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    Inzaghi, il campionato dove ‘tutte si fermano’ e il rapporto con i dirigenti Inter

    MILANO – Torna al succeso dopo la sconfitta con la Juventus, l’Inter che ne rifila 6 al Bologna. Soddisfatto a fine gara Simone Inzaghi che commenta: “La testa è importante, avevamo davanti una squadra che veniva da un ottimo periodo. La squadra ha risposto bene, ottime risposte peccato per domenica scorsa. Stiamo andando bene, il Napoli sta facendo grandi cose. Abbiamo fatto bene in Champions e stiamo facendo un buon lavoro”. Un Inter che prova a rilanciarsi in chiave Scudetto, ma il tecnico nerazzurro avverte: “E’ un campionato dove si fermano tutte, fa notizia quando si ferma l’Inter. Complimenti a chi sta davanti, noi dobbiamo continuare a fare bene”Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Inzaghi e la Reggina: patto per la Serie A

    E pensare che aveva deciso di prendersi un anno sabbatico. Un pensiero quasi buffo, all’indomani del successo della sua Reggina contro il Genoa. Dopo l’esperienza di Brescia, che tanto male gli ha fatto più sul piano umano che professionale, Filippo Inzaghi nei mesi scorsi aveva deciso di staccare un po’ la spina. L’obiettivo, in attesa di una nuova avventura, era quello di veder crescere suo figlio Edoardo, di pochi mesi appena. Ha rifiutato l’offerta di qualche club, fino a quando Felice Saladini, patron della Reggina, non si è presentato in quel di Formentera, dove “Pippo” stava trascorrendo le sue vacanze insieme alla compagna e al figlioletto.Guarda la galleryInizia l’era di Filippo Inzaghi alla Reggina: la presentazione ufficiale

    Le ragioni del sì

    L’insistenza del neo proprietario del club calabrese, che lo aveva raggiunto alle Baleari per incontrarlo, è stata come una freccia scoccata dall’arco di Cupido. Inzaghi ha accettato la proposta di Saladini con grande entusiasmo, non solo per la serietà del progetto triennale propostogli dalla società di via delle Industrie, ma anche – e soprattutto – per l’affetto della gente che lui aveva già avuto modo di conoscere da giocatore e per la disponibilità della società. Motivazioni, le ultime due, che probabilmente hanno avuto più peso sulla decisione di dire di sì alla Reggina. «Non mi aspettavo una simile insistenza e un simile affetto nei miei confronti», ha continuato a ripetere Inzaghi, ricordando come il rispetto umano vada al di là di ogni rapporto professionale. Anche Massimo Taibi è rimasto colpito dalla sua professionalità: «Mi chiama a qualsiasi ora, anche di notte, per questioni che riguardano la squadra» ha confessato il direttore sportivo amaranto per sottolineare il legame e la passione nei confronti del suo lavoro del tecnico dei calabresi. Perché di vera e propria passione si tratta. Ma non solo: la voglia di riscatto dopo un’annata infelice è stata per certi versi preponderante. Ha cercato di trasmettere alla squadra queste caratteristiche, insieme alla sua determinazione, alla sua voglia di divertirsi.

    Sullo stesso argomentoPippo Inzaghi si prende il secondo posto: 2-1 Reggina sul GenoaSerie B

    La Reggina di Pippo Inzaghi

    La Reggina in questo gli somiglia molto. Basta riguardare gli highlights della gara con il Genoa. Un match in cui la squadra ha guardato in faccia l’avversario senza alcun timore reverenziale, combattiva e compatta, che mai si è arresa nonostante le difficoltà che una gara contro una grande del campionato può presentare. È questa la Reggina di Pippo Inzaghi. Ci si rende conto dando un’occhiata alla classifica dopo le prime dodici giornate di campionato: secondo posto in classifica, con sette gare vinte, quattro perse e un pareggio, 22 gol fatti e solo 10 gol subiti. Numeri da sogno. Non male per una squadra che a maggio era sull’orlo di un nuovo fallimento, prima di ripartire, dopo il salvataggio in extremis dell’imprenditore lametino Saladini e la composizione del gruppo e l’inizio della preparazione in netto ritardo rispetto alle altre protagoniste del torneo. Grazie al “Pippo” nazionale e alla Reggina, in riva allo Stretto si ricomincia a sognare quella Serie A che manca ormai da tanti anni. I presupposti ci sono anche se Inzaghi al momento, almeno ufficialmente, non lo dice. Ma anche lui, come i tifosi, comincia ad accarezzare il sogno di vedersi e di vedere la Reggina calcare nuovamente palcoscenici importanti.
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    Reggina-Genoa, serata di gala

