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    Reggina-Genoa, serata di gala

    TORINO – La 12ª giornata di Serie B si chiude stasera col botto: alle 20.30 va in scena Reggina-Genoa, rispettivamente a -8 e a -5 dalla capolista Frosinone. Dunque gli amaranto calabresi, facessero l’impresa di battere il Genoa, considerata la squadra più forte della categoria, li agguanterebbero in classifica, balzando dal 5° al 2° posto. E Inzaghi crede in una notte magica al Granillo: “Il Genoa è di gran lunga la squadra più forte, ma noi, grazie al nostro pubblico speciale, possiamo fare l’impresa con una gara perfetta”, dice Super Pippo per caricare i suoi, non escludendo qualche mossa a sorpresa nell’undici iniziale, anche se alla fine potrebbero giocare più o meno i soliti, con Ravaglia in porta (e non Colombi), impreziositi da un Menez falso nueve, finora autore di una bella stagione. Sull’altro fronte arriva un Genoa che fa molti più punti in trasferta che in casa (15 contro 7). Lontano da Marassi, la squadra di Blessin ha vinto a Venezia, Pisa, Ferrara, Cosenza e Terni e perso solo a Palermo. Ma è quasi impeccabile anche il cammino interno della Reggina, la squadra col miglior attacco della B (20 gol), che al Granillo ha già battuto Sudtirol, Palermo, Cittadella, Cosenza ma ha perso nell’ultima uscita interna dal Perugia ultimo. Blessin, reduce dal beffardo pari interno col Brescia, invita il Genoa a essere più conscio dei propri mezzi. A centrocampo ritrova Strootman, assente nell’ultima uscita per la scomparsa del padre, prenderà il posto di Badelj, espulso contro il Brescia e squalificato. Dubbio sul portiere: lo spagnolo Martinez rientra dopo l’infortunio alla spalla ma il croato Semper l’ha sostituito ottimamente, mostrando di essere più reattivo e più sicuro del titolare. “Quando hai due portieri così forti, è una decisione difficile”, dice il tecnico tedesco che in caso di vittoria si riporterebbe in scia del Frosinone e potrebbe anche iniziare una fuga a due verso la A, visti i problemi che mostrano le altre squadre d’alta quota.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Resiste e colpisce: è una Juventus ritrovata

    TORINO – Una partita come metafora di una stagione intera? La Juventus proverà a far sì che la vittoria sull’Inter lo sia, intanto festeggia il successo su una grande (e quella che i tifosi godono di più a battere) che in campionato mancava dal 15 maggio 2021, anche allora sui nerazzurri, e incamera la quarta vittoria consecutiva, frutto della quarta partita di Serie A senza subire reti. Stavolta contro una squadra che segnava da 24 turni. Una vittoria e un poker che valgono il sorpasso sull’Inter e l’aggancio alla Roma, con il quarto posto occupato da Lazio e Atalanta lontano solo due punti.Guarda la galleryJuventus-Inter, il gol di Danilo convalidato e poi annullato da Doveri FOTO

    Resistere…

    Una partita come metafora di una stagione intera perché nel primo tempo, come in questa prima parte di stagione, la squadra di Massimiliano Allegri ha creato pochissimo in avanti e, pur concedendo complessivamente poco, ha rischiato due volte di subire gol: graziata, e questa fortuna è stata invece un inedito o quasi (il quasi è il palo di Hjulmand contro il Lecce), dagli errori di Dzeko e Dumfries. Ha resistito, la Juventus, e le si poteva chiedere poco di più, senza nove indisponibili tra cui uomini chiave come Pogba, Vlahovic e Paredes, e altre due stelle come Di Maria e Chiesa in panchina con una ventina di minuti nelle gambe. A complicare il tutto, la maggior freschezza dell’Inter, con sei giocatori nuovi rispetto alla partita di martedì a Monaco di Baviera, giocata senza l’assillo del risultato, mentre Allegri aveva potuto cambiarne appena due rispetto alla sfida col Paris Saint-Germain, giocata un giorno dopo. 

