmus Hojlund è ad un passo dal trasferimento in Premier League alla corte del Manchester United. Il danese non ha giocato l’amichevole a Bournemouth nella giornata odierna in quanto il cub bergamasco e i Red Devils stanno arrivando alla fumata bianca per il trasferimento: raggiunto l’accordo sulla base di 75 milioni di euro più 10 di bonus, con la squadra inglese che attende solo di formalizzare l’accordo una volta limati gli ultimi dettagli. Accontentato quindi l’allenatore dei Red Devils Erik Ten Haag che aveva espressamente richiesto un attaccante in questa sessione di mercato, nella scorsa stagione Hojlund ha disputato 34 partite con la maglia della Dea realizzando 10 gol e 4 assist. LEGGI TUTTO

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    Pagliuca: “Stregato da Percassi e Atalanta, Gasp ai Celtics. Così ho preso Hojlund”

    Sono con il co-proprietario dell’Atalanta Stephen Pagliuca e, finalmente, ho l’occasione di parlare con lui, dato che è da tempo che voglio intervistare questi nuovi proprietari che, partendo dal Nord America, hanno attraversato l’Atlantico e hanno acquistato quote in molte squadre di Serie A. In particolare, Pagliuca ha acquisito quote dell’Atalanta nel febbraio 2022. Per cui la prima domanda riguarda le ragioni dietro la sua scelta: perché proprio Atalanta?
    «La presenza della famiglia Percassi è stata una dei principali motivi alla base della nostra scelta di investire nell’Atalanta. Il nostro primo contatto è avvenuto grazie anche all’intermediazione di Luca Bassi, un mio partner d’affari in Italia, e da lì in poi abbiamo sviluppato un’ottima intesa. La famiglia Percassi voleva rafforzare la squadra cercando al contempo di creare un brand conosciuto a livello mondiale, noi abbiamo fatto un lavoro simile qui con i Celtics. In più, avere origini italiane, dato che i miei nonni erano nativi di Muro Lucano, in provincia di Potenza, ha sicuramente aiutato. È stato incredibile, appena sceso dall’aereo mi sono sentito subito come a casa: il legame tra Bergamo e l’Atalanta è qualcosa di incredibile, l’intera città vive per la squadra. Io mi appassionai al calcio, o meglio al “soccer” se usiamo la denominazione statunitense, negli anni ’70. Ai tempi vivevo in Olanda e, sia perché non c’era modo di seguire altri sport, sia perché la tv non trasmetteva altro, sono diventato un grande appassionato di calcio».
    Quando prende una squadra come l’Atalanta, si guarda intorno, sa che dovrà confrontarsi con squadre come la Juventus, il Milan, l’Inter che fanno parte del gotha del calcio da decenni. Quali sono i passaggi per riuscire , o perlomeno provare, a ridurre lo svantaggio competitivo esistente er far sì che una squadra come l’Atalanta riesca ad avvicinarsi ai livelli di certe superpotenze, influenzando al contempo la percezione che le persone hanno del brand Atalanta, in modo che il nome del club entri nell’immaginario collettivo ed inizi ad essere accostato con sempre maggiore frequenza a traguardi prestigiosi quali la Champions League o le zone alte della classifica?
    «Credo che, limitatamente al caso dell’Atalanta, la chiave di volta di questo processo sia il fantastico lavoro svolto dalla famiglia Percassi con il settore giovanile: considerando che attualmente annovera nelle varie categorie dell’Academy nerazzurra oltre 400 ragazzi di età compresa tra i 6 e i 16 anni, risulta quasi logico come, per un piccolo centro come è Bergamo, la maggior parte degli investimenti sia prevalentemente rivolta al settore giovanile, rendendolo quindi un asset strategico di importanza assoluta. A questo si aggiunge pure l’importante lavoro svolto, anche a livello globale, dal dipartimento di scouting scovando giocatori del calibro di Lookman e Højlund. Sono fiducioso e mi sbilancio nel dire che possiamo affrontare chiunque a viso aperto».
    Credo che lei già conosca qualche aneddoto su Højlund, ad esempio che sua madre è una tifosa sfegatata dei Celtics, avendo studiato qui negli Stati Uniti. È vero che si è recato personalmente in Austria allo Sturm und Graz per convincerlo a firmare per l’Atalanta?
    «Assolutamente sì: io ero accompagnato da Lee (Congerton) e Luca (Percassi). Ci sediamo a parlare con la madre di Rasmus e mentre, tra le altre cose, ci racconta del suo passato e che anche lei è stata un’ottima calciatrice, scopriamo che giocava qui a Nashville, nel New Hampshire, che aveva ancora molti amici negli Usa e i Celtic erano veramente forti a quei tempi. Per cui, come parte dell’accordo, le abbiamo offerto di vedere una partita dei Celtics a bordo campo al termine della stagione. Højlund è talmente un portento fisico che, quando l’ho incontrato per la prima volta allo Sturm Graz, facevo fatica a credere che fosse solo 19enne per via della sua struttura fisica imponente, così imponente che farebbe impallidire anche certi giocatori dell’NBA: alto 1,91 velocissimo e mancino. I nostri scout hanno fatto un lavoro stupendo scovandolo: volevamo fortissimamente che si unisse a noi».