    TORINO – La 12ª giornata di Serie B si chiude stasera col botto: alle 20.30 va in scena Reggina-Genoa, rispettivamente a -8 e a -5 dalla capolista Frosinone. Dunque gli amaranto calabresi, facessero l’impresa di battere il Genoa, considerata la squadra più forte della categoria, li agguanterebbero in classifica, balzando dal 5° al 2° posto. E Inzaghi crede in una notte magica al Granillo: “Il Genoa è di gran lunga la squadra più forte, ma noi, grazie al nostro pubblico speciale, possiamo fare l’impresa con una gara perfetta”, dice Super Pippo per caricare i suoi, non escludendo qualche mossa a sorpresa nell’undici iniziale, anche se alla fine potrebbero giocare più o meno i soliti, con Ravaglia in porta (e non Colombi), impreziositi da un Menez falso nueve, finora autore di una bella stagione. Sull’altro fronte arriva un Genoa che fa molti più punti in trasferta che in casa (15 contro 7). Lontano da Marassi, la squadra di Blessin ha vinto a Venezia, Pisa, Ferrara, Cosenza e Terni e perso solo a Palermo. Ma è quasi impeccabile anche il cammino interno della Reggina, la squadra col miglior attacco della B (20 gol), che al Granillo ha già battuto Sudtirol, Palermo, Cittadella, Cosenza ma ha perso nell’ultima uscita interna dal Perugia ultimo. Blessin, reduce dal beffardo pari interno col Brescia, invita il Genoa a essere più conscio dei propri mezzi. A centrocampo ritrova Strootman, assente nell’ultima uscita per la scomparsa del padre, prenderà il posto di Badelj, espulso contro il Brescia e squalificato. Dubbio sul portiere: lo spagnolo Martinez rientra dopo l’infortunio alla spalla ma il croato Semper l’ha sostituito ottimamente, mostrando di essere più reattivo e più sicuro del titolare. “Quando hai due portieri così forti, è una decisione difficile”, dice il tecnico tedesco che in caso di vittoria si riporterebbe in scia del Frosinone e potrebbe anche iniziare una fuga a due verso la A, visti i problemi che mostrano le altre squadre d’alta quota.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Resiste e colpisce: è una Juventus ritrovata

    TORINO – Una partita come metafora di una stagione intera? La Juventus proverà a far sì che la vittoria sull’Inter lo sia, intanto festeggia il successo su una grande (e quella che i tifosi godono di più a battere) che in campionato mancava dal 15 maggio 2021, anche allora sui nerazzurri, e incamera la quarta vittoria consecutiva, frutto della quarta partita di Serie A senza subire reti. Stavolta contro una squadra che segnava da 24 turni. Una vittoria e un poker che valgono il sorpasso sull’Inter e l’aggancio alla Roma, con il quarto posto occupato da Lazio e Atalanta lontano solo due punti.Guarda la galleryJuventus-Inter, il gol di Danilo convalidato e poi annullato da Doveri FOTO

    Resistere…

    Una partita come metafora di una stagione intera perché nel primo tempo, come in questa prima parte di stagione, la squadra di Massimiliano Allegri ha creato pochissimo in avanti e, pur concedendo complessivamente poco, ha rischiato due volte di subire gol: graziata, e questa fortuna è stata invece un inedito o quasi (il quasi è il palo di Hjulmand contro il Lecce), dagli errori di Dzeko e Dumfries. Ha resistito, la Juventus, e le si poteva chiedere poco di più, senza nove indisponibili tra cui uomini chiave come Pogba, Vlahovic e Paredes, e altre due stelle come Di Maria e Chiesa in panchina con una ventina di minuti nelle gambe. A complicare il tutto, la maggior freschezza dell’Inter, con sei giocatori nuovi rispetto alla partita di martedì a Monaco di Baviera, giocata senza l’assillo del risultato, mentre Allegri aveva potuto cambiarne appena due rispetto alla sfida col Paris Saint-Germain, giocata un giorno dopo. 