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    …e colpire

    Al netto della citata fortuna nelle due occasioni nerazzurre, la Juventus ha però resistito con attenzione, determinazione e carattere, confermando di aver ritrovato almeno queste doti. Nella ripresa ha ritrovato anche altro: ha ritrovato il cinismo, ha ritrovato gli acquisti, con Kostic e Bremer che hanno giocato i loro 45 minuti migliori in bianconero, e ha ritrovato Chiesa e Di Maria, preziosi nel tenere palla in avanti nel finale. Ha ritrovato, cioè, tutto quello che Allegri si augura di ritrovare da adesso in avanti. E ha vinto, nonostante un discutibile gol annullato dal var (e anche qui c’è del già visto…) a Danilo perchè il pallone che calcia col sinistro sfiora la sua mano destra, quella del braccio che De Vrij gli stava trattenendo. Ha vinto segnando il primo gol con un gran contropiede di Kostic finalizzato da Rabiot, omaggio a Trapattoni rimasto l’unico allenatore juventino ad aver vinto più partite (319) di Allegri, che con 228 ha superato Lippi. E ha vinto chiudendo il conto con Fagioli, al secondo gol consecutivo in campionato e ancora tra i migliori. Resistere e colpire: ora la Juventus deve riuscire a farlo anche con Verona e Lazio, poi soprattutto da gennaio in poi. Come lo ha fatto nei 90 minuti contro l’Inter.

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    Juventus-Inter, Inzaghi con i titolarissimi. Brozovic però scalpita

    MILANO – Simone Inzaghi schiererà contro la Juventus quella che oggi può essere considerata la miglior formazione possibile, ovviamente al netto dello stato di forma dei suoi ragazzi, oltre che di infortuni e recuperi dell’ultimo momento. A Torino, come ampiamente previsto, non ci sarà Romelu Lukaku. L’attaccante nerazzurro si trova ora in Belgio per seguire le terapie e l’iter di recupero dopo la ricaduta subita e il risentimento della cicatrice miotendinea del bicipite femorale della coscia sinistra. All’inizio della prossima settimana Big Rom sosterrà i nuovi esami del caso, ma nonostante il calciatore speri ancora di prender parte alla trasferta di Bergamo contro l’Atalanta, la realtà più plausibile è che torni in campo, almeno con la maglia dell’Inter, solo nel 2023. Buone notizie invece da Marcelo Brozovic. Ieri il croato ha sostenuto la prima totale seduta con i compagni di squadra. Ergo, qualora oggi non ci fossero complicazioni o imprevisti, lavorerà ancora in gruppo e verrà consequenzialmente convocato per il Derby d’Italia di domani sera, dove ovviamente, siederà inizialmente in panchina.Guarda la galleryDa Calhanoglu a Dumfries: l’Inter si prepara alla Juve ‘giocando’ a basketIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    L'Italia in panchina alla conquista della Champions. Manca solo Allegri

    TORINO – Cinque allenatori italiani in cerca della coppa dalle grandi orecchie. Cinque allenatori italiani che dimostrano, ancora una volta, quanto la nostra scuola sia tutt’altro che superata e inaridita. Cinque allenatori italiani che abbracciano varie generazioni e che insegnano la via per l’affermazione. In un modo o nell’altro.

    Ancelotti ha raggiunto Ferguson

    Carlo Ancelotti, innanzitutto. Con il suo Real Madrid, ha raggiunto il record delle 102 vittorie in Champions League, affiancandosi al mito di Sir Alex Ferguson. Non ci sono più parole per descrivere Carletto, colui che non passa mai di moda e che sa sempre arrivare in fondo, con il gioco, con i giovani, con i campioni rivitalizzati. E con quella calma che sa trasmettere al gruppo e all’ambiente. Pacificatore. Solo alla Juventus non ci è riuscito, ma questa è storia vecchia.

    Conte: con lui tutti in battaglia

    Antonio Conte, poi. Ovvero l’affamato perenne, il tecnico che trasmette adrenalina, dettami tattici, orgoglio infinito. Con il Tottenham ha timbrato nell’ultimo match, nell’inferno di Marsiglia: roba da duri. Come l’ex capitano e tecnico della Juventus, un motivatore senza eguali al mondo. Dategli un morto, lo farà resuscitare. Son e Kane lo amano, tanto per dire.