    Le statistiche sono fondamentali per lo staff dell’Atalanta, al punto tale da usare processi analitici all’avanguardia come chiave per cercare i campioni del futuro. Ci dica qualcosa in più a riguardo.
    «Quando approdammo ai Celtics, 20 anni fa non esisteva alcun dipartimento incentrato sull’analisi statistica. Decidemmo quindi di crearne uno ex novo e, per giunta, di grandi dimensioni. Considerato l’impatto fondamentale e decisivo che questa scelta ha avuto nel successo delle nostre strategie di drafting e di acquisizione di nuovi giocatori, stiamo cercando di replicare questo modello anche con l’Atalanta. Sono convinto che il duro lavoro svolto sia da Luca Percassi sia da Lee Congerton stia portando grandi risultati anche grazie all’esperienza di entrambi. Lee può vantare anni di esperienza in Premier League e Luca è stato a suo tempo un giocatore di calcio, se non sbaglio nelle giovanili del Chelsea, per cui sanno sicuramente cosa stanno facendo».
    La cifra stilistica del gioco espresso dall’Atalanta si può riassumere con il termine resilienza: l’intensità e la costanza del loro pressing, il gioco sempre spumeggiante si devono soprattutto alle tattiche di Gian Piero Gasperini, l’uomo dietro a tutto ciò, che lei ha anche invitato personalmente a Boston. Ci puoi raccontare qualcosa di più su Gasperini?
    «Quando Gasperini è venuto a trovarci a Boston con tutto il suo staff, gli abbiamo regalato un pallone da basket autografato dei Celtics che attualmente conserva nel suo ufficio. Dopo aver assistito a una partita di basket da bordo campo, quindi proprio al centro dell’azione, ha incontrato il nostro staff e, dopo aver confrontato gli appunti presi dagli staff tecnici di entrambe le squadre, abbiamo notato forti somiglianze dal punto di vista delle strategie usate nello sviluppo dei giovani e nell’uso del talento. Per cui è stato uno scambio tanto divertente quanto costruttivo, perché entrambe le squadre ne hanno tratto beneficio e hanno imparato molto l’una dall’altra. Alla fine il trait-d’union che ci unisce è il metodo basato sul duro lavoro, organizzazione e disciplina, tutti valori che applichiamo anche qui come Celtics».
    Quando Gasperini è venuto a Boston, ha avuto modo di osservare il suo tiro in sospensione? Potrebbe essere il 15° uomo dei Celtics?
    «Assolutamente! Credo che il nostro giocatore che più somiglia a Gasperini potrebbe essere Marcus Smart, un tipo tosto, disciplinato che si getta su tutti i palloni, si somigliano molto».
    Come Italo-americano, quale significato ha per lei far parte di questa lista di patron che sono andati in Italia e hanno acquisito, anche parzialmente, una delle venti squadre della Serie A?
    «Sono molto a mio agio e onorato. In un certo senso, per me è come un ritorno alle origini, al paese dal quale proveniva mio nonno. C’è una componente emotiva sostanziale ogni volta che torno in Italia: abbiamo ancora dei parenti in Italia. Ripeto, mi sono subito sentito a casa non appena sono sceso dall’aereo, e lavorare con la famiglia Percassi è stato fantastico fin dal primo minuto anche grazie alla calorosissima accoglienza che hanno riservato a mio figlio, alla mia famiglia e a tutto il nostro entourage. È stato tutto un meraviglioso atto d’amore».
    Quanto appassionato è il tifo a Bergamo? Sentirli in tv è un conto, ma quando sei lì, dal vivo, puoi veramente sentire la passione dei tifosi e la loro energia, senza contare le cronache virtuose circa le innumerevoli iniziative realizzate per la loro comunità.
    «È qualcosa di indescrivibile, e in ciò mi ricordano i tifosi dei Celtics. Sotto certi aspetti il tifo a Bergamo è addirittura più intenso: arrivano prima della partita, cantano e fanno il tifo per tutto il tempo, a prescindere da qualsiasi cosa accada in campo. Quando nasce, ogni bambino di Bergamo riceve una maglia dell’Atalanta, e anche per questo il club è parte integrante della città, e indissolubilmente legata a doppio filo con la comunità, al punto tale che Atalanta e Bergamo finiscono per diventare una cosa sola, tutti ad appoggiare la squadra. I tifosi e i giocatori percepiscono tutto ciò, e questo rende ogni secondo allo stadio un’esperienza indimenticabile». LEGGI TUTTO