    Sullo stesso argomentoAllegri, lo scudetto e l’aiuto della sosta: “La Juventus ha una nuova certezza”Juventus

    …e colpire

    Al netto della citata fortuna nelle due occasioni nerazzurre, la Juventus ha però resistito con attenzione, determinazione e carattere, confermando di aver ritrovato almeno queste doti. Nella ripresa ha ritrovato anche altro: ha ritrovato il cinismo, ha ritrovato gli acquisti, con Kostic e Bremer che hanno giocato i loro 45 minuti migliori in bianconero, e ha ritrovato Chiesa e Di Maria, preziosi nel tenere palla in avanti nel finale. Ha ritrovato, cioè, tutto quello che Allegri si augura di ritrovare da adesso in avanti. E ha vinto, nonostante un discutibile gol annullato dal var (e anche qui c’è del già visto…) a Danilo perchè il pallone che calcia col sinistro sfiora la sua mano destra, quella del braccio che De Vrij gli stava trattenendo. Ha vinto segnando il primo gol con un gran contropiede di Kostic finalizzato da Rabiot, omaggio a Trapattoni rimasto l’unico allenatore juventino ad aver vinto più partite (319) di Allegri, che con 228 ha superato Lippi. E ha vinto chiudendo il conto con Fagioli, al secondo gol consecutivo in campionato e ancora tra i migliori. Resistere e colpire: ora la Juventus deve riuscire a farlo anche con Verona e Lazio, poi soprattutto da gennaio in poi. Come lo ha fatto nei 90 minuti contro l’Inter.

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    Juventus-Inter, Inzaghi con i titolarissimi. Brozovic però scalpita

    MILANO – Simone Inzaghi schiererà contro la Juventus quella che oggi può essere considerata la miglior formazione possibile, ovviamente al netto dello stato di forma dei suoi ragazzi, oltre che di infortuni e recuperi dell’ultimo momento. A Torino, come ampiamente previsto, non ci sarà Romelu Lukaku. L’attaccante nerazzurro si trova ora in Belgio per seguire le terapie e l’iter di recupero dopo la ricaduta subita e il risentimento della cicatrice miotendinea del bicipite femorale della coscia sinistra. All’inizio della prossima settimana Big Rom sosterrà i nuovi esami del caso, ma nonostante il calciatore speri ancora di prender parte alla trasferta di Bergamo contro l’Atalanta, la realtà più plausibile è che torni in campo, almeno con la maglia dell’Inter, solo nel 2023. Buone notizie invece da Marcelo Brozovic. Ieri il croato ha sostenuto la prima totale seduta con i compagni di squadra. Ergo, qualora oggi non ci fossero complicazioni o imprevisti, lavorerà ancora in gruppo e verrà consequenzialmente convocato per il Derby d’Italia di domani sera, dove ovviamente, siederà inizialmente in panchina.Guarda la galleryDa Calhanoglu a Dumfries: l’Inter si prepara alla Juve ‘giocando’ a basketIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    L'Italia in panchina alla conquista della Champions. Manca solo Allegri

    TORINO – Cinque allenatori italiani in cerca della coppa dalle grandi orecchie. Cinque allenatori italiani che dimostrano, ancora una volta, quanto la nostra scuola sia tutt’altro che superata e inaridita. Cinque allenatori italiani che abbracciano varie generazioni e che insegnano la via per l’affermazione. In un modo o nell’altro.

    Ancelotti ha raggiunto Ferguson

    Carlo Ancelotti, innanzitutto. Con il suo Real Madrid, ha raggiunto il record delle 102 vittorie in Champions League, affiancandosi al mito di Sir Alex Ferguson. Non ci sono più parole per descrivere Carletto, colui che non passa mai di moda e che sa sempre arrivare in fondo, con il gioco, con i giovani, con i campioni rivitalizzati. E con quella calma che sa trasmettere al gruppo e all’ambiente. Pacificatore. Solo alla Juventus non ci è riuscito, ma questa è storia vecchia.

    Conte: con lui tutti in battaglia

    Antonio Conte, poi. Ovvero l’affamato perenne, il tecnico che trasmette adrenalina, dettami tattici, orgoglio infinito. Con il Tottenham ha timbrato nell’ultimo match, nell’inferno di Marsiglia: roba da duri. Come l’ex capitano e tecnico della Juventus, un motivatore senza eguali al mondo. Dategli un morto, lo farà resuscitare. Son e Kane lo amano, tanto per dire.