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    Inter, il piano rimonta comincia da un blitz domenica a Torino con la Juve

    MILANO – È tornato da Monaco con i complimenti di Julian Nagelsmann per come gioca la sua Inter (l’allenatore del Bayern glieli ha fatti prima della partita, evidentemente incantato per l’exploit a Barcellona) ma soprattutto senza grossi danni collaterali dopo la sconfitta, comunque preventivabile. Anche questo non un fatto banale, considerato che una stagione fa, in una situazione analoga a Madrid, l’espulsione di Nicolò Barella costò gli ottavi al centrocampista. Simone Inzaghi, centrato il primo obiettivo stagionale (che porterà pure in dote per le casse del club una ventina di milioni, al netto di quanto già incassato), potrà ora gettarsi a capofitto sulla campagna d’Italia che vedrà due obiettivi su tre (scudetto e Supercoppa di Lega) decidersi già a gennaio. Detto del derby di Riad col Milan (il 18), gli otto punti di distacco dal Napoli impongono una rapida svolta alla stagione, anche perché il menù post-Mondiale prevede come primo appuntamento dopo la maxi-sosta proprio lo scontro diretto con la capolista a San Siro, sfida che – se vinta – darebbe tutt’altro senso alla classifica. E Inzaghi, che nei prossimi 270’ di campionato avrà ben due scontri diretti entrambi in trasferta (si comincia domenica con il derby d’Italia per finire a Bergamo con l’Atalanta, gare inframmezzate dal match col Bologna a San Siro), sa benissimo che è obbligatorio fare il pieno di punti per tenere viva la speranza di vincere lo scudetto della seconda stella, lavando così la delusione per quanto accaduto un campionato fa quando tra Torino e Bergamo i nerazzurri raccolsero 4 punti sui 6 disponibili (vittoria 1-0 in casa della Juve e 0-0 al Gewiss contro l’Atalanta).Sullo stesso argomentoInzaghi pronto alla sfida: l’avviso ad Allegri per Juventus-InterInterIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Inzaghi pronto alla sfida: l’avviso ad Allegri per Juventus-Inter

    MONACO DI BAVIERA (Germania) – L’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi è intervenuto nel post-partita della sconfitta contro il Bayern Monaco ai microfoni di Mediaset: “Abbiamo passato un girone importante e questo aspetto ci restituisce una grandissima soddisfazione. Abbiamo fatto una buona gara contro una squadra molto forte. Avremmo potuto sbloccarla subito con Lautaro, Barella e il rigore non concesso. Poi abbiamo preso gol su una disattenzione, ma abbiamo comunque provato a rimanere in partita facendo, nel complesso, una buona gara”. Dopo l’analisi della sfida contro la formazione di Nagelsmann, il focus del tecnico nerazzurro è sulla prossima gara di campionato contro la Juventus e su Lukaku: “Stasera sono riuscito ad alternare diversi giocatori, ognuno ha fatto la propria parte e sono contento. Domenica sicuramente abbiamo una gara difficile e vogliamo concludere al meglio. Lukaku? Dispiace, è un giocatore importantissimo per noi, aveva dato grandi segnali di ripresi, ma ha avuto questo rallenamento. Sarà un valore aggiunto per noi”. “Dobbiamo dare continuità in campionato, abbiamo lasciato punti per strada. Dobbiamo continuare, il calendario da qui alla sosta non è semplice. Ma dobbiamo fare più punti possibili”, ha successivamente sottolineato Inzaghi ai microfoni di Sky Sport.
    Inter, Inzaghi elogia gli attaccanti: “Ci hanno aiutato molto”
    “In questo girone abbiamo dimostrato che le distanze si sono ridotte, soprattutto pensando al doppio confronto col Barcellona. I catalani come il Bayern sono tra le migliori d’Europa e ce la siamo giocate in queste gare. La differenza la fanno i particolari”, ha continuato Inzaghi. Il tecnico nerazzurro ha parlato anche della prestazione degli attaccanti: “Li abbiamo cercati troppo poco nel primo tempo, Tucu e Lauti ci hanno dato una mano per come potevano, poi sono entrati Dzeko e Carboni che ci hanno aiutato perché in quel momento le distanze si son un po’ allungate e il Bayern aveva giocatori di grande corsa”.
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    Bayern Monaco-Inter, Inzaghi pensa già alla Juventus: turnover annunciato

    MONACO DI BAVIERA (Germania) – La qualificazione agli ottavi è già stata centrata con un turno d’anticipo, l’Inter di Simone Inzaghi può approcciarsi in modo più “rilassato” al match contro il Bayern Monaco, pensando anche alla prossima gara con la Juventus: “Sappiamo che partita abbiamo domenica, cambierò qualcosa ma non troppo. La squadra sta dando ottime risposte”. All’Allianz Arena, però, i nerazzurri vogliono chiudere in bellezza il girone, come spiegato dal tecnico nella conferenza stampa della vigilia: “Siamo messi meglio rispetto all’andata, è cresciuta la condizione dei singoli. Domani non conta per il girone, ma sarà una partita in un bellissimo stadio, contro una delle migliori squadre d’Europa. Vogliamo fare una gara seria, sapendo che ci saranno delle difficoltà contro un avversario molto forte e con una rosa profonda”.Guarda la galleryChampions, voti Inter-Viktoria: Dzeko super, Dimarco risorgeIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    “Realizzate il sogno di Caglari e della Sardegna”