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    Atalanta, guarda Hojlund! Sta diventando grande e vale tutti i 17 milioni

    BERGAMO- Quando l’Atalanta lo ha preso a fine agosto dallo Sturm Graz, a stupire non fu poi tanto il fatto che i nerazzurri puntassero su un nome sconosciuto al grande calcio. Rasmus Hojlund, ovvero il centravanti classe 2003 della Dea, venne pagato ben 17 milioni, davvero molti peri canoni nerazzurri. Oggi, a distanza di qualche mese e tante buone prestazioni dopo, si capisce perché sul 19enne danese ci fossero diverse squadre. Per battere la loro concorrenza l’Atalanta ha dovuto muoversi con l’amministratore delegato Luca Percassi e l’uomo mercato Lee Congerton già alla vigilia della sfida giocata il 21 agosto contro il Milan a Bergamo. La rete segnata lunedì sera a Bologna è stata splendida, senza dubbio l’accelerata di Boga va rimarcata ma Hojlund è stato bravo sia nel movimento che nel controllo in avanti che gli ha poi permesso di scavalcare Skorupski con un morbido tocco sotto. La rete del 2-1 è un concentrato di forza, astuzia e tecnica, grazie a quel gol la Dea ha ribaltato la situazione così come pochi giorni prima, a La Spezia, in una gara decisamente molto complicata e sul 2-0 per i padroni di casa da diversi minuti era stato ancora Hojlund a riaccendere i motori del gruppo grazie ad un gran diagonale di destro.Sullo stesso argomentoL’Atalanta è carica: 3-0 al Nizza in amichevole firmato da Hojlund, Zapata e BogaAtalanta

    I numeri di Hojlund e le qualità tecniche

    I numeri stagionali del ragazzino danese sono importanti, con 13 presenze e 643 minuti giocati in A il numero 17 nerazzurro ha una media gol di una rete ogni 214 minuti (3 finora le marcature) cui va aggiunto anche l’assist per Scalvini sul campo della Roma. Solo 5 volte incampo da titolare, il giovanotto è quasi sempre protagonista sia sul piano tecnico (quando i compagni lo cercano con palla lunga nello spazio lui è bravo nella difesa del pallone con scarico per chi arriva a rimorchio oppure a costruirsi occasioni da rete) che atletico. La velocità in sprint è uno dei suoi tratti distintivi, Gasperini spesso ha parlato della “fame” e della voglia che Hojlund mette incampo ed effettivamente, guardando le sue partite dal vivo, si percepisce in continuazione la sua caparbietà. Un altro dettaglio che lo rende particolare è la personalità: con i compagni di squadra piuttosto che con l’arbitro per chiedere un giallo (è accaduto a Bologna lunedì scorso), è già capitato di vedere Hojlund gesticolare con grande trasporto per far valere le sue ragioni. In ultima analisi, il rapporto con i tifosi sta diventando molto forte sia per i segnali che il ragazzo manda dal campo (a Bergamo i calciatori generosi sono sempre molto apprezzati, “Molà mia” è un tratto distintivo degli orobici) che per la carica che lo stesso Hojlunnd trasmette. Al Picco di La Spezia, nel finale che poi ha regalato il pari di Pasalic, l’attaccante degli orobici ha invitato i tifosi ad alzare i decibel del sostegno. Gli occhi di diverse big si stanno posando su di lui, il ragazzo è già nel giro della Danimarca e ha sfiorato la convocazione per il Mondiale in Qatar: il tempo è tutto dalla sua parte, la sensazione che Gasperini abbia per le mani un diamante grezzo è forte. Ad inizio stagione, con lo Sturm Graz ai gironi di Europa League, Hojlund scelse Bergamo e l’Atalanta per diventare grande con i nerazzurri.

    Guarda la galleryIl 2003 Hojlund trascina l’Atalanta a Monza: nerazzurri primi da soli! LEGGI TUTTO