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    Inter, il piano rimonta comincia da un blitz domenica a Torino con la Juve

    MILANO – È tornato da Monaco con i complimenti di Julian Nagelsmann per come gioca la sua Inter (l’allenatore del Bayern glieli ha fatti prima della partita, evidentemente incantato per l’exploit a Barcellona) ma soprattutto senza grossi danni collaterali dopo la sconfitta, comunque preventivabile. Anche questo non un fatto banale, considerato che una stagione fa, in una situazione analoga a Madrid, l’espulsione di Nicolò Barella costò gli ottavi al centrocampista. Simone Inzaghi, centrato il primo obiettivo stagionale (che porterà pure in dote per le casse del club una ventina di milioni, al netto di quanto già incassato), potrà ora gettarsi a capofitto sulla campagna d’Italia che vedrà due obiettivi su tre (scudetto e Supercoppa di Lega) decidersi già a gennaio. Detto del derby di Riad col Milan (il 18), gli otto punti di distacco dal Napoli impongono una rapida svolta alla stagione, anche perché il menù post-Mondiale prevede come primo appuntamento dopo la maxi-sosta proprio lo scontro diretto con la capolista a San Siro, sfida che – se vinta – darebbe tutt’altro senso alla classifica. E Inzaghi, che nei prossimi 270’ di campionato avrà ben due scontri diretti entrambi in trasferta (si comincia domenica con il derby d’Italia per finire a Bergamo con l’Atalanta, gare inframmezzate dal match col Bologna a San Siro), sa benissimo che è obbligatorio fare il pieno di punti per tenere viva la speranza di vincere lo scudetto della seconda stella, lavando così la delusione per quanto accaduto un campionato fa quando tra Torino e Bergamo i nerazzurri raccolsero 4 punti sui 6 disponibili (vittoria 1-0 in casa della Juve e 0-0 al Gewiss contro l’Atalanta).Sullo stesso argomentoInzaghi pronto alla sfida: l’avviso ad Allegri per Juventus-InterInterIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Inzaghi pronto alla sfida: l’avviso ad Allegri per Juventus-Inter

    MONACO DI BAVIERA (Germania) – L’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi è intervenuto nel post-partita della sconfitta contro il Bayern Monaco ai microfoni di Mediaset: “Abbiamo passato un girone importante e questo aspetto ci restituisce una grandissima soddisfazione. Abbiamo fatto una buona gara contro una squadra molto forte. Avremmo potuto sbloccarla subito con Lautaro, Barella e il rigore non concesso. Poi abbiamo preso gol su una disattenzione, ma abbiamo comunque provato a rimanere in partita facendo, nel complesso, una buona gara”. Dopo l’analisi della sfida contro la formazione di Nagelsmann, il focus del tecnico nerazzurro è sulla prossima gara di campionato contro la Juventus e su Lukaku: “Stasera sono riuscito ad alternare diversi giocatori, ognuno ha fatto la propria parte e sono contento. Domenica sicuramente abbiamo una gara difficile e vogliamo concludere al meglio. Lukaku? Dispiace, è un giocatore importantissimo per noi, aveva dato grandi segnali di ripresi, ma ha avuto questo rallenamento. Sarà un valore aggiunto per noi”. “Dobbiamo dare continuità in campionato, abbiamo lasciato punti per strada. Dobbiamo continuare, il calendario da qui alla sosta non è semplice. Ma dobbiamo fare più punti possibili”, ha successivamente sottolineato Inzaghi ai microfoni di Sky Sport.
    Inter, Inzaghi elogia gli attaccanti: “Ci hanno aiutato molto”
    “In questo girone abbiamo dimostrato che le distanze si sono ridotte, soprattutto pensando al doppio confronto col Barcellona. I catalani come il Bayern sono tra le migliori d’Europa e ce la siamo giocate in queste gare. La differenza la fanno i particolari”, ha continuato Inzaghi. Il tecnico nerazzurro ha parlato anche della prestazione degli attaccanti: “Li abbiamo cercati troppo poco nel primo tempo, Tucu e Lauti ci hanno dato una mano per come potevano, poi sono entrati Dzeko e Carboni che ci hanno aiutato perché in quel momento le distanze si son un po’ allungate e il Bayern aveva giocatori di grande corsa”.
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