    TORINO – Cagliari è ancora stordita dall’ennesima rivoluzione dirigenziale messa in atto dal presidente Giulini, ormai sempre più “uomo solo al comando”: via il dg Mario Passetti e, soprattutto, il ds Stefano Capozucca. La rottura con quest’ultimo ha suscitato molto scalpore e alimentato voci e tensioni. Oggi il Cagliari è atteso da una sfida difficilissima contro la Reggina di Pippo Inzaghi, uno dei candidati in estate alla panchine dei sardi per scelta dello stesso ds. Giulini, invece, virò coneicsione su Liverani. Dopo l‘esonero Capozucca ha scritto ai giocatori una lettera d’addio. Una lettera toccante in cui chiede ai “suoi ragazzi” di dare il massimo per it tifosi sardi. Eccola,
    Cari ragazzi, Vi scrivo queste righe nel cuore della notte. Una notte insonne, fatta di pensieri, ricordi che si accavallano l’uno sull’altro. Non è facile per me, però è arrivato il momento di salutarsi. E mi dispiace non essere lì con voi per farlo di persona. Però credetemi… l’emozione è talmente forte che purtroppo non sarei riuscito a spiegare, a raccontarvi tutto quello che ora vi dirò. Con la mente ritorno allo scorso maggio, a quella maledetta notte di Venezia. Soprattutto quelli di voi che sono qui da più tempo lo sanno bene: il Cagliari rappresenta tanto (a volte tutto) per tanta gente. Una città, una regione, vive dei risultati della squadra. Penso per esempio a quei tifosi che ci accompagnano sempre, in casa e fuori, facendo tanti sforzi e sacrifici. A quelle persone che del Cagliari non si perdono una notizia, pur frequentando meno lo stadio per via del loro lavoro. A chi di loro purtroppo un lavoro non ce l’ha. Ai tanti emigrati sardi che incontriamo in ogni trasferta, ovunque andiamo. Gente comune, che dietro si porta spesso il suo grande fardello di problemi: ecco, noi abbiamo un grande potere. Abbiamo la magia di alleviare le loro preoccupazioni, possiamo infondere in loro la forza per superarle. E invece noi quel giorno abbiamo dato a quella gente un dispiacere enorme. Ho sentito di aver fallito, di aver tradito la fiducia di un intero popolo. E quella retrocessione è diventata una delle esperienze più dolorose della mia carriera.Asciugate le lacrime, ho capito però che non doveva finire in quel modo. Sarei potuto andare via, ma non potevo scappare. Dovevo ricominciare. Così da giugno ho lavorato davvero sodo, ho dato tutto me stesso, con un pensiero stupendo: far rivivere a tutti, alla squadra, a tutto l’ambiente, il campionato di B 2015-16, quello della pronta risalita in A. Come quella notte di Bari: la festa in campo e negli spogliatoi, l’arrivo in aeroporto a Cagliari, totalmente avvolti dall’affetto e dall’entusiasmo travolgente dei tantissimi che erano venuti ad accoglierci. Da quel sogno ad occhi aperti, tassello dopo tassello, con pazienza, è arrivato un allenatore, un nuovo gruppo costruito per riportare il Cagliari dove merita. È così che è nata questa squadra. Chi è restato, rinunciando anche ad altre offerte, chi è arrivato qui per mettersi in gioco… fate tutti parte di quel grande disegno iniziale. Potete quindi immaginare ora quanto sia grande il mio rammarico, mi trovo costretto a interrompere il cammino che avevamo da poco iniziato. In queste settimane abbiamo trovato delle difficoltà, come era anche nell’ordine delle cose. Nulla che però non sia superabile, ragazzi miei: ne sono convinto. A patto ci sia da parte di ognuno tanta fame, fiducia, una grande unità di intenti: dovete essere come una famiglia. Per cui, anche se ora non sarò più a gioire e soffrire con voi, vi chiedo una cortesia: completate l’opera, realizzate il sogno. Per la gente di Cagliari e della Sardegna, per voi stessi, e anche per me. Vi ringrazio per quanto mi avete dato, per la stima che mi avete sempre dimostrato. Il mio cuore resterà sempre con voi. Stefano Capozucca